venerdì 27 febbraio 2009

Sentimento popolare duepuntozero.


Certo Moggi è un evergreen - un po' come certi pezzi degli Equipe 84 - per i tifosi esauriti della seconda squadra di Milano, però anche l'esaurimento va alimentato. Così l'altra sera a San Siro, in occasione della gara di tiro al bersaglio tra Manchester United e Onesti, la parte più illuminata del tifo nerassùrro che bince sensa rrruvàre pare abbia finalmente individuato il nuovo Lucianone: Michel Platini.
La sua colpa, ça va sans dire, è quella di essere stato uno dei più forti e rappresentativi giocatori della Juventus di tutti i tempi. Decodificando, secondo il lessico delle sapienti avanguardie presenti martedì a Milano in tribuna vip, un "gobbo di merda". Adriano scambia una zolla dentro all'area inglese per una birra media e ci si tuffa, gli ottantamila sugli spalti non hanno dubbi: è rigore. Il gobbo di merda sta complottando per sfilarci anche l'Europa.
Se avessimo a che fare con una proprietà e una dirigenza normali, potremmo prendere spunto da questo ennesimo episodio di insofferenza strisciante nei confronti del bianco e del nero per chiedere conto del nostro recente passato. E a lorsignori, se avessero a che fare con una tifoseria normale, laddove volere o no il normale predilige e antepone sempre lo scontro al confronto, più che chiederlo, il conto, lo presenteremmo senza bussare né chiedere permesso. Non sussistendo nessuna delle due condizioni - la prima per disgrazia, la seconda per grazia ricevuta - ci limitiamo ad alcune riflessioni.
Per riuscire meglio nell'impresa, proviamo a leggere un paio di pagine rosa, un paio di marroni e il Bignami delle dichiarazioni di Cobolli&Gigli 2006-2009; rivediamo e riascoltiamo il breve ma intenso filmato di John Elkann sulle cose riprovevoli e la necessità di ripartire dal basso; ci facciamo una partita alla Playstation schierando Buffon-Grygera-Mellberg-Andrade-Molinaro-Poulsen-Tiago-Almiron-Sissoko-Iaquinta-Amauri contro l'Inter di Ibrahimovic (la Juve la comandiamo noi con tutti giocatori al massimo della forma e l'Inter la comanda un bambino di cinque anni monco degli arti superiori con tutti i giocatori al minimo della forma, risultato al termine del primo tempo: 24 a 0 per l'Inter) e, per finire, ci pratichiamo un'auto-lobotomia con un ferro da maglia, in modo da riprodurre su noi stessi, con una certa approssimazione per difetto, la condizione cognitivo comportamentale dello juventino consapevole: quello che, senza alcuna paura, ha deciso di voltare pagina e guardare avanti. La famosa espiazione, per capirci.
Baciati da tanta lucidità, domandiamo: era questo l'obiettivo che la Nuova Juventus Smiles&Stripes aveva sognato di ottenere? Il programma di discesa all'inferno, con annesso scippo di scudetti e svendita di campioni, più l'esilio di Antonio Giraudo, Roberto Bettega, Luciano Moggi, Romy Gai, Franco Ceravolo, vale a dire il cuore pulsante della Juventus professionalmente meglio strutturata dell'era moderna, erano solo una prima tranche del lavoro di simpatizzazione, visto quanto accaduto a Milano? E per estendere il progetto su scala europea cosa faremo adesso, affideremo all'Emetico di Maranello il compito di lavorare sotto traccia per creare una task-force che possa detronizzare Platini dalla presidenza UEFA e lasciare spazio - che so - a Gianfelice Facchetti, Ignazio La Russa o Ligabue?
Anzi, tornando un attimo indietro, non eravamo già nel pieno della purificazione quando un pulmino di innocui tifosi bianconeri veniva preso a bottigliate e cinghiate insieme al suo ripieno animato nel parcheggio di un Autogrill, anche se poi il destino quella volta ha voluto che a rimetterci le penne, investito nel panico della fuga, fosse un amico di quelli con la cintura in mano anziché uno di quelli con la fibbia in faccia?
E di quel padre di un diciassettenne, ridotto in coma a sassate sotto gli occhi del proprio figlio mentre insieme raggiungevano il parcheggio dello stadio, reo, nella civile Bologna dei Gazzoni Frascara vessati da Moggi e Giraudo, di averlo difeso da un gruppo di buontemponi che voleva fottergli la sciarpa della Juve, che ci dite? Di sicuro lui sarà felice di aver toccato con mano la simpatia e l'onore ritrovato dello juventino nuovo stile agli occhi dei tifosi avversari, ma poi com'è finita? Cioè lui, dico, come sta oggi?

Perché è sempre la solita storia: chi non muore non fa notizia. Come quel padre. Ma oltre a non far notizia, spesso, chi non muore si rivede. Come il sentimento popolare.

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giovedì 26 febbraio 2009

Per farne che?


In una bella intervista pubblicata su La Stampa lunedì scorso, Didier Deschamps racconta a Fabio Vergnano quella che nella primavera del 2007 era circolata come verità ufficiosa e, secondo alcuni, messa in giro ad arte per mascherare la vera causa delle dimissioni del francese, ovvero il suo carattere spigoloso.

Deschamps, se avesse la testa meno dura mercoledì (ieri, ndr) ci sarebbe lei sulla panchina della Juve a Londra.
(...) Con Blanc c’era troppa diversità di vedute sul futuro. A me non interessavano i soldi, ma il progetto tecnico e quello a mio modo di vedere non funzionava.
(...)
Beh, però anche lei, pretendere un giocatore del calibro di Lampard. Non poteva volare più basso?
Lampard è fantastico. E’ un delitto cercare di avere il meglio? Mi hanno detto che c’erano Tiago e Almiron. Sono tornato a casa.

Non serviva la partita di ieri sera (che la Juve, per inciso, avrebbe ampiamente meritato di pareggiare) o il talento di Oronzo Canà per capire, già nel 2007, chi fossero i bidoni fra Tiago, Almiron e Lampard.

Ma credo abbia aiutato.


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domenica 22 febbraio 2009

Ore 15.


Mille occasioni perse per fare silenzio non rimarranno mai prigioniere di un minuto.


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venerdì 13 febbraio 2009

Una quattro stagioni in Maratona.


Nomen omen. Certo non è il massimo della vita fare il processo alle intenzioni, o peggio - come in questo caso - al nome di chicchessia, ma trattandosi del Toro una deroga ce la si può concedere.
Raffaele Ciuccariello, imprenditore nel campo della ristorazione di origini pugliesi ma da quarant'anni residente a Torino, sarebbe quindi interessato all'acquisizione del club più sfigato del dopoguerra.
Pare che Ciuccariello, dopo una lunga controversia legale sul riconoscimento di paternità, abbia ereditato alcune centinaia di milioni di euro (addirittura seicento, secondo indiscrezioni). Personalmente, a uno che svegliandosi una mattina con milleduecento miliardi di vecchie lire sul comodino venga in mente di comprarsi il Toro, più che un test del DNA gli farei fare un elettroencefalogramma. Ma io sono stronzetto, pertanto non mettetelo a verbale.
E' che l'aspetto più curioso della vicenda, se possibile, risiede proprio nei nomi dei protagonisti. Prima di svelare l'identità di Mister X, infatti, a mettere la faccia sui giornali fino alla tanto attesa conferenza stampa di ieri era stato (ed è) l'avvocato Massimo Durante, fino a qualche tempo fa vice presidente dell'associazione Italia Bianconera, associazione ideata dall'ex portavoce della curva Scirea Fabio Germani (avete capito bene: roba di Juve, e che roba).
Le linee guida del progetto allo studio del neo milionario pugliese vanno dallo stadio di proprietà alla riorganizzazione dell'intera macchina gestionale granata, non senza passare attraverso l'immancabile potenziamento della rosa (qualificazione alla Champions League in tre anni) e - udite udite - un innovativo sistema di abbonamenti "soddisfatti o rimborsati". Quest'ultima, della serie "come scialacquare una fortuna in un lampo", in pratica.
Credo che uno degli effetti devastanti di calciopoli sia quello di trovarmi qui, io, gobbo fino al midollo, abituato da sempre a considerare il Toro nulla più di un fastidioso e impalpabile refolo giusto per due settimane ogni qualche anno (quelle che precedono i derby), a cercare di dare un minimo di conforto ai tifosi granata. Perché una storia come questa di Mister X sarebbe fin divertente, specialmente per chi come noi ha dovuto da un giorno all'altro fare i conti con certi eredi, più che con certe eredità.
Penso a cosa dev'essere stato ieri pomeriggio, ad esempio, per un Gian Paolo Ormezzano seduto in prima fila nella sala conferenze del Golden Palace di Torino, assistere alla dichiarazione di intenti fatta pervenire dall'ennesimo birillo di quel filotto infinito composto, solo negli ultimi vent'anni, dai vari Borsano, Goveani, Calleri, Vidulich, Aghemo, Romero e Cairo. Roba che nemmeno Stephen King dopo un ictus.
Il birillo in carica Urbano Cairo, dal canto suo, sembra impermeabile a qualsiasi bagno d'oro pur di continuare l'avventura al timone della squadra più importante di Orbassano, e non è che pure questa sia una gran buona notizia.
Ieri, dopo la tanto attesa uscita allo scoperto di Mister X, stuzzicavo un amico granata: "Certo che dall'inventore di Dipiù al re della caponata fareste un bel salto."
"Cazzo ti ridi" - mi ha risposto - "hai mai provato a farti cento chilometri su una Stilo? Ognuno guardi in casa propria".

Come dargli torto? Che Dio ce la mandi buona, ne abbiamo bisogno. Tutti.

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martedì 10 febbraio 2009

Il giudice Piero Calabrò: "Ruperto-Zaccone? Stendiamo un velo..."


ESCLUSIVA Ju29ro.com

Piero Calabrò è nato a Desio (Mi) il 26 aprile 1954; in magistratura dal 1979 è attualmente Giudice del Tribunale Civile di Monza nonché Presidente Nazionale del Tribunale dei Diritti dei Disabili e referente FIGC in materia di contrasto della violenza negli stadi. Da tifoso juventino ha spesso partecipato a dibattiti televisivi, dove si è sempre distinto per il suo equilibrio e la sua pacatezza.


Cosa rappresenta per Lei la Juventus?
Per me la Juventus è passione allo stato puro, fin dai primi anni di vita.

Cosa ne pensa della fuga di notizie che nell'estate del 2006 ha posto alla pubblica gogna Luciano Moggi e la Juventus? Che soluzione immagina per risolvere questa barbarie?
Ho già avuto modo di censurare l'operato dei mass media in una mia relazione su "Intercettazioni telefoniche e privacy" (è ancora leggibile sul sito http://www.altalex.com ) e, soprattutto, il business fattone da alcuni editori mediante la commercializzazione in edicola di "pubblicazioni" contenenti i testi delle intercettazioni. La soluzione non è nel vietare le intercettazioni, ma nel disciplinarne rigorosamente la segretezza.

Calciopoli e le sue liste di proscrizione. Ci è incappato anche lei, quando è stato definito da certa stampa un "raccomandato" di Moggi al Processo di Biscardi. Un'accusa ridicola, dato che a quella trasmissione partecipavano persone direttamente stipendiate da altre società di calcio. Cosa ha provato?
Per quel che riguarda la mia persona, l'accusa era addirittura ridicola in quanto partecipavo alla trasmissione di Biscardi già da parecchi anni prima che Moggi diventasse DG della Juventus. Non solo, ma la Gazzetta dello Sport, che aveva citato anche me tra i "raccomandati", ha dovuto pubblicare in modo tempestivo un'ampia ed esauriente smentita, con tanto di scuse al sottoscritto. Tanto più che la mia partecipazione era del tutto gratuita... (continua...)

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giovedì 5 febbraio 2009

La risposta.


Nell'estate del 2007, mi si avvicina un amico e mi fa:
"Ti piace?"
"Mi piace che cosa?", gli rispondo io.
"Quella...", indicandomi con il ditino la sua Cinquecento nuova di pacca parcheggiata poco più in là.
"Non è male" - mi sbilancio - "ma che senso ha un cesso senza coperchio?"
Oggi, finalmente, pare che gli eredi per caso abbiano trovato una soluzione (foto).

Così anche il mio amico non dovrà più continuare a cagarsi sul cofano.

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mercoledì 4 febbraio 2009

Esclusiva Ju29ro.com.


Continua la serie di interviste esclusive da parte della redazione di Ju29ro.com.
Questa volta è Oliviero Beha a darci un parere personale sullo stato dell'arte del calcio nostrano, e siamo ben lieti di dare spazio ad una voce che juventina sicuramente non è, come riteniamo sia giusto fare quando il proprio unico scopo è quello di fare informazione in modo pluralista e anticonvenzionale.
Perché siamo sì gobbi fino al midollo, ma non indossiamo niente di rosa. Nemmeno le mutande.

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L'intervista:

A volte è l'indignazione stessa ad indignare. Lei ha ricevuto molte critiche per la sua partecipazione a Porta a Porta, nella recente puntata dedicata ai fatti di Calciopoli, puntata ritenuta troppo morbida nei confronti dell'ex D.G. della Juventus, da diversi organi di stampa, in primis La Gazzetta dello Sport. Eppure di processi mediatici colpevolisti a senso unico e senza contraddittorio se ne sono fatti a bizzeffe nell'estate del 2006. Lei è stato un accanito fustigatore del sistema calcio da molto prima, quando le varie Gazzette celebravano. Come ha vissuto dunque queste critiche?

Qualcuno in effetti mi ha accusato di essere stato troppo leggero con Moggi. Non hanno capito nulla. In realtà ho ricevuto centinaia di mail di stima e di comprensione che ho evitato di pubblicare. Ho pubblicato sul Blog invece quelle poche in cui mi si criticava proprio per avere la possibilità di invitarli ad andare a rivedersi la puntata. Ed infatti gli ho anche allegato il link alla puntata.
In un suo recente intervento al Tg3 ha sollevato dubbi su chi effettivamente abbia i requisiti per poter moraleggiare e additare Moggi come l'unico farabutto del sistema. Vediamoli insieme: il primo è Abete. Con lui il calcio si è rinnovato?
No, ovviamente no. E non si capisce come poteva rinnovarsi visto che Abete era il vice di Carraro. E poiché Carraro era il Presidente della FIGC ai tempi di Moggi, ed è coinvolto nelle intercettazioni, delle due l’una, o Abete dormiva oppure è corresponsabile di quello che accadeva.
Matarrese: appena ricevuto l'incarico in Lega disse "Il calcio sono io". Ma il calcio italiano non ha niente di meglio da proporre?
No, evidentemente no.

(Continua...)

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