Non voglio una lira, massima serietà, no perditempo. Dieci minuti e vi cambio la vita.
Nel frattempo, se non vi fidate del mio Corso accelerato di disillusione, provate a dare una sbirciatina alla collezione di talenti che la Juventus F.C. ha potuto presentare in oltre cinquant'anni di storia della Coppa dei Campioni (o Champions League, che fa più figo, anche se poi, tra i partecipanti, di campioni ne ospita solo un terzo o giù di lì).
Morale: 25 partecipazioni, 2 successi. Tanti quanti il Benfica, il Nottingham Forest, il Porto e l'Inter. Onestoni milanesi, Benfica e Nottingham Forest con un solo, unico ciclo vincente in tutta la loro storia; il Porto, al contrario, senza nemmeno quello, ma miracolato una volta dal "tacco di Allah" e l'altra dal Pirla di qua. Ora, obiettivamente, rose e storia alla mano, può un critico sano di mente paragonare la Juventus ad una qualsiasi di queste società? No che non può.
Certo, la palla è rotonda, il calcio non è una scienza esatta, non esistono più le mezze stagioni e piove governo bastardo (a proposito: se il prato del Comunale di Torino si concia così per un giorno di pioggia, nel futuro stadio io penserei seriamente di mettere giù gli autobloccanti), ma il problema è metafisico. Insomma, quella cosa lì non fa per noi.
Non c'entra Caceres, non c'entra Tiago, non c'entrano gli infortuni, le assenze, i bioritmi né le fasi lunari. Non c'entra nulla di nulla, fidatevi. Volete mettere la Juve del Trap, quella di Lippi o quella di Capello? Stessa solfa, né più né meno. E allora datevi la mano e inspirate forte. E lasciate perdere gli studi e le statistiche, perché alla fine ciò che conta è la ciccia, mica i coefficienti dei piazzamenti nei gironi divisi per le vittorie al Bernabeu moltiplicate per le semifinali giocate in maglia blu più i gol segnati in trasferta meno la media tra i calci d'angolo e lo sguardo vivido di Iaquinta. La verità è che quella cosa lì non fa per noi. E' scritto in cielo, punto e stop.
Voi iscrivetevi al Corso e vi si aprirà un mondo. Niente più patemi, niente più bruciori di stomaco, niente più bestemmie. I capoccioni del ventunesimo secolo la chiamerebbero ottimizzazione delle risorse. Può darsi, ma io vado oltre: è in ballo la qualità della vostra vita di tifosi bianconeri. Fatevi il Corso e giuro che ve la miglioro in un baleno.
Non esiste massaggio Shiatsu che tenga. Che oltretutto, se proprio volete affidarvi alla manipolazione, non serve neanche quello: bastano la Gazzetta o il Corriere dello Sport.
Nel frattempo, se non vi fidate del mio Corso accelerato di disillusione, provate a dare una sbirciatina alla collezione di talenti che la Juventus F.C. ha potuto presentare in oltre cinquant'anni di storia della Coppa dei Campioni (o Champions League, che fa più figo, anche se poi, tra i partecipanti, di campioni ne ospita solo un terzo o giù di lì).
Morale: 25 partecipazioni, 2 successi. Tanti quanti il Benfica, il Nottingham Forest, il Porto e l'Inter. Onestoni milanesi, Benfica e Nottingham Forest con un solo, unico ciclo vincente in tutta la loro storia; il Porto, al contrario, senza nemmeno quello, ma miracolato una volta dal "tacco di Allah" e l'altra dal Pirla di qua. Ora, obiettivamente, rose e storia alla mano, può un critico sano di mente paragonare la Juventus ad una qualsiasi di queste società? No che non può.
Certo, la palla è rotonda, il calcio non è una scienza esatta, non esistono più le mezze stagioni e piove governo bastardo (a proposito: se il prato del Comunale di Torino si concia così per un giorno di pioggia, nel futuro stadio io penserei seriamente di mettere giù gli autobloccanti), ma il problema è metafisico. Insomma, quella cosa lì non fa per noi.
Non c'entra Caceres, non c'entra Tiago, non c'entrano gli infortuni, le assenze, i bioritmi né le fasi lunari. Non c'entra nulla di nulla, fidatevi. Volete mettere la Juve del Trap, quella di Lippi o quella di Capello? Stessa solfa, né più né meno. E allora datevi la mano e inspirate forte. E lasciate perdere gli studi e le statistiche, perché alla fine ciò che conta è la ciccia, mica i coefficienti dei piazzamenti nei gironi divisi per le vittorie al Bernabeu moltiplicate per le semifinali giocate in maglia blu più i gol segnati in trasferta meno la media tra i calci d'angolo e lo sguardo vivido di Iaquinta. La verità è che quella cosa lì non fa per noi. E' scritto in cielo, punto e stop.
Voi iscrivetevi al Corso e vi si aprirà un mondo. Niente più patemi, niente più bruciori di stomaco, niente più bestemmie. I capoccioni del ventunesimo secolo la chiamerebbero ottimizzazione delle risorse. Può darsi, ma io vado oltre: è in ballo la qualità della vostra vita di tifosi bianconeri. Fatevi il Corso e giuro che ve la miglioro in un baleno.
Non esiste massaggio Shiatsu che tenga. Che oltretutto, se proprio volete affidarvi alla manipolazione, non serve neanche quello: bastano la Gazzetta o il Corriere dello Sport.
5 commenti:
Dai Trillo, non ti incazzare.
Non è così.
Se nel 96, dopo Roma, non vendevamo - per soldi - Vialli (vero ed autentico leader) e Ravanelli, e compravamo lo stesso Zidane e Vieri, avemmo avuto i cambi per non arrivare alle altre due finali "spompati" (a parte qualche errore di formazione di monsieur Lippi). Nel 2003 un rigoe sbagliato ci può stare, ma se Lippi mi fa marcare Sheva da uno ormai stanco Montero (oltre ad arrivare come al solito spompati) che dobbiamo fare ?
Diciamo che la Juve del Ns. D.G. doveva autofinanziarsi (la Famiglia, come i Piemontesi, non è stata mai "munifica" come i Moratti o il Berlusca) e quindi non poteva avere la rosa per fare il doppio colpo. Tant'è che nel 96 in campionato non s'è fatto nulla.
Per parlare di adesso poi..., Ti rimando al mio blog.
Nemo
Ps. Invito tutti a leggere l'articolo di Moggi su Libero riportato da Ju29ro.com: "Calciopoli: atto contro Andrea Agnelli".
Dimenticavo: la Juve di Capello.
Se il ns. mascellone non avesse avuto il vizio di far giocare sempre gli stessi, lui si che aveva la rosa per vincere la coppa. Quell'anno la colpa di non essere arrivati in fondo è stata solo la sua. Solo la Sua.
Infatti ha vinto solo una coppa con un super Milan.
Diamo a Fabio ciò che è di Fabio.
Riciao.
Nemo
Nemo, non mi incazzo affatto.
Semmai offro a chiunque abbia ancora voglia di perdere tempo a incazzarsi la possibilità di uscire dal tunnel, iscrivendosi al Corso. :-)
Volevo iscrivermi da bimbo il giorno della finale con l'Amburgo, ho vacillato un po' illuso dopo la bella figura col Dortmund , passi col Real , ufficialmente iscritto dal 40esimo della semifinale col Real nel 2003 ... Nessuna illusione,solo un pò di amarezza.Se vuoi vincere in Europa hai bisogno di un identità precisa e di un pò di culo. Con Lippi l'avevamo ma non fummo cannibali, da Manchester in poi solo incazzature , in ogni senso. Come sempre grazie Trillo
Alberto 72
ecco la copia di una lettera di qualche tempo fa, una calciopoli fa, un'era geologica fa, quando la Juve esisteva ancora.
Trillo io il corso l'ho già fatto.
Lecce, data del timbro postale
Gentile “Mister”
Sig. Marcello LIPPI
C/o JUVENTUS F.C.
C.so Galileo Ferraris n.32
10121 TORINO
una sorta di cortese ipocrisia imporrebbe di iniziare questa lettera porgendoLe i complimenti per la vittoria dell’ennesimo titolo nazionale, tuttavia mi perdonerà se, sottraendomi al formale rituale del bon ton, mi consento di esprimerLe la prevalente, totale ed inemendabile delusione per la terza consecutiva sconfitta patita nella finale di Champions’ League (o Coppa dei Campioni come si chiamava quando era una cosa più seria e non vi partecipavano cani e porci come oggi).
Al di là delle dichiarazioni di facciata sulla qualità della stagione bianconera siamo intimamente tutti consapevoli (io, Lei, la Dirigenza e tutta la tifoseria) di aver mancato (e male) l’obbiettivo principale della stagione giocando l’ennesima finale scialba e senza nerbo contro un avversario certamente buono ma non all’altezza di altri competitori (Manchester Utd. , Real Madrid o Arsenal, tanto per fare qualche nome).
Disputare grandi partite come quella di Barcellona e la semifinale contro il Real serve a poco se poi, con disperante regolarità, si fallisce l’appuntamento finale magari contro avversari modesti come il Borussia Dtm. o appena degni come l’attuale Milan così come sono convinto che la stragrande maggioranza dei sostenitori Juventini baratterebbe volentieri 4 o 5 scudetti per un paio di finali di Champions’ conquistate in modo convincente.
Non è mia abitudine parlare di materie che non conosco e non mi permetterei mai di muovere ad un professionista della Sua caratura rilievi tecnici ma ho l’impressione che questa serie allucinante di sconfitte in finale forse nasca da una non ottimale capacità di gestione dell’evento sotto il profilo psicologico e caratteriale da parte della squadra e, quindi, della guida tecnica.
La goffa – ai limiti del dilettantesco – esecuzione dei calci di rigore, le prestazioni opache di uomini cardine come del Piero (non ha giocato una sola finale all’altezza delle sue capacità) non possono che suffragare questa mia personalissima ( e, come tale, suscettibile di errore) ipotesi.
Forse sostituendo Nedved sul 3 a 0 contro il Real Madrid lo avremmo avuto in finale e le cose sarebbero state diverse ma i se ed i ma non mutano la realtà amarissima delle cose e questa realtà conferma una preoccupante attitudine alla sconfitta nella massima competizione continentale.
Purtroppo il sapore acre della sconfitta non riesce a farmi gioire per la vittoria in campionato e, per quanto ciò sia ingiusto e feroce, temo che in mancanza di risultati in Champions’ (che mi auguro si riesca ad ottenere già dal prossimo anno) questa striscia assurda e lunghissima di sconfitte europee finirà per svalutare la Sua (comunque eccezionale) gestione tecnica.
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