Lungi da me l'idea di sbeffeggiare l'Arma, un' istituzione dove tante persone lavorano mettendo a repentaglio la propria esistenza e il proprio futuro in cambio di uno stipendio molto spesso indecoroso.
Però, come ogni cosa di questo mondo, anche la Benemerita non dovrebbe sfuggire alla logica della professionalità, requisito non sempre prioritario - purtroppo - fra le voci che compongono il menù di tanti, troppi mestieri.
E' giunta l'altro giorno la notizia del nuovo deferimento di alcuni dirigenti (tra cui Moggi, of course), arbitri (un bel gruppetto, tra i quali figura anche l'appena riabilitato e santificato Paparesta) e società di calcio (tra cui la Juventus) al termine dell'inchiesta denominata "Calciopoli 2", secondo il principio cinematografico del sequel come avviene per i film di Rambo e Rocky.
Riguarda - questo sequel - le fantomatiche schede SIM svizzere, quelle che Moggi avrebbe distribuito a destra e a manca come fanno i pusher in discoteca con le chicche di anfetamina, forse per vedere se gli arbitri, ricevendo i suoi ordini truffaldini, sballavano di brutto oppure no.
Tralasciamo - per compassione - le facili ironie sul ciclo sonno-veglia del procuratore Stefano Palazzi, il quale passa immediatamente - appena sente l'odore delle sue prede preferite - dal tipico torpore modello "coma farmacologico" all'alzabandiera modello "Rocco Siffredi", associato a midriasi, arrossamento delle mucose e ipersalivazione.
Sebbene si tratti pur sempre di un magistrato, anche se militare (sarà un caso?), abbiamo imparato fin troppo bene con la farsa numero uno quanto non si possa fare affidamento sul principio di giustizia, quando quella giustizia è nominata e gestita dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio, la quale rivendica con fermezza - un giorno sì e l'altro pure - l'importanza del proprio essere indipendente rispetto a qualsiasi istituzione di natura extra-sportiva.
Forse non tutti sanno, però, che sia la farsa numero uno che la farsa numero due hanno preso forma, come ogni processo che segua un'indagine molto articolata e prolungata nel tempo, dallo studio da parte dei magistrati delle informative redatte dalle forze dell'ordine.
Le informative sono una sorta di riassunto di quanto emerso durante le indagini; in pratica una ricostruzione dei fatti avvenuti e dei rapporti intercorsi fra i protagonisti, ricostruite secondo la competenza, l'esperienza, l'abilità e la capacità investigativa di ogni singolo militare preposto a farlo. In una parola: professionalità, appunto.
Per quanto riguarda le informative che hanno guidato i geronto-giustizieri Borrelli, Ruperto & C. a confezionare il processo "Calciopoli 1", lascio ai lettori il compito di giudicare se e quanta professionalità sia stata dedicata a quelle pagine (consultabili su ju29ro.com, qui), nelle quali si sostengono tesi e ragionamenti da fare impallidire gli autori delle mitiche barzellette anni '70, quelle del tipo: "Appuntato... guardi se funziona la freccia dell'Alfetta". "Controllo subito, marescià... Adesso sì, adesso no, adesso sì, adesso no...".
Ci sono anche diversi dati oggettivamente errati, tipo i nomi di alcune squadre confuse con altre o il risultato di un Juventus-Sampdoria considerato elemento di sostegno alla teoria della Cupola Moggiana. Peccato che quel Juventus-Sampdoria fosse finito 1-0 per i blucerchiati.
Venendo invece alla nuova puntata della farsa, "Calciopoli 2", la voglia di ridere lascia spazio allo smarrimento totale. Questa volta i carabinieri ricostruiscono i presunti intrecci telefonici tra Moggi e gli arbitri seguendo esclusivamente il cosiddetto metodo delle celle.
Sebbene io non sia un tecnico delle telecomunicazioni (e nemmeno ci tenga ad esserlo, vista la tendenza a finire in galera o giù dai cavalcavia che da qualche anno ha preso piede in quel settore), mi permetto di fare una riflessione; e di porre una domanda.
Riflessione.
Leggo da più parti (ad esempio su ju29ro.com, qui) che ricostruire il traffico telefonico fra due utenze utilizzando l'analisi logica delle celle equivale, grossomodo, a tentare di isolare un atomo utilizzando un batticarne.
Se qualcuno di coloro che disgraziatamente fanno visita a VENTI9 è in grado di smentire questa affermazione, sarò ben lieto di offrirgli tutto lo spazio del caso. Google Analytics mi dice che tutti i santi giorni arrivano qui diversi visitatori dalla rete aziendale Telecom; non importa che siano tifosi rancorosi di serie C, tifosi Onesti della squadra di Onestòpoli o semplici naviganti smarriti per il web. Ci aiutino a capire, se possibile.
Domanda.
Per allestire il processo del 2006 si produssero migliaia di pagine di intercettazioni telefoniche, dalle quali non emersero né contatti diretti fra Moggi e gli arbitri, né partite truccate, né passaggio di denaro. Quel campionato fu regolare (Sandulli dixit), nonostante le centinaia di migliaia di telefonate sbobinate e selezionate ad hoc per sostenere il contrario.
Si sarebbero potute avere le prove del fatto che Moggi davvero contattasse gli arbitri (su utenze straniere), ci sarebbe stata cioè la possibilità di sbattere in faccia ai rancorosi come noi la pistola fumante in grado di metterci a tacere per sempre, con tante scuse da parte nostra per tutto il veleno sputato in questi mesi in difesa dell'indifendibile.
Come mai fu così complicato richiedere, alle autorità dei paesi stranieri ai quali quelle fantomatiche schede SIM fanno riferimento, l'autorizzazione ad intercettare le presunte telefonate in questione, al contrario di quanto avvenne per quelle effettuate su schede SIM italiane? Quali forze soprannaturali impedirono e impediscono agli investigatori, che da anni seguono come ombre i truffatori di Calciopoli con ogni mezzo (spendendo fiumi di denaro pubblico), di andare oltre al grossolano studio delle celle radio?
Davvero dovremmo dormire sonni tranquilli di fronte all'idea che gli inquirenti, nel condurre un'indagine su di un'associazione a delinquere ritenuta temibile quanto la mafia e la P2, abbiano preferito ascoltare in diretta le lamentele di Giraudo su un Marcello Lippi troppo interessato alle barche e alla gnocca, piuttosto che gli ordini impartiti dal capo banda ai suoi sodali, prodigiosamente utili per sgominare la Cosca?
Conclusione.
Sono poche semplici questioni che ci piacerebbe capire un po' meglio. Per chi volesse darci delucidazioni in merito, vale lo stesso discorso di Telecom-Google Analytics-celle. Saremo ben lieti di cambiare idea, se ce ne verrà data l'occasione.
In caso contrario andremo avanti, ognuno per la sua strada. Barzellette comprese.
"Appuntato! Che minchia è tutto 'sto formaggio dentro al videoregistratore?"
"Mi scusi marescià... è colpa mia. Ho letto Auricchio piccante... pensavo fosse un porno sui carabinieri...".
Però, come ogni cosa di questo mondo, anche la Benemerita non dovrebbe sfuggire alla logica della professionalità, requisito non sempre prioritario - purtroppo - fra le voci che compongono il menù di tanti, troppi mestieri.
E' giunta l'altro giorno la notizia del nuovo deferimento di alcuni dirigenti (tra cui Moggi, of course), arbitri (un bel gruppetto, tra i quali figura anche l'appena riabilitato e santificato Paparesta) e società di calcio (tra cui la Juventus) al termine dell'inchiesta denominata "Calciopoli 2", secondo il principio cinematografico del sequel come avviene per i film di Rambo e Rocky.
Riguarda - questo sequel - le fantomatiche schede SIM svizzere, quelle che Moggi avrebbe distribuito a destra e a manca come fanno i pusher in discoteca con le chicche di anfetamina, forse per vedere se gli arbitri, ricevendo i suoi ordini truffaldini, sballavano di brutto oppure no.
Tralasciamo - per compassione - le facili ironie sul ciclo sonno-veglia del procuratore Stefano Palazzi, il quale passa immediatamente - appena sente l'odore delle sue prede preferite - dal tipico torpore modello "coma farmacologico" all'alzabandiera modello "Rocco Siffredi", associato a midriasi, arrossamento delle mucose e ipersalivazione.
Sebbene si tratti pur sempre di un magistrato, anche se militare (sarà un caso?), abbiamo imparato fin troppo bene con la farsa numero uno quanto non si possa fare affidamento sul principio di giustizia, quando quella giustizia è nominata e gestita dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio, la quale rivendica con fermezza - un giorno sì e l'altro pure - l'importanza del proprio essere indipendente rispetto a qualsiasi istituzione di natura extra-sportiva.
Forse non tutti sanno, però, che sia la farsa numero uno che la farsa numero due hanno preso forma, come ogni processo che segua un'indagine molto articolata e prolungata nel tempo, dallo studio da parte dei magistrati delle informative redatte dalle forze dell'ordine.
Le informative sono una sorta di riassunto di quanto emerso durante le indagini; in pratica una ricostruzione dei fatti avvenuti e dei rapporti intercorsi fra i protagonisti, ricostruite secondo la competenza, l'esperienza, l'abilità e la capacità investigativa di ogni singolo militare preposto a farlo. In una parola: professionalità, appunto.
Per quanto riguarda le informative che hanno guidato i geronto-giustizieri Borrelli, Ruperto & C. a confezionare il processo "Calciopoli 1", lascio ai lettori il compito di giudicare se e quanta professionalità sia stata dedicata a quelle pagine (consultabili su ju29ro.com, qui), nelle quali si sostengono tesi e ragionamenti da fare impallidire gli autori delle mitiche barzellette anni '70, quelle del tipo: "Appuntato... guardi se funziona la freccia dell'Alfetta". "Controllo subito, marescià... Adesso sì, adesso no, adesso sì, adesso no...".
Ci sono anche diversi dati oggettivamente errati, tipo i nomi di alcune squadre confuse con altre o il risultato di un Juventus-Sampdoria considerato elemento di sostegno alla teoria della Cupola Moggiana. Peccato che quel Juventus-Sampdoria fosse finito 1-0 per i blucerchiati.
Venendo invece alla nuova puntata della farsa, "Calciopoli 2", la voglia di ridere lascia spazio allo smarrimento totale. Questa volta i carabinieri ricostruiscono i presunti intrecci telefonici tra Moggi e gli arbitri seguendo esclusivamente il cosiddetto metodo delle celle.
Sebbene io non sia un tecnico delle telecomunicazioni (e nemmeno ci tenga ad esserlo, vista la tendenza a finire in galera o giù dai cavalcavia che da qualche anno ha preso piede in quel settore), mi permetto di fare una riflessione; e di porre una domanda.
Riflessione.
Leggo da più parti (ad esempio su ju29ro.com, qui) che ricostruire il traffico telefonico fra due utenze utilizzando l'analisi logica delle celle equivale, grossomodo, a tentare di isolare un atomo utilizzando un batticarne.
Se qualcuno di coloro che disgraziatamente fanno visita a VENTI9 è in grado di smentire questa affermazione, sarò ben lieto di offrirgli tutto lo spazio del caso. Google Analytics mi dice che tutti i santi giorni arrivano qui diversi visitatori dalla rete aziendale Telecom; non importa che siano tifosi rancorosi di serie C, tifosi Onesti della squadra di Onestòpoli o semplici naviganti smarriti per il web. Ci aiutino a capire, se possibile.
Domanda.
Per allestire il processo del 2006 si produssero migliaia di pagine di intercettazioni telefoniche, dalle quali non emersero né contatti diretti fra Moggi e gli arbitri, né partite truccate, né passaggio di denaro. Quel campionato fu regolare (Sandulli dixit), nonostante le centinaia di migliaia di telefonate sbobinate e selezionate ad hoc per sostenere il contrario.
Si sarebbero potute avere le prove del fatto che Moggi davvero contattasse gli arbitri (su utenze straniere), ci sarebbe stata cioè la possibilità di sbattere in faccia ai rancorosi come noi la pistola fumante in grado di metterci a tacere per sempre, con tante scuse da parte nostra per tutto il veleno sputato in questi mesi in difesa dell'indifendibile.
Come mai fu così complicato richiedere, alle autorità dei paesi stranieri ai quali quelle fantomatiche schede SIM fanno riferimento, l'autorizzazione ad intercettare le presunte telefonate in questione, al contrario di quanto avvenne per quelle effettuate su schede SIM italiane? Quali forze soprannaturali impedirono e impediscono agli investigatori, che da anni seguono come ombre i truffatori di Calciopoli con ogni mezzo (spendendo fiumi di denaro pubblico), di andare oltre al grossolano studio delle celle radio?
Davvero dovremmo dormire sonni tranquilli di fronte all'idea che gli inquirenti, nel condurre un'indagine su di un'associazione a delinquere ritenuta temibile quanto la mafia e la P2, abbiano preferito ascoltare in diretta le lamentele di Giraudo su un Marcello Lippi troppo interessato alle barche e alla gnocca, piuttosto che gli ordini impartiti dal capo banda ai suoi sodali, prodigiosamente utili per sgominare la Cosca?
Conclusione.
Sono poche semplici questioni che ci piacerebbe capire un po' meglio. Per chi volesse darci delucidazioni in merito, vale lo stesso discorso di Telecom-Google Analytics-celle. Saremo ben lieti di cambiare idea, se ce ne verrà data l'occasione.
In caso contrario andremo avanti, ognuno per la sua strada. Barzellette comprese.
"Appuntato! Che minchia è tutto 'sto formaggio dentro al videoregistratore?"
"Mi scusi marescià... è colpa mia. Ho letto Auricchio piccante... pensavo fosse un porno sui carabinieri...".
4 commenti:
10&lode.
20 e lode
29.... e lode!
Il sequel mi sembra quello di Kill Bill - Vol.2 (tra l'altro quel film è molto meno "fiction" di Calciopoli)... per fortuna Palazzi non assomiglia a Uma Thurman....
È ripreso davanti alla decima sezione penale del tribunale di Roma presieduta dal giudice Luigi Fiasconaro il processo a carico della Gea in cui sono imputati Franco Zavaglia, Alessandro Moggi, Davide Lippi (oggi presenti in aula), Luciano Moggi, Francesco Ceravolo e Pasquale Gallo (entrambi ex-collaboratori di Moggi). L’udienza si è aperta con la deposizione di Giorgio Chiellini, difensore della Juventus, che ha detto di aver scelto la Gea spontaneamente nel 2001 e di non aver mai ricevuto pressioni e minacce da parte di Alessandro Moggi. A domanda se avesse mai ricevuto promesse da parte di Davide Lippi riguardo ad una sua convocazione in Nazionale Chiellini ha dichiarato: «Non ho mai avuto né promesse, né assicurazioni riguardo alla Nazionale».
Posta un commento