sabato 25 aprile 2009

14 anni fa.



Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

giovedì 23 aprile 2009

Non armatevi, ma partiamo.


Lo ammetto: quel "dirigenza vaffanculo" ieri sera è arrivato alle mie orecchie dolce come il suono di uno Stradivari, dagli spalti dello stadio di Torino. Ma sulle passioni, così come sull'elastico delle mutande, sono un po' pignolo. E sono tre anni che mi tengo il mal di testa, in attesa che uno sprazzo di dissenso verso quei mediocri spara-cazzate a tradimento col sorriso sempre in canna e la sicura sollevata trovi uno straccio di cittadinanza anche fuori dal pur libero e variegato mondo della rete web. "Era ora", ho pensato, anche se, mentre lo pensavo, nella mia testa scorreva velocissimo il film di tre anni di merda.
Non è certamente un'ode al "meglio tardi che mai", questa mia, perché ho abbastanza anni per non sapere come molto spesso, in passato, siano bastate poche e sapienti revisioni nei rapporti tra contestati e contestatori per disperdere i refoli della protesta fin lassù nel cosmo come rutti nello spazio.
Se però la misura è colma - e francamente non vedo che cosa ci vorrebbe ancora per sperare in un ulteriore rabbocco - io direi di fare così. Lasciamo stare i giocatori - come ama ripetere il tifoso doc, che in fondo i bidoni, se li chiami alla Juventus, mica possono dire di no per bon ton - e concentriamoci su chi li ha chiamati. E su chi ha chiamato chi li ha chiamati. E così via, fino in cima, senza porre limiti alla provvidenza, che di limiti ne hanno già tutti quanti loro in abbondanza.
Adesso che avete iniziato, vi prego: non smettiamo più di far sentire la voce del dissenso a quei mediocri spara-cazzate a tradimento col sorriso sempre in canna, e non smettiamo fino a quando non se ne saranno andati.

Basta mediocri, basta cazzate, basta tradimenti. Aiutiamoci a tornare a essere una cosa seria.


Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

lunedì 20 aprile 2009

L'uomo, la luna e il dito.


Tra noi juventini ne stiamo parlando e avremo tempo per parlarne, ammesso che sia vero il (ri)trasferimento di Cannavaro alla Juventus.
Il mio pensierino, invece, è rivolto a tutti i non juventini che, più o meno di nascosto, già stamattina stavano dissertando sul valore etico di un'operazione come questa. Sono per la distensione, per cui mi piace tendere la mano a tutti i fans del nuovo calcio pulito: fatevi i cazzi vostri. E, noblesse oblige, andatevene affanculo.
Come sempre vedete il dito e non la luna. Il dito è Cannavaro, ovviamente. La luna è la maglia che indossa nella foto qui sopra. E' quella con lo scudetto numero 28, cioè quella con la quale la Juventus conquistò lo scudetto numero 29.

Anche perché non è che non la vediate la luna, la vedete benissimo. E' solo che fa più comodo non vederla. Mentre non credo di dovervi spiegare cosa farvene del dito.

Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

domenica 19 aprile 2009

Business plan.


Comunque la si pensi su Mourinho, stavolta ha ragione, e giustamente ci prende pure per il culo: "Sono contento di vedere la Juve festeggiare per un pareggio che la mantiene a dieci punti di distacco dalla vetta". Che vuoi dirgli, che ha torto?
Comunque la si pensi su Ranieri, stavolta ha detto una stronzata. Come tutte le altre volte: "Mi soddisfa pareggiare così, cioè con un uomo in meno e sotto di un gol". Che vuoi dirgli, di andare affanculo? L'importante è che ti metta in coda, perché io ci sono da due anni e non mi passerai certo davanti.
A questo punto, in attesa che magari il Milan ci sfili pure il tanto decantato secondo posto, farei il punto della situazione. Una sorta di business plan, come dicono quelli che hanno studiato.
Si rispedisca in blocco lo staff tecnico dei mediocri da dove è venuto, in compagnia dei cinquanta infortuni (la maggior parte dei quali muscolari) inanellati dai giocatori della Juventus nei soli primi tre quarti della stagione 2008/2009.
Si rispedisca il ds, fino a ieri addetto al foglietto delle sostituzioni, sui campi da motocross, con la raccomandazione di andare piano e indossare il casco ben allacciato (come dice Nico Cereghini); e la carcassa di una lavastoviglie legata ben salda sulla schiena come para-colpi, visto che ha già rischiato di Ironside-izzarsi l'anno scorso e non resisterei a un altro spavento come quello.
Si rispedisca il presidente più comico della storia della Juventus a fare il pensionato di lusso, che di motivi per sorridere ne avremo a sufficienza per i prossimi cinquant'anni senza bisogno di aggiungerne altri. Basterà andarselo a rileggere ogni tanto, come si fa con l'album del matrimonio o un buon libro di barzellette.
Si rispediscano i bidoni acquistati a peso d'oro (con l'avallo tecnico del trainer canterino che tutti: "cosa poteva fare di più con questa rosa!?", come se la rosa gliel'avessero allestita tirando a sorte) altrove, dove non m'importa. Basta che spariscano.
Si prenda un ds competente: ce ne sono, basta pagarli.
Si prenda un allenatore di talento, possibilmente giovane e ambizioso, come sempre è avvenuto all'alba di ogni ciclo vincente nella storia della Juventus. Ce ne sono, basta metterli in condizione di esprimersi in un ambiente come quello che, tolti gli ultimi tre anni, ci è sempre appartenuto.
Si elegga presidente un uomo di calcio, uno juventino vero, che possa rappresentare noi milioni di tifosi in modo degno alimentandosi e alimentandoci con la stessa passione che mai era mancata, nemmeno per un giorno, prima dell'avvento di questa gente qui. Ce ne sono, basta avere il coraggio di ammetterlo e, magari, di chiedere scusa.

Si riconsegni la Juve agli juventini, insomma. Solo allora, forse, sarà davvero possibile pensare di ricominciare a guardare avanti.


Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

giovedì 16 aprile 2009

Tenere famiglia/1.


Da qualcuno bisogna pure incominciare. E allora cominciamo.
Lunga vita a entrambi, ci mancherebbe. Me li immagino, tra cinquant'anni: uno, fresco novantaduenne, a combattere la diarrea cronica causata dalle tonnellate di Danette ingurgitate per decenni negli spot dell'omonimo budinazzo multigusto; l'altro, quasi novantasettenne, impegnato a mostrare ai pronipoti il suo gol di testa allo scadere di Atalanta-Cremonese 1-1, anno di grazia 1992. "Maccheccazzo, nonno, sempre con 'sto gol. Non li hai da qualche parte quei vecchi dvd della Juve anni '90, quando facevi da balia al più forte portiere del mondo (quello che rideva poco, non quello che rideva troppo)? La nonna mi ha detto che li avevi. Che glieli facevi vedere, un tempo". E lui subito a scappare in bagno, per glissare sull'argomento, fingendo un attacco di diarrea. Manco fosse Ferrara.
Ecco: provino a immaginare, i due futuri ultranovantenni, che quel giorno sia oggi. E che quei pronipoti un po' rompicoglioni siano qui davanti a loro, in così tanti da meritare una risposta vera, non una finta corsa al cesso. Anzi, in così tanti da meritare, prima ancora della risposta, un po' di considerazione che non sia quella incartata alla carlona nelle posizioni ufficiali di una società che non sa comunicare né tacere. Che si parla addosso e non parla a nessuno, credendo di parlare a tutti.
Che ci fate voi lì? Va tutto bene? E' giusto così? Di che progetto fate parte, ammesso che ne esista uno abbastanza decente da non farvi provare imbarazzo all'idea di esporlo ai vostri pronipoti, cioè a noi? Voi che vi atteggiate come se la Juve fosse sempre stata la vostra casa, arrivando al punto di ostentare una disarmante naturalezza nonostante quella casa si sia trasformata sotto il vostro naso da reggia in catapecchia, davvero non sentite mai di dovere ai vostri pronipoti delle risposte? Siamo sicuri che tutto possa essere lavato via con la spugna dell'essere, in fondo, dei professionisti? Avete mai pensato che se una volta nella vita e nella storia il concetto di bandiera potesse servire a dare, anzi a ridare, anzi a consolidare l'orgoglio e il senso di appartenenza di tanti pronipoti, roba seria, roba grossa, non come spesso accade in modo effimero a paracularseli prima del derby o dopo un addio, beh, in questo caso il gioco di provare a fare la bandiera, se non proprio a esserlo, varrebbe la candela? Anche solo per rispetto e stima di chi magari darebbe chissà cosa per poterlo fare al posto vostro e non può farlo.

Vi chiedete mai, per dirne una, cosa pensa un certo Bettega di voi? E ammesso che ve ne importi qualcosa, o non ve ne importi nulla, che ci fate voi lì? Va tutto bene? E' giusto così?


Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

martedì 7 aprile 2009

E' troppo tempo che non chievo.


Non che uno juventino possa sperare di avere chissà quali orgasmi da tre anni a questa parte, ma con questi qui siamo arrivati al punto di non tirarci mai nemmeno giù le braghe.
L'Inter certo è fantasmagorica, ipersonica, fotonica, mitica e catalitica, ma chiedere di arrivare allo scontro diretto con la possibilità di accorciare le distanze a quattro punti (o qualcosa meno, chissà) era forse troppo? Non aveva detto, il mister canterino, che pensare all'Inter sarebbe stato da provinciali, e che per questo lui si era concentrato sul Chievo? Pensate che spettacolo, dunque, il giorno che passerà la vigilia delle partite a farsi i cazzi suoi.
Credo che sessantotto indizi facciano non una prova, ma sessantotto certezze: leviamocelo di torno. E con lui anche un bel po' di quella marmaglia assortita che bivacca da tre anni in casa nostra.

Perché puoi scriverci sopra UFO SOLAR e impacchettarlo per benino dentro al cellophane finché ti pare, ma un sacco della spazzatura rimarrà sempre un sacco della spazzatura.

P.S. Oggi è il compleanno di mio padre. Nonostante tutto, grazie di avermi fatto diventare juventino. E tanti auguri, Pà.


Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo