venerdì 30 novembre 2007

Ballate che vi passa. Forse.


Qualcuno parla addirittura di galera, altri minacciano di scatenare l'inferno nei tribunali, altri ancora prevedono un drastico ridimensionamento dei ruoli, tutti noi speriamo quantomeno in un po' di giustizia.
Questi venti di guerra, devono essere arrivati fino alla redazione della Gazzetta dello Sport, ma loro non si sono lasciati prendere dal panico. L'ex direttorino Candido ma non troppo, ha radunato le punte di diamante del nuovo che avanza: Ruggiero Palombo, Marco Tronchetti Provera e Luca eccetera eccetera.
Prima di mostrarvi cosa ne è venuto fuori, alcune premesse sono doverose. Guardate bene le facce:
Cannavò pare piuttosto fiero del lavoro svolto.
Palombo è a dir poco raggiante di felicità per la compagnia che gli è stato concesso di frequentare, seppure per un minutino solo.
Tronchetti fa un'immensa tenerezza, impegnato com'è a seguire senza distogliere mai lo sguardo le indicazioni del maestro di ballo.
Luca... beh, è incazzato come una faina, e non fa nulla per nasconderlo. Però, così è la vita: se un favore te lo chiede un vero amico, non puoi dire di no.
Ah, un'altra cosa: se siete rimasti un po' indietro con la maturazione della psiche (che è un modo carino per darvi dei minchioni come sono io), tenetevi un vasino a portata di mano.

Buona visione.

giovedì 29 novembre 2007

Reiterare fa schifo.


Dice il proverbio che reiterare gli stessi errori sia diabolico, ma lui la faccia da diavolo non ce l'ha proprio. Il diavolo dovrebbe fare paura, mentre lui fa ridere e basta. E' talmente brutto, che uno straccio di foto su google non la trovi.
Se sa leggere come scrive, dubito che capirà qualcosa della lettera che lo Ju29ro Team gli ha inviato, per invitarlo a smetterla una buona volta di confondere i lettori del suo giornale mischiando gli articoli del codice di giustizia sportiva come nel gioco delle tre carte, e arrendersi al fatto che il mondo non deve girare nel verso che fa comodo a lui e alla sua cùmpa, ma nel verso stabilito dalle regole. Da tutte le regole.
Come sembrano lontani i tempi in cui il suo stretto collaboratore Candido ma non troppo soggiornava al Principi di Piemonte di Torino a spese della Fiat, con la lingua felpata in bella vista pronta a spennellare il lato in ombra degli Agnelli.
Me l'ha raccontato l'uccellino, ma non quello di Del Piero. Sa com'è, ex direttorino: Torino non è poi così lontana da me, e non solo da me.

Mi smentisca, se ne è capace.

La fiammella.


La sensazione che qualcosa stia bollendo in pentola si è avuta non molto tempo fa durante l'assemblea dei Soci, e personalmente continuo ad averla, non fosse altro che per il tiepido ottimismo di coloro che seguono e studiano gli sviluppi della storia nelle sue molteplici diramazioni.
Non credo che però l'uscita di Mr. Smiles sugli scudetti degli esauriti, aggiunga nulla di concreto o rappresenti un segnale positivo in tal senso. Prima di tutto, per la credibilità che il personaggio si è costruito grazie alle tristemente note avventure notturne di due anni fa, alle quali si possono sommare, per far buon peso, la brillante iniziativa imprenditoriale di Italia Independent, la presidenza di una squadra di pallavolo perché il calcio - dice lui - non è un ambiente sano dove valga la pena di dannarsi troppo l'anima, e le periodiche dichiarazioni lievemente sconnesse che lo hanno reso un bersaglio fin troppo facile e scontato da colpire.
Paradossalmente, il primo scrollone senza veli né ipocrisia alla normalizzazione post-calciopoli ("Lo scudetto dell'Inter per me non vale niente"), lascia le cose intatte, senza scalfire la crosta di finzione che, nel nuovo mondo dell'onestà e degli errori sì ma in buona fede, sta rivestendo tutto e tutti.
Preferirei, prima del quarto millennio possibilmente, una parola un po' più decisa anche da parte di qualcuno degli esponenti "pesanti" della famiglia (intesa in senso lato: squadra, società e proprietà).
Se può sembrare ingenuo sperare in una presa di posizione forte da gente come il Lungo, il Corto e il Pacioccone (l'erede John, Luca eccetera eccetera e l'ad IFIL Sant'Albano, che della Juve se ne infischiano e non lo nascondono neanche tanto bene) o dalla coppia Cobolli-Blanc (per ragioni diverse, ma sufficienti a privarli del diritto alle idee), da qualche esponente in braghe corte e contratto laminato in oro, un gesto coraggioso continuo ad aspettarlo.
Ciò che ha detto Lapo ieri, lo pensano tutti gli juventini, e lo pensa anche la stragrande maggioranza dei tifosi delle altre squadre (esauriti compresi), tranne qualche roccaforte di (de)menti illuminate che non disdegnano di papparsi una zuppa avariata e puzzolente, pur di mettere qualcosa nella pancia, allucinati e stufi di sentirla brontolare per un digiuno che dura da decenni.
Magari potrebbe dare l'esempio il portierone che ride sempre, o il capitano che ride sempre meno (simbolo indiscusso della juventinità, dipende se di quella che abbiamo conosciuto e condiviso per una vita, o di quella tragicomica di oggi, a questo punto). Oppure uno qualsiasi di coloro che sul ponte di quell'astronave da paura (altro che portaerei e cacciatorpedinieri, caro presidente Cobolli) ha fatto carriera, conquistato continenti e collezionato medaglie (e gradi) da mostrare orgogliosamente sul petto, senza però mai dire una sola parola sincera contro la delegittimazione istantanea di tutto quel lavoro, messa in atto da qualche strano giustiziere della notte nel giro di poche settimane, giusto il tempo di una vacanza o di un mondiale vinto.
Solo Fabio Cannavaro, proprio durante quei giorni maledetti, aveva provato a dire ciò che pensava davvero di quanto stava accadendo nel lager presidiato da Guido Rossi. Fu costretto a ritrattare tutto il giorno dopo, e questo non gli ha certamente fatto onore, così come non fa onore ai suoi compagni l'avere taciuto e continuare a tacere vigliaccamente, allineandosi al pensiero vigente secondo i canoni della Gazzetta dello Sport o de La Stampa.
Oggi, a distanza di un anno e mezzo, la prima voce "dall'interno" si esprime nel modo più esplicito mai sentito finora nei confronti della farsa (o perlomeno dei suoi risvolti pseudo-sportivi, cioè l'avvento - Guidato - degli eterni perdenti ed esauriti a nuovo simbolo di superiorità ineguagliabile).

E' qualcosa, ma non abbastanza. Chi potrebbe (e dovrebbe), provi a partire da qui.

martedì 27 novembre 2007

Highlinter: l'immortale.


Dopo il secondo anno consecutivo passato a vedere vincere gli altri, l'interista (nella foto, in sella alla moto di Giovinco) ha un sussulto di orgoglio e sfodera il contropiede (o ripartenza, per i fans nostalgici del teleimbonitore Arrigo Sacchi).
Ha mandato a dire ai gufi che gli augurano di smettere con le corse, che non ci pensa proprio. Ancora qualche anno al top con le moto - ha promesso - e quando smetterà avrà ancora tanti anni davanti con le macchine.
Perché no, mai porre limiti alla provvidenza. Visto che l'interista compirà solo 29 anni il prossimo febbraio, io aggiungerei alla lista dei progetti futuri ancora qualcosina. Dopo i tanti anni con le macchine, se fossi in lui mi regalerei anche cinque o sei stagioni di motocross, una decina di campionati mondiali di corse con i TIR, quattro campionati italiani di deltaplano a motore, un paio di campionati americani di dragster, almeno tre olimpiadi invernali con lo slittino, sei stagioni di formula 1 in motoscafo, un tentativo con la corsa nei sacchi e, sempre che non avanzi ancora tanto tempo per nuove e stimolanti avventure, chiuderei la carriera giocandomi il jolly nella prova finale di corsa saponata in costume da papera gigante ai Giochi senza frontiere di Vipiteno 2049.
E' rimasto un interista vero, Valentino Rossi. Come un Billy the Kid qualunque, estrae l'arma del pianto lamentoso con la velocità di un serpente a sonagli e rimbrotta chiunque osi criticarlo o mettere in dubbio l'integrità del suo talento.
Come faceva il suo nemico Max Biaggi, ha dimenticato gli anni in cui correva con una Honda atomica lasciando agli altri le briciole delle briciole. Oggi che le cose hanno preso una piega scomoda, non si diverte più. La Ducati va troppo forte, la Yamaha va troppo piano, la gomma è troppo gomma, le curve sono troppo curve.
Non si è accorto che il mondo è cambiato, che ora siamo nella seconda repubblica dello sport. Guardi il suo presidente e padrone esaurito degli esauriti: lui, non piange più. Anche se vince 2-1 segnando un gol irregolare, le moviole spulciano il corner non-corner che ha dato origine al gol del vantaggio bianconero in Juve-Palermo (risultato finale 5-0, tiri in porta del Palermo: uno. Quando si dice una partita in bilico fino all'ultimo).
Da quanto tempo non sente un interista lamentarsi? Si allinei al nuovo vento di pulizia e si goda la vita, erede designato di Highlander. Era partito così bene, in fondo: il padrone degli esauriti falsifica i bilanci? E allora io non pago le tasse, perché noi interisti di amministrazione ce ne intendiamo.

Si tratta solo di continuare sulla stessa strada, anche perché nessuno le chiederà mai conto di nulla. L'importante, qui da noi, è non usare il telefono.

lunedì 26 novembre 2007

Raffiche (gratis).


Siccome non sono abbastanza ricco da potermi permettere il titolo di Juventus Member (figurarsi quello di Special Member, che presumo comprenda anche la marmitta truccata e la sella con le frange tipo Geronimo), ho dovuto accontentarmi di sbirciare furtivamente il sito internet bianconero nei suoi contenuti "base".
Li avevo ingiustamente considerati classisti, credendo che le perle più preziose rimanessero nascoste nel caveau riservato ai soci dell'iniziativa neo-smiles - i Members a pagamento, appunto - creata dalle nuove menti del marketing post Romy Gay.
Mi sbagliavo, infatti nella pagina visibile a tutti con le dichiarazioni post-partita di ieri sera, ho potuto abbeverarmi dal bottiglione delle celebri frasi all'uranio impoverito del presidentissimo Cobolli Gigli (foto).

1. Senza ritegno:Oggi abbiamo dimostrato che questa è una grande squadra, anche solo pensando dove eravamo l’anno scorso".

Certo, mimo, anche perché se penso a dove eravamo non l'anno scorso ma due anni fa, dopo aver visto per qualche istante questa grande squadra, mi viene voglia di rincorrerti con in mano il remo del canotto di Goldrake che dev'essere giù in garage da qualche parte.

2. Il segreto: "Sono molto soddisfatto e se continuiamo così, centreremo l’obiettivo che ci siamo prefissi".

Quarti? Terzi? Secondi? Primi? Dolce, frutta e caffè? Se non è troppo disturbo, prima di maggio facci sapere qual'è, di preciso, questo obiettivo che ci (vi) siete dati.

3. L'attestato di stima: "Il segnale più bello? Il mister che ha di nuovo imbroccato la partita e i cambi".

Ha di nuovo imbroccato? Come dire: anche 'sta volta è andata? Mister, va bene l'aplomb molto english, ma una telefonata gliela faccia al presidente: gli spieghi che imbroccare i cambi è una della materie che si studiano a Coverciano, e farebbe parte del lavoro di allenatore studiare la partita e la forma dei propri giocatori, per "imbroccare" le scelte della domenica.

4. L'incoscienza del principiante: "Arriviamo davvero carichi all’appuntamento di sabato contro il Milan”.


Non ho dubbi. Il problema, per noi, è che non arrivino davvero carichi anche loro.

sabato 24 novembre 2007

Cin cin!


Forse per i meno attenti il merito più grande di Salvatore Cozzolino, alias Dominiobianconero, è stato quello di sfanculare impavidamente il padrone esaurito degli esauriti davanti alle telecamere, come testimonia il filmato qui sopra.
Per noi che invece lo abbiamo frequentato - chi di persona, chi solo virtualmente - rappresenta una delle testimonianze viventi che la farsa calciopolesca e tutto quanto è successo dopo e sta succedendo oggi, non ha contagiato tutto e tutti, com'era nelle intenzioni di coloro che l'hanno maldestramente architettata.
Concentrandosi attentamente sulle responsabilità "interne" alla famiglia bianconera (anzi, Tutor-Elkann-Montezemoliana, che di bianconero potrebbe indossare solo la divisa a strisce orizzontali), ha partecipato all'Assemblea Juventus dello scorso ottobre ponendo (insieme ad altri piccoli azionisti molto preparati e non-normalizzati) domande alla coppia più bella del mondo, quella composta dal Mimo Cobolli e da monsieur Ah, voilà Blanc.
Risposte da parte del Mimo, poche ed evasive. Risposte da parte di Ah, voilà: nessuna.
Oggi per Dominiobianconero, l'esorcista degli esauriti, è una giornata particolare, e siccome non credo che apprezzerebbe come regalo di vedermi arrivare vestito da odalisca, con indosso solo una collana composta da ventinove scudetti, faccio il tirchio e il regalo lo faccio io a tutti voi, ma a nome suo.
Quella che troverete sul sito dello Ju29ro Team (cliccando QUI), è l'analisi di un professionista, non l'opinione di Cannavò, Palombo o Lupo Ezechiele (che dei tre, è quello con meno pelo sullo stomaco).
E' un altro tassello, dopo l'intercettazione "dimenticata" resa nota l'altro giorno da Emilio Cambiaghi sullo stesso sito, verso la certificazione di ciò che sosteniamo da sempre.
Come succedeva alla moglie di Roger Rabbit, che diceva affranta: "Io non sono cattiva, è che mi disegnano così...". Nemmeno loro (i distrut-Tutori) sono bugiardi: ci raccontano solo qualche balla ogni tanto.

Auguri, Salvo.

giovedì 22 novembre 2007

Buonanotte.


L'unica scusa che ha, è di appartenere a quella specie di esseri viventi vertebrati che - unica al mondo - non ha ancora capito perché il gol di Trezeguet nell'ultimo derby era regolare: il tifoso granata.
Un po' pochino, per poter scrivere indisturbato sulla prima pagina de La Stampa l'ennesima menzogna appurata, certificata, intollerabile.
Non perde infatti occasione, il nemico della regola del fuorigioco Massimo Gramellini, per infilare nel mezzo di un ragionamento sulla deriva etica dell'uomo (anche condivisibile, per quanto mi riguarda), un riferimento chiaro quanto basta a Luciano Moggi e alle parole che pronunciò dopo lo scoppio della farsa di calciopoli.
Peccato che non sappia resistere alla tentazione di sfruttare quel metodo di origine nazi-fascista ("Una menzogna ripetuta mille volte diventa una verità indiscutibile", diceva Herr Doktor Joseph Goebbels) che, nelle cronache su calciopoli, ha assunto la dignità di regola giornalistica.
Gramellini attribuisce a Luciano Moggi l'affermazione "Compravo le partite per difendermi dagli altri", fingendo di non sapere che di partite l'ex Direttore Generale della Juventus non ne ha comprate affatto.
Oltre al sottoscritto, lo affermano le sentenze di calciopoli, che sarebbe opportuno - oltre che serio e professionale - venissero lette per bene, spiegate per bene e raccontate per bene da parte di coloro che fanno informazione.
Che Moggi (e ancora di più Antonio Giraudo) fosse nella condizione di doversi difendere da qualcuno, lo rivela molto bene il testo della telefonata riportata a questo link (Calciopoli sommersa/1), e non era di sicuro comprando le partite che avrebbe potuto evitare ciò che puntualmente si è poi verificato.
Queste cose le dovrebbero sapere bene tutti i giornalisti italiani che, fedeli al metodo di Goebbels, hanno pubblicato per un anno e mezzo ciò che serviva per spiegare ai lettori la realtà più comoda e funzionale alla farsa, preferendo raccontare i due di picche parigini piuttosto che la differenza tra vivere da iena in un mondo di iene, e vincere rubando senza avere mai rubato.
Io nel mio piccolo, posso solo provare a spiegare ad un granata perché quel gol da gastrite al 93° era regolare. Ma per il resto della storia, provi a prendere l'ascensore e salire ai piani un po' più alti del giornale per il quale lavora.

Almeno una cosa, però, ce la risparmi: non dica che Goebbels era un Goebbo. Qualcuno sarebbe capace di crederci.

martedì 20 novembre 2007

Per tutto il resto c'è Mastercard.


Il giudice sportivo ha multato la Juventus (20.000 euro) per lo striscione esposto la sera del 4 novembre, nel quale Ibrahimovic veniva definito zingaro.
Rischia invece l'arresto per reticenza la cantante Iva Zanicchi, ostinatissima nel non confessare a chi fosse dedicata la canzone Zingara, grazie alla quale si aggiudicò il festival di Sanremo 1967.
Grazie al cielo, la normativa non esisteva già nella stagione '98-'99. Se allora un microfono avesse registrato le dolcezze che la mia boccuccia immacolata dedicava a Fabio Galante e Laura Freddi (nel solo riscaldamento pre-partita), con i proventi dell'eventuale multa ci si sarebbero finanziati il ponte sullo stretto di Messina e la TAV.
Bontà sua, lo stesso giudice sportivo non ha ritenuto di dover multare la Lazio per il coro Mutu pezzo di merda al 23° del secondo tempo, durato una ventina di secondi. Vivaddio, c'è un limite a tutto.
Se si ritiene sia la strada del politically correct quella da percorrere per raggiungere l'Eldorado morale del pallone, non ho nulla in contrario. Sono il primo a dire che le parole devono riconquistare un ruolo di grande prestigio, in un mondo di creature pensanti.
Mi sintonizzo allora sulla lunghezza d'onda popolare delle nuove normative (così sono contenti anche i gerontocomici componenti della corte giudicante di calciopoli) e, come avviene in quella celebre pubblicità della Mastercard, avanzo alcune proposte per migliorare (e finanziare) il mondo:
1. Sbraitare che il Bimenotrénta è inaudito e sei incazzato, quando sai già che intanto non chiederai nulla di più in barba a 14 milioni di esseri pensanti: 300 milioni di euro.
2. Cacciare i dirigenti della tua squadra alla penultima di campionato sulla base di intercettazioni illegali, preselezionate, incomplete e pubblicate dai tuoi stessi giornali grazie alle soffiate fuorilegge di chissà chi: 200 milioni di euro.
3. Definire Tronchetti Provera, Moratti e Della Valle persone perbene e vittime del raccapricciante scandalo Telecom, grazie al quale un'intera nazione è stata origliata in tutte le sue componenti chiave, con benefici incalcolabili dei quali - secondo il biscottino Tavaroli del Mulino Stanco - hai goduto anche tu: 2 euro (per fare una telefonata al tuo avvocato, ma non quell'Avvocato là: suggerirei piuttosto un certo Zaccone).
4. Non spiegare mai per quale ragione - secondo te - i fratelli Gianni e Umberto Agnelli abbiano affidato per dodici anni la loro più grande passione a chi oggi viene dipinto come un farabutto (delle due l'una: o ritieni che i fratelli fossero due deficienti, o peggio che fossero due farabutti pure loro), considerato che probabilmente senza la benedizione ricevuta dall'Avvocato nei decenni scorsi, oggi saresti uno dei tanti: dammi indietro i 2 euro e chiama con il cellulare, se ce l'hai.

5. Avere tutti abbastanza tempo a disposizione per vedere la fine del processo di Napoli, e poi le vostre facce, le vostre scuse (se ne avrete), il vostro coraggio (non ne avrete): non ha prezzo.

sabato 17 novembre 2007

Letterina di un Campione a Lucky Luke.


caro Pesidente dela Feràri,
ci chiedo di peddonarmi se crivo così male, ma sono un bimbo ancola piccolo (foto) e ciela metto tuta.
Ci dedico quetta leterina pechè mi a detto mio papà che ci o fatto un bruto skerzo a correre così forte i mondiali di brum-brum (Formula 1): io, kosì picolo, giovine e nero come Calimero, perdipiù.
Mi ha deto (sempre mio papà) che nemmeno con lo aiuto di quel scompiscione simpatikone del mio amico spagnolese Fer-Nando-a-Lonso (olè, olè, olè-olè-olè!) ci havete riuscito di impularmi... no, petta... come'era kuella parola, Papi?... Ah, sì: di bàtermi.
Magari lo vincevo il mondiale di brum-brum, se non mi inkasinavo con tuti quei botòni dela mia makinìna che non ciò capito più un razz... Papi? ... Ah, sì: mi ho sbagliato a schiacciarli.
Mi ha pure deto mio papà che a lei lo ha fatto arrabbiare kuando ci guardavano nei disegni dela makkinina dela Feràri che se fai la spia sei petardo e giglio di sottana... no, petta... come'era kuellaltra parola e kuellaltra ancora, Papi?... Ah, sì: catìvo.
Ci volevo dirci, pesidente, che o havuto un sakko di bravo! bravo! bravo! , dalla Italia.
Tantissimissimi di kuei signiori della Italia, anno una maglieta che ce scritto sopra Ju29ro e la faccia bruta inkazzosatissim... no, petta... come'era la faccia, Papi?... Ah, sì: rabiatìssimi.
Mi hano scritto che ho stato un vero signore a dirci che il mondiale di brum-brum la meritato Kimi, io ho fato errore e lui vinto. Punto.
Che non si deve vincere le cose a tavolino, pecché è da veri minchio... Uffa Papi, non mi ricordo... comè vincere a tavolino? ... Ah, sì: da ometti piccoli piccoli e un po' frustrati.
Quei simpaticoni della maglieta Ju29ro Team, dicono che lei pesidente cià gli amichetti che ci piace vinci a tavolino e poi ci rompi tanto a noi i maglion... Papi? ... Ah, sì: scatole.
Ma no... non ci posso credere che lei ci abbia un tale traccia da mulo... no, petta... com'era Papi la faccia? ... Ah, sì: faccia tosta.
La faccio tanti congratulations, pesidente dela Feràri Montecarlozemolo. Anke se io sono picolìno, non ci ho dubbi: vince solo e sempre chi arriva 1.

Tuti gli altri... petta... sì, questa mela ricordo: devonoandarseneaffancùlo.


venerdì 16 novembre 2007

Questione di incastri.


C'è un ragazzo che probabilmente da giovane ha tentato di sedare le proprie tempeste ormonali guardando troppi telefilm di Starsky&Hutch, anziché sgommare in camporella con la fidanzata su un Garelli a tre marce.
C'è uno Stato che a forza di fare il duro con i deboli e il debole con i forti, ha smarrito ogni capacità di essere autorevole (sempre) o autoritario (quando serve), diventando efficacissimo solo nel trovare discariche di massa dentro le quali gettare impunemente le questioni che non è in grado di affrontare e risolvere.
Risultato: la vita e il futuro di Gabriele Sandri (28 anni) cancellati in un istante. La vita e il futuro di chi lo amava, distrutti per sempre.
Con questa deprimente accoppiata (Stato - ragazzo con la pistola), il pallone non c'entrava nulla davvero, una volta tanto. Ma la discarica del calcio, si sa, è talmente grande, puzzolente e incontrollata che non si poteva rinunciare nemmeno questa volta alla tentazione di servirsene.
Una domenica senza campionati professionistici e le trasferte vietate a tante persone perbene (quasi tutte), sono l'ennesimo affronto all'intelligenza di chi allo stadio ci va senza spranghe ma, piuttosto, con la speranza di vedere uno spettacolo depurato da certi contorni di inciviltà.
Mi aspetto che al prossimo episodio di bullismo alle elementari, questo stesso Stato risponda con l'unica mossa che pare in grado di sfoderare nei momenti difficili, e chiuda le scuole per un giorno, un mese, un anno.
O magari - forse sarebbe meglio - che si dia una scrollata e provi a fare come negli anni di piombo, quando con fatica ma con successo infiltrò, studiò, isolò ed annientò il terrorismo.
La ciliegina sulla torta, ma forse pretendo troppo, sarebbe che questo stesso Stato si preoccupasse anche di educare meglio i propri figli (quelli con la divisa intendo), perché affrontassero la vita con più Garelli e meno telefilm.
Se tutto questo riuscirà, come per incanto quel calcio che ogni tanto si ferma e subito riparte senza nemmeno sapere il perché, tornerà ad essere normale.

Oddio, normale si fa per dire. Ma questa è un'altra storia.

giovedì 15 novembre 2007

Comunque vada, sarà un successo.


Quando lo scorso 11 luglio scrivevo questo post sulla sconcertante intervista rilasciata da John Elkann al Corriere della Sera, ingenuamente me la prendevo con l'idea che qualcuno si stesse impadronendo delle idee altrui per il semplice motivo che non ne esistevano di migliori (e che comunque il manager di razza Antonio Giraudo aveva avuto con qualche anno di anticipo rispetto al portatore sano di tutors attempati).
Mai mi sarei sognato che dopo soli quattro mesi da quel giorno d'estate, il Cda della Juventus dove si sarebbe dovuto fare chiarezza sul progetto della nuova casa bianconera, finisse per partorire non dico un topolino, ma una larva di mosca carnaria (bigattino o cagnotto, per chi non ha più in cantina l'enciclopedia Conoscere).
Dopo che l'Italia aveva perso gli europei del 2012 contro la candidatura granitica del colosso Polonia/Ucraina, si era capito immediatamente che per il nuovo stadio della Juventus tirava una brutta aria.
Qualcuno aveva detto di non fare i catastrofisti, che una soluzione si sarebbe trovata, ma dopo poche ore uno dei cervelli più fini del novecento (clicca qui per il resoconto completo), con le sue pacate esternazioni aveva fatto svanire ogni speranza.
Ieri, la compagnia dello smile riunitasi in Corso Galileo Ferraris ha stabilito che dopo il Cda del prossimo dicembre probabilmente sarà tutto più chiaro, non prendendo per ora nessuna decisione. A dire il vero, durante l'Assemblea dei Soci dello scorso 26 ottobre, era stato indicato proprio il Cda di ieri come crocevia decisivo per le sorti del nuovo Delle Alpi (o magari Italia Independent Lonely Hearts Club Band & Smiles Stadium, suggerirei a chi so io).
La timida speranza è che questo temporeggiare, anche se offensivo per l'intelligenza dei tifosi come me senza sciarpa sul volto e cintura roteante in mano, significhi qualcosa di concreto per le possibili operazioni di distacco della Juventus dal controllo della famiglia Elkann-Grande Stevens-Gabetti-Montezemolo, peraltro mai negate in Assemblea né dal mimo né da monsieur Ah, voilà.
Se invece questa sciagura dovesse proprio - al contrario - continuare, si potrebbe tagliare la testa al toro, varando un progetto ambizioso ma in linea con la filosofia dell'esageruma nen tanto cara ai torinesi vecchio stampo, come i rampolli e i tutori della famiglia Agnelli.

Vi mostriamo, nella foto in alto, il rendering del progetto definitivo.

mercoledì 14 novembre 2007

Aiutiamoli.


Cerco di integrare gli ottimi consigli del Mago di Ios il quale suggerisce, a chi non avesse ancora provveduto, una serie di preziosissimi articoli da regalare al secondogenito di Lavinia e John Elkann.
Siccome una delle imprese più difficili che le giovani coppie si trovano ad affrontare oggi (a parte la quarta settimana del mese senza una lira) è la scelta del nome da dare ai propri pargoli (i due rampolli sopracitati ne sono un inquietante esempio), ecco alcune idee per chiunque si trovi drammaticamente a metà del guado.
Mi ispiro alle parole pronunciate da John Elkann, che ha esibito come unica attenuante a questa violenza sul minore (sì, violenza: se gli vuoi bene non lo puoi chiamare Oceano ), il fatto che sia "di buon auspicio".
Bene, mi rivolgo in ordine sparso:
A chi non ha la fortuna di essere l'erede dell'Avvocato, ma non vuole sentirsi da meno: mantieni un profilo leggermente più basso, chiamandolo Laghetto.
A chi non vuole sentirsi da meno ma lavora da solo, e per disgrazia ha avuto in dono dal Signore una femminuccia anziché un maschietto: fai vedere chi sei, e chiamala Pozzànghera.
A chi non si dà pace per un po' di ittero nel neonato. Calma, pochi giorni e dovrebbe passare. In caso contrario, fai di necessità virtù e chiamalo Mar Giallo.
A chi comincia a dubitare dell'animatore turistico incontrato dalla moglie quella volta, in vacanza in Sardegna: se dalla carnagione del piccolo capisci che forse non ti sbagliavi, fai una virata decisa sull'esotico e chiamalo Mar Nero.
A chi non ha il coraggio di esternare le proprie emozioni alla bellissima - ma ancora ignara - ragazza coricata sul sedile posteriore della Grande Punto, conosciuta due ore prima in discoteca: poteresti vincere la timidezza, proponendole di chiamarlo Sonvenùto. Probabilmente lei ti risponderà sei un bastardo, ma non prenderla come un'alternativa per il nome. Auguri, ne hai bisogno.
Concludo citando l'esilarante battuta dello zio di Oceano, che non è il marito della Terra ma più semplicemente Lapo Elkann, il quale ha salutato l'arrivo del secondo nipotino scherzando: "Un altro maschio: tra un po' potremo fare una nuova squadra di calcio, di basket o di pallavolo".

Per quella di calcio, ti preghiamo di evitare i nomi in latino e le divise a strisce. Per basket e pallavolo, fai pure come se fossi a casa tua: per noi non c'è problema.

martedì 13 novembre 2007

A volte ritornano.


Salvo colpevoli ritardi nella presa di coscienza di quanto lo Ju29ro Team va ripetendo da un anno, non vi sarà sfuggito l'ennesimo tassello di un mosaico il quale, anziché consolidare la struttura di calciopoli, aggiunge altra dinamite alle sue fondamenta.
Il membro del nuovo-ma-vecchio-ma-nuovo calcio pulito Claudio Pasqualin (foto), procuratore di lungo corso con la memoria corta, ha pomposamente affermato che i commenti sul suo assistito Sebastian Giovinco lo riempiono di orgoglio.
Considerato che i meriti dell'avvocato udinese si limitano al possesso della sua procura sportiva, al suo posto avrei manifestato in maniera più terra terra la prospettiva di fare cassa (Giovinco ha 20 anni ed un futuro con ottime prospettive), lasciando l'orgoglio a chi lo ha messo al mondo o, perché no, a chi lo ha formato e svezzato sui campetti di calcio.
Nulla di nuovo sotto il sole, nel mondo del calcio le parole sono come la nuova Juventus in Lega: senza peso.
La riapparizione improvvisa di Pasqualin al di fuori del salotto televisivo della Domenica Sportiva, mi ha ricordato una delle dichiarazioni più rumorose - e al tempo stesso ignorate - dell'anno scorso. Proprio dal pulpito della Domenica Sportiva, questo alfiere dell'esercito più nefasto tra tutti gli eserciti del mondo del calcio - quello dei procuratori - attaccava il sistema Moggi salutando come una benedizione la tempesta di calciopoli ed il suo effetto purificatore.
Senza scomporsi troppo, come spesso gli succede quando apre il libro dei ricordi, il Direttore gli rammentò di quella volta che, per concludere la cessione del suo assistito Paolo Montero alla Juventus, Pasqualin avanzò con disinvoltura allo stesso Moggi una proposta: non dire a Montero che la Juventus mi paga la provvigione sul trasferimento, così posso chiederla anche a lui.
Non mi risulta siano seguite querele o smentite nonostante l'accusa di Moggi, rivolta ad un avvocato prima ancora che a un procuratore sportivo, risulti particolarmente grave.
Probabilmente, quando i venti giustizialisti di calciopoli soffiavano ancora forte, si contava sul fatto che ogni cosa detta dal Direttore non valesse nulla, specialmente agli occhi e alle orecchie dei sudditi delle gazzette stampate o teletrasmesse.
Credo che oggi sarebbe il caso di rinfrescare la memoria a tutti quanti, se non altro perché nessuno dei nuovi-ma-vecchi-ma-nuovi protagonisti dello spettacolo (praticamente tutti), pensi di rivolgersi sempre e comunque ai sudditi un po' appannati delle stesse gazzette, bianche o colorate che siano.
Un consiglio: fate come noi juventini. Se avete qualcosa da dire, ditelo. Se da dire non avete nulla, rimanete in silenzio e aspettate che qualcosa accada. In fondo, la farsa di calciopoli finora noi l'abbiamo subìta, senza alternative ma con molta dignità. Fatevene una ragione. Ci sono buone possibilità che prossimamente possa toccare a voi.

Nel frattempo, sarebbe dignitoso che rimaneste in silenzio.

lunedì 12 novembre 2007

La tragedia aiuta gli audaci.


Discutere di quanto è successo fuori dal quel dannato autogrill, servirebbe solo ad alimentare sguaiati faccia a faccia tra i sostenitori del "quando c'è casino, si spara!" e quelli del "quando c'è casino, sbirri assassini!".
Non è chiaro, almeno mentre scrivo, cosa sia successo. Una cosa però, dal verbale della polizia stradale, sembrerebbe chiara: chi ha sparato, non pensava ad uno scontro tra tifosi, ma a qualcosa di più simile alla delinquenza comune che troppo spesso leggiamo sui giornali. Se è così, domando: cosa c'entra il pallone?
Siccome è di pallone (e smiles) che mi occupo su questo blog, mi prendo una licenza supplementare di sarcasmo noir e faccio una considerazione: la compagnia dello smile, come tutti gli sfigati ben protetti, ha anche un gran culo.
Una delle giornate di campionato più grottesche della stagione (e siamo ancora all'inizio), è passata inosservata grazie al (solito) cordoglio preconfezionato di tutti per il povero Gabriele Sandri, proprio il giorno in cui sarebbe stato impossibile rigirare la frittata del campo in maniera credibile. Perfino Pistocchi (!) al termine di Parma-Juve si è lasciato scappare che il gol del 3-2 di Iaquinta, era regolare.
A parte questo, che non è poco vista la fatica imbarazzante con la quale la nuova Juventus resiste contro squadre da retrocessione, c'è anche una nuova tendenza per le stagioni future. Il disegno è quello di un Chiellini versione new Montero, che i pennivendoli hanno già definito pazzo e sconsiderato nelle reazioni contro arbitri e avversari.
Sarà, ma ieri il suo intervento su Morfeo, ancorché duro, è stato sul pallone, e la reazione Chiellini l'ha subita, non certo alimentata. Fuori tutti e due, voilà.
Vista l'aria che tira, bisognerà spiegare a Chiellini (Moggi lo avrebbe fatto molto bene ma non c'è più, e dubito che qualcuno sia in grado di sostituirlo anche per queste mansioni basilari) che perdere la testa ad ogni decisione sbagliata, servirà solo a privare la squadra di uno dei pochi giocatori in grado di tenerla in piedi. Pochi mesi fa era stato proprio lui a lamentarsi per lo scarso utilizzo, e per quanto mi riguarda non gliele avevo mandate a dire.
Oggi che ha ottenuto ciò che voleva (il posto da titolare), si dia da fare per non perderlo, e si abitui all'idea che per la critica sopraffina dei Palombo e dei Cannavò, una Juve senza il cattivone di turno non sarebbe la vera Juve, si chiami esso Moggi o Montero o Belzebù, meglio se tutti e tre insieme.

Peccato che la Juve vera sia scomparsa. Ma questi sono dettagli.

venerdì 9 novembre 2007

I Tavaroli del Mulino Stanco.


Una volta c'erano le Macine.
Poi Beppe Grillo svelò che sono imbottite di PM10, quindi se le mangino loro, abbiamo pensato.
Ma oggi, per la prima colazione di tutti gli italiani, sono nati i... Tavaroli del Mulino Stanco (foto).
Sono teneri, dolci, si lasciano tuffare nel caffè, nel cappuccino, nel vin santo, nella cioccolta calda.
Non chiedono nulla, ti lisciano il palato con la loro fragranza vellutata, si lasciano azzannare come le cosce di un'antilope davanti a una leonessa, o come quelle di una velina davanti a un terzino con la seconda media.
Li puoi spezzare, li puoi sbriciolare, li puoi rosicchiare, li puoi ciucciare. I Tavaroli del Mulino Stanco sono adatti per qualsiasi colazione, spuntino, merenda, intervallo. Ne puoi avere quanti ne vuoi, non fanno ingrassare (gli altri). Se li offri agli amici, fai un figurone.
Se però, disgraziatamente, provi a intingerli nella merda, succede ciò che non ti aspetti: si ribellano. Perché sono sì inanimati, essendo biscotti, ma non sono stupidi. Ai Tavaroli del Mulino Stanco, piace soddisfare i desideri di chi ne ha comprato un sacchetto al supermercato (o in borsa, o in caserma, o in banca, o in parlamento, o all'allenamento), a patto che il golosone di turno non faccia finta di non conoscerli quando il dottore li scopre nella dispensa.
Così quel gusto inconfondibile di pasta frolla della nonna, diventa rancido come una peperonata lasciata al sole quindici giorni. E viene un male allo stomaco da paura.

Tronchetti, Moratti, Montezemolo: cosa fate piegati in quel modo? Primi sintomi di dissenteria?


giovedì 8 novembre 2007

Caro Babbo Natale...


Sgombro subito il campo da equivoci: non ci guadagno un euro.
Se ho deciso di farlo con un certo anticipo, come accade in quei centri di aggregazione per ritardati mentali che sono gli ipermercati, è solo perché credo che ne valga la pena.
I link sotto al titolo del mio blog, con i quali mi permetto di suggerire un regalino natalizio, portano dritti al cuore del problema. Sono i lavori di chi, fino ad oggi, ha sacrificato tempo ed energie per capire e riflettere sulla farsa di calciopoli, dalla sua genesi fino ai giorni nostri.
Non conosco gli autori personalmente, anche se ho avuto il piacere di vederli in TV o di scambiarci quattro chiacchiere sui forum o via e-mail, almeno finora.
Io li ho letti tutti ed una cosa è certa, credetemi. Se solo gente come loro, potesse avere un confronto a viso aperto (e documenti spianati) con tutta la fuffa giornalistica che abbaia nelle varie trasmissioni televisive nostrane, alla fine ci ritroveremmo con ventinove scudetti più - probabilmente - quelli dei passaporti falsi dei vari laziali, romanisti e milanesi onesti.
Lo stesso valga per l'associazione Giulemanidallajuve. Se proprio non avete nessuno a cui fare un regalo, fatelo alla vostra passione di juventini, versando un contributo (grande o piccolo non importa) che possa aiutare le iniziative di carattere legale che un altro gruppo di persone straordinarie sta portando avanti in ambito europeo.
Non so come finirà, ma di sicuro non ci sono speranze per coloro che sognano la normalizzazione incondizionata dello spettacolo.
A proposito: l'altra sera ho sentito l'uomo nel bagagliaio ricordare il grande Enzo Biagi definendolo una persona perbene. Proprio lo stesso giudizio che quest'estate diede dei suoi amichetti di salottino Tronchetti, Moratti e Della Valle. Con cinque iniezioni di Plasil nella carotide, sono riuscito a non vomitare, ma che fatica.
Così come quando il super amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne, dopo aver demolito la propria Ferrari contro il povero sfigato che lo precedeva (pare gli sia stata fatale l'aranciata Guizza gelata subito dopo il panino con il lampredotto), ha precisato che "la Ferrari fa degli ottimi prodotti, gli airbag hanno funzionato benissimo e non mi sono fatto niente". Bravo Nuvolari.

Speriamo che qualche spione non ve le copi.

mercoledì 7 novembre 2007

Internateli in manicomio.


Dopo mesi di semplici post, anche se originali, finalmente posso vantare uno scoop vero per il mio blog.
Pubblico in anteprima la trentaseiesima dichiarazione di scuse di Pavel Nedved (in due giorni) - sollecitatagli come sempre dalla compagnia dello smile (foto, di ritorno dalle Crociate) - al collega Luis Figo:

Carissimo Luis,
volevo ribadire che non sono un violento. Sono distrutto dal dolore per ciò che ti ho causato domenica sera durante Juve-Inter. Non dormo da 60 ore consecutive.
Mia moglie non mi parla più, i miei figli quando mi vedono piangono, anche la vicina di casa ha iniziato a scrollare le briciole della tovaglia sul mio terrazzino.
Non mi lagno per questo, è tutto giusto, sacrosanto. Me lo sono meritato, ma volevo umilmente ricordare a tutti gli appassionati di calcio e di sport in generale che la mia è stata solo foga agonistica. Lo giuro sulla zia di Poborsky.
Chiedo umilmente scusa all'umanità tutta, per ogni comportamento sbagliato che possa aver disturbato chicchessia durante la mia lunga carriera, che mi rendo conto essere piena zeppa di ombre e misfatti dei quali dovrò, un giorno, saper rispondere con dignità.
Chiedo scusa anche per il soprannome che qualche irresponsabile mi ha affibbiato dalla notte dei tempi: Drago di Cheb.
Innanzitutto, le mie più umili scuse alla popolazione di Cheb, il mio paese natale, alla quale ho arrecato tanti danni con i miei comportamenti scriteriati da quando sono venuto al mondo.
In seconda analisi, una considerazione che spero vogliate accettare senza pregiudizi: è vero che i draghi sputano fuoco, ma io non l'ho mai fatto, lo giuro sulla zia di Rosicky. E' solo un soprannome che mi hanno dato.
In ogni caso, se mai fossi stato capace di sputare fiamme, giuro - e sottolineo GIURO - che per alimentarmi avrei comunque usato solo ed esclusivamente carburante ecologico prodotto dal mio fraterno amico Massimo Moratti.
Spero comunque, per concludere, che vogliate apprezzare la mia solidarietà verso la signora del negozio di fronte alla casa dei miei cugini, proprio a Cheb, alla quale l'anno scorso è andato a fuoco il magazzino. Non sono stato io, mi chiamano drago ma non lo sono davvero, è solo un soprannome.

Vabbè, non mi importa. Chiedo umilmente scusa anche a lei.

martedì 6 novembre 2007

Ciao, fuoriclasse.


Purtroppo ci ha lasciati anche lui.
Comunque la si pensi, la razza dei giornalisti veri compie un ulteriore passo verso l'estizione, come accadde già con la scomparsa di Indro Montanelli nel 2001.
Bene farebbero, se solo ne fossero capaci, i pennivendoli senza dignità di certi giornali di oggi, a farsi un esame di coscienza soffermandosi un istante a riflettere su cosa significhi fare informazione anziché disinformazione.
Siccome il motivo che mi ha spinto a creare questo blog, è stato proprio il voltastomaco generato dalla malafede straripante nelle cronache della farsa denominata Calciopoli (quando non addirittura Moggiopoli, a proposito di serietà professionale), riporto il pensiero che lo stesso Enzo Biagi espresse in un'intervista rilasciata a Il Tirreno il 16 luglio 2006, proprio nel bel mezzo della bufera:

"Una sentenza pazzesca, e non perchè il calcio sia un ambiente pulito. Una sentenza pazzesca perchè costruita sul nulla, su intercettazioni difficilmente interpretabili e non proponibili in un procedimento degno di tal nome, una sentenza pazzesca perchè punisce chi era colpevole solo di vivere in un certo ambiente, il tutto condito da un processo che era una riedizione della Santa Inquisizione in chiave moderna. E mi chiedo: cui prodest? A chi giova il tutto?
Perchè tutto è uscito fuori in un determinato momento? Proprio quando, tra Laziogate di Storace, la lista nera di Telecom, poi Calciopoli, poi l'ex Re d'Italia ed ora, ultimo ma non ultimo, la compagnia telefonica Vodafone che ha denunciato Telecom per aver messo sotto controllo i suoi clienti.
Vuoi vedere che per coprire uno scandalo di dimensioni ciclopiche hanno individuato in Luciano Moggi il cattivo da dare in pasto al popolino?"

Parole e musica di Enzo Biagi. Altro che "Fatemi capire".

Campioni e maialate.


Pavel Nedved non ce la fa più. Ne ha tutto il diritto, vista la carta d'identità e la carriera che si lascia alle spalle fatta di corse a perdifiato e battaglie, combattute con un furore ed una continuità fuori dal comune.
Se uno come lui è arrivato al Pallone d'Oro, senza avere i piedi di Zidane ma nemmeno di Camoranesi (che il Pallone d'Oro non lo ha mai vinto), significa che ha lavorato sodo senza trascurare mai nulla.
Come spesso accade quando la testa ti dice cosa fare ma le gambe cominciano a diventare sorde, domenica sera ha colpito un avversario (foto, quello senza occhiali) nel tentativo di soffiargli la palla, finendo per fargli male. Io non credo che lo abbia fatto deliberatamente, ma qualcuno sostiene di sì.
"Lui gioca così" - ha sentenziato il padrone esaurito ed ecologico degli esauriti - aggiungendo che: "Di solito queste cose tra campioni non succedono, quindi uno dei due non lo è".
Su questo, non ci crederete, sono perfettamente d'accordo con il padrone. Sì, proprio così, perché anche Luis Figo, cui Nedved ha fatto male, è un ex Pallone d'Oro. E' uno dei più forti calciatori portoghesi degli ultimi decenni. E' uno che ebbe il coraggio di passare dal Barcellona al Real Madrid senza indugi, senza ipocrisie. Per questo, al suo ritorno al Camp Nou da avversario, i suoi ex tifosi gli lanciarono in campo una testa di maiale mozzata.
E' uno che lo scorso inverno firmò un contratto faraonico con i petrolieri arabi dell' Al-Ittihad, per poi rimangiarsi tutto e rimanere con quell'altro petroliere, esaurito ed ecologico (si vede che gli arabi non lo sono abbastanza).
E' uno che nel 1995 firmò due contratti contemporaneamente, con la Juventus e con il Parma, finendo così al Barcellona per evitare contenziosi pericolosi o squalifiche .
E' uno che pochi giorni fa ha dato la colpa di quest'ultimo episodio a Luciano Moggi, perché con quello che è uscito fuori da calciopoli non potrebbe essere stato nessun altro, ovvio.
Ecco perché penso anch'io che tra lui e Nedved, uno non sia un campione manco per niente.

E non sono il solo. Lo avevano già capito i tifosi del Barcellona, quale dei due non fosse un campione: lanciandogli in campo una testa di maiale.

lunedì 5 novembre 2007

Farsopoli.


Non vincete mai, cantavamo ogni volta agli esauriti. Non hanno perso il vizio, guarda un po', ma con alcune differenze.
Situazioni "A":
Com'è possibile, mi domando, che neppure con una squadra di due spanne superiore alla nostra e con l'ennesima occasione per dimostrare che l'albo d'oro dell'ultimo decennio era stato taroccato dalle malefatte di Moggi, siano riusciti a vincere?
Com'è possibile che una rosa così completa e preziosa, non sia stata capace di asfaltare i resti di quella che era la più forte Juventus degli ultimi vent'anni?
E' blasfemo affermare che quei resti in fondo erano rappresentati, a parte Gigi Buffon, da un ex calciatore appassito (Nedved), un ex super campione in declino nonostante l'encomiabile fedeltà alla maglia (Del Piero), un campione a mezzo servizio (Camoranesi), il più scarso degli ex invincibili anche lui a mezzo servizio (Zebina), un ex panchinaro (Chiellini) e una mitragliatrice ancora efficientissima ma senza munizioni decenti da sparare per i motivi appena elencati (Trezeguet)?
Com'è possibile che con un attacco composto da Ibrahimovic, Crespo, Adriano, Suazo e Cruz (da sempre utilizzato come riserva delle riserve) sia stato ancora una volta quest'ultimo a timbrare il cartellino ed evitare loro l'ennesima figura di esauri-merda?
Situazioni "B":
Com'è possibile che di fronte ad un fallo da rigore (su Del Piero) dopo cinque minuti di gioco, non si siano innescate polemiche, sceneggiate, interrogazioni parlamentari o intercettazioni telefoniche illegali che ne chiarissero le ragioni?
Com'è possibile che il dopo partita sia stato un dopo partita normale, senza isterismi, con i complimenti a questo e a quello per il fair play dimostrato in campo?
Io un'idea me la sono fatta, non so se sia quella giusta: l'operazione smile ed i metodi dei nuovi dirigenti dell'associazione per deprimere, hanno voltato pagina. Per quanto riguarda le situazioni "B", ovviamente.
Per quanto riguarda le situazioni "A", invece, il blocco di granito scolpito dalla vecchia (e vera) Juventus, non si è ancora sbriciolato del tutto.
Non per niente, quella era la Juve più forte degli ultimi vent'anni, allestita e guidata dalle professionalità migliori che il panorama nazionale potesse offrire in ogni settore del pianeta calcistico. Tutta gente scelta e incoronata dai fratelli Agnelli in persona, mica cozze e coniglio.
Con un po' di pazienza, salvo auspicabilissime novità nei prossimi mesi, anche questo "sdoppiamento di situazioni" verrà risolto, in nome della simpatia e dello smile power. Saremo livellati su un solo piano, senza più ambiguità.

Manco a dirlo, sarà il piano delle situazioni "B", come la categoria nella quale abbiamo orgogliosamente accettato di giocare l'anno scorso. Che fico!

sabato 3 novembre 2007

Me lo regge, per favore?


La telegiornalista chic (foto), dopo essersi formata con il Grande Fratello di Salvo, Rocco e Taricone, ha imparato a volare.
Intervistando Luciano Moggi, ha inanellato domande profonde e illuminanti, vista la dubbia provenienza morale dell'intervistato.
La vetta di questa montagna della cultura col sorriso fisso (e finto), si è materializzata quando con l'aria finto-stupita ha domandato: " Moggi... Quattrocento telefonate al giorno! Ma come faceva a fare la pipì?"
Il direttore, che per età potrebbe essere mio padre e di sicuro non possiede le battute dell'Avvocato Agnelli, ha risposto come qualsiasi uomo della sua generazione avrebbe probabilmente risposto.
Da quella risposta, la telegiornalista ha avuto le conferme che si aspettava, lei che non ha preconcetti non avendolo mai incontrato, sulla personalità del Direttore: "Lei, in effetti, ha proprio degli atteggiamenti da Padrino".
E giù a battibeccare per dieci minuti di fila, con lo spettatore indeciso se spegnere la TV o chiamare un'ambulanza con lo psicologo a bordo.
Quando però il Direttore ha tirato in ballo intercettatori illegali e spioni, la telegiornalista ha finto (essendo finta) di cascare dalle nuvole, come se non sapesse a chi e cosa Moggi si riferisse.
Vede, signora Bignardi, non c'entra quasi nulla il pallone. Ciò di cui Moggi parlava, riguarda un'inchiesta della procura di Milano sulle centinaia di migliaia di intercettazioni telefoniche illegali, fatte dalla Telecom per anni e anni a danno di politici, militari, finanzieri, industriali, giornalisti, ecc. ecc.
Anche ad arbitri e calciatori, certo, ma questo è il meno - pensi un po' - di fronte alla fogna che le ho appena descritto. Lei che è telegiornalista in una rete di proprietà della Telecom, non ne sapeva nulla?

Si informi, legga, si documenti. Pensi che fortuna, essere donna: potrà farlo anche da seduta, mentre fa la pipì.

venerdì 2 novembre 2007

Sì, certo...


Ho rivisto uno dei capolavori di Andrew Lloyd Webber (nella foto, il film) e mi è venuta in mente quella battuta, così adatta alle ultime vicende di j1897.com.
Qualcuno vorrebbe farci credere che il Signore è morto dal freddo.
Per me non c'è problema, palla al centro e si ricomincia, i forum sono uno straordinario veicolo sul quale far viaggiare i propri pensieri, di cosa facciano e come lo facciano francamente non me ne frega nulla.
L'unica cosa che mi disturba ancora di più della faccia di Montezemolo o degli scudetti vinti a tavolino - il che non è poco - è che qualcuno mi consideri un idiota. Non ho l'età (mi perdoni Gigliola Cinquetti), per sopportare con indifferenza che qualcuno mi racconti la favola del lupo aspettandosi che me la beva, come un ragazzino di vent'anni qualunque.
C'è gente che non ha fatto in tempo a vedere e conoscere i perché di un amore che mi porto dentro da sempre. Sono nati troppo tardi e non gliene faccio certo una colpa. Però impari che l'autorevolezza non si ottiene dal maneggiare un mouse potente come Goldrake, che decide chi vive e chi muore.
L'autorevolezza si ottiene con le idee, con la capacità di imparare, di capire e, al limite, di insegnare.

E' stata un'occasione persa, pazienza. Si ricomincia.

Il gioco di sponda.


Una volta è successo che per riuscire a mettere in galera Al Capone, il governo abbia dovuto attaccarsi al reato di evasione fiscale, nonostante il nostro celebre emigrante avesse sulla coscienza omicidi e traffici illegali a dozzine. Mancavano le prove.
Stavolta è successo che una (ex) società sportiva tra le più gloriose e amate del mondo, abbia dovuto attaccarsi allo sfruttamento illegale del proprio marchio per far chiudere un forum (j1897.com), magari perché questa comunità virtuale (la più frequentata in Europa), aveva sulla coscienza il raccontare verità scomode.
In entrambi i casi, l'importante è stato arrivare al bersaglio, in modo da evitare che potesse continuare impunemente a far danni.
La sfiga (per l'ex società), è che la rete è ancora troppo libera per pensare di scollegare migliaia di cervelli dalle rispettive tastiere così, con qualche minaccia o promessa da guappo fatta a questo o a quello.
Chiunque abbia da dire o da capire qualcosa su calciopoli, non ha che da collegarsi al forum di Giulemanidallajuve, dove il lavoro interrotto l'altro ieri è già ripreso come se nulla fosse successo.
L'unico segno che da tifoso porterò dentro indelebilmente - come se non bastassero quelli ricevuti l'anno scorso - sarà l'avere constatato come l'ex società non abbia esitato ad agire nemmeno di fronte alla passione sincera di tante persone, pur di proseguire il percorso stabilito dalla primavera del 2006.
Se è vero che tanti tifosi appassionati di una squadra di calcio, dovrebbero rappresentarne simbolicamente i figli, siamo di fronte ad uno struggente caso di legame disorganizzato, dove la madre non si limita ad ignorare le richieste e i bisogni del figlio, ma arriva a maltrattarlo.
Rapporti burrascosi tra madri e figli, in perfetto new style. Il fine giustifica i mezzi (vi ricorda qualcosa?), se preferite. Con una differenza, però: che noi abbiamo la pelle dura, durissima.

Prima questa mamma ne prenderà atto, meglio sarà per tutti.