C'è un ragazzo che probabilmente da giovane ha tentato di sedare le proprie tempeste ormonali guardando troppi telefilm di Starsky&Hutch, anziché sgommare in camporella con la fidanzata su un Garelli a tre marce.
C'è uno Stato che a forza di fare il duro con i deboli e il debole con i forti, ha smarrito ogni capacità di essere autorevole (sempre) o autoritario (quando serve), diventando efficacissimo solo nel trovare discariche di massa dentro le quali gettare impunemente le questioni che non è in grado di affrontare e risolvere.
Risultato: la vita e il futuro di Gabriele Sandri (28 anni) cancellati in un istante. La vita e il futuro di chi lo amava, distrutti per sempre.
Con questa deprimente accoppiata (Stato - ragazzo con la pistola), il pallone non c'entrava nulla davvero, una volta tanto. Ma la discarica del calcio, si sa, è talmente grande, puzzolente e incontrollata che non si poteva rinunciare nemmeno questa volta alla tentazione di servirsene.
Una domenica senza campionati professionistici e le trasferte vietate a tante persone perbene (quasi tutte), sono l'ennesimo affronto all'intelligenza di chi allo stadio ci va senza spranghe ma, piuttosto, con la speranza di vedere uno spettacolo depurato da certi contorni di inciviltà.
Mi aspetto che al prossimo episodio di bullismo alle elementari, questo stesso Stato risponda con l'unica mossa che pare in grado di sfoderare nei momenti difficili, e chiuda le scuole per un giorno, un mese, un anno.
O magari - forse sarebbe meglio - che si dia una scrollata e provi a fare come negli anni di piombo, quando con fatica ma con successo infiltrò, studiò, isolò ed annientò il terrorismo.
La ciliegina sulla torta, ma forse pretendo troppo, sarebbe che questo stesso Stato si preoccupasse anche di educare meglio i propri figli (quelli con la divisa intendo), perché affrontassero la vita con più Garelli e meno telefilm.
Se tutto questo riuscirà, come per incanto quel calcio che ogni tanto si ferma e subito riparte senza nemmeno sapere il perché, tornerà ad essere normale.
Oddio, normale si fa per dire. Ma questa è un'altra storia.
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