martedì 31 luglio 2007

Non hanno più sete.


Vagando su internet alla ricerca di risposte alle mie infinite domande, in un blog di tifosi granata ho trovato questa perla:

Siete invidiosi che noi abbiamo il nome della città.
Siete invidiosi del nostro simbolo che avete depredato e aggiunto nel vostro stemma.
Siete invidiosi dei nostri colori, ora avete anche una nuova divisa " rossa " che già si avvicina al nostro granata.
Siete invidiosi della nostra passione che ci porta in 60.000 in B mentre voi siete in 8000 in Champions.
Siete invidiosi della nostra storia che neanche rubando scudetti con arbitri corrotti e doping riuscite ad eguagliare.
Siete invidosi della nostra curva e del nostro tifo.
Siete invidiosi del Comunale che anche se fa schifo ci volete mettere le mani sopra, solo per il gusto di usare ancora una volta la vostra arroganza e prepotenza.
Siete invidiosi che Torino è la nostra città e voi siete solo ospiti.
Siete solo invidiosi,potreste anche cancellarci dal panorama calcistico ma Torino sarà sempre nostra e voi non raggiungerete mai il nostro blasone.
Il vostro calcio marcio dove regna solo il Dio denaro, dove vi fate le regole a seconda della vostra convenienza, dove il verdetto del campo non ha più valore, dove vincono sempre gli stessi e non c'è più spazio per le altre società.
Ma la A ci appartiene!!! E ce la riprenderemo!!!

Risale a due anni fa, era il luglio 2005, e si può capire il delirio, in quel momento, per un tifoso del Torino. Si trattava di fallire e ripartire dalla serie B, grazie al Lodo Petrucci, per via di una fidejssione non conforme a quanto richiesto dai regolamenti. In altre parole, il Toro non potè iscriversi al campionato di serie A, a causa di irregolarità contabili.
Alcune settimane fa, è stato stabilito che un'altra squadra (di Milano) nel 2005 non si sarebbe potuta iscrivere al campionato, sempre a causa di irregolarità contabili. Quella stessa squadra che, da circa un anno, si definisce onesta e vince tutte le competizioni alle quali partecipa, tranne quelle dove ci sono anche degli avversari.
Se qualcuno trovasse, sul web o altrove, commenti al vetriolo sul differente trattamento riservato alle due società in questione, è pregato di segnalarlo su questo blog. In caso contrario, per me sarà sempre più bello vincere con un rigore dubbio al 90° e tanti, tanti avversari incazzati. Contro tutti.

Amici di nessuno, appunto.

Lui è deluso.


Dice che è deluso, Mr. più smiles (foto).
Dal ciclismo dei dopati, anche se la maggiore responsabile è la televisione, perchè non si possono reggere i ritmi imposti dal circo mediatico senza usare additivi. Dalla Formula Uno, che è "addirittura grottesca, tanto è evidente l'inganno". Di calcio non ne parla, dal momento che il problema, là nel pallone, era allontanare i lupi mannari Moggi e Giraudo. Ora tutto fila liscio e senza intoppi. Mr. più smiles minaccia, però, di non investire nemmeno un centesimo in discipline sportive le cui squadre si siano macchiate di scorrettezza e slealtà.
Minchia, che paura. I mercati tremano, le borse crollano.

Commentare la faccia di questo qui, sarebbe sleale. Commentarne i pensieri, pure.

lunedì 30 luglio 2007

Me lo prendi papà?


Con grande coerenza, la primavera scorsa, Marcello Lippi ha declinato l'invito di Jean Claude Blanc ad un terzo mandato sulla panchina della Juve, per motivi familiari.
Quali siano quei motivi, non è un segreto. Il figlio Davide, in seguito al terremoto di calciopoli, è finito nei guai, almeno secondo l'accusa, a causa della propria attività di procuratore GEA. Trovo ineccepibile che un padre, davanti alle difficoltà di un figlio, tagli i ponti con il mondo intero. Non ho ragione di dubitare dell'innocenza di Davide, fino a prova contraria, e nemmeno mi interessa molto parlarne, in questo caso.
Mi interessa parlare, però, del suo continuo apparire sulle agenzie di stampa con commenti e valutazioni in merito al ventilato trasferimento di Giorgio Chiellini al Manchester City. Ho scritto, alcuni giorni fa, di Chiellini e delle sue discutibili rivendicazioni. Il terzino senza vergogna, ha rinnovato un contratto da 900mila euro a stagione fino al 2011 , alcuni mesi fa. Appare evidente, quindi, l'ennesimo tentativo di ingrassare il portafoglio chiedendo un ritocco o, in alternativa, un trasferimento ad altro club disposto, pare, ad aumentargli lo stipendio di più del doppio. Come sempre, queste situazioni sono sollecitate, o quantomeno appoggiate, da coloro i quali vivono delle percentuali su trasferimenti e ingaggi, i procuratori appunto.
Davide Lippi ha tutto il diritto di fare il proprio lavoro come gli pare, non sarebbe giusto doversi auto-sospendere per via dei fantasmi di un processo che non è nemmeno iniziato. Tuttavia, avrei trovato più opportuno e un po' più di classe evitare di alimentare il già nutrito e deprimente balletto dei trasferimenti da buoncostume. Magari facendo parlare altri, magari senza apparire troppo, magari chiedendo consiglio a suo padre, il quale avrà un caratteraccio ma in fondo è rimasto a casa per questo, la primavera scorsa.

A volte sarebbe opportuno, o di classe, barattare qualche decina di migliaia di euro con una figura di merda in meno.

venerdì 27 luglio 2007

Viva la Cassazione!


Sulla home page dei dementi, l'immagine del look 2007/2008. In effetti, la cosa che più si adatta a questo circolo di esauriti, è la Croce Rossa. L'ultimo esaurito, il difensore rumeno con i procuratori analfabeti, ha detto che ha fatto una scelta di vita.

Ancora volume a palla, ragazzi, e cliccate sulla croce interista. Per tutti loro, neo acquisto compreso.

Luca, non ti sarai mica arrabbiato?


Cosa ci sarà di strano, se qualcuno si è fregato i progetti della monoposto più amata dagli italiani per farli vedere ai rivali della McLaren Mercedes?
"Non finisce qui", ha dichiarato l'uomo dal doppio cognome che fa fine e non impegna (quello nel bagagliaio, qualche post più in basso). In uno sport (?) dove il fatturato di una sola Casa Costruttrice è talmente grande da fare impallidire una manovra finanziaria nostrana, ha senso stupirsi del finale a taralluci e vino? Se è vero che il calcio ha iniziato a marcire dalle sue radici con l'avvento dello scopo di lucro, appare puerile pestare i piedi per terra davanti al tentativo, diciamo ardito, di avvantaggiarsi sugli avversari per conseguire il successo finale, in una disciplina dove le Società partecipanti hanno il lucro come fine unico della propria esistenza e qualche decina di migliaia di dipendenti a libro paga.
Siccome non mi piace gridare allo scandalo ogni volta che una sentenza non sorride ai miei desideri, stavolta voglio prendere per buona la decisione del collegio giudicante a quattro ruote. Quindi la McLaren, in virtù della sua storia e della sua sportività, è innocente. In una parola, così di moda ultimamente: onesta. Come l'Inter della persona perbene Moratti, grande amico di Montezuma, il quale mai si sognerebbe di rubare qualcosa a qualcuno, sia essa un progetto o uno scudetto. Vabbè, uno scudetto magari sì, che sarà mai?

Ma un progetto no, quello no. Anche perchè non avrebbe nessuno in grado di spiegarglielo.

Ieri, oggi, domani.


Dopo circa venti giorni dal primo post su questo blog, mi rendo conto che il tema di calciopoli possa essere stucchevole e quasi anacronistico, con il campionato all'orizzonte e tutto il contorno di fatti e misfatti accantonati con fastidio da chi sogna il liberatorio calcio d'inizio.
Me lo pongo anch'io il problema, nonostante la pensi in un certo modo, quando cerco spunti e destinatari ai quali rivolgere domande e considerazioni polemiche su ciò che è stato. In primo luogo, perchè non tutti gli juventini sentono di aver perso qualcosa senza meritarlo, classificando come rompiscatole noi che continuiamo a sbraitare. In secondo luogo perchè la situazione, già oggi, dopo nemmeno un anno dall'epilogo di calciopoli, è tale da non lasciare alcuno spazio alle speranze di revisione del "pacchetto sanzionatorio" comminato alla Juve.
Ciò che non mi piace, in ogni caso, è che un uomo da tutti indicato come esempio di stile e coerenza (foto), addirittura possibile futuro capitano per il post-Del Piero, inviti tutti noi a non pensarci più, perchè gridare non serve a nulla. Se l'amore per il bianconero risale all'infanzia e non è mai stato insaporito dalla pace dei sensi (finanziaria) di qualche milione di euro, smettere di gridare risulta più complicato. Almeno a quelli come me.
Scavalcare calciopoli così, guardando dritto avanti, significa accettarne di fatto le conclusioni, senza se e senza ma. Significa, sia ben chiaro a tutti quanti, spargere un sacco di fuliggine su tutti i 109 anni di storia bianconera. Non solo sulle imprese della Juve da Vialli in avanti. Chi amerà la Juve domani, i bambini di oggi, sarà costretto a spazzare via di continuo quella fuliggine, anche rivedendo le piroette di Bettega e Platini, di Charles e Sivori, e ancora più indietro, fino allo squadrone del quinquennio.

Diceva Gianni Brera che si nasce incendiari e si muore pompieri. Dipende da quanto, ognuno di noi, intende ancora campare.

giovedì 26 luglio 2007

Armiamoci e partite.


Ha raggiunto la squadra per dare la carica (ebbene sì, lui) in vista della stagione che inizierà tra circa un mese.
Il glaciale Yaki (foto imbarazzante), sembra tentare un approccio con la filosofia del fratellino minore, del quale indossa uno dei motivi esistenziali, l'occhiale da 1007 euro. Una vera chicca, davvero.
Dice che "questo è un momento delicato della stagione" e che "sta nascendo un bel gruppo". Siamo tutti contentissimi, visto che sarà realisticamente durissima reggere l'urto con squadre già rodate dagli anni e imbottite di campioni oltre ogni limite. Per colmare quel gap che non conoscevamo da una dozzina di anni, suggerisce ai tifosi, a noi tutti, di stare ancora più vicini alla squadra, quasicchè un attimo di lucida consapevolezza gli avesse svelato che non è ancora così.
Le immagini (poche) del ritiro di Pinzolo e dell'amichevole con la Cina olimpica (nessuna), testimoniano un calore ed un affetto che, francamente, non ricordo di aver visto neppure durante i ritiri degli anni d'oro, quando la Juve si radunava tirandosi appresso un rimorchio carico di trofei vinti la stagione precedente. Nulla, insomma, lascerebbe pensare ad una disaffezione da parte del popolo bianconero per i colori del cuore. Tranne che nella sua testa. Nella testa di qualcuno che non ha sicuramente perso il sonno ma, mi piace pensare e sperare, qualche senso di disagio ripensando alla vita e alle parole di suo nonno riesce ancora a provarlo.
Effettivamente stavolta l'istinto ti ha detto bene, perchè non siamo in pochi ad avere ancora molto da ridire, nonostante il desiderio di vedere la palla al centro per imprecare o gioire durante quell'impagabile ora e mezza più recupero.
Credo sia per questa ragione che il bagno di folla vissuto fin qui dalla nuova Juve, sia percepito come qualcosa di incompleto nonostante le apparenze. Ancora privo di quel non so che, impalpabile ma dannatamente grande per essere ignorato. L'affetto di quelli come noi, ancora fermi ad aspettare un cenno di aiuto in un momento delicato della stagione, quando un bel gruppo c'era già.

Che momento. Era il luglio scorso.

mercoledì 25 luglio 2007

Facci capire.


La ricordo ancora come fosse oggi. In piena bufera calciopoli, una perla di saggezza tagliò il cielo illuminandolo con l'energia di un laser a femtosecondi. A partorirla fu lui, il grande vecchio del giornalismo sportivo italiano (foto), che una felicissima espressione di Luciano Moggi ha recentemente definito "Candido ma non troppo".
Questa simpatica macchietta, verosimilmente sfuggita al controllo della security di un gerontocomio, ebbe la sfacciataggine di affermare che il calcio, a quel punto, doveva avere la forza di ripartire da zero, prendendo esempio dal ciclismo.
Non sono nè appassionato nè esperto delle due ruote senza motore, ma basta fare mente locale all'ultimo anno, partendo dalla positività di Vinokourov riscontrata ieri al Tour de France - con conseguente ritiro dell'intera squadra - per notare come lo sport più amato dal giornale rosa a tre veli, somigli più alla comunità di San Patrignano che ad una disciplina olimpica.
Di fronte ad una così sconcertante realtà, la malafede più profonda diventa l'unica alternativa plausibile alla demenza senile del decano dei cronisti. E, in questo scenario comico e deprimente al tempo stesso, assume connotati ancora più odiosi il titolo retorico della sua rubica "Fatemi capire" (sempre sulla carta rosa, of course), con quell'aria snob di chi le cose può solo spiegarle, avendole già capite tutte. Come se Berlusconi avesse uno spazio sul TG4 di Emilio Fede, intitolato: "Posso dire la mia"?

Candido, facci capire. Cannavò è un giornalista o il passato remoto di cannavare?

martedì 24 luglio 2007

Un bel silenzio non fu mai scritto.


Da quando è mancato l'Avvocato, una delle battute che ripeto spesso ai miei amici è questa: "A Villar Perosa, i Vigili Urbani hanno diversi uomini che passano le giornate fuori paese. Infatti, ogni volta che i suoi nipotini aprono bocca, l'Avvocato si rivolta talmente forte nella bara, che è già capitato di doverla andare a recuperare vicino al Sestriere".
Non avevo pesato a sufficienza le potenzialità di Luca di Montezuma (foto, quello nel bagagliaio), il quale ci regala alcune perle degne dei surreali Ciprì e Maresco. Dice, il perfido ex signor Fenech, che la Juve ha pagato più di tutti. Illuminato e attento osservatore, non c'è dubbio. Prosegue con il multi elogio di Moratti, Della Valle e Berlusconi (quest'ultimo solo in ambito calcistico, bontà sua).
"Moratti è una persona perbene", probabilmente per quella sua disinvoltura nella gestione dei bilanci così in linea con quella della nuova imprenditoria nostrana, dove i furbetti possono esistere solo se, quando ruttano e petano a tavola, lo fanno con la mano davanti alla bocca e la erre un po' moscia. Quelli del salotto buono, insomma, come il suo "amico fraterno" Della Valle.
Quello che "ha pagato per aver fatto zero", scordando forse che se la sentenza di calciopoli fosse credibile (qualcuno ha dei dubbi, forse?), sarebbe solo grazie alle porcate della banda Moggi che la sua Fiorentina evitò la retrocessione, sul campo, in serie B.
Chiusura di gran livello anche nei voti ai calciatori:
Kakà è "un ragazzo e un giocatore meraviglioso".
Totti è "un grandissimo giocatore e un bravo raazzo".
Del Piero? "Mi piace molto".

Avvocato, si tappi le orecchie. Poterebbe succedere di doverla venire a recuperare in mare, la prossima volta.

lunedì 23 luglio 2007

Padovan, non così.


I giornali sportivi devono esagerare per vivere, ok. Basti pensare a cosa fece un anno fa la carta rosa a tre veli, pur di avere un quarto d'ora di notorietà.
Non ho mai considerato Tuttosport un giornale più credibile degli altri, senza offesa, per il semplice fatto che riempire un quotidiano senza condirlo con qualche cazzata sarebbe impossibile per chiunque, e non solo tra quelli sportivi.
Di una cosa, però, devo essere grato al direttore Giancarlo Padovan: seppur con toni non sempre misurati, è stato l'unico a tentare di illuminare l'ultimo anno pallonaro da angolazioni che non fossero quelle della telecamera fissa del "potere mediatico costituito".
Proprio per questa ragione, mi piacerebbe che il tema di Juventus-Inter, destinato inevitabilmente a riempire ogni fessura della prossima stagione, non diventasse lo snack per tutti gli spuntini dell'informazione affamata. Titoli come questi (foto, fonte tuttosport.com) possono solleticare la fantasia di chi la domenica lancia i motorini giù dalle gradinate o, al più, di chi non riuscirebbe a superare con merito un test di ammissione al Grande Fratello.
Visto e considerato che l'unica isola-rifugio per noi juventini è quella di Tuttosport, manteniamo il basso profilo, se possibile. Dacchè mondo è mondo, la vendetta è un piatto che si consuma freddo, quindi lasciamo il forno spento e lo snack ben sigillato in frigo.

Almeno fino a quel giorno stupendo. Il giorno di Juventus-Inter.



Er PUM(m)Arola.

Se è vero che i sudamericani ci assomigliano tanto per via dell'indole latina, nel signor Emerson questa qualità si è sviluppata in modo davvero maestoso.
Il neo pizzaiolo di Pelotas (un luogo di nascita, un destino) pare non avere difficoltà a riqualificarsi minuto dopo minuto, alla faccia del precariato.
Come un napoletano d.o.c., nel senso più stereotipato del termine - non me ne vogliano i napoletani veri - è riuscito a tentare il triplo salto mortale carpiato rovesciato del paraculo. Dalla Juve al Real Madrid al Milan (virtualmente, stava per sostenere le visite mediche, secondo radio-mercato) all'Inter, destinazione virtuale anche quest'ultima ma ancora per poco, temo. In dodici mesi.
Che non esistano più le bandiere, anzi nemmeno le aste sulle quali issarle, non è un mistero. Però qualche limite, questi personaggi tristi e vuoti fino al midollo, potrebbero porselo, almeno una volta nella vita.
L'altro ieri, a proposito della sponda rossonera di Milano aveva detto: "In rossonero funziona tutto a meraviglia, dentro e fuori dal campo. Non si sente mai una polemica, tutti vorrebbero giocare nel Milan. Sono pronto a valutare le offerte che mi arriveranno, i soldi non sono tutto". E 'sti cazzi, non ce lo mettiamo?
Ieri se ne è uscito l'allenatore degli onesti, quello che iniziò a Firenze senza patentino facendo incazzare tutti i colleghi, dicendo che Emerson nel suo ruolo è il migliore al mondo, e l'attestato di stima del brasileiro per la sponda nerazzurra di Milano è stato immediato, ovviamente.
Tutto stupendo, insomma, in un intreccio di lingue in bocca e petting appena un gradino sotto ai dvd di Rocco e Moana.

Una sola cosa, non mi torna. Come mai nessuno si scandalizza di fronte al tentativo di ricostruire, un pezzettino alla volta, la squadra dei ladroni di scudetti che l'anno scorso venne giustamente smontata e sciolta nell'acido della serie B?


domenica 22 luglio 2007

Uno nove nove.


L'idea del nuovo stadio mi aveva fatto sciogliere le ultime riserve: si ricomincia a fare l'abbonamento.
Poi il casino della B, e ciao ai buoni propositi. Ma al cuore non si comanda e così, complice l'attacco su più fronti di alcuni amici-tifosi-martellatori di palle, mi salta di nuovo addosso la pazza idea: abbonamento.
Vado su juventus.com, guardo i prezzi, i settori dello stadio, le opzioni possibili. Bene. D'altronde continua a ripeterlo, il mimo, che la Società deve essere più vicina ai tifosi. Fino all'anno scorso non si poteva sopportare quel continuo mungerli come vacche Frisone. Vuoi vedere che la mia diffidenza verso la smile generation inizia ad essere minata dalle fondamenta?
Apro il link sulle modalità di vendita per i nuovi abbonati: due possibilità.
La prima è di prendere, andare a Torino, Stadio delle Alpi, e farti la fila. Non fa una grinza, è sempre stato così e sarà sempre così. Mica tutti hanno internet.
La seconda, penso, sarà interattiva, figuriamoci, nell'era del "tutto on line". Invece no. C'è lui, il mitico ed intramontabile 1-9-9. Chiami, una voce automatica ti ripete per tre volte consecutive i costi della chiamata che stai effettuando, dopodichè la linea cade. Tempo trascorso, cinque minuti. Euro spesi, 0,80. Le vecchie millecinquecento lire, per i meno pratici a far di conto.
L'operazione si ripete per alcune volte, poi mi rompo le palle e desisto.
Nei paesi (in)civili, questi numeri servono solo per chiamare vacche virtuali (non Frisone) e masturbarsi fino allo sfinimento.
Nei paesi civili, questi numeri dovrebbero essere banditi da leggi ad hoc, come sembrava fosse successo tempo fa con i vecchi 1-4-4. Ma, si sa, fatta la legge trovato l'inganno. E poi, una mano a Tronchetti che ha un sacco di debiti con Telecom, bisogna pure darla.

Qui da noi, come al solito, siamo andati oltre. Qui da noi, questi numeri servono per stare più vicini ai tifosi.

sabato 21 luglio 2007

Almeno Tu Nell'Universo


Lo hai detto tu, non molto tempo fa, con quella sincerità che segna la differenza tra gli uomini veri e quelli piccoli piccoli. Se fosse rimasto Capello, l'anno scorso me ne sarei andato.
Io sarò sincero come lo sei stato tu. Oggi, col senno di poi, preferirei vederti con una maglia della Premier League inglese, e la terza stella sulla nostra.
Ma è andata come è andata, con un lampo micidiale (foto) prima del buio totale, per noi juventini. Allora ti scrivo queste poche righe, perchè almeno tu possa provare a metterci del tuo, come sempre, in questo matrimonio (speriamo) senza fine.
Quando nei primi anni novanta mi abbonavo alla Juventus, praticamente lo facevo per vedere Roberto Baggio. Quanto mi incazzai quell'estate del '95, quando la giovane Triade gli imburrò lo scivolo e lo spinse al Milan. Ma come, si vende uno così a ventotto anni? Oggi, sempre con il senno di poi, è facile dire che ne valeva la pena, perchè lo scettro sarebbe toccato a te.
Ci saremmo accorti ben presto di quanto fosse facile per la Triade vendere i talenti, quasi mai a torto, oltretutto. Non Alex.
I maligni dicono che l'infortunio al ginocchio ti salvò da un destino simile a quello di Baggio e Zidane, ma lasciali parlare. Rinnovasti il contratto con la gamba ingessata e il morale pure. E non fu l'ultimo. Oggi qualcuno pensa forse di metterti alla prova ancora una volta, come se ce ne fosse bisogno, come se servissero i cartelli per sapere dov'è il sole.
Io te lo auguro di cuore di andare ai prossimi mondiali. E di giocare, segnare, lottare per novanta minuti e anche di più, sempre. Tra l'altro, un Del Piero di diciannove anni non ce l'abbiamo mica, non nascono sugli alberi.
Ma porta pazienza, se puoi, ancora una volta. L'ultima volta. Insomma, mettici del tuo.

Quasi sempre, è bastato per farci volare.

venerdì 20 luglio 2007

Ciùcciati il calzino.


Su questo blog, non sarà facile trovare spazio per chiunque non faccia parte del mondo bianconero.
Oggi, però, è un giorno di quelli che si segnano in rosso sul calendario della vita. L'Imperatore del catarro (foto), ha deciso di abbandonare la nazionale di calcio, lasciando un vuoto incolmabile nel panorama pallonaro de noantri.
Per lui, più di tanti discorsi, parlano i numeri: 9 gol in 58 partite con la maglia azzurra. Una media impressionante, un gol ogni sei partite e mezza. Minchia.
A parte le cifre davvero mostruose, l'aspetto che ci terrorizza per il futuro, è quello del contributo puramente tecnico, da vero leader, che ha reso determinante il suo apporto a tutte le competizioni internazionali alle quali ha partecipato. Senza mai una carenza di tipo comportamentale, tra l'altro.
Altro che Alessandro Del Piero, tanto per fare un esempio qualunque, quello che ha sbagliato i gol nella finale europea contro i francesi. Il quinto marcatore di sempre con la maglia azzurra, dopo meteore del pallone come Gigi Riva, Giuseppe Meazza, Silvio Piola e Roberto Baggio.

Se non fosse stato per quel tuo caratteraccio, caro Alex, te la saresti potuta giocare fino in fondo, contro il Pupone.

giovedì 19 luglio 2007

R E S P E C T


Ospite alla videochat de La Stampa.it, il mimo (foto) ha risposto così ad un tifoso che gli chiedeva conto del mancato ricorso al Tar:
"La Juventus sul campo ha vinto 29 scudetti. Ricorrere al Tar sarebbe stato troppo rischioso. Nessuno ha mai avuto ragione facendolo. La Uefa poi considera negativamente questo tipo di azioni. Oggi sono soddisfatto e convinto di quella scelta più di quanto non lo fossi all'epoca".
Per quel poco che ho potuto leggere, mi pare che alcuni lettori non gliele abbiano mandate a dire. Il mimo, con grande aplomb, ha ribattuto colpo su colpo, senza rendersi conto del fatto che oramai la sua posizione di paladino del nuovo che ride, poggia su un piedistallo di uova. E neanche tanto fresche.
Se oggi i campionati di A e B sono quei mostruosi minestroni a 20 e 24 squadre, è proprio a causa di una sentenza del Tar, la quale diede ragione al "ribelle" Catania.
Tralasciando le considerazoni etiche sui ricorsi, è nella sostanza che il mimo, ancora una volta, mente sapendo di mentire.
Lo ha detto pochi mesi fa un ex presidente della Corte Costituzionale che, impugnando una sentenza così iniqua, la Juventus avrebbe avuto ottime possibilità di vittoria, con conseguente crollo del sistema.
Se davvero il mimo pensa che i nostri scudetti siano 29, si vergogni di non averne chiesto la restituzione in sede di arbitrato, laddove non lo fece. Dicendo, al suo ritorno a casa, di essersene dimenticato.
Ciò che la UEFA considera, infine, non dovrebbe interessare troppo la proprietà di una S.p.A., il cui patrimonio, dopo quella sentenza, è stato drammaticamente mutilato relegandola, di fatto, in una posizione di netto svantaggio rispetto ai propri concorrenti. E qui si parla di mercato, piaccia o no. Non di fuorigioco o calci di rigore.
Tanti trovano stucchevole che ancora ci sia chi, come me, non vuole mettere una pietra sopra a questi discorsi. Ma il mimo non si rende conto che, continuando a rivolgersi a noi come ad una scolaresca di minorati mentali, la brace del malumore non potrà mai raffreddarsi.
Su vecchiasignora.com, Massimo Zampini ha lanciato un post su ciò che significa lo stile Juve secondo ognuno di noi.

Un presidente che non prenda per il culo i tifosi, per esempio. Sarebbe già un buon inizio.

Finalmente si respira.


La notizia che questo cavallo di razza (foto), senza criniera, sarebbe diventato il designatore arbitrale del nuovo calcio pulito, era nell'aria. Da oggi, però, lo è ufficialmente e la cosa non può lasciarci indifferenti.
Quella domenica a Perugia, nel lontano 2000, fece una cosa che non era prevista da nessun regolamento, lasciando trascorrere più di un'ora tra il primo ed il secondo tempo dell'incontro Perugia-Juventus. Il campo era tra i più impraticabili che si fossero mai visti, e la partita in questione era semplicemente decisiva per l'assegnazione dello scudetto.
Dopo una serie di telefonate, non intercettate, presumo con l'allora presidente della Lega Franco Carraro, la decisione: si deve giocare. E si giocò.
Come finì è storia, con la Juve sconfitta di misura e la Lazio dell'irreprensibile presidente Sergio Cragnotti campione d'Italia.
Negli anni successivi, i colleghi disonesti del cavallo si fecero beccare con le mani nella marmellata del pasticcere Luciano Moggi, dando alla classe arbitrale una spallata tremenda sotto il profilo dell'immagine e della credibilità.
Il cavallo, al contrario, mantenne sempre un atteggiamento impeccabile, di basso profilo. Al punto che, per non destare odiosi sospetti, si recava a discutere di onestà nel ristorante di un tesserato del Milan, Leonardo Meani, durante il giorno di chiusura.
Da oggi, nulla sarà come prima. Il cavallo saprà motivare i suoi puledri nella giusta maniera, affinchè ogni decisione sia frutto dell'umana possibilità di sbagliare, mai della malafede.
Finalmente si respira. Quelli come Cragnotti, che falsificavano i bilanci, non ci sono più. E neppure di quello scudetto 1999/2000, si parla più.

Anzi sì. Quel gol di Cannavaro annullato da De Santis la domenica prima in Juventus-Parma. Rischiava di falsare un campionato.

mercoledì 18 luglio 2007

Nella smorfia, il numero 71.


Dice che le SIM straniere le usava il suo papà.
Da oggi non è più un reato, lo ha stabilito una sentenza della Corte di Cassazione. Quindi lo dedico a te, Gianluca Paparesta (foto), galantuomo di altri tempi.
Volume del PC a palla, amici miei, e cliccate sulla foto di 71.

E se volete, andatevi a consultare i numeri della smorfia...

martedì 17 luglio 2007

Il lato A, il lato B.


Questa specie di sindacalista dei brocchi, che allo sparire del gatto si sente già topo di gran livello e balla più di Nureyev, dovrebbe completare le sue rivendicazioni con alcuni dettagli. Per esempio, il fatto che con Zambrotta in squadra non avrebbe giocato quasi mai, perchè se sei alla Juventus, essere il capitano della under 21 può valere tanto come essere stata miss muretto durante le vacanze ad Alassio: zero.
Avere giocato in B, non deve diventare un sacrificio da esibire al mondo intero, specie se la B è la categoria che, per quanto hai dimostrato di valere fino ad oggi, dovresti frequentare anche in futuro. Ma questo è il lato A, come nei 33 giri di una volta.
Il lato B della vicenda, invece, è molto più importante e deprimente al tempo stesso. Per non scordare mai la natura del mio pensiero e, quindi, di questo blog, faccio notare al neo ribelle che ai bei tempi certe cazzate si potevano forse pensare, ma non di più. La regola d'oro del Direttore, quello vero, era che le questioni spinose non si discutono sui giornali. Si discutono in sede, con la consapevolezza di non dovere esagerare, specialmente nella sostanza. Camoranesi che arriva tardi al ritiro estivo e si porta le valigie, a piedi, fino al Residence, con il procuratore lasciato fuori dal cancello sulla sua fuoriserie, è ancora oggi la più bella immagine che si possa ricordare sul giusto modo di gestire questi giovani, ricchi ma un po' scemotti.

E' anche questo il patrimonio immenso che è stato disperso, quell'estate 2006.

domenica 15 luglio 2007

L'interista.


In Italia è possibile non avere idee politiche, nè religiose. Ma non puoi rinunciare a tifare per una squadra di calcio.
Valentino Rossi (foto, copyright motogp.com) era piccolo e pensava solo a correre veloce sulle motorette. Certo, andava già come un proiettile, ma era piccino e qualche capocciata in terra la picchiò. Per l'inesorabile relazione causa-effetto, decise: sarò interista.
Gli anni passavano, la sua squadra del cuore non vinceva mai, e quando dico mai non lo dico per esagerare: non vinceva mai.
Valentino capì che per godere serviva arrangiarsi da soli, andando più forte del vento. Vinse uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette titoli mondiali. Fino a quell'anno maledetto, il 2006.
L'Inter fece i due acquisti più azzeccati della sua storia, Guido Rossi e Zlatan Ibrahimovic.
Il primo le fece vincere lo scudetto senza giocare nemmeno un minuto e realizzando zero gol, un risultato incredibile se ci pensate.
Proprio in quel periodo, l'illustre tifoso centauro era lanciato, manco a dirlo, verso il suo ottavo titolo mondiale, ma lo shock di vedere l'Inter vincere, lo fece tornare a prendere qualche capocciata in terra. E il mondiale svanì.
Il secondo, Ibrahimovic, fu determinante per la conquista del secondo scudetto consecutivo, ma al contrario del primo fece parecchi gol e assist per i compagni. Giocarono da soli quell'anno, è vero, ma non vorremo mica sottilizzare?
In compenso, un altro shock, un'altra capocciata e probabilmente il mondiale se ne andrà anche stavolta. Di nuovo l'inesorabile relazione causa-effetto: o vince lui o vince l'Inter.

Tranquillo, Dottor Rossi, dal prossimo anno il mondiale sarà nuovamente tuo. Per l'inesorabile relazione causa-effetto.

sabato 14 luglio 2007

Ma cos'è, un mimo?


Trovavo già irritante quel suo parlare con la bocca semichiusa e i denti stretti, quasi temesse di lasciare uscire troppe cazzate tutte in un colpo. Evidentemente era il male minore, visto che la sera della presentazione della nuova squadra ai tifosi , si è manifestato così (foto), con la più classica delle pantomime.
Look alla Marcel Marceau (forse qui stava eseguendo il celebre numero della parete a vetri), ha promesso che la squadra farà tutto il possibile per disputare una stagione da protagonista, il che non mi pare da strapparsi i capelli, visto che la squadra è la Juve.
Io sono sinceramente convinto che la squadra la disputerà davvero, una stagione da protagonista, alla grande. Mi prendo tutti i rischi del caso, affermandolo oggi e non a giochi fatti, anche se mi rendo conto che esagerare con le parole in estate, era e sarà sempre una prerogativa del petroliere (dis)onesto e dei suoi fedeli ammiratori.
Ciò che sfugge al mimo è la ragione che ci porterà a disputare una grande annata: la carogna.
La carogna è il nome che, dalle mie parti, diamo al nervoso che ti rimane addosso quando senti di aver pagato un conto che non era il tuo, magari sotto l'indifferenza di chi poteva aiutarti e non l'ha fatto. E il mimo, l'altra sera a Pinzolo, mi ha ricordato il chirurgo che si taglia il pisello e chiama a raccolta tutti i colleghi, per dimostrare quanto è bravo a riattaccarselo.

Pantomima: (...) rapprentazione buffonesca nella quale l'attore poteva anche recitare senza la maschera (...).
definizione tratta da WIKIPEDIA.ORG

venerdì 13 luglio 2007

Starò diventando come lui?

Ieri sera, mentre mi lavavo i denti insieme a mio figlio di quattro anni e mezzo, lui mi ha chiesto di raccontargli una storia. Non so come, ma mi è uscita questa:
C'era una volta una squadra di nome Juventus. Questa squadra era fortissima e vinceva sempre. Ci sono un sacco di persone che la amano e fanno il tifo per lei, ed era un gran divertimento vedere le partite dei campioni in maglia bianconera.
Tutti quelli che, al contrario, fanno il tifo per le altre squadre, non ne potevano più di non riuscire a vincere, almeno una grama volta. Tra questi, il più arrabbiato era il padrone dell'Inter, così un giorno chiamò il direttore (nella foto) di un giornale che, non ci crederai, è rosa. Sì, rosa, proprio come la carta crespa e da poco prezzo che si trovava una volta nei gabinetti delle stazioni del treno.
"Siamo stufi di non vincere, devi aiutarci!" disse il padrone dell'Inter.
"Ci penso io" rispose il direttore.
Da quel momento, tutti i tifosi che leggevano la carta rosa cominciarono a fare baccano:
"La Juventus non deve più giocare con noi, siamo stufi di perdere!", così l'anno successivo la Juventus andò a giocare da un'altra parte e l'Inter vinse il campionato.
Ma contro chi hanno vinto?
Contro nessuno, giocarono da soli.
E adesso?
Adesso la Juventus torna a giocare insieme agli altri come prima e, stai tranquillo, saranno di nuovo ceffoni sul muso. Un po' come quelli che Simba rifila a Scar, nel cartone animato del Re Leone che ti piace tanto.
Questo, almeno, è il sogno di un bambino un po' più cresciuto di te. E' il mio sogno.

Come dite? Non sono molto obiettivo? Forse.
In effetti la Juve non vinceva sempre. Vinceva quasi sempre.

giovedì 12 luglio 2007

In nome del popolo italiano.


C'erano dei fatti che la magistratura torinese aveva archiviato, considerandoli penalmente irrilevanti.
Ma parliamo di ipotesi di reato come il sequestro di persona e l'associazione per delinquere, non sciocchezze. Quindi, forse grazie all'esperienza maturata, loro malgrado, per via della terra nella quale devono operare, due pubblici ministeri della Procura di Napoli hanno pensato bene di andare a fondo nella questione.
Sappiamo tutti che Napoli è strangolata dalla camorra, sommersa dai rifiuti, attanagliata da un sistema economico inquinato e ostile alla legalità.
Le procure, dal canto loro, hanno sempre meno fondi, gli organici sono penosamente sottodimensionati per poter sopperire a tutte le esigenze di un tale disastro sociale, ma quando si tratta di isolare qualche criminale dal banchetto a sbafo, vale la pena che due pubblici ministeri dedichino due anni e mezzo della loro carriera al conseguimento di un così nobile risultato.
L'indagine si è conclusa il 10 luglio scorso, con la richiesta di rinvio a giudizio per 37 persone. I due eroi dello Stato si chiamano Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci.

L'inchiesta riguardava calciopoli. Viva l'Italia.

mercoledì 11 luglio 2007

Si potrebbe dargli... un lasciapassare!


Ricordate il film Fracchia la belva umana?
Ogni qualvolta il commissario Auricchio (Lino Banfi) si trovava di fronte ad un problema, il suo aiutante De Simone (Sandro Ghiani) proponeva una soluzione. Immediatamente, Banfi lo stroncava con un lapidario: "Ecco, De Simone ha sparato la sua cazzata". Dopo qualche istante, battendosi sulla pelata, Banfi proponeva con enfasi la sua, di soluzione, strappando gli applausi a scena aperta di tutto l'ufficio. Ovviamente, la soluzione era la stessa di De Simone, ma la bella figura la doveva fare il capo.
Nell'intervista apparsa sul Corriere della Sera qualche giorno fa, John Elkann ha indicato la strada da percorrere affinchè una Società di calcio possa vivere e prosperare in modo sano. Riduzione degli ingaggi e, udite udite, autofinanziamento derivato dall'aumento dei ricavi.
In che modo? Semplice. Costruendo una struttura polifunzionale formata da uno stadio di proprietà, con annesse aree adibite a servizi ed intrattenimento, sette giorni su sette, come ristoranti, negozi, cinema multisala e quant'altro.
Ora, io non so se questo scherzo della natura si sia battuto sulla capoccia prima di proporre la sua, di soluzione. In compenso, so chi l'aveva ideata già otto anni fa, portando a termine tutto quanto fosse necessario per iniziare i lavori lo scorso giugno. Il progetto era proprio quello della foto sotto al titolo di questo post, pubblicata oggi su La Stampa senza mai nominarlo, per carità.

Il suo nome è Antonio Giraudo.

martedì 10 luglio 2007

Con quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così...


Che i calciatori non siano docenti universitari, è un fatto noto ai più.
Se poi, per fare le proverbiali scelte di vita, essi si consultano con pensatori del calibro di Mino Raiola (foto), l'alchimia di intelletti può diventare davvero esplosiva.
Questo galantuomo, dopo avere aizzato Ibrahimovic nel giro di tre giorni la scorsa estate, a quanto pare sta riuscendo a ripetere l'impresa con impareggiabile abilità.
E' notizia di ieri sera che, dopo un incontro tra la dirideficienza bianconera e Pavel Nedved, il mai domo centrocampista ceco si sia dichiarato insoddisfatto per le proposte ricevute.
La cosa che, da gobbo, mi fa davvero male, è constatare che con la compagnia dello smile siamo diventati come gli altri.
Chi non avesse ancora capito perchè io sto con la Triade oppure, più umanamente, soffrisse di amnesie, vada a riascoltare le telefonate tra questo procuratore sovrappeso e Luciano Moggi. Sono assolutamente irrilevanti per le accuse di illecito, sai che novità, ma in compenso spiegano, meglio di tante parole al vento, come si fa a fare il Direttore Generale della Juventus, specialmente se gli interlocutori sono di questo livello.

Buona fortuna, new wave dello smile, ne avete davvero bisogno.

lunedì 9 luglio 2007

Psycho.

Sarò un inguaribile ottimista, ma un lumicino di speranza ancora lo conservo. Da un momento all'altro, scenderà un gigantesco striscione con su scritto Scherzi a parte.
Gli Elkann e Cobolli Gigli si sfileranno la maschera, alla Mission Impossible, e la Triade, paonazza dalle risate, confesserà di averci preso per il culo per un anno intero, per vedere fino a che punto ci avremmo creduto.
Un po' come chi sogna di partecipare al proprio funerale, per vedere di nascosto chi si dispera, chi piange, chi è solo triste e chi se ne sbatte le palle.
No perchè, nonostante la pelle di noi gobbi si sia terribilmente indurita negli ultimi dodici mesi, è difficilissimo riuscire a sopportare l'ennesimo peto cerebrale dei gemelli Cobolli&Gigli.
Il simpatico presidente ha infatti dichiarato che, fino a quando la Juventus non conquisterà di nuovo lo scudetto, non farà più affari di mercato con i vincitori abusivi di tornei aziendali (Tim).
Tutto sarebbe perfetto, se solo questa strada l'avesse seguita con un anno di anticipo, quando in un sol colpo cedette Ibrahimovic e Viera all'Armata Brancaleone di Milano, riuscendo a farle fare quel passo in avanti che non le era riuscito nemmeno dopo dodici anni e mille miliardi spesi in nani e ballerine.

Eppure l'ha detto. Magari scherzava?

domenica 8 luglio 2007

Bentornata 500?


Lapi e Yaki volteggianti, Montezemoli che mostrano il bagagliaio (!) della 500 al presidente del Consiglio, Marchionne che appare e scompare e riappare ancora, con un maglioncino nero molto Cobolli & Gigli (ma che vi ha fatto la cravatta a voi due?), in mezzo a papere e pinguini in tenuta da flash e telecamere.
Sembrerebbero lontani i tempi in cui le palle (intese come testicoli) della Fiat giacevano sul ceppo, con il boia pronto a farle schizzare in mezzo alla strada.
Poi arrivò l'Equity Swap, con un numero di alta scuola amministrativo-creativa, un po' come quella che oggi i rampolli ritardati dell'Avvocato rinfacciano ad Antonio Giraudo.
Ora sembra proprio che la tempesta sia destinata a passare, inchieste giudiziarie permettendo, e sento che stavolta i compari del Lingotto si difenderanno con le unghie e con i denti dagli attacchi della Magistratura cattiva.

In ogni caso, se dovesse andar male, io un'idea ce l'avrei: diamo la colpa a Moggi...

sabato 7 luglio 2007

Simpatia continuata aggravata.


Stamattina, mentre sorseggio il caffè, cosa mi viene in mente di fare? Sfoglio rapidamente Tuttosport (che, è bene sottolinearlo, nel bar sta sul frigo dei gelati esattamente come la carta da culo rosa) e vedo lui: Fabio Germani, che da ex portavoce della Scirea passa di grado e, con il benestare della società, diventa promotore di una non meglio definita operazione in difesa dei tifosi che hanno amato la Juve anche in quest'anno orribile. La foto vicino all'articolo lo ritrae abbracciato a Lapo Elkann.
Un anno fa, uno striscione recitava: «Luciano siamo tutti con te, la Triade non si tocca».

Ah, dimenticavo: l'iscrizione costa 5 euro.