giovedì 28 maggio 2009

E noi, cucù, davanti alla Tv.



Grazie a La Stampa.it, eccovi le immagini di alcuni vip presenti mercoledì 27 maggio in tribuna all'Olimpico di Roma:




Fernando Couto, sprovvisto del ponte provvisorio all'arcata inferiore, cerca di individuare Sergio Cragnotti tra il pubblico per chiedergli il saldo degli arretrati del suo periodo laziale



John Elkann sorride divertito alle battute di Mariangela Fantozzi


Lippi e Capello sono arrivati puntuali per il calcio d'inizio di Barcellona-Manchester United. Ranieri, invece, anch'egli invitato ad assistere alla partita, pare sia disperso nel parcheggio dello stadio Flaminio al telefono con il suo secondo, monsieur Damiano: "Mi hanno detto Roma, e va bene, ma dove cazzo la giocano 'sta finale di Champions League?"


Osservate l'espressione da volpe fainata di monsieur Blòn e provate a indovinarne la causa: Dito in culo ricevuto dall'insospettabile signora alle sue spalle con cerchietto in testa o strizzata di coglioni messa a segno dal brutale tipo brizzolato davanti a lui? (alla sua destra, Austin Powers in uno dei suoi travestimenti più riusciti: il neo acquisto della Juventus, Diego da Cunha)

lunedì 25 maggio 2009

Chi, Ciro? Dove?


La gioia di Sandra Milo per l'esordio di CIRO sulla panchina della Juve.

martedì 19 maggio 2009

L'ultimo canto.


Di calcio continuerà a non capire nulla chissà ancora per quanto, ma una cosa monsieur Blòn l'ha imparata in fretta, di quel mondo che l'Erede per caso gli ha imposto di frequentare pur senza averne i requisiti. L'esonero di Claudio Ranieri, infatti, è stato motivato con originalità: "Abbiamo fatto una scelta sensata, per dare una scossa alla squadra e mettere i giocatori davanti alle loro responsabilità." Da fare invidia ai Baci Perugina.
Premesso che nessuno di noi, e men che meno chi scrive, avrebbe desiderato vedere ancora per un solo minuto Ranieri sulla panchina della Juve, l'allontanamento dell'ex Proud Man Walking a due giornate dalla fine della stagione suscita comunque alcune riflessioni.
Innanzitutto non starebbe a chi per tradizione opera scelte sbagliate stabilire se l'ultima della serie sia stata sensata o meno, ma senza bisogno di sottilizzare troppo possiamo annoverare tranquillamente questa uscita del simpatico esperto di smash e rovesci a due mani fra le innumerevoli battute involontarie sfornate a ciclo continuo dalla multisorridente dirigenza post 2006.
Se di una scossa c'era bisogno, poi, forse sarebbe stato il caso di attaccare la spina ben prima della metà di maggio, come andiamo ripetendo da mesi, senza arrivare al punto di dover rischiare, con gli ultimi due colpi al "rosso e nero", di programmare la stagione 2009/2010 con il fardello di vacanze bonsai, seguite a ruota dai preliminari di accesso alla Champions League (che, per inciso, da quest'anno non saranno più le semplici formalità alle quali erano abituate le nostre squadre di club, Inter a parte). E dite al portierone di rimettere la macchina in garage, che per rosso e nero intendevo le due partite contro Siena e Lazio: la roulette non c'entra un cazzo.
Sarebbe facile, a questo punto, sbertucciare Claudio Ranieri come se fosse il cretino della classe, ma la voglia di riavere la nostra Juventus è troppa per non capire quanto la sua sistematica propensione a non azzeccarne una non fosse altro che il frutto di una scelta non casuale, in linea con i propositi di un azionista di riferimento troppo infatuato dalle sirene milanesi gommate Pirelli per illuderci un solo istante di possedere qualcosa di juventino, a parte il nonno.
Dei giocatori e delle loro responsabilità si potrebbe discutere a lungo, e anche qui non ci si può certo accusare di non averlo mai fatto, ma nei loro panni mi rotolerei per terra dalle risate, una volta tanto senza la necessità di farlo per compiacere i punkabbestia della sede okkupata di Corso Galfer, a sentir parlare con tanta sfacciataggine di responsabilità proprio da coloro che, tre estati fa, le responsabilità se le sono lasciate scatarrare addosso fin quasi a morirne, senza nemmeno prendersi il mal di pancia di alzare la mano per difendersi. Anzi alzandola, quella mano, solo per sventolare in faccia agli azionisti della Juventus il numero quattro dei fantomatici illeciti targati avvocato con la faccia da banconota da mille lire.
Adesso tocca a Ciruzzo nostro, uno di quelli che, tenendo famiglia, non ha faticato nemmeno un po' a discernere con la velocità della luce il periodo della Triade 1994/2004 da quello 2004/2006. Ma il divoratore di budini non dimentichi mai, per la cronaca, che l'effetto calciopoli non ha risparmiato e mai risparmierà, nonostante i trofei della sua carriera in bianconero siano rimasti immacolati negli albi d'oro, di annoverarlo fra i beneficiari delle transazioni telefoniche malavitose di "quella banda di truffatori", oltre a riesumarne con forza l'appartenenza alla comunità di drogati che negli anni '90 vinceva imbracciando addirittura la doppietta armata dalla bi-carica di furti e doping.
L'unica consolazione di questa giornata, se mi passate la battuta, è che per decretare la fine anticipata del mandato di Ranieri non si siano resi necessari scatoloni e stampelle divulgati a mezzo stampa grazie alla specialità della casa (altrui) delle fughe di notizie e degli atti (s)coperti da segreto istruttorio.

Almeno in questo non siamo ancora come l'Inter, ma la Juve vera è ancora un miraggio. Ci rifletta, Ciruzzo nostro.

lunedì 11 maggio 2009

Eh eh eh.


"Avevo bisogno anche io di qualche chiarimento - ha detto Buffon alla Domenica Sportiva - Ho parlato prima con John Elkann, poi con Blanc. Non cercavo garanzie particolari, di vittoria il prossimo anno: ma la garanzia che nei prossimi tre o quattro anni saremmo stati in grado di competere per delle vittorie, quella sì".

Io invece, siccome oggi sono impegnato tutto il giorno per lavoro, ho chiesto a Erode se per favore può badare a mio figlio fino all'ora di cena. Mi ha detto di andare tranquillo. Che personcina gentile.

Da Las Vegas a Saint Vincent, da Montecarlo a Venezia, un solo grido: ma vaffanculo va'.

martedì 5 maggio 2009

5 maggio.


Per le persone dotte il 5 maggio è una poesia.
Per certi coglioni turbo-alimentati a tannino è "solo" una poesia.
Per noi gobbi è il ricordo di una giornata nella quale la storia si vergognò di poter mentire a se stessa. E infatti non lo fece.

Pura poesia (foto).


Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

lunedì 4 maggio 2009

Giù la maschera.


Prima che la risata più lunga della storia (circa tre anni ininterrotti di ghigno deficiente abbinato ad espressioni da deficienti) provocasse il brusco risveglio anche degli irriducibili tifosi che, calciopoli o farsopoli, "la squadra si sostiene a prescindere; i ragazzi han bisogno di noi; e chi non salta resta a casa, che cazzo viene a fare qua?", scrivere certe cose sarebbe stato come arrivare in udienza dal Papa sciorinando una sequenza di bestemmie in rima baciata. Forse è ancora così, almeno in parte, ma stabilito che all'inutile Ranieri abbiamo già detto tutto quanto era possibile dire, e visto il fatto che a questo punto nemmeno una telefonata dell'Emetico in persona a Sepp Blatter potrebbe salvargli il posto, penso sia giusto fare un po' di chiarezza anche sui "mai pervenuti" della crisi bianconera.
Da calciopoli in poi la Juventus si è retta in piedi quasi unicamente grazie alla spinta dei reduci della Grande Farsa, nulla da dire. Ma non dimentichiamoci che quando i progetti erano una cosa seria, cioè fino a tre anni fa, gli uomini incaricati di programmare il futuro avevano già emesso i loro verdetti. Nonostante l'espressione sul campo di quella società-modello fosse tra le migliori degli ultimi trent'anni, nel 2006, al netto dei magheggi di Guido Rossi, sarebbero stati ceduti senza troppi complimenti Buffon (fatto confermato in più occasioni anche dallo stesso munifico portierone delle dame di Saint Vincent), Del Piero (fatto confermato più volte dallo stesso Alex per problemi di incompatibilità con l'allora mister Fabio Capello) e Camoranesi (per ragioni che l'avevano portato, già allora, ad avere diversi raptus in stile Jack Torrence), mentre Trezeguet, senza la decisa mediazione dello stesso Capello, sarebbe stato scaricato addirittura due anni prima, al termine della stagione 2003-2004, l'ultima del Lippi-bis.
Pensare a cosa sarebbe stata la Juventus senza di loro in questi ultimi tre anni mette i brividi, ma sapere che proprio loro, chi più chi meno, oggi stiano generando a suon di insubordinazioni guappesche la spaccatura definitiva con Ranieri, ricorrendo anche ad atteggiamenti che fino a qualche anno fa sarebbero stati inammissibili, rende l'idea di quanto la Juventus sia caduta in basso. E, perché no, di quanto Ranieri, pur con tutte le sue colpe, stia per concludere la sua sciagurata esperienza torinese sopportando un carico di mortificazioni e responsabilità francamente sleale.
Se questi campioni ormai prossimi alla pensione avessero un briciolo di coraggio anche fuori dal rettangolo di gioco, saprebbero bene verso chi rivolgere le loro invettive, le loro frustrazioni, i loro regolamenti di conti, perché le stanze dove andare a cercare i colpevoli non sono certamente quelle dello spogliatoio.

Se non lo fanno, o non riescono a farlo in maniera efficace, allora sarà il caso che anche chi "i ragazzi han bisogno di noi" si faccia qualche domanda. E che possibilmente, senza bisogno dell'aiuto di Gigi Marzullo, si dia una buona volta delle risposte.


Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo