mercoledì 17 febbraio 2010

Che fine ha fatto la Juve? - Il libro di Ju29ro.com


Dopo che Giampiero Mughini l'aveva anticipato in TV era un segreto di Pulcinella, ma finalmente siamo lieti di dare l'annuncio ufficiale: ju29ro.com sbarca nelle librerie, sia in quelle fisiche che nelle virtuali.

"Che fine farà la Juve?" cominciammo a chiederci quasi quattro anni fa, durante l'estate del grande scandalo del calcio, allorché, increduli per le bordate senza possibilità di contraddittorio di giornali e in tv, ci rivolgemmo al web per condividere prima i dubbi, poi le certezze, e infine la rabbia non per Calciopoli o Moggiopoli, ma per Farsopoli, la grande farsa, l’eliminazione di un competitore del sistema per via giudiziaria.
Col passare dei mesi, col trascorrere degli anni, quella domanda iniziale ha iniziato a coniugarsi al passato. "Che fine ha fatto la Juve?".


Il libro è un diario di questi ultimi anni e... (continua a leggere su Ju29ro.com)

lunedì 15 febbraio 2010

Due Trilli da Corso Agnelli / 13


La conferma definitiva mi è arrivata a pochi minuti dall'intervallo, credo fosse il 40' o giù di lì: "Papà, quando finisce il primo tempo?".
In quel momento mi è passata davanti agli occhi tutta la vita. In settimana avevo avuto le prime avvisaglie, quando conversando durante il pranzo mio figlio mi aveva detto che, forse forse, stava pensando di diventare interista pure lui, come quel suo compagno di scuola che "mi ha detto che la Juve perde sempre". Io, non per vantarmi, ero partito benissimo in contropiede, e avrei concluso anche meglio se la mano di mia moglie non mi avesse tappato la bocca prima di trascinare via nostro figlio come le guardie del corpo di un Capo di Stato durante un attentato. "Ah sì? Ma pensa... e tu dì al tuo compagno di chiedere a suo padre cos'ha fatto negli ultimi vent'anni, a parte prendere scoppole a ripetizione, quella grandissima test..."e qui, appunto, sono arrivati il black-out audio e la fuga.
Questione di pochi istanti, gol di Amauri e allarme rientrato. In realtà il Trillino si stava divertendo, solo non vedeva l'ora di andarsene un po' al bar dello stadio per non dover più sentire i botti delle bombe carta lanciate dai tifosi genoani verso la curva nord.
Siccome il tiro al tifoso juventino, evidentemente, non è più solo un'esclusiva della vulgata mediatica secondo la quale siamo diventati la peggio tifoseria d'Italia, staremo a vedere se il biglietto nominativo, le telecamere a circuito chiuso, gli steward, le riprese televisive e le facce da cretini dei grifo-granata con un debole per le miccette sapranno compenetrarsi a dovere sino a dare un nome e un cognome agli idioti aglio e basilico saliti in massa dalla riviera. La coppa Volpe, nel frattempo, io mi permetto di proporla al deficiente che, forse dopo anni e anni passati sui biliardi delle fumose taverne di via Prè, è riuscito a sparare un bengala contro la tettoia dello stadio facendolo rimbalzare a scheggia nello stesso settore dal quale lo aveva lanciato. Un "dai e vai", in pratica, che nemmeno Zebina e Amauri in stato di grazia.
Tra le millecinquecento ragioni per cui vorrei rivedere il simpatico grugno di Antonio Giraudo sul ponte di comando della mia squadra c'è anche la sua vecchia idea secondo la quale, nel nuovo stadio, si sarebbero potuti avere abbonati juventini in ogni settore, e tutti gli altri (gli ospiti) a casa a vedersele in tv. Che tempi, quei tempi; la conferma l'ho avuta al 40', appunto, o giù di lì.
E per concludere, detto di chi non salta Balotelli ma sfascia i seggiolini, passiamo finalmente alle note davvero goderecce. Il secondo rigore inesistente su Alex Del Piero, dopo quello contro la Lazio, lascia l'amaro in bocca. Perché il rigore inesistente, che ha sempre rappresentato la sublimazione orgasmica dei pomeriggi calcistici da quando seguo la Juve, nelle mani di una squadra disperata com'è la nostra di oggi dà una sensazione di incompiutezza, quasi di blasfema dilapidazione. Se vincere rubando è il massimo, rubare senza vincere fa un po' sfigatelli.
Dovendo fare di necessità virtù, dunque, e in attesa di tornare all'antico, accontentiamoci per ora di ammirare e ascoltare le litanie dei Gasperini frignanti. Però è chiaro che non possa bastare.

Guardo Del Piero sul dischetto: tiro, gol. Ok, ma... che fine ha fatto la Juve?

lunedì 1 febbraio 2010

Un Trillo da Corso Agnelli/12.


La partita non era di quelle da prima fascia, sarà per quello che sui seggiolini del Comunale non ho trovato ad attendermi la solita copia del giornale salva-lettiera. In compenso, sui seggiolini, c'era una specie di santino elettorale con su scritto "Se ami la Juve sei contro il razzismo. Fatti sentire". E ancora: "(...) Se durante le prossime partite sentirai cori discriminatori verso culture, religioni, etnie, razze o giocatori di colore fai sentire la tua voce e dimostra di essere juventino (...)".
Le due curve, in questo senso, sono state quasi impeccabili, visto che per tutta la partita gli inviti ad andare dove potete immaginare hanno riguardato la dirigenza, Alessio Secco, Alberto Zaccheroni, Fabio Cannavaro e Felipe Melo. Dico "quasi" impeccabili perché, pur nel totale delirio che sembra avere assalito definitivamente la ex miglior squadra italiana (cit. Christian Rocca), trovo piuttosto cretinoide insultare un allenatore che, fino a prova contraria, ha la sola colpa di avere accettato la proposta di sedere sulla panchina della Juventus - d'accordo, di "questa" Juventus, ma di Juventus si tratta, almeno secondo il Registro delle Imprese - presentandosi con una dignità e un'educazione che nulla hanno da invidiare a quelle mostrate dal suo predecessore Ciro Ferrara fino al giorno prima di ricevere il benservito (da altri, mica da lui.) Il problema, semmai e come sempre, sta appunto in coloro che hanno reso possibile, per non dire tragicomicamente inevitabile, questa situazione a entrambi.
Ma ancora più cretinoidi ho trovato i cori di ispirazione San Patrignanese contro Cannavaro, del quale si può pensare ciò che si vuole in merito ai presunti tradimenti e ripensamenti a cavallo di Calciopoli, ma che, soprattutto alla luce di quanto accadde alla Juventus per sette lunghi anni con il processo doping (in una sorta di prova generale di sentimento popolare di massa in vista dello show finale dell'estate 2006), nella fantasia di un tifoso munito di memoria non dovrebbero trovare cittadinanza nemmeno nel momento più basso della storia bianconera. Sarebbe come contestare le brutte prestazioni della Juve al grido di "sappiamo solo rubare". Al limite, se proprio vogliamo trovare un emblema della metamorfosi raccapricciante da Juventus a Borgorosso Football Club, penso di non offendere nessuno se mi permetto di proporre quella specie di Drag Queen dal passaporto incerto che svolazza là davanti senza beccarla da oltre un anno. Ormai è come una papula fra scroto e interno coscia: invisibile e insopportabile.
Detto questo, ben vengano gli inviti a scomparire per il Trifasico e tutti i suoi fidati collaboratori, inviti che sarebbe giusto e doveroso mantenere vivi a prescindere dai risultati dei prossimi mesi, tra l'altro, visto che di danni penso possano bastare quelli fatti finora per i prossimi cent'anni, a prescindere da cosa accadrà in campo. Sì perché anche ieri sera, ahimè, di ciò che è successo in campo c'è ben poco da dire, e quel che è peggio è che 'sta cosa di andare allo stadio per non vedere nulla, purtroppo, sta diventando la norma. Ci si salva con gli insulti.

A proposito di insulti: prima dell'inizio dell'incontro, in mezzo al campo uno striscione recitava: "Vinciamo insieme la partita contro la lebbra". Meno male che è finita 1-1. Hai visto mai che col Genoa ci chiudevano la curva un'altra volta.