domenica 29 marzo 2009

Il mattino ha loro in bocca.



Partenza con il botto stamane in Australia. Due catorcioni ritirati e "séro punti", come direbbe lo Specialone stipendiato dall'amico dell'Emetico.

Altro che avere al proprio fianco la Bedy: questi sì che sono risvegli.

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venerdì 27 marzo 2009

L'onore dei soldi.


Dicono che il buongiorno si veda dal mattino. Mi piacerebbe chiederlo a coloro che nella vita si siano risvegliati almeno una volta nello stesso letto di Bedy Moratti, e non necessariamente vedendola struccata, anche perché truccare un passaporto o un bilancio per renderli presentabili, al confronto, è un gioco da ragazzi. Ma prendiamo per buono il luogo comune.
Il mattino del processo a Calciopoli, per esempio, è iniziato con l'invito "a evaporare" per tutti i soggetti costituitisi parte civile in cerca di risarcimento danni, ivi compresi quelli che avevano indicato nella Juventus della Triade la causa dei loro problemi: Brescia, Salernitana Sport e "vecchio" Bologna, quello tutto rutti e reflussi del signor Idrolitina Gazzoni Frascara.
Il collegio giudicante ha così superato di slancio anche il volumetto di 34 pagine con il quale lo studio legale Grande Stevens (segue nitrito di cavalli alla Frankenstein Jr.) aveva approntato la memoria difensiva; memoria difensiva non della storia della Juventus e della sua ultracentenaria onorabilità ma, più terra terra, dei soldini della controllante Exor ex Ifil.
Esattamente come nel celeberrimo ricorso al TAR ritirato all'ultimo minuto grazie al prodigo intervento del figliol prodigo (segue conato), in quella memoria si afferma che Luciano Moggi agì "travalicando le proprie mansioni che non prevedevano contatti con gli arbitri e che non gli attribuivano i poteri di rappresentanza". Tradotto per gli ignoranti, veri e finti, secondo la tesi difensiva dello studio legale che porta il nome del presidente della Juventus all'epoca di calciopoli (segue grassa risata seguita da due conati) la Juventus non avrebbe dovuto essere accusata di responsabilità diretta ma, al limite, di responsabilità oggettiva: ergo niente serie B (seguono QUATTRO telefonate dell'avvocato Zaccone disorientato: "Ma non si era detto che... ?").
Sono tre anni che scriviamo di come lo scandaloso coinvolgimento di Antonio Giraudo nella melma di calciopoli sia servito esclusivamente per rendere più rumorosa - e, soprattutto, certa - la caduta della Juventus sotto i colpi del commando giudicante ingaggiato ad hoc nel 2006 da Guido Rossi. Anche per sputtanarlo a puntino agli occhi di certi ambienti italici, aggiungerei, ma non allarghiamo troppo il discorso. Così come sono tre anni che cerchiamo di spiegare alla corrente dell'Italia juventina votata al sorriso e all'espiazione (se non proprio un popolo di voltagabbana, diciamo almeno un popolo di voltapagina), che la nostra battaglia di tifosi non consiste nel difendere Luciano Moggi manco fosse un parente, ma piuttosto nel pretendere una risposta chiara e definitiva da dentro casa nostra sul perché la Juventus, la nostra Juventus, quella leggendaria squadra di Torino con la maglia bianconera, a prescindere dagli uomini che la dirigevano, non sia stata risparmiata dall'onta della retrocessione e dal ludibrio dei suoi accusatori.
Nel frattempo, se il buongiorno si vede dal mattino, temiamo che trovare a Napoli la tanto attesa conferma ufficiale della natura malvagia e fraudolenta della Juventus, più ancora che dei singoli protagonisti di calciopoli, per gli eterni frustrati dell'Italia antijuventina stia iniziando a prendere le sembianze di una chimera. Com'è sempre stata, d'altronde, la speranza di eguagliarne i successi e il prestigio.
Sono passati tre anni, tanti, ma su una cosa, per chi la pensa come noi, il tempo non scorre affatto. Quella cosa sono le risposte che ci spettano; perché sul fatto che il buongiorno si veda dal mattino possiamo discutere, anche se in fondo io, al fianco della Bedy, mica mi ci sono mai svegliato. Ma sul fatto che la vita sia fatta di priorità proprio no, non si discute. Risposte, dunque.

E delle curve a 50 euro, francamente, me ne infischio.

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lunedì 16 marzo 2009

李小龍


Siccome le ammonizioni mirate, oltre ad essere una stronzata colossale, sono anche roba superata, loro stanno provando, come sempre, a fare i diversi. Niente ammonizioni mirate: loro prendono la mira per avere (solo) l'ammonizione.
Avrei preferito mettere il video originale di Carl Douglas, ma poi ho pensato che Santon non avrebbe capito, un po' per l'età e un po' per l'espressione del volto che, come sappiamo, non promette nulla di buono per il futuro.

Un Balotelli, in pratica, ma un po' più Facchetti (fra 10-15 anni, dice la Specsialissima Testa Gi Minchia).





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venerdì 13 marzo 2009

Esclusiva Ju29ro.com.


Sei capace a darci di bagher ma non ti chiami Adriano? Bene, allora è il tuo momento.
Non ti perdere, in esclusiva su Ju29ro.com, l'intervista a Giampaolo Montali, l'allenatore di volley prestato al calcio membro del CdA e del Comitato Sportivo della Juventus F.C.
Di quella di oggi, si intende.

Nato a Parma il 18 gennaio 1960, Gian Paolo Montali ha iniziato la sua lunga carriera di allenatore di PALLAVOLO conquistando tra il 1984 e il 1987 quattro titoli del campionato italiano Juniores.
Unico tecnico ad aver vinto cinque scudetti di campionati nazionali in quattro città diverse (a Parma, Treviso, Roma e ad Atene con l’Olympiakos), il suo palmarès include anche una coppa dei campioni (nel 1995 con la Sisley Treviso), tre supercoppe europee, quattro coppe delle coppe, tre coppe Italia e due coppe di Grecia.
Ha vinto inoltre il titolo di campione del mondo con la Maxicono Parma nel 1990, anno in cui ha realizzato il grande slam (5 titoli conquistati nella stessa stagione agonistica: coppa Italia, coppa delle coppe, super coppa Europea, campionato italiano e campionato del mondo per club).
Dal ’98 al 2000 è stato commissario tecnico della nazionale greca; dal maggio del 2003, ricoprendo il medesimo ruolo nella nazionale italiana, ha conquistato per due volte il titolo di campione Europeo (a Berlino nel 2003 e a Roma nel 2005), oltre che il secondo posto nella coppa del mondo di Tokyo del 2003 e la medaglia d’argento alle olimpiadi di Atene del 2004.
Parallelamente alla sua carriera di allenatore, ha maturato esperienze in qualità di docente universitario in “Coaching” e “Team Building” (a Milano presso la Bocconi SDA e la Cattolica e a Parma presso la locale Università) oltre che in veste di relatore in numerosi corsi di formazione e di consulenza aziendale. È Cavaliere Ufficiale della Repubblica per meriti sportivi.

Nel giugno del 2006, viene eletto, su designazione IFIL, Consigliere di Amministrazione nella Juventus FOOTBALL Club, carica che attualmente ancora ricopre. E' membro del Comitato Sportivo della società, assieme al Presidente Cobolli Gigli, all'AD e DG Blanc ed all'avvocato amministrativista specializzato in diritto ambientale Montanaro.

Clicca QUI per leggere l'intervista su Ju29ro.com.

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giovedì 12 marzo 2009

11 marzo 2009.


Ricordate il 5 maggio 2002? Stesse facce da cazzo di allora, in pratica, ma un po' più Special (One or Two? Ma vaffancù).

E mica pirla.

P.S. Consiglio ai visitatori di Venti9, per una migliore degustazione di questo post così profondo e criptico nei suoi concetti-base, ancorché ermetico nella forma, di cliccare sulla foto.
Potrete così ammirare in tutto il loro splendore le espressioni dell'ex co-armatore di Luna Rossa (il water con le vele celebrato QUI quando decise di ritirarsi dalla America's Cup), del petroliere ecologista-Onesto-e-amico-di-Nucini, e - sono certo non vi sarà sfuggita, in alto a sinistra - di quella grandissima gnocca di sua sorella, quella che "tra Bedy e lo Jedi differenza non vedi".


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mercoledì 11 marzo 2009

Applausi.


La rete non aveva ancora smesso di scrollare per il 2-2 di Drogba che da parte degli organi di partito era già scattata, a reti unificate, l'opera di glorificazione della Juventus New Style & Smiles.
Originale come una battuta di Enrico Bertolino, il titolo scelto da tutti i fiancheggiatori mediatici degli avanzi di Famiglia era: "Juve fuori a testa alta". Applausi.
E allora applaudo anch'io, visto che quando me ne andavo a letto singhiozzando per la sconfitta subìta ad Atene dalla Juve dei sei campioni del mondo più Bettega, Boniek e Platini, tanti dei ciarlatani presenti ieri sera in tribuna d'onore a Torino manco sapevano che si era giocato e per che cosa, chi scaccolandosi con un ditino, chi con due, e chi passandosi la mano ricoperta di caccole sul ciuffo in cerca di un lavoro serio, con ancora impresse nel culo le impronte delle pedate ricevute nell'ufficio del (e dal) Gran Capo Supremo.
E allora applausi. Applausi allo staff tecnico, grazie al quale abbiamo già raggiunto e superato - e siamo ancora all'inizio di marzo - quota quaranta infortuni muscolari in una sola stagione.
Applausi allo staff dirigenziale, grazie al quale la Juventus è arrivata alla partita più importante dell'anno presentando - o meglio: costretta a presentare - una formazione terribilmente premonitrice di come potrebbe essere il nostro futuro prossimo una volta rottamati i pochi (e giustamente logori) campioni rimasti.
Applausi a chi ha pensato di concludere il resoconto della serata sul sito ufficiale della società scrivendo che "La stagione non è finita e ci sono altre due manifestazioni da onorare".
Da onorare di solito ci sono i morti, e Dio solo sa se e quanto (e quali, soprattutto) ce ne sarebbero stati nel recente passato: ma se non è successo fino a ieri, non siamo certo così ingenui da sperarci adesso. Le manifestazioni invece non si onorano: le manifestazioni si vincono. O perlomeno si prova a farlo, fino all'ultimo respiro.

Perché, parafrasando il Marchese del Grillo, noi siamo la Juventus. Mentre voi, ciarlatani presenti ieri sera in tribuna d'onore, non siete un cazzo.


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lunedì 9 marzo 2009

Predestinati.


"La domenica mattina non esci mai. Ieri sera hai vinto e vieni a rompere il cazzo."
Vi giuro che non l'avevo neppure visto. Stavo cercando una bancarella per comprare la mitica gardenia per la ricerca, quella che la compri a offerta ma "Offerta minima: 13 euro", recita il cartello.
Mio figlio mi guarda un po' spaesato, ovvio, ma io non me la sento di spiegargli che se il suo papà fosse nato qualche decennio prima e avesse visto il Filadelfia, Superga e Puliciclone insieme al suo gemello Ciccio Graziani, oggi sarebbe ridotto così anche lui (mio figlio, non il suo papà).
Figurarsi se ho voglia di spiegare al granata che sabato sera di più non potevamo fare per provare a non vincere il derby, con quella formazione che Ranieri sembrava l'avesse messa giù tirando i dadi, lui che di solito la fa giocando undici partite secche alla morra con il suo vice Damiano-con-l'accento-sulla-o.
Così ho indossato il sorriso d'ordinanza senza proferire parola, quel sorriso irritante che ha contribuito a creare il sentimento popolare ma che nessuna calciopoli riuscirà mai a cancellare, e lentamente ho proseguito per la mia strada. Mentre il granata, che da buon granata non sa cosa sia un sorriso, proseguiva il suo sproloquio nella speranza di non impazzire.

Fatica inutile la sua. Anche quella sarà una partita persa.



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venerdì 6 marzo 2009

Farina.


Volevo solo ricordare al cavallo di razza senza criniera (QUI un suo ritratto) che quando lo Specialone l'altro giorno ha detto "se fossi in Novellino contro la Juve manderei in campo la Primavera" (cioè una seconda scelta, una formazione scarsa), si stava rivolgendo, appunto, a Novellino. Non al designatore arbitrale.
Ma il cavallo, nel dubbio, ha deciso per Farina (nella foto, insieme ai due assistenti).

Sempre meglio non irritare gli amici degli amici.


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lunedì 2 marzo 2009

Stampelle.


Uno dei vanti della città di Bologna è l'Istituto Ortopedico Rizzoli, uno dei centri all'avanguardia nella fornitura di esoprotesi.
Un altro vanto della città di Bologna è sicuramente Giuseppe Gazzoni Frascara, già inventore dell'Idrolitina e presidente del Bologna FC, un uomo grazie al quale milioni di persone hanno potuto pasteggiare ruttando come leonesse in calore per anni prima che cominciasse a farlo lui con teoremi deliranti secondo i quali Moggi e Giraudo, quando il calcio era sporco, tramavano nell'ombra per farlo retrocedere in serie B.
Ma la sintesi perfetta tra il Rizzoli ospedale e il Gazzoni da ricoverare è lui: Nicola Rizzoli, arbitro della sezione A.I.A. bolognese (quale sennò?), in campo ieri sera a San Siro per il match Inter-Roma, terminato 3-3 dopo la solita prova onanistica dei beniamini di Riccardo Luna e il solito avvio al fulmicotone degli Specialoni.
Perché loro, gli Specialoni, mica lo ascoltano quel tipo strano che di cognome fa Ranieri quando dice che il campionato intanto è chiuso. Loro lo sanno che ci sono ancora abbastanza partite da giocare e uno scontro diretto che potrebbero nascondere più insidie di una cena a lume di candela con la sorella di Moratti. Insomma loro, sotto sotto, sono sempre loro. E quando il gioco si fa duro, o anche no, se la fanno sotto.
E allora ecco la protesi di (e non "del") Rizzoli. Balotelli si fionda in area in mezzo a tre avversari, il difensore della Roma tira indietro la gamba, lui la tira avanti, e Nicola, con tutte quelle gambe, non ci capisce più una mazza e fischia: rigore. Ennesima puntata dello sceneggiato Come fornire una stampella a una povera squadra zoppa.
Oddio, in verità ce ne sarebbe un altro che forniva le stampelle agli Onesti, ma quello non era di Bologna, e pare l'abbiano cacciato già da un pezzo.

Loro, gli Onesti, non volevano avere nulla a che fare con i pregiudicati.


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