venerdì 31 ottobre 2008

Scusate, che fine ha fatto la Juve?


La prima parte dell'assemblea di martedì 28 ottobre era scivolata dalla mia testa direttamente sulla tastiera del Blackberry del Mago di Ios, attraverso il quale inviavo carne fresca allo splendido barbecue della diretta su Ju29ro.com (QUI).
Poi, dopo l'esilarante intervento di Marco Bava (5 azioni, cioè tante quante è in grado di farne Molinaro sulla fascia sinistra nell'arco di tre campionati) ho iniziato a prendere appunti sulle risposte dei QUATTRO Amigos (QUATTRO, come gli illeciti apparsi in sogno al medium e paragnosta Cesarino Zaccone nel 2006) Cobolli, Gigli, Blanc e Bergero. Giusto per rendere omaggio al tema del QUATTRO, sollevato dal Team di Ju29ro.com durante una delle ultime rancorosissime pizzate, e al Mago stesso, che lo ha illustrato in modo completo ed esaustivo sul suo blog, QUI e QUI.
A dire il vero, l'abitudine a frequentare corsi di aggiornamento professionale mi aveva suggerito di impugnare la penna e posizionarmi sui blocchi di partenza fin dall'inizio dell'assemblea, ma alle prime tronfie considerazioni del presidente binario ("A seguito di importanti accordi commerciali, abbiamo siglato un contratto di sponsorizzazione con la regione Trentino"), mi sono immaginato la campagna pubblicitaria di un simile straordinario evento, con Buffon che spenna Chimenti a poker sdraiato su un letto di renette Melinda, e mi è passata la poesia. Meglio il Blackberry e due Aspirine.
Una volta terminati gli interventi degli azionisti, però, toccava alle risposte dei dirigenti col sorriso, e immaginare che da quel momento in avanti le chicche non sarebbero mancate è stato fin troppo facile.
Carta e penna, allora, e fuoco alle polveri. Le riporto esattamente nell'ordine nel quale le ho scritte, ad imperitura memoria di una giornata surreale.

E' stato lui, uffa!
Del tentativo di coinvolgere Roberto Bettega nella scelta di Tiago e Almiron messo in atto da monsieur Blanc si è già letto sui giornali. Anzi, a dire il vero è stato il tema principe delle cronache assembleari pubblicate quasi dappertutto, perché è logico che una palatina di merda sulla Triade (o di ciò che ne rimane ancora a "piede libero", visto che due su tre sono a giudizio nel processo di Napoli e quindi per la gggente sono già condannati all'inferno) non la si poteva certo evitare.
Peccato che Bettega scuotesse la testa in segno di disapprovazione, e poco importa che non abbia ritenuto di dovere una replica al simpatico esperto di volée e rovescio a due mani. Ma l'espressione del suo volto, per chi come me l'ha potuta vedere dal vivo, valeva più di mille vaffanculo. E tanto basta.
"Non pensavamo che Trezeguet si infortunasse".
Come già avvenne sul sito web della Juventus il giorno dell'annuncio dell'intervento chirurgico al quale si era deciso di sottoporre l'attaccante francese, Blanc ha ribadito che la sua assenza non avrebbe potuto essere preventivata. E allora perché operarlo a entrambe le ginocchia, se la causa dello stop è da imputare solo a un infortunio al ginocchio destro patito durante il match di Champions League contro lo Zenit a settembre? L'hanno forse menato con un randello sulle rotule, quella sera, o magari la notizia del fastidio al ginocchio sinistro con annesso rischio di intervento aleggiava nell'aria già da mesi? Aleggiava, aleggiava...
In un paese normale, la Madre di tutte le notizie.
Sollecitato a fornire spiegazioni sulla mancata smentita alle parole di Blatter (QUI), Cobolli Gigli ha affermato che la decisione di rinunciare al Tar, nel 2006, fu presa dal cda, senza alcun tipo di intromissione da parte di chicchessia. Quindi non serve smentire qualcosa che non è vero.
Qualsiasi giornalista SERIO, il giorno dopo, avrebbe contattato Sepp Blatter per avere chiarimenti, o no? Il fatto che il presidente di una società di calcio (la Juventus, oltretutto, mica il Forlimpopoli) dia pubblicamete del bugiardo al presidente della FIFA, è o non è una notizia bomba? Alla faccia del cazzo se lo è. Servirebbero dei giornalisti, però. E qui da noi, si sa, purtroppo non ce ne sono.
Non ha retto più.
Il direttore finanziario Michele Bergero, ad un certo punto, messo alle strette sulle questioni stadio/Semana/area commerciale/Sportfive/Vinovo, non ha retto più ed ha firmato, probabilmente, la propria condanna a morte, dichiarando che "l'investimento di Vinovo è stata una grande operazione nella storia recente della società": un elogio di Giraudo in piena regola. Forse avrebbe avuto meno problemi se avesse insultato la mamma di Brusca, Provenzano e Riina. Auguri.
Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo.
Forse tramortito dalle eretiche - in quanto positive - considerazioni di Bergero nei confronti della Triade, il presidente binario ha perso la bussola e si è inopinatamente allineato agli elogi di quel tempo che fu. E come, se non con una delle sue proverbiali puttanate? Rispondendo alla domanda sull'etichetta di truffatori affibbiata da Massimo Moratti alla Juventus dell'epoca pre-2006, Cobolli Gigli ha così sbottato: "Mi inorridisce sentire definire truffatori dei giocatori, alcuni dei quali hanno anche vinto la Coppa europea come Campioni dell'anno". Sarebbe il pallone d'oro, ma nessuno si sogni di dirglielo. E' anche per minchiate come questa che vale la pena di passare mezza giornata in compagnia della Compagnia dello Smile. Perché può anche capitare che non ridano loro: ma saranno sempre in grado di fare ridere noi.
Idee poche, ma confuse.
In merito alla questione del capo degli osservatori, Blanc ha rivelato che Sensibile era stato scelto insieme a Secco; ma in realtà cercavano qualcuno con più esperienza. Quindi con Sensibile "abbiamo chiuso il rapporto in maniera molto "fair", e abbiamo scelto Castagnini". Quel Castagnini per la cui partenza, come ha sottolineato Dominiobianconero nel suo intervento, a Piacenza stanno ancora festeggiando. E la relazione con la quale pare abbia dato il nulla osta all'acquisto di Poulsen, in effetti, dà già un'idea della natura fainesca del personaggio.
L'ovetto Kinder.
Tiago, come gli ovetti tanto cari ai bambini, contiene una sorpresa. Il suo contratto infatti prevede quattro bonus aggiuntivi da 500.000 euro ciascuno in favore del Lione, a seconda degli obiettivi raggiunti durante la sua permanenza in bianconero. Blanc ne ha elencati due (qualificazione alla Champions League e vittoria dello scudetto), dopodiché si è voltato verso Bergero in cerca di aiuto, come uno scolaretto disorientato durante un'interrogazione sulla Mesopotamia. Il direttore finanziario della Juventus (e sottolineo: il direttore finanziario della Juventus, non l'addetto alle pulizie) ci ha pensato un po' su, e dopo alcuni istanti di imbarazzo ha risposto: "Quali siano gli altri due, di preciso, non lo ricordo". Che Dio li assista.
Qualcuno chiami un medico, per carità.
La risposta di Bergero non ha potuto a quel punto non sollevare perplessità e brusii fra i presenti, in particolare nel gruppo di rancorosissimi esponenti del Team di Ju29ro.com schierati in quarta fila. Ne è così scaturito un timido accenno di botta e risposta con il tavolo del cda, bruscamente interrotto da un azionista normalizzato sui 300 anni di età il quale, sfrecciando pericolosamente sul filo dell'enfisema e rischiando un attacco di angina pectoris, ha sbraitato: " Non si può fare botta e risposta! Lasciate parlare la Presidenza!". E, presumibilmente, è spirato pisciandosi addosso.
JuventAgos.
Dalla lettura del bilancio era risultata una voce di 500.000 euro di non facile comprensione, della quale veniva chiesto conto. Dopo alcuni interminabili istanti di imbarazzo, con gli sguardi dei quattro Amigos intrecciati gli uni con gli altri in un duello degno di un film di Sergio Leone (il senso delle loro espressioni assomigliava molto a un "Porca troia... l'hanno letto..."), Cobolli Gigli ha spiegato che "nell'ambito del rinnovo del contratto stipulato lo scorso anno, un giocatore ha chiesto un prestito di 500.000 euro, rimborsabili entro agosto 2009 ai tassi di mercato correnti". Condivisibile la scelta di non rivelare il nome del tesserato in questione, per carità. Però io ho voluto provare a scoprirlo lo stesso, perché sono dispettoso e meschino, e l'ho fatto con un rito a metà fra la seduta spiritica e la stregoneria. Così ho deciso di voltare pagina e guardare avanti, mi sono seduto su di una roulette con le palle appoggiate allo zero e ho cominciato a girare intorno a tutta birra per tre ore ridendo a crepapelle come un idiota. Niente da fare. Non mi è venuto in mente nessuno.
Consulenze qualificate.
Sul grottesco episodio del video forum tenutosi presso la redazione del Corriere dello Sport nel dicembre 2007 (QUI), Cobolli ha ribadito che la rinuncia al Tar fu decisa dal cda senza alcuna pressione esterna: né Montezemolo, né tanto meno Vocalelli. Certo, "sentii Vocalelli in quel periodo, come anche Verdelli (ma porc...) e Padovan, perché se sono direttori di grandi giornali sono persone di livello, con le quali ho ritenuto di volermi confrontare". E De Paola cos'è, allora, uno stronzo? Anche un parere postumo potrebbe servire: ci pensi su, presidente.
Bandierine.
Sempre Cobolli: "Buffon, Trezeguet e Camoranesi furono convinti a rimanere. Del Piero no". Considerando il fatto che gli altri "big", a quel punto, se n'erano già andati tutti, la vogliamo dire una cosa una volta per tutte? Diciamola: Del Piero e Nedved dove avrebbero potuto andare, a quell'età e con quello stipendio? Sono due anni e mezzo che lo sostengo: calciopoli ci ha riservato tante, tantissime aste. E se non le vedete, è solo perché ognuno di noi tifosi ne conserva una bene inserita dentro di sè, esattamente sul retro. Ma di bandiere, scusatemi tanto, nemmeno l'ombra.
Massimo risultato: questa è la mia missione.
Jean-Claude Blanc, per avvalorare la tesi di un'estate senza alternative durante l'inferno di calciopoli, è ritornato sulla cessione di Ibrahimovic all'Inter. Lo volevamo tenere fortissimamente, ma "non si può trattenere un giocatore se non lui non vuole saperne". Ma come, e le bandierine qui sopra allora? "Però - ha aggiunto monsieur Roland Garros - il mio dovere di amministratore è quello di fare il meglio per la società che mi paga, ecco il motivo per il quale Ibrahimovic fu ceduto all'Inter: era la società che in quel momento faceva l'offerta migliore". Cedere un fuoriclasse ad una diretta concorrente (già forte), permettendole di fare un sensazionale salto di qualità per gli anni a venire, corrispose davvero a fare il meglio per la società che lo pagava e che tuttora lo paga? Se la Fiat avesse bisogno di liquidità, farebbe un affare a vendere il progetto esclusivo e rivoluzionario del motore a maionese alla Toyota per reperire quattrini? Ci è? Ci fa? Mah..
Tornare grandi.
Secondo il presidente binario il futuro dovrà essere rappresentato da giovani di talento, che proprio in virtù della loro età potranno iniziare la loro esperienza alla Juventus partendo da stipendi più bassi di quelli attualmente in vigore nel mondo del calcio. Tradotto, scordatevi gli Ibrahimovic e gli Zidane. A fare le nostre fortune future saranno fenomeni del calibro di Limido, in pratica, ma un po' più giovani.
E poi, pur accettando le critiche che ci spronano a fare sempre meglio, "riteniamo di essere stati bravi. Abbiamo tenuto Giovinco e concluso l'accordo con Sportfive per i naming rights del nuovo stadio". Ci fa o ci è? Beh...
Il colmo dei colmi.
Mr. 5 azioni, MarcoBava, resterà comunque nella storia dell'assemblea della Juventus per essere riuscito nell'impresa di farsi prendere per il culo da Cobolli Gigli. Un record da Guinness dei primati. Salito sul pulpito per chiudere la serie delle contro-repliche, ha schernito il presidente della Juventus e i colleghi azionisti: "Le contro-repliche dei miei colleghi sono state troppo buoniste, ma come lei ben sa, presidente, tocca sempre a me chiudere le assemblee facendo la parte del cattivo. Io sono un po' il suo "amaro". "Non si preoccupi, Bava - gli ha replicato un Cobolli Gigli quasi divertito - lei non è amaro affatto. Per me lei è, al massimo, un cioccolatino fondente".

Bava e i dirigenti col sorriso. Lui, l'uomo giusto nel posto sbagliato. Loro, gli uomini giusti al posto sbagliato.

P.S. Del momento più intenso di tutta l'assemblea non parlo. Volutamente. Non ringrazierò mai abbastanza il mio amico Attilio per averlo pensato e reso possibile. Perché è stato emozione pura, in un posto e in una situazione che - per un tifoso che ha avuto la fortuna di vivere e respirare certi momenti di un amore ultratrentennale - di emozionante non può avere nulla.

Almeno fino a quando le cose non torneranno al loro posto, come le avevano lasciate loro. (cit.)



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mercoledì 29 ottobre 2008

Esistono davvero.


Fino a ieri avevo cullato il sogno che i dirigenti col sorriso potessero essere una delle geniali invenzioni della Pixar. Dei Monsters & Co., in pratica, ma un po' più dannosi, se mi consentite.
Quell'aspetto bonario, in fondo, unito alla miriade di battute esilaranti sparacchiate qua e là durante questi ultimi, interminabili 28 mesi, ne avevano messo in discussione l'esistenza stessa, almeno nella mia fantasia di tifoso maturo fuori ma morbido dentro.
Invece no: sono veri, verissimi, in carne e ossa. E parlano proprio come in televisione, dicendo le stesse cose un po' così con quella faccia un po' così.
Ho preso un sacco di appunti. Il tempo di riordinare le idee (le mie, non le loro, perché sarebbe impossibile), e ne riparliamo.

Stay tuned.

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lunedì 27 ottobre 2008

ECLUSIVA JU29RO: la diretta dell'assemblea col sorriso.


Domattina alle 10.30, presso il Centro Storico Fiat di via Chiabrera n. 20, si terrà l'assemblea ordinaria degli azionisti della Juventus S.p.A.
Ju29ro.com sarà presente con una delegazione di loschi figuri i quali, avvalendosi della probabile presenza di qualche tifoso/azionista vip d'eccezione, oltre che della scrupolosa lettura del progetto di bilancio al 30 giugno (la cui approvazione sarà appunto oggetto dell'assemblea), cercheranno di capire se 'sta solfa debba durare ancora tanto o, al contrario, le espiazioni di massa in essere dal 2006 possano finire in tempi brevi. Perché se un bel gioco dura poco, figuriamoci uno che fa cagare.
Il sito Ju29ro.com, unica voce di informazione libera e seria su calciopoli e dintorni nel panorama disinformativo nazionale, a partire dalle 10.30 darà vita alla diretta dei lavori assembleari, con aggiornamenti in tempo reale sugli interventi dei partecipanti e sulle auspicabili risposte dei cirigenti ai tanti quesiti scomodi idealmente posti da qualche milione di tifosi basiti.
Tutto ciò sarà possibile grazie ad un sofisticato gioco di specchi, in abbinamento ad un sistema integrato di segnali di fumo, fenomeni paranormali, alfabeto dei sordomuti, linguaggio del corpo, comunicazione satellitare e interscambio di staffette motorizzate, il tutto collegato tramite wifi con i supereroi del sorriso seduti al tavolo del consiglio di amministrazione.
Sì, proprio loro: quei supereroi che sono stati capaci di vendere, tanto per fare un esempio fra altri mille, Adrian Mutu per 7 milioni e mezzo di euro alla Fiorentina e spendere per Amauri più di quanto avessero incassato dall'Inter per Zlatan Ibrahimovic.

Mamma, mettimi anche i panini. Non so se torno.


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De gustibus un cacchio.


Se non fosse per l'analisi da prova del palloncino fatta da De Biasi a fine partita, il derby di sabato sera non meriterebbe più di cinque parole: uno-a-zero-per-noi.
Ma il mister dei cornuti (perché ogni toro, fino a prova contraria, lo è) dev'essere rimasto ibernato per un anno nel frigo dei gelati del centro Sisport, se ha avuto il becco di dire, con la solita espressione granata e affranto-rassegnata di chi ha subìto l'ingiustizia della vita, che "dispiace perdere così, perché la partita è stata equilibrata".
Ora, che la Juve faccia ribrezzo non è una novità e non ci asteniamo certo dal sostenerlo; ma la differenza fra questo derby e quello di andata dello scorso anno, brutto come la fame in India e deciso dal morso letale di Trezeguet al novantatreesimo, è parsa piuttosto evidente a tutti.
Per giocare una partita equilibrata con questo Toro, ci perdonino i cugini bovini, bisognerebbe mandare in campo Pippo Pluto e Paperino. Classifica (ma non solo) canta.

E se nonostante zero tiri nello specchio della porta in novantaquattro minuti di gioco si può comunque frignare col destino, allora Marisa Miller è un cesso e facciamola finita.


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mercoledì 22 ottobre 2008

Hanno vinto loro.


E così il primo round è andato ai gufi. Già, perché se dopo la vittoria per 2-1 contro il Real Madrid (una squadra - come ha scritto Roberto Beccantini - in grado di perdere quasi contro chiunque, quando gioca lontano dal Bernabeu) la Juventus dovesse mai aggiudicarsi anche il derby di sabato prossimo, prenderebbe seriamente corpo l'ipotesi di una permanenza in Corso Galfer della Smile's Band fino al 2031 o giù di lì.
Da una settimana si rincorrevano le voci di un terremoto imminente, che avrebbe colpito non solo l'allenatore più confuso dell'era bianconera moderna, ma addirittura l'intero pacchetto dirigenziale, con la sola eccezione dell'erede per caso John. Una benedizione a metà, insomma, ma sempre meglio di nulla. Eccome.
Puntuale come uno stop di tibia di Molinaro, invece, è arrivata la flebo ricostituente dei tre punti contro gli ex galattici, che per almeno un tempo sono sembrati più la brutta copia del Leeds United (sarà per via delle divise bianche in comune, non so) piuttosto che la macchina da Coppa dei Campioni che dalla fine degli anni '50 domina a suon di vittorie (9) il torneo continentale più prestigioso.
Come sempre accade in Italia, immagino che adesso rialzeranno la cresta tutti i sapientoni che "noi l'avevamo detto", inanellando la solita sequenza di frasi fatte sull'orgoglio dei campioni inossidabili, della Juve che non muore mai, delle risorse infinite della belva ferita, e bla, e burp, e prot.
Magari i primi a mostrare il petto saranno quelli che l'altra notte a Caselle, chiedendo e ottenendo un incontro-confronto con la squadra di ritorno dalla penosa trasferta di Napoli, avevano portato avanti le istanze di una parte della tifoseria, al cospetto di Ranieri e soci: il problema del caro biglietti per Juve-Real e un pronto riscatto nel derby con il Toro. Perché non aggiungerci anche lo sconto sulle trombette a gas per lo stadio e un porta-cellulare con la foto di Gigibuffòn, già che c'erano?
Chi è fuori da queste logiche, però, avrà notato come anche ieri sera un giocatore fondamentale per la sopravvivenza del reparto difensivo (infarcito di bidoni dalla campagna acquisti dilettantesca condotta da AutoGatto Blanc e MotoTopo Secco) sia puntualmente tornato in infermeria dopo il rientro (forzato) da un infortunio. E così, ciao ciao satellitare.
Così come avrà notato che, dopo un'ora scarsa di gioco, i bianconeri sembravano reduci da un set a luci rosse più che dal riposo fra un tempo e l'altro del match, come se non averne più già a fine ottobre fosse normale, dopo sole sette giornate di campionato e mezzo girone eliminatorio di Champions League.
Il tutto accompagnato, grazie a Dio, dalle scelte ranieresche di quell'altro mister, anche lui furbo come una faina e imbalsamato sulla panchina degli spagnoli, grazie alle quali un possesso palla prossimo al 70% e quaranta minuti giocati ad una porta sola non sono bastati per acciuffare un pareggio che, interismi a parte, sarebbe stato più che meritato.
Per chiunque non ami la Juve, non c'è cosa migliore che sperare di tenerla in vita così.

Ecco perché ieri sera hanno vinto solo loro: i gufi.


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lunedì 20 ottobre 2008

Senza vergogna.


"Non so se De Laurentiis abbia ragione o meno, ma noto che in campionato si respira un clima più sereno. Rispetto a qualche stagione addietro, adesso si accettano gli errori arbitrali, perchè si è convinti che vengono commessi in buona fede.
Sicuramente c'è più serenità, non mi pare di assistere alle polemiche degli altri anni
".

Detto da uno che nell'ultimo anno e mezzo, nella veste di presidente del Catania, ha visto protagonisti la parte più giocherellona della propria tifoseria per avere ucciso un poliziotto a lavandinate e il proprio amministratore delegato Pietro Lo Monaco per avere rivolto parole di fratellanza a Josè Mourinho dopo la sconfitta con l'Inter ("Andrebbe preso a bastonate nei denti") , è il migliore spot possibile per le vulgate del secolo (evidenziate in grassetto qui sopra).

C'è più serenità. Complimenti, Pulvirenti.

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domenica 19 ottobre 2008

Fuochi fatui.


E chi l'ha detto che a Napoli non c'è più la spazzatura?
Io ieri sera ne ho vista parecchia, specialmente in tribuna d'onore, in panchina, negli spogliatoi, sul pullman, all'aeroporto, e via via fin sopra alle nuvole. Destinazione Torino.
C'è che di napoletano quella spazzatura non aveva un bel niente. Era tutta roba giunta poche ore prima dal nord, anche se camuffata da gente seria, roba vera, roba tosta, com'era sempre stato fino a due anni e mezzo fa.
Il coma è irreversibile, parlare di questa società non ha alcun senso. Qualsiasi cosa facciano, ormai, non rappresenta nemmeno più una concausa dello sfascio. Tutto ciò che fanno, tutto ciò che dicono, è solo il corollario a quanto non si poteva non prevedere, perché lo sfascio, appunto, è alle spalle.
Restano i fuochi fatui, tipici dei cimiteri o delle discariche, quando però il grosso del lavoro, per così dire, è già stato fatto, e non si può più tornare indietro.
Sei mesi trascorsi ai piedi del Vesuvio nel 2001, mi chiedo, rendono un gol in quel momento prezioso come l'aria indegno di essere festeggiato? Amauri che segna e non esulta, dopo giorni e giorni di proclami ossessivamente ripetuti da Cobolli Gigli, Blanc, Ranieri, Del Piero e soci su un gruppo unito e più che mai solido, è spazzatura.
Sostituire Del Piero con De Ceglie nel bel mezzo di una battaglia da vincere a tutti i costi, è spazzatura.
Dichiarare che la Juve non sia in crisi, dopo la seconda sconfitta consecutiva e la miseria di due punti nelle ultime quattro giornate di campionato, è spazzatura.
Aggirarsi negli spogliatoi al termine della (di)partita sorridendo, a mo' di animatore Valtur, come se la vera e unica missione di questo rimasuglio avariato della squadra più forte e odiata d'Italia fosse quella di rendersi simpatica, è spazzatura.
Alle 23.32, quando la spazzatura stava per salire sull'aereo che l'avrebbe portata fin sopra alle nuvole, un amico mi ha inviato questo messaggio:
"La serie B, la parte destra della classifica, 6 gol fatti in 7 partite, 11 giocatori infortunati, un allenatore che toglie Del Piero e mette De Ceglie, queste umiliazioni le abbiamo subite solo con queste merde di dirigenti... a proposito, vuoi un biglietto per Juve - Real? Ti do il mio. Il prezzo c'è..."

E' stato il meno rancoroso fra quelli che ho ricevuto. Gli altri li tengo per me, non mi va di infierire.


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giovedì 16 ottobre 2008

Ultimo Stadio.


Nonostante ci sia una società (Sportfive) incaricata di trovare i partner più vantaggiosi - e di garantire per questo un minimo di 75 milioni di euro in 12 anni - per i naming rights del futuro stadio della Juventus, Tuttosport ha lanciato un sondaggio per tastare le preferenze dei tifosi su come battezzare ciò che resterà del vecchio Delle Alpi.
Fra questi, come sempre, spiccano i pareri dei tifosi vip, i cui nomi meriterebbero solo di essere coperti con dei "bip".
Dal maratoneta ritardato Linus (che avete capito? nel senso che ha incominciato tardi...) a Marco Travaglio ("Ho smesso di essere juventino per colpa della Triade e ho smesso di essere di destra per colpa di Berlusconi": non poteva diventare interista e comunista fin da giovane, evitando così di rompere i coglioni al prossimo?), da Evelina Christillin ("Nessun dubbio, lo intitolerei all’avvocato Giovanni Agnelli: a lui si deve tutto": e lei lo sa bene) a Maurizio Paniz, che nel 2006 ebbe il coraggio di criticare calciopoli per ben ventisei minuti, forse addirittura ventisette, prima di allinearsi alle espiazioni di regime imposte dalle varie carte igieniche bianche, rosa e marroni di tutta Italia.
L'onorevole Paniz ha anche il merito di essere presidente dello Juventus Club di Montecitorio, dove la settimana scorsa ha ricevuto il presidente binario Cobolli Gigli e l'allenatore nel pallone Claudio Ranieri per capire a fondo le ragioni del difficile avvio di stagione dei bianconeri (QUI un resoconto della situazione aggiornata a ieri).
Come sempre accecato dall'invidia e dalla sindrome di Calimero, ho provato anch'io a sentire alcuni pareri autorevoli sul tema stadio, come ad esempio quelli del capo-ultras Jimmy lo Sfracassato, del mitico Pino della ferramenta Gaggero e, niente meno, del capo reparto di mio cognato.
Devo dire che ne è uscito un quadro davvero interessante. Ecco alcune proposte avanzate dai miei vip:

Stadio "Quattro Salti in Padella", con all'ingresso la gigantografia di Cesare Zaccone che sventola il numero quattro all'assemblea dei soci e Boniperti sullo sfondo che annuisce soddisfatto. La padella ovviamente non sarebbe quella per friggere, ma più realisticamente quella in dotazione presso tutte le ASL per gli aventi problemi di deambulazione.

Stadio "della Specificità dello Sport", avvolto in tutto il suo perimetro dalla foto su tela di un gigantesco trenino umano in stile Capodanno a Bardonecchia. Come vagone di coda, Sepp Blatter agganciato a Lucky Luke Montezemolo; che è agganciato a John Elkann; che è agganciato a Max Mosley; che è agganciato a quattro puttanazze cingalesi travestite da suore cappellone; che sono agganciate a tre transessuali travestiti da meccanici di formula uno; che sono agganciati a Lapo Elkann travestito e basta; che cerca invano di riagganciarsi a Sepp Blatter per chiudere l'anello, mentre quest'ultimo lo sfancula in cinque lingue differenti.

Stadio "bi-Presidenziale", il lato ovest dipinto a mano, con Alessandro Vocalelli in abiti da centurione romano che frusta Giò Cobolli stremato sotto il peso di una croce in ghisa alta tre metri con su inciso il numero 27; il lato est dipinto a bomboletta spray, con Vanni Gigli che brandisce una mazza chiodata in una mano mentre, con l'altra, si strofina ferocemente il pacco in segno di spregio, mostrando uno sguardo alla Marilyn Manson e un gigantesco 29 sulla visiera del cappellino da baseball.

Sentirei ancora un momento cosa ne pensano Eros Ramazzotti, Massimo Giletti e Idris. Poi si può anche partire con i lavori.

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mercoledì 15 ottobre 2008

La luce in fondo al tunnel murato.


Lunedì 6 ottobre
Ranieri: "Tutto ok".
Cobolli: "Non ci sono problemi".
Gigli: "Oooh-oooh-oooh, rock'n'roll robot...".
Del Piero: "Siamo uniti".

Martedì 7 ottobre
Ranieri: "Tutto ok".
Cobolli: "Non ci sono problemi".
Gigli: "Dreh dich nicht um, oh-oh-oh... schau, schau, der Kommissar geht um! oh-oh-oh...".
Del Piero: "Siamo uniti".
Blanc: "Gli scudetti sono 29".

Mercoledì 8 ottobre
Ranieri: "Tutto ok".
Cobolli: "Non ci sono problemi".
Gigli: "Touch me, touch me, I wanna feel your body...".
Del Piero: "Siamo uniti".
Blanc: "Pronto, Alessiò?".
Secco:"Faremo i Tutor? Certo dottor Blanc, tutto chiaro. Quindi cos'è che devo fare?".

Giovedì 9 ottobre
Ranieri: "Tutto ok".
Cobolli: "Non ci sono problemi".
Gigli: "Vamos a la playa, oh-oh-oh-oh-oh...".
Del Piero: "Siamo uniti".
Blanc: "Allora Alessiò, com'è andata oggi a Vinovò?".
Secco:"Scusi ma oggi non toccava a lei andare a Vinovo?".

Venerdì 10 ottobre

Ranieri: "Tutto ok".
Cobolli: "Non ci sono problemi".
Gigli: "Tu vuole la mia bocca, I love another... ".
Del Piero: "Siamo uniti".
Blanc: "Pronto, Alessiò? Sono Blanc, sto andando a Vinovò. Tu che fai oggi invece?".
Secco:"Sono a Vinovo. Oggi non toccava a me?".

Sabato 11 ottobre
Ranieri: "Tutto ok".
Cobolli: "Non ci sono problemi".
Gigli: "This is the rithm of the night... ".
Del Piero: "Siamo uniti".
Blanc: "Pronto, Alessiò? Sono Blanc. Sei già arrivato a Vinovò?".
Secco:"Porca vacca. Sono a Lombardore a fare motocross. Toccava a me?".

Domenica 12 ottobre
Ranieri: "Tutto ok".
Cobolli: "Non ci sono problemi".
Gigli: "Wild boys! Wild boys! ".
Del Piero: "Siamo uniti".
John Elkann: "Alla Juve sono tutti uniti. E ve lo dice uno che ha vinto la Barcolana, mica cazzi e lumache".

Lunedì 13 ottobre
Montezemolo: "Pronto Yaki? Hai visto che ieri abbiamo succhiato due punti al negretto della Mercedes?".
John Elkann: "Sei sempre il migliore, Luca".
Montezemolo: "E la regata su Alfa Romeo com'è andata?".
John Elkann: "Bene. Ma tu che te ne intendi: le barche a vela dove ce l'hanno la marmitta?".

Martedì 14 ottobre
La Juventus vara una nuova delizia: il codice comportamentale.

(continua)...


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domenica 12 ottobre 2008

FIA (Ferrari International Assistance).


Grazie al punto supplementare ricevuto in Giappone da Mòngolo, la collezione di tavolini del Team patetico col presidente emetico balza in testa alla classifica di tutti i tempi, superando autentici mostri sacri del genere quali l'F.C. Internazionale e il mobilificio Aiazzone.
Secondo il TG5, la manovra scriteriata che è costata un "drive-through" a Lewis Hamilton alla prima curva non ha scusanti; mentre nel caso della sportellata con annesso taglio di chicane rifilata da Massa allo stesso Hamilton - e grazie alla quale il pilota della McLaren si è visto sfilare davanti la bellezza di tredici (13) auto, cioè tutte quelle che lo seguivano -, si è trattato di "un'imboscata" tesa dall'inglese al brasiliano.
A quanto pare non bastavano le coppie di fatto VomitinoMeda/Reggiani e UltràMazzoni/Capelli per rendere sufficientemente patetiche e faziose le telecronache degli sport motoristici a due e quattro ruote.

Piccoli Cannavò crescono. E noi, giù col Plasil.


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giovedì 9 ottobre 2008

Maledetti giardinieri.


Cercare risposte certe laddove la comunità scientifica internazionale pare ancora brancolare, se non nel buio, nella penombra, sarebbe pretestuoso.
Ancora più pretestuoso può apparire il fatto che il Team di Ju29ro.com scriva del dramma di Stefano Borgonovo in chiave, diciamo così, sportivo-giudiziaria, anziché per esprimere la propria solidarietà verso un uomo, e una famiglia, travolti dalla perfidia del destino. Prima di essere tifosi appassionati siamo uomini, non caporali; augurare ogni bene possibile a lui e chi gli sta vicino, è quanto di più scontato possiamo fare.
Se però questa vicenda presta il fianco anche a una lettura meno umanitaristica, il motivo non va ricercato nel proverbiale rancore di coloro che qualcuno ha definito "vedove di Moggi", bensì nella notizia che un magistrato della procura di Torino starebbe tentando di fare luce sulle cause che legano in maniera così sospetta ex calciatori e SLA (la sclerosi laterale amiotrofica) seguendo un percorso quantomeno curioso.
In un articolo di Gaia Piccardi apparso venerdì 3 ottobre sul Corriere della Sera (QUI), viene spiegato come gli investigatori inviati dalla procura, coadiuvati dagli esperti della Facoltà di agraria dell'Università di Torino, stiano pensando di risalire alla possibile sorgente del terribile male che ha già colpito tanti ex calciatori quanti ne basterebbero per formare una squadra completa di riserve, con un'incidenza di ben cinque volte e mezza superiore alla media attesa.
La teoria del magistrato torinese sarebbe orientata verso il ricovero attrezzi degli addetti alla manutenzione dei campi da gioco, e più precisamente ai prodotti utilizzati per tale attività.
Certamente non sta a noi indicare la via per fare chiarezza sulla natura di tante affezioni sospette, ma quella stessa comunità scientifica ancora distante da un verdetto certo, una via in proposito l'ha indicata da tempo; è quella del famigerato doping, e di tutto ciò che ruota attorno all'utilizzo improprio di sostanze potenzialmente dannose per la salute degli atleti.
Non crediamo di dover passare per visionari - o, peggio, per sovversivi - nel ritenere che forse avrebbe dovuto essere proprio quella via ad essere battuta, piuttosto che la formaldeide contenuta in taluni diserbanti o nei pesticidi utilizzati per rendere l'erba più verde.
Questa riflessione prende spunto non già da una dozzinale voglia di sensazionalismo, bensì dal fatto che proprio quello stesso magistrato improvvisamente dotatosi di pollice verde, circa una decina di anni fa prese spunto dalla delirante intervista rilasciata da un mediocre allenatore a un settimanale per allestire il più grande processo penale della storia ai danni di una società di calcio. Un processo nato con l'accusa di abuso di farmaci e trasformatosi in corso d'opera in processo per doping, nei confronti di una società la quale, a tutt'oggi, non ha ancora avuto la disgrazia di dover piangere un solo suo ex atleta per le ragioni che quell'inchiesta avrebbe dovuto svelare al mondo, finendo invece miseramente per fallire dopo sette, lunghi, interminabili anni, nonostante un processo di primo grado condotto con discutibile piglio intimidatorio nei confronti degli illustri testimoni e una sentenza della Cassazione che, al contrario di quanto viene impunemente affermato dalla solita disinformazione dello stivale, non ha potuto che confermare l'assoluzione (ripeto: ASSOLUZIONE) dall'accusa di doping.
Quali siano i motivi che hanno indotto un giustiziere della notte ispirato a mezzo stampa a diventare un neo scienziato ispirato da mezzo centinaio di vite rovinate (quelle degli ex calciatori e delle rispettive famiglie, appunto), purtroppo appare chiaro ed evidente solo avvalendosi di dosi industriali di dietrologia.

Ma oggi non ci pare proprio il caso.

(...)
E allora la mia statura
non dispensò più buonumore
a chi alla sbarra in piedi
mi diceva Vostro Onore,
e di affidarli al boia
fu un piacere del tutto mio,
prima di genuflettermi
nell’ora dell’addio
non conoscendo affatto
la statura di Dio.

"Un giudice" (F. De Andrè, 1976).


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martedì 7 ottobre 2008

Just do it.


Dopo avere raggiunto il primo sub-livello del fondale che avevamo iniziato a scavare due anni e mezzo fa, adesso i sondaggi si sprecano, le soluzioni abbondano. E i fenomeni del senno di poi si rotolano per terra, tutti, come posseduti da un krapfen con la caponata.
Io che invece credo di essere meno realista del re ma più realista di Tuttosport, non vado più in là dello stringato consiglio-auspicio di ieri mattina, per capire il quale non credo serva saper leggere i fondi del caffè (QUI).
Volendo dare un senso a quell'auspicio, però - anche se chi legge questo blog, a quest'ora, un'idea dovrebbe essersela fatta - mi chiamo fuori dal gruppo di chi vorrebbe vedere la testa di Ranieri rotolare nel cesto fin da subito.
Il cuore dice di no, e lo fa bestemmiando come un turco, ma sinceramente temo che la nostra condizione da Basso Impero - per dirla alla Emilio Cambiaghi - non sarà così passeggera come sostenevano i fans della nuova Smile's Age al ritorno in serie A; o come si sono affrettati a sottolineare Cobolli Gigli e Blanc l'altro ieri, dopo l'ennesima sconcertante prova esibita dalla Juventus per mano del mister arruffone e dei prodi pedatori col Suv - quello sì, bello grande - al posto degli attributi.
Che quell'erede mal riuscito con la passione per Tronchetti Provera e le sue imprese (imprese con la minuscola, tutte e sempre, escluse le liquidazioni incassate per lasciarsi alle spalle le macerie di qualsiasi cosa tocchi) faccia un favore a qualche milione di persone, imitando suo nonno. Che se proprio come scopritore di eredi non ha avuto né fortuna né tocco fatato, perlomeno nel 1994 ebbe il buon senso di assecondare Enrico Cuccia, separando le sorti del suo primo amore - la Fiat - da quelle del fratello Umberto; e affidandogli, come parziale ricompensa, quelle della Juventus.
Scenda a patti con suo cugino Andrea, senza troppe esitazioni, accontentandosi di guidare l'Impero del Cruscotto Tremolante insieme all'Emetico senza vergogna (un altro che di imprese con la minuscola ha saputo inanellarne un rosario), e lasci che a tentare di salvare il salvabile, di quel mucchio di rottami bianconeri che lui per primo ha contribuito ad ammassare, non siano liquidatori a gettone, sgrammaticati esperti di tennis e un manipolo di nani e ballerine degni di un circo di periferia.

Solo allora avrà senso parlare di futuro, una volta per tutte.


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lunedì 6 ottobre 2008

Messaggio subliminale.


Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni - Fuori dai coglioni.

Sì, anche quello che sta sempre al Casino (con l'accento sulla "o").


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sabato 4 ottobre 2008

Innocente.


Voglio dare retta ai tanti Maestri che la politica e le istituzioni ci propongono quotidianamente come modelli di ispirazione. Pertanto mi unisco al coro, così chic, di quelli della "premessa d'ordinanza": ho fiducia nella giustizia. Ho fiducia nel lavoro della magistratura. E ragiono di conseguenza.
Siccome quella magistratura nella quale ogni cittadino perbene deve avere fiducia merita - appunto - fiducia, il proscioglimento di Franco Carraro da tutte le accuse che lo riguardavano nel processo di Napoli (cioè il processo alla Cupola di Calciopoli) può allora avere una sola spiegazione: Franco Carraro dovrebbe essere un inetto, un incompetente, un incapace. Forse anche un po' pirla.
Non si tratta di volere apostrofare impunemente l'ex presidente della FIGC, bensì della più logica e coerente conclusione alla quale possa giungere chiunque abbia seguito dall'inizio i fatti, ovvero da quando il collegio sportivo giudicante convocato dal commissario etnico Guido Rossi diede il via ai processi sportivi.
Su quale binario morto si sarebbe sistemato Carraro nel via vai della vicenda era apparso chiaro già verso metà estate 2006, allorché la squalifica di quattro anni e mezzo, inflittagli in primo grado, si era trasformata in 80.000 euro di multa nel giro di un secondo (grado), con un colpo di bacchetta magica degno di Mago Merlino.
Considerando il casino ciclopico che secondo i magistati era ruotato attorno alla FIGC per anni - tanto da arrivare a rinviare a giudizio, ieri, dopo due anni e mezzo, 25 persone: Marcello Ambrosino, Paolo Bergamo, Paolo Bertini, Enrico Ceniccola, Antonio Dattilo, Massimo De Santis, Andrea Della Valle, Diego Della Valle, Mariano Fabiani, Maria Grazia Fazi, Pasquale Foti, Marco Gabriele, Silvio Gemignani, Claudio Lotito, Gennaro Mazzei, Innocenzo Mazzini, Leonardo Meani, Sandro Mencucci, Luciano Moggi, Pierluigi Pairetto, Claudio Puglisi, Salvatore Racalbuto, Pasquale Rodomonti, Ignazio Scardina e Stefano Titomanlio -, definire incapace chi la presiedeva è la più mite delle conclusioni che si possano trarre.
In pratica, tutti i suoi più stretti collaboratori si associavano per delinquere insieme ai più importanti dirigenti delle più importanti società italiane e lui non solo non si sporcava e non riceveva neppure uno schizzo di fango, ma addirittura, come un pivello, non si accorgeva di nulla, rimediando una poco più che misera multa in sede sportiva (chissà poi perché, verrebbe da chiedersi a questo punto) e il proscioglimento in sede penale. Cieco, sordo, muto. Ma multato.
Fin qui i conti non tornano, non possono tornare. Se però facciamo un raffronto tra le trame telefoniche del mafiosissimo capo cupola Luciano Moggi e le poche (ma buone) indicazioni date da Carraro, per esempio, a un designatore, qualche dubbio allora sorge.
Certo è rancore il mio, lo sanno tutti. Però, quando Carraro chiamò Paolo Bergamo, dopo un Roma-Juventus 1-2 nel quale era stato assegnato un rigore dubbio ai bianconeri, per rivolgergli le seguenti frasi: "Le dico mi raccomando... Se c'è un dubbio, per carità, che, che, che, che il dubbio non sia a favore della Juventus dopo di che succede... Gli dà quel rigore lì!?", cosa avrà voluto dire, secondo voi?
E cosa avrà voluto dire Bergamo nel rispondergli: "Ehh, questo uhhehh Racalbuto era preparato a non... A fare il contrario sul campo"?
Morale: Bergamo rinviato a giudizio, Carraro prosciolto. Rien ne va plus.
Ieri mattina, su un forum, qualcuno ha descritto questa Italia con un'istantanea per nulla impietosa: "Una magistratura senza dignità per un paese in putrefazione".

Devo aggiungere altro? No, non devo.


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giovedì 2 ottobre 2008

Ridateci la Marrone.



Qualche giorno fa avevo descritto la genesi del nuovo Tuttosport dal punto di vista di un osservatore non lobotomizzato (QUI).
Ieri, dopo la spumeggiante prova di forza e lucidità messa in mostra dalla Juve a Minsk, Guido Vaciago ha provato a fare il punto della situazione, anzi cinque. Ecco cosa intendo quando dico che l'offesa peggiore nei confronti di ogni persona libera, perbene e sveglia il giusto, non sia vomitargli addosso ogni genere di insulto (come usa dalle parti della redazione tutta rosa dei Cannavò, dei Palombo, dei Verdelli, dei Ruggiero). L'offesa peggiore è qualcosa di più subdolo e strisciante: si chiama presa per il culo.
Le tavole dei comandamenti bianconeri, secondo il giornalista della Gazzetta Marrone (Gianduja Vettorello, in questo senso, aveva capito tutto con quindici anni di anticipo: complimenti davvero), sono le seguenti:

Primo: le classifiche. Nulla è compromesso, sia in campionato che in Champions. I tre pareggi consecutivi hanno fatto molti meno danni di quanto potessero. Grazie anche al Milan (che ha fermato l'Inter) e al Real Madrid (che ha bloccato lo Zenit), la Juventus si trova a ridosso delle prime in campionato, con l'opportunità di sorpassare l'Inter anche domenica e in una posizione di tranquillità anche nel girone di Champions League.
Secondo: il rientro. Gigi Buffon tornerà a disposizione in campionato. Il numero uno della Juve e della Nazionale ha recuperato dall'infortunio che lo aveva costretto a saltare le ultime due partite di campionato e la trasferta di Minsk e sarà regolarmente in campo contro il Palermo di Ballardini.
Terzo: il talento. Giovinco si è confermato giocatore in grado di fare la differenza anche su un palcoscenico internazionale (e parecchio difficile, viste le circostanze generali). Il ragazzo ha lo spessore per fare emergere il talento anche in Europa: merita fiducia e può restituire molto.
Quarto: la conferma. Se qualcuno se lo fosse dimenticato, Vincenzo Iaquinta è una garanzia. Entra e segna. Gioca da seconda e da prima punta. Fa il bomber o il giocatore di sacrificio. Poter contare su di lui rappresenta per Ranieri una solida e utilissima certezza.
Quinto: la novità. Dario Knezevic, entrato al posto di Legrottaglie a Minsk, esordendo nella Juventus, ha dimostrato di essere un ottimo giocatore e un rincalzo all'altezza della situazione. In un momento in cui le critiche al mercato abbondano, vale la pena sottolineare un piccolo colpo riuscito. Insomma, il disastro non è completo, anzi... E forse proprio per questo è necessario far reagire la squadra e l'ambiente nel più breve tempo possibile. C'è ancora tutto da guadagnare, ma non c'è tempo da perdere.

Accipicchia, sono commosso:

Primo: anche per coloro che tornando dalla banca dove avevano acquistato azioni Lehman Brothers siano stati messi sotto da un autista assicurato con la AIG nulla è compromesso. Ma chi quel giorno era a casa a dormire, sta sicuramente meglio.
Secondo: non facciamo schifo per colpa di Manninger, pertanto il rientro del portiere dal sorriso fisso, alle condizioni attuali, potrà fare la differenza quanto avere o non avere l'ombrello durante un'alluvione.
Terzo: fino a quando Giovinco sarà relegato a fare l'ala, l'unica cosa che potrà restituire sarà la collezione di Topolino avuta in prestito, nel mio immaginario, da Alessio Secco.
Quarto: Pippo Inzaghi è una garanzia. Carriera canta. Vincenzo Iaquinta è una garanzia quando segna, come chiunque altro. E non sempre segna, anzi.
Quinto: tra una riflessione profonda e un vaffanculo, scelgo la via di mezzo, evitando di commentare le parole deliranti dedicate da Vaciago all'ottima riserva croata del Livorno retrocesso.

Il tentativo reiterato degli organi di (dis)informazione di trasmettere una realtà che non esiste, oltre a non fare onore a chi si presta a raccontarla, soffoca sul nascere qualsiasi velleità di confronto.
A tal proposito, tra l'altro, c'è da segnalare come proprio sul blog del direttore della Marrone in versione web, Lupo-De-Lupis-Paolo-De-Paola, i commenti scomodi siano moderati con la neutralità e la disponibilità al contradditorio di una repubblica sovietico-cinese. Sim Sala Bim: postati, spariti.
Dire se sia più penoso chi serve cibo avariato ricoprendolo di miele o chi si sente meglio dopo esserselo mangiato è impresa assai difficile. Quel che è certo è che, presto o tardi, entrambe le specie saranno destinate all'estinzione, sia rosa che marrone. Fatevene una ragione.

(Minchia quante rime).


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mercoledì 1 ottobre 2008

Blockbusters.


Visto che oramai mi si sono rotte le acque, tanto vale chiamare l'ostetrica e tirare fuori l'Alien che c'è in me.
Nick Navigator (clicca QUI per il suo profilo), prima di imbarcarsi sull'aereo per Minsk, aveva presentato il match con rara lucidità: "E' dura giocare contro avversari sconosciuti, ma comunque abbiamo studiato le videocassette; e poi siamo la Juve, quindi dobbiamo andare lì, prendere i tre punti e tornare a casa. Perché col freddo che ci sarà, è giusto così".
Prima considerazione: a giudicare da quanto si è visto ieri nel primo tempo, posso dubitare del fatto che le videocassette visionate dagli uomini di Mr. Tinkerman fossero quelle di Emanuelle Nera giusto perché c'è di mezzo lui (Nick); altrimenti sarei pronto a mettere la mano sul fuoco che in quelle ore trascorse davanti al teleschermo più che di bielorussi si sia discusso di pussy pussy.
Seconda considerazione: che quella attuale sia "la Juve", è un'allucinazione buona solo per chi prima dell'estate 2006 non era ancora nato o, tuttalpiù, aveva conosciuto il calcio esclusivamente come elemento chimico con numero atomico uguale a 20 (Ca).
Terza considerazione: forse ieri sera non faceva abbastanza freddo.
Ci dev'essere un regista cinico e malvagio dietro alla trama di questo horror infinito al quale continuiamo ad assistere, e non credo sia un caso che proprio l'artefice di quelle dichiarazioni argute sia finito in infermeria dopo appena dieci minuti dal fischio d'inizio.
Lo stesso regista cinico e malvagio, credo, che non ha impedito allo strano allenatore canterino di lasciarlo in campo, da infortunato, il tempo necessario a lasciar partire la prima pera proprio dal ramo di sua competenza per poi sostituirlo, siccome siamo la Juve, con una riserva del retrocesso Livorno; la quale riserva, una volta realizzato che non era in un reality show, ha potuto assistere dal vivo alla seconda pera. Una macedonia con gelato, in pratica.
Siccome c'è chi dice che continuare a fare le pulci ai senatori per ogni prestazione opaca non sia salutare, per 'sta volta salto un giro, ma non senza aver notato come il nano più alto del mondo, dal basso della sua carriera ancora vergine, abbia sfornato non uno ma addirittura due assist, trasformati da Iaquinta in provvidenziale ciambella di salvataggio da una monumentale figura di merda.
Il solito docente di strategia applicata e camaleontica (Claudio Ranieri: "sapevamo tutto di loro, ma ci hanno sorpresi") ripete da due anni che a questa squadra spesso manca l'ultimo passaggio. In quest'ottica, schierare Giovinco sulla linea del fallo laterale è senza dubbio la scelta giusta. Come bruciare la Gioconda per accendere la stufa.
Dulcis in fundo lui, l'ex addetto alle fotocopie trasformato in d.s. dalla Fatina Blanc(a). Ha detto che hanno giocato tutti bene, giacché contro gente che correva come i bielorussi non si poteva fare di più. Il tutto detto, come da copione, con la solita aria simil-insofferente di chi dona il proprio sapere all'umanità senza nulla pretendere in cambio.
Forse il sollevatore di lavagne luminose non ricorda di quando, poco tempo fa, pranzava al bar di una pallida cittadina piemontese, come uno stagista qualunque, pagando con i Ticket Restaurant marchiati Juventus, non rinunciando già allora al vezzo di tirarsela da figo.

Morale: quando ve ne andate?


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