A pensar male si fa peccato, ma spesso chissenefrega.
C'era fino a poco tempo fa un quotidiano sportivo che nella sua versione web si presentava, sotto il profilo della grafica e dei contenuti, appena un gradino più in alto di quello dell'Ortociccio di Settimo Torinese.
Il direttore era un tale che, nonostante la personale simpatia per i colori nerazzurri e Onesti di Milano, dopo la tempesta di Calciopoli aveva intrapreso una strada assai tortuosa, denunciando - unica voce nel panorama giornalistico italiano - le magagne e le incongruenze che avevano preceduto e, in modo ancora più macroscopico, stavano seguendo il periodo della disinfestazione a senso unico decisa da Guido Rossi, il consulente della famiglia Agnelkann.
L'indiscutibile comicità di fondo di quel giornale permaneva anche durante quel periodo, ci mancherebbe: poteva benissimo capitare che all'indomani del record del mondo di salto con l'asta, dove magari il primo atleta eschimese aveva superato l'asticella posta a quindici metri e mezzo usando come asta una stecca da biliardo, il titolo a nove colonne fosse "SCACCABAROZZI: JUVE, ARRIVO!", ma bastava limitarsi a leggere gli editoriali tralasciando il resto.
Poi, lo scorso gennaio, l'avvicendamento al vertice, con l'arrivo di uno dei vicedirettori di "tutto il rosa della vita", quel Paolo De Paola che già solo per il nome dovrebbe essere incazzato con il mondo intero e invece aveva trascorso gli ultimi due anni della sua vita a prendersela solo con la Juve della Triade.
Una direzione, quella di De Paola, ai confini della realtà, con l'iniziale tentativo di portare sulle rive del Po sacchi di sonnifero e moralismo per vedere di sedare gli animi di quei tifosi bianconeri tanto cari al presidente binario Cobolli Gigli: quelli di serie C.
Visti gli scarsi risultati, l'anestesista mancato aveva anche tentato, seppure in modo goffo e maldestro, di rianimare quel giornale a detta di molti in stato pre-agonico, cavalcando l'onda dalla quale aveva scalzato il suo predecessore; ma più che l'eroe di Un mercoledì da leoni, pareva un elefante intento a domare le onde con la panza appiccicata su un surf di ghisa.
Nel contempo, tra una risata e l'altra, tutti a domandarsi maliziosamente se dietro a quella strana operazione di gennaio non potessero celarsi le mani e i quattrini di qualcuno più preoccuato di silenziare l'unica voce del dissenso che non di migliorare un prodotto il quale di migliorabile, in effetti, aveva parecchio.
Oggi, digitando sulla tastiera del computer www.tuttosport.com, l'Ortociccio non c'è più. Al suo posto c'è un sito tutto nuovo, nel quale a contendersi lo scettro di prezzemolino sono le (non) notizie sulla Juventus e gli spot - fissi o animati - del prestigioso marchio di automobili torinesi rese celebri dagli scricchiolii dei cruscotti e dalle guarnizioni precarie.
Ma come ho detto all'inizio, a pensar male si fa peccato.
C'era fino a poco tempo fa un quotidiano sportivo che nella sua versione web si presentava, sotto il profilo della grafica e dei contenuti, appena un gradino più in alto di quello dell'Ortociccio di Settimo Torinese.
Il direttore era un tale che, nonostante la personale simpatia per i colori nerazzurri e Onesti di Milano, dopo la tempesta di Calciopoli aveva intrapreso una strada assai tortuosa, denunciando - unica voce nel panorama giornalistico italiano - le magagne e le incongruenze che avevano preceduto e, in modo ancora più macroscopico, stavano seguendo il periodo della disinfestazione a senso unico decisa da Guido Rossi, il consulente della famiglia Agnelkann.
L'indiscutibile comicità di fondo di quel giornale permaneva anche durante quel periodo, ci mancherebbe: poteva benissimo capitare che all'indomani del record del mondo di salto con l'asta, dove magari il primo atleta eschimese aveva superato l'asticella posta a quindici metri e mezzo usando come asta una stecca da biliardo, il titolo a nove colonne fosse "SCACCABAROZZI: JUVE, ARRIVO!", ma bastava limitarsi a leggere gli editoriali tralasciando il resto.
Poi, lo scorso gennaio, l'avvicendamento al vertice, con l'arrivo di uno dei vicedirettori di "tutto il rosa della vita", quel Paolo De Paola che già solo per il nome dovrebbe essere incazzato con il mondo intero e invece aveva trascorso gli ultimi due anni della sua vita a prendersela solo con la Juve della Triade.
Una direzione, quella di De Paola, ai confini della realtà, con l'iniziale tentativo di portare sulle rive del Po sacchi di sonnifero e moralismo per vedere di sedare gli animi di quei tifosi bianconeri tanto cari al presidente binario Cobolli Gigli: quelli di serie C.
Visti gli scarsi risultati, l'anestesista mancato aveva anche tentato, seppure in modo goffo e maldestro, di rianimare quel giornale a detta di molti in stato pre-agonico, cavalcando l'onda dalla quale aveva scalzato il suo predecessore; ma più che l'eroe di Un mercoledì da leoni, pareva un elefante intento a domare le onde con la panza appiccicata su un surf di ghisa.
Nel contempo, tra una risata e l'altra, tutti a domandarsi maliziosamente se dietro a quella strana operazione di gennaio non potessero celarsi le mani e i quattrini di qualcuno più preoccuato di silenziare l'unica voce del dissenso che non di migliorare un prodotto il quale di migliorabile, in effetti, aveva parecchio.
Oggi, digitando sulla tastiera del computer www.tuttosport.com, l'Ortociccio non c'è più. Al suo posto c'è un sito tutto nuovo, nel quale a contendersi lo scettro di prezzemolino sono le (non) notizie sulla Juventus e gli spot - fissi o animati - del prestigioso marchio di automobili torinesi rese celebri dagli scricchiolii dei cruscotti e dalle guarnizioni precarie.
Ma come ho detto all'inizio, a pensar male si fa peccato.
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