domenica 28 dicembre 2008

Comunicazzoni.



14 dicembre 2008. Dopo una serata che per qualche istante era riuscita a cancellare la memoria anche al più rancoroso dei tifosi di serie C, ci aveva subito pensato il noto allenatore bivalente intuizionista (QUI l'intervista che mi ha concesso pochi giorni fa) a riportarmi con i piedi (e le palle) per terra.
Qualche zelante pompiere sempre pronto ad accusare noi rancorosi di essere troppo incendiari aveva subito fatto notare che Ranieri era ironico quando, nel dopo partita, aveva affermato che - ed ecco il motivo del mio brusco risveglio dall'estasi post-devastazione del Milan - "Non nomino lo scudetto per rispetto del Milan e dell'Inter, perché loro stanno in serie A da un sacco di tempo, mentre noi, non dimentichiamolo, siamo risaliti l'anno scorso".
Immediatamente ho pensato di rivolgermi a Giuseppe Gattino (nel filmato qui sopra ripreso durante la discussione della sua tesi di laurea), che dall'autunno del 2006 è direttore della comunicazione della Juventus, ovvero colui che dovrebbe impostare le strategie attraverso le quali comunicare, appunto, e relazionarsi con il mondo esterno. Un mondo segnatamente composto da tifosi.
Fortunatamente gli impegni pre-natalizi non mi hanno consentito di sbrigare la faccenda in fretta come avrei voluto, sicché cinque giorni più tardi (la sera del 19 dicembre scorso), prima di riuscire a scrivere quelle due righe al nostro comunicatore simpatico e solare, ho avuto la sfiga nera di inciampare nel finale della trasmissione "Mi manda Raitre", condotta dal nipote del mitico autore di Abbronzatissima e I Watussi (sedetevi e cliccate QUI per vedere cos'è il vero servizio pubblico).
Presenti in studio vi erano tre personaggi i quali lamentavano di avere partecipato ad un concorso per scrivere il nuovo inno della Juventus, e di essere ancora in attesa della pubblicazione dei loro pezzi su una non meglio precisata compilation, come da accordi contrattuali.
Quando avvenne tutto questo, secondo voi? Ma che domande: nel 2004, ai tempi della Triade, quando sennò? Così, per risolvere la questione, il conduttore della trasmissione (di dichiarata fede milanista) che ha fatto? Si è collegato telefonicamente proprio con lui, Giuseppe Gattino, il quale ha esordito più o meno così:
"A parte il fatto che la vicenda attiene a un passato quasi remoto, noi non ne sapevamo nulla fino a 48 ore fa, cioè al momento in cui ce l'avete segnalata. Vedremo di trovare una soluzione".

Che gli scrivo a fare a questo? Come non detto, avanti così.


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lunedì 22 dicembre 2008

L'Avvocato Prioreschi smonta calciopoli. Scomodo per i media.


Clicca QUI per leggere l'intervista.


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domenica 21 dicembre 2008

Così la piantate.


Un gol di Terrooney (un Lord alla Cassano, in pratica, ma un po' più bravo a fare i rutti dopo una ricarica di birra scura) ha messo fine al noioso refrain di Ponzio Pelato sul Milan campione del mondo, issando il Manchester United di Sir Alex Ferguson in cima al mondo.
Proprio quell' Alex Ferguson che, alcune settimane fa, aveva detto di non avere mai incontrato, durante la sua permanenza sulla panchina dei Diavoli Rossi che dura da soli ventidue anni, una squadra più forte della Juventus di Marcello Lippi. La Juventus tutta truffe e doping, secondo le eruttazioni di certe menti oneste del nostro Bel Paese.
E a proposito di onestà, fa un certo piacere prendersi i tre punti a Bergamo aprendo le marcature con un'azione viziata da un fuorigioco bello tondo di Marchionni emulando gli esauriti in quel di Siena, ieri sera all'85° minuto. Vergognatevi, Onestoni!
Sì, perché quando a rubare sono i ladri, non vedo quale sia il problema, quale sia la novità. Ma se a rubare sono gli Onesti, quelli che "ho perso tante bolte cossì e non mi sono mai lamentato, ma ho lavorato sodo, semmai" (Zanetti dixit), allora non ci siamo proprio. E poi, se permettete, sentire Xavier Zanetti dire che non si è mai lamentato fa lo stesso effetto di una passeggiata sulla neve dopo nove fette di anguria: ben che vada ci si piscia addosso.
La solita menzione a parte la merita Er mister der Testaccio, che in conferenza stampa ha rassicurato tutti sul fatto che oggi la sudditanza psicologica degli arbitri verso le grandi non sia nemmeno paragonabile a quella di un tempo. "Una volta lo dicevo anch'io, ma oggi le grandi non ricevono più vantaggi in serie a scapito delle piccole". Sarà, ma io noto che fra ieri e oggi la Juve e l'Inter hanno vinto beneficiando di due fuorigioco da rotella metrica, e a prenderlo in quel posto sono state Atalanta e Siena. L'unica attenuante per Ranieri è che lui, in effetti, non ha ancora ben capito quali siano le grandi squadre e quali le piccole, quindi lasciamo stare. Non lo fa apposta, almeno lui.
Adesso si va tutti a casa, sperando di non soffocarsi col panettone (noi comuni mortali) o il Cuba Libre (certi sudamericani dell'Inter) prima di riuscire a vedere come sarà l'anno nuovo: se ancora all'insegna del calcio pulito, dei sorrisi ebeti e delle stupidaggini, o se piuttosto segnerà l'inizio di un percorso inverso, orientato a riportare almeno qualche pezzo di verità dove è giusto che stia.
Noi di Ju29ro.com, nel nostro piccolo, ci proveremo di sicuro, come abbiamo sempre fatto. A partire proprio da domani, con l'intervista all'avvocato Prioreschi, che se non fosse schierato dalla parte sbagliata finirebbe per mandare a gambe all'aria tante persone ridicole insieme alle loro follie come nemmeno un terremoto riuscirebbe a fare.

A domani, allora. Onesti compresi.


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giovedì 18 dicembre 2008

Esclusiva Ju29ro.com.



Lunedì 22 dicembre su Ju29ro.com

Clicca QUI per una interessante presentazione/anteprima dell'intervista.

Da non perdere. Fidatevi.


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martedì 16 dicembre 2008

Zaccone l'orsetto patteggione.


Hai un bambino e ti piace rompergli i coglioni? Non resisti al desiderio di vederlo umiliato davanti alla sua classe anche quando non ha fatto nulla di male? Che so: magari i tuoi, di genitori, ti hanno fatto qualche torto quand'eri piccolo e da allora non sai come fare per sentirti vivo?
Per Natale, regala a tuo figlio Zaccone l'orsetto patteggione!
E' così simpatico (e anche un po' solare), col suo ciuffetto di pelo bianco attorno al muso e quello sguardo così vispo e tenerone. Sarà felice di esaudire ogni tuo desiderio di cagacazzo, diventando irresistibile ogni volta che ci sarà da metterglielo là, dove osa solo il Fitoroid.
Il tuo bambino non ha fatto nulla di male? Non prendertela. Zaccone l'orsetto patteggione sarà svelto e patteggioso come un Grizzly nel trovare il modo di sputtanarlo, e sventolando la sua spiritosa zampetta a forma di "4" sistemerà tutto nel migliore dei modi.
Tuo figlio non prende mai un brutto voto e il preside gli rompe il cazzo perché studia la trigonometria con le scarpe slacciate mentre i suoi compagni di classe stuprano la bidella con la pertica della palestra? Non temere: Zaccone l'orsetto patteggione correrà in tuo soccorso, patteggiando per lui sette materie a settembre in cambio della promozione a giugno di tutti gli altri.
Zaccone l'orsetto patteggione. Un gioco etico al servizio dell'Emetico.

Pile non incluse.


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lunedì 15 dicembre 2008

Semplice.


Essendo io un essere monocellulare, faccio ragionamenti semplici. Così ieri sera, al termine della gragnola di fagiolini rovesciata dalla Juve nella porta del Milan, ho cominciato a riflettere.
Dunque, c'erano una volta (mica tanto tempo fa) due squadre di calcio che lottavano ogni anno per il primato, suscitando le ire degli eterni piazzati puzzolenti di petrolio, tanto a Milano quanto a Roma.
Poi, un bel giorno, scoppiò calciopoli e le strade di quelle due squadre si divisero bruscamente. Una, la più forte, venne smantellata in quattro e quattr'otto, i suoi dirigenti cacciati con disonore e la sua dignità ultracentenaria gettata nella spazzatura.
L'altra, la più fotogenica, non venne smantellata per nulla, mantenne i suoi dirigenti al proprio posto e, difendendo la propria dignità con le unghie e con i denti, riprese il cammino esattamente da dove qualcuno aveva tentato di interromperlo.
Nel frattempo la squadra più forte girovagò per i campetti di periferia di tutta l'Italia, per riconquistare il diritto di poter tornare a confrontarsi sia con i fotogenici, sia con gli eterni piazzati di un tempo. Ovviamente, quel diritto la squadra più forte lo riconquistò subito.
E' passato poco più di un anno da quel ritorno, e nei confronti diretti (tre, finora) la squadra fotogenica che nessuno si era sognato di smantellare ha raccolto la miseria di un pallido pareggino, più due scoppole con contorno di sette gol e il rischio concreto di incassarne altrettanti.
Stessa sorte, pensate un po', è toccata ad una delle due eterne piazzate, quella puzzolente di petrolio romanesco.
Ora, tornando al mio ragionamento da protozoo, se nonostante la premessa di cui vi ho detto all'inizio e la presenza di una proprietà di interisti, di una dirigenza di incapaci e di una rosa con diversi impediti, la Juventus è ancora in grado di lanciare schizzi di veleno mortali come quello di ieri sera, a qualcuno non sorge il dubbio che quell'altra Juve, quella che c'era una volta, dovesse proprio essere qualcosa di disumano?
La risposta è semplice: sì, lo era. E lo sanno meglio di tutti quegli altri eterni piazzati, quelli puzzolenti di petrolio milanese.

Anche ieri tirati a riva dal solito tipo strano col nasone e i piedi lunghissimi. Un pezzo, uno soltanto, di quella Juve disumana.



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venerdì 12 dicembre 2008

Tutto il rosa dentro l'urna.


Ancora incerto su cosa regalare ai miei cari per Natale, ho girato in lungo e in largo ma niente: non c'era verso di avere un'idea decente.
Il tempo a disposizione è sempre meno, si lavora anche la domenica. Come faccio? Tra l'altro, pensandoci bene, l'affanno per l'idea che non arriva non è la sola cosa a farmi stare male. Contrariamente al mio trend, che oserei definire svizzero per precisione e regolarità, sono quasi due giorni che non apro il recinto per liberare i corderini che ho in me. Provo, ma nulla.
Poi, la folgorazione: vù vù vù gazzettapuntoìt. Ragazzi, ve lo giuro: non ero mai stato così bene. Neppure i meccanici e i piloti di Maranello durante un pit-stop avrebbero saputo sincronizzarsi meglio (avete presente, no? uno infila il tubo della benzina, l'altro parte, il terzo si rovescia in terra come una lepre impallinata e tutti gli altri corrono via in fila come bersaglieri per recuperare il serpentone imbizzarrito).
Così, in un tutt'uno, mi si apre la pagina rosa, mi cago addosso, leggo il messaggio qui sotto e mi si apre (anche) il cuore.

"LA GAZZETTA IN COFANETTO: regalatevi la storia dello sport.
Un regalo di Natale perfetto per chi ama il calcio, la Ferrari e il Giro d'Italia. Cofanetti unici e irripetibili da conservare per sempre a 14,99 euro".

Minchia, è il mio.

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Marchetta etica.


Nell'intervista che ha rilasciato alla web tv di Repubblica in occasione dell'uscita del suo libro, il dentista mancato Gian Paolo Montali ha raccontato di essere stato chiamato personalmente da John Elkann, nel 2006, per contribuire alla creazione di un progetto.
Già, il progetto. Da quando in Corso Galfer si sono insediati i ridarelli, ogni volta che sento nominare la parola "progetto" mi rimbomba nella testa il nitrito di un cavallo terrorizzato tipo quelli di "Frau Blucher" in Frankenstein Jr.
A Montali il progetto fu presentato come un qualcosa che si sarebbe dovuto basare sull'etica. "Infatti siamo stati la prima società calcistica a scrivere un codice etico", dice. Sì. Quindi?
Così mi metto lì, penso, ripenso, faccio anche un po' di sana autocritica. Magari questa storia di calciopoli mi ha fatto davvero troppo male.
Eticamente mi collego al sito simpatico e solare, per vedere che aria tira in attesa di Juve-Milan di domenica prossima, e cosa vedo? Per mille scoiattoli! Una marchettona cliccabile! (foto)
Va bene l'area riservata ai members, va bene la natura del sito eccessivamente orientata a un target tutto brufoli e cavallo basso. De gustibus. Il tifoso può comprarsi le magliette, le sciarpette, le trombette. Ma le marchette, quelle non si erano mai viste.
Nemmeno due bianconeri di lungo corso come Del Piero e Pessotto avevano visto reclamizzare dalla home page di Juventus.com le loro fatiche letterarie, nonostante fossero uscite a pulizia avvenuta, cioè nel dopo-calciopoli.
E allora subito mi scatta la domanda delle domande: sfruttare il portale web della Juventus per promuovere Scoiattoli e tacchini fa forse parte del progetto? Perché - mi chiedo - un qualsiasi tifoso della Juve dovrebbe comprarsi un libro scritto da un simpatizzante viola, completamente privo di esperienza nel mondo del calcio, che in due anni e mezzo non è stato in grado di lanciare un solo segnale della propria esistenza dall'interno del pensatoio nel quale è stato voluto nientemeno che dal nipote dell'Avvocato?
Insomma: è etico che un novellino senza alcuna passione per la Juventus ne sfrutti il principale mezzo di comunicazione moderna per provare a vendere qualcosa di personale come fosse una casacca di Del Piero o Trezeguet?
A quando, dunque, i prossimi best seller di Alessio Secco ("Dalle due ruote alle rotelle con un'impennata"), Jean-Claude Blanc ("Come conquistare la Champions League al tie-break") e Cobolli Gigli ("Azionista, il Mimo non ci casca: sentenza Fabbri, sempre in tasca")?

Ai tacchini l'ardua sentenza, codice etico permettendo.


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martedì 9 dicembre 2008

Esclusiva Ju29ro.com


I casi sono due: o il sito Ju29ro.com è un'armata invincibile che riesce a fottere tutti sul tempo, ottenendo sempre i pareri della difesa in esclusiva, oppure dei pareri della difesa (e delle arringhe) in merito al processo GEA non ne frega nulla a nessuno, perlomeno fra gli organi di (dis)informazione.
In effetti non abbiamo dubbi sul fatto che a stampa e TV interessi solo che il processo vada a buon fine, cioè con la condanna a morte di Luciano Moggi e, possibilmente, il congruo sputtanamento di qualche suo - almeno secondo l'accusa - scagnozzo dal cognome più o meno celebre (perché le posizioni di quelli col cognome celeberrimo, ovviamente, furono archiviate a dovere già diversi mesi fa).
Ma ci piace anche pensare che alla gente comune non ancora narcotizzata dal tanfo della cacca rosa (che non sono le feci di chi vince il Giro d'Italia, ma piuttosto il valore oggettivo di chi lo organizza), un po' di rintocchi anche dell'altra campana non dispiacerebbe ascoltarli. Così, giusto per illudersi di stare in un paese semi-civile e non nel Burundi d'Europa.

Allora cliccate QUI e fate le vostre riflessioni.

P.S. Quando vi scappa molle molle, anche un paio di fogli del Corriere in aggiunta a quelli rosa possono aiutarvi ad evitare la tremenda sgommata sacro-coccigea. E non fate tanto gli schizzinosi, sapete benissimmo di cosa parlo.


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domenica 7 dicembre 2008

Serie Bino.


28 novembre 2008 - Claudio Ranieri: "Non abbiamo il dovere di vincere lo scudetto. Quello ce l'ha l'Inter".

6 dicembre2008 - Claudio Ranieri: "Per il secondo posto non firmo".

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Intervista esclusiva a Claudio Ranieri su Venti9.

Allora mister, cosa risponde se dico scudetto?
Non scherziamo, siamo saliti in serie A l'anno scorso. Parlare di scudetto sarebbe offensivo per i tifosi.
Quindi la Juve lotta per entrare in Champions League?
Prego? Cos'è lei, cretino? Siamo la Juve, mica l'Empoli. Arrivare secondi sarebbe da sfigati. Vinceremo il tricolor.
Musica per le mie orecchie. Quindi a maggio saranno 30?
A parte che sarebbero 28, calciopoli non è stata mica un'invenzione della stampa. E poi gliel'ho appena detto e lo ripeto: parlare di scudetto non sarebbe serio.
Ok. Quando pensa che la Juventus potrà puntare a riprendere il cammino che in tre mosse la porterà verso la terza stella?
Quali tre mosse, gazzettaro dei miei coglioni! Siamo a 29, bello, e vinti sul campo. La primavera prossima diventiamo capitani!
Capitani?
Tre stelle, non l'hai fatta la naja?
Festeggerete per le strade di Torino sul pullman scoperto come la Juve targata Triade?
Per carità, siamo una società nuova, simpatica e solare. Basso profilo sempre e comunque. Tuttalpiù una fetta di torta insieme alle famiglie e poi via al lavoro. Qui le vittorie durano il tempo di uno sbadiglio. Ma non è il momento di parlarne. Fra qualche anno magari, chissà...
Dove avverrà il taglio della torta?
Quale torta, scemotto? Trenta porchette in piazza Castello. Infilzate con trenta spiedi d'oro. I tifosi in delirio e la squadra a fare un gigantesco falò con un fantoccio di Moratti alto quindici metri. Si mangia fino a strafogarsi, si vomita tutto e si ricomincia daccapo. Come nell'antica Roma, la mia città. Caput Mundi. Una volta saziato l'appetito tutti a puttane, ovviamente ubriachi come asini.
Prendersela con Moratti non sarebbe improprio?
Certo, infatti non accadrà. I rapporti tra la Juve e l'Inter sono ottimi e improntati alla massima signorilità. Un giorno, anche se non così prossimo a venire, vedrete che non mi sto sbagliando. Noto soltanto, e non l'approvo, che per alcuni tifosi esiste una certa rivalità di fondo che forse non passerà così facilmente.
Quindi ritiene che col passare del tempo l'astio verso l'Inter andrà scemando?
L'Inter non esiste. Si chiamano Merdazzurri. E poi mi creda: da qui alla prossima primavera, quando cioè potremo festeggiare la vittoria del campionato, non sarà scemato un bel niente. Anzi.
Coppi o Bartali?
Lauda, perché Ben Johnson mi sta sui coglioni.
Mister si sente bene?
Cosa?
No, dico, si sente bene?
Chi ha acceso lo stereo?
Nessuno.
Infatti si sente di merda.
Capisco. Allora forza Juve.
Non sono qui per fare proclami.
Grazie mister, arrivederci.
Grazie a lei.
No no, grazie a lei.
Non farti più vedere, idiota.


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martedì 2 dicembre 2008

Sorridete, tacchini!


Secondo Gian Paolo Montali "scoiattoli, tacchini (come il titolo del suo nuovo libro) e la Juve sfonderà".
Perché - prosegue - "abbiamo talento e altruismo, le doti di questi animali. Del Piero dà l'esempio. Se dovessi precipitare in Amazzonia, vorrei come me Molinaro, Chiellini e Buffon: sono certo che loro saprebbero portarmi fuori dalle difficoltà".
Ora è tutto chiaro. Le raffiche di nonsense del trio Blanc/Cobolli/Gigli evidentemente lo avevano ingelosito ben oltre le apparenze, e la sua fama di vincente del bagher non gli consentiva di sopportare oltre. Così il tifoso della Fiorentina e consigliere di amministrazione della Juventus Gian Paolo Montali ha calato un doppio asso di briscola che nemmeno Tony Binarelli.
Nella pagina del sito Feltrinelli dedicata al nuovo capolavoro letterario (cit.) del simpatico allenatore di volley prestato al calcio, si legge che Montali, quando voleva forzare il suo presidente a spendere un po' di più per l'acquisto di un giocatore, spesso gli rivolgeva questa frase: "È possibile insegnare a un tacchino a salire in cima a un albero, però per quel lavoro sarebbe meglio assumere uno scoiattolo". Vi lascio quindici minuti per riprendere conoscenza. A dopo.
Bentornati. Dunque, dicevo del bagher. Purtroppo per noi, il passaggio dal bagher al lager è stato rapido e tutt'altro che indolore. Così oggi, dopo due anni e mezzo di presenza nel cda dei "ride bene chi arriva ultimo", scopriamo che Del Piero, secondo il Montali-pensiero, sarebbe un incrocio fra uno scoiattolo e un tacchino.
E addirittura che la squadra di teste di cuoio (oddio, magari non tutte di cuoio) che l'autore vorrebbe al suo fianco se mai precipitasse in Amazzonia, dovrebbe essere composta da Molinaro, Chiellini e Buffon. Riflessioni profonde, non c'è che dire, quasi quanto il bagagliaio di un Sulky.
A parte il fatto che un incidente aereo nel cuore della foresta amazzonica difficilmente lascia superstiti - ma purtroppo noi juventini abbiamo imparato che alla sfiga non c'è limite -, mi immagino la faccia di un indigeno davanti a un Qubo verde ramarro con sopra Molinaro e Buffon. E ora che ci faccio con 'sti due, provo a ragionarci o me li pappo subito? E quell'aborto verde cosa sarà, un rospo ipertrofico di Chernobyl?
Dando per buona la teoria di Cip & Ciop, vorrei chiedere a Montali se ritiene possibile insegnare a un tifoso viola digiuno di calcio a rendersi utile nel cda della Juventus, o se per quel lavoro, potendo scegliere, non sarebbe meglio assumere uno juventino competente; o meglio ancora, volendo strafare, trattenere chi già c'era.
Così come mi piacerebbe sapere dalle altre menti di quello stesso cda della nuova Juventus simpatica e solare quando, e come, la presenza di un personaggio come Montali abbia prodotto, durante questi ultimi lunghissimi ventinove mesi, qualcosa di significativo per la società nella quale lavora; qualcosa che vada al di là delle ramanzine pubbliche contro Alessio Secco per avere sentito Moggi al telefono (a proposito, il codice etico cosa prevedeva in quel caso?) o delle metafore da menu di San Silvestro in Cornovaglia.
Ne avesse parlato quand'era il momento in Corso Galfer, di scoiattoli e tacchini, visto che dal presidente al ds, dall'allenatore fino al capo degli osservatori, è un continuo sbattere capocciate in terra di tacchini che non riescono a salire sull'albero.

Magari oggi staremmo tutti meglio. Ogni domenica al parco ad ammirare gli scoiattoli, e nel cestino della merenda - ma solo lì - tacchini e mostarda.


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lunedì 1 dicembre 2008

Esclusiva Ju29ro.com.

Oggi il Team di Ju29ro.com pubblica un'intervista esclusiva all'avvocato Paco D'Onofrio, docente di diritto sportivo all'Università di Bologna e difensore di Luciano Moggi nei ricorsi sportivi su calciopoli.
Nel filmato qui sotto, alcune interessantissime considerazioni di D'Onofrio durante la sua partecipazione alla trasmissione La Juve è sempre la Juve, in onda suT9, poche settimane fa.







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domenica 23 novembre 2008

Appunto.


Cinquantasei milioni di allenatori solo in Italia, e visto che io non sono meno pirla o meno deficiente degli altri, ma solo un po' meno pagato, faccio una breve premessa da vero mister mancato.
Alla Juve - si dice - manca qualità in mezzo al campo (anzi un po' dappertutto, ma non sottilizziamo), per cui bisogna tirare a campare. L'infortunio lampo di Tiago (che comunque rimane una pippa, tifosi modello "minchia-c'è-solo-la-maglia" prego astenersi dalle convulsioni) e l'ingresso forzato del dignitosissimo Marchisio, grazie alle scarpe indossate al contrario da Ibrahimovic, avevano comunque permesso ai bianconeri di andare al riposo sullo 0-0. Non sarebbe stato logico buttare nella mischia Camoranesi al 46', visto anche l'apporto lassativo dato da Marchionni e Nedved fino a quel momento, e provare a metterne in campo un po' di quella beata qualità, trallallero trallallà? Secondo me sì. Fine della divagazione Covercianocentrica.
Veniamo al problema vero, e non sto parlando di 4-4-2 o di ripartenze, che sono roba per profeti o eiaculatori precoci (QUI il ritratto di un pregiatissimo esemplare).
Il problema vero è che per la prima volta da dopo l'Espiazione, perché del prima è inutile parlare, la squadra più determinata a prendersi il malloppo in un Inter-Juve sia stata l'Inter e non la Juve. E se è successo, credo che la responsabilità se la debba prendere chi, per mestiere, dovrebbe sapere quali pulsanti premere nelle teste dei suoi giocatori.
Perché solo da lì può scaturire quel 110% di cui tanto si parla, con dosi industriali di retorica, quando ci celebra la proverbiale voglia di vincere della Juventus. Non parlo di vincere: parlo di voglia di vincere.
Una voglia di vincere che non è donata dallo spirito divino, né innata come l'istinto di chiudere gli occhi allo scoppio di un petardo o il desiderio di fare la cacca dopo un pronostico di Cobolli Gigli. Al contario, è (era) il frutto del lavoro e della mentalità costantemente coltivati sulla sponda bianconera di Torino, decennio dopo decennio, dai migliori professionisti del mondo.
L'impressione di oggi è che certi strappi di orgoglio dinnanzi al pericolo di estinzione, come quello dell'ultimo mese con sette vittorie consecutive, siano il frutto dell'autogestione motivazionale della vecchia guardia più che il risultato delle stimolazioni della Casa Madre ringiovanita e del suo staff simpatico e solare.
Ma siamo una squadra di calcio, mica un centro sociale. L'autogestione poteva andare bene al Napoli di Maradona o alla Samp di Boskov, giusto il tempo necessario per vincere uno scudetto, smaltire la sbronza e nulla più pretendere.
Vista la Juve di ieri, l'impressione che il conto col recente passato potesse essere ritenuto saldato dai quattro punti dell'anno scorso, diventa più di un cattivo pensiero. Una Juve così svuotata nella voglia di prendersi quel malloppo - proprio quello e proprio adesso - è un campanello d'allarme che secondo me ha un suono sinistro, assai diverso dal trillo semplicemente fastidioso di un periodo giocato sottotono o di un 3-0 inaspettato.
E allora, visto che il tempo è galantuomo ma non sempre, specie con l'anagrafe, sarà meglio programmare il futuro, sì con uno stadio che è un bijoux, ma anche con qualcuno che sappia riallacciare in fretta la Juventus al buono del suo passato.

Anzi, della sua storia.


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venerdì 21 novembre 2008

Vinca il migliore.

"No è sciùsto. Sempre che rrrùvano quétti sciùventini... Gòbi di merda..."


"Dove cazzo l'ho parcheggiata la macchina, già...?"


"Quanta figa ieri all'Hollywood. 'Un ce n'hai un'idea, guarda..."


Quàtro Cibalgine no mi hàno fàto niènci... come mai Presidènci?


Prrr.. prrr ... squaaack!!!


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martedì 18 novembre 2008

Rinascenti.


Fu il lancio più famoso della storia dopo quello della lattina a Boninsegna a Moenchengladbach: le monetine scagliate verso Craxi all'uscita dell'Hotel Raphael.
Nel '71, in Germania, a soccorrere con fierezza il finto morto nerazzurro c'era anche il Simon Templar di Treviglio, Giacinto Facchetti. A Roma, invece, quel 30 aprile del '93, pare che il più pronto a intuire quanto stava montando attorno a Bettino fosse stato l'allora direttore del TG5, Enrico Mentana.
Quindici anni e un telegiornale in meno più tardi, le intuizioni di Enrico la mitraglietta hanno ancora una volta anticipato tutti, trovando sfogo nel programma di "approfondimento di superficie" Matrix.
Già nel 2006 il giornalinterista Mentana aveva fatto la sua parte - come tutti - contribuendo ad alimentare quel famoso sentimento popolare che costituì la base dove far poggiare calciopoli. Poi venerdì scorso, dopo due anni e mezzo, l'ennesimo colpo di genio.
Calciopoli non è affatto morta e, anzi, cova sotto la cenere sottilissima del falso risorgimento del pallone. Se prima o poi rabboccare i verdetti (pochi e farlocchi, a dire il vero) si renderà necessario, tanto vale farlo subito. E soprattutto per primi.
Ciò che sgomenta è che a partecipare a questa prima - ma non ultima, scommetterei - operazione di oblio al contrario, con un contributo di antirevisionismo a dir poco sconcertante, sia stata proprio la Juventus.
Il messaggio della serata è stato forte e chiaro: la B vi ha fatto bene, e se dopo soli due anni e mezzo siete di nuovo in vetta (per modo di dire, perché nel frattempo il solito ex truffatore juventino Ibrahimovic e il solito rigore col fiocco hanno riportato avanti Inter e Milan), non ci pare il caso di pensare più a cos'è stato e a cosa avrebbe potuto essere.
Davvero urticante per il buon gusto il ragionamento di fondo, altrettanto urticante per l'intelligenza del telespettatore è parsa la rappresentazione del mondo juventino data dalla trasmissione, con la connivenza - come detto - proprio della società uscita sfigurata, in tutti sensi, da quell'estate farneticante.
Non si è badato a schifo. La Fiat degli Agnelli come storico denominatore comune dell'amore di tanti immigrati per i colori bianconeri, in un maleodorante accostamento fra il boom economico degli anni '60 e il dopo calciopoli quali momenti storici più alti e immacolati ove battezzare - o ri-battezzare - la purezza della propria fede, ancorché calcistica. Per farlo nel modo più giusto, senza zavorre scomode delle quali vergognarsi, come possono essere una squadra di gran lunga più forte delle altre o una società dieci anni avanti a tutti nel programmare e progettare il proprio futuro.
Presenti in studio a Roma, Alessandro Vocalelli, direttore del Corriere dello Sport e consulente personale del presidente binario Cobolli Gigli durante l'estate calda delle sentenze e dei mancati ricorsi, e il giornalista Marco Ferrante, vice direttore de Il Riformista.
Collegati dalla Sala Coppe e Sorrisi della sede di Corso Galileo Ferraris, il parlamentare operaio (e chiedo scusa per l'ossimoro) Salvatore Buglio, semplicemente allucinante insieme alla retorica dei suoi interventi; il Ministro dei Trasporti Altero Matteoli, che pareva sempre sul punto di addomertarsi ma poi, quando prendeva la parola, esprimeva concetti talmente interessanti e rivoluzionari da fare addormentare gli spettatori; il Team Manager bianconero Gianluca Pessotto; il direttore della comunicazione della Juventus Giuseppe Gattino, che visti i risultati comunicativi ottenuti finora tanto valeva farla pianificare a Homer Simpson, la comunicazione; dalla sua abitazione, infine, la vedova del povero Antonio Schiavone, lui sì operaio, oltre che tifoso della Juve, bruciato nel rogo della Thyssenkrupp poco meno di un anno fa, tirata per i capelli in una storia da TV del dolore che avrebbe fatto impallidire anche gli autori di Carràmba che sorpresa. E se è vero come è vero che Buffon ha aiutato la sua famiglia a ripartire dopo la tragedia, restando meritoriamente lontano dai riflettori, sulla scelta di inglobare quella vicenda nel mega spot in favore della Nuova Juventus qualcuno dovrebbe sentire perlomeno il dovere morale di farsi un profondo esame di coscienza. Chiunque sia stato a farla.
A sancire la natura surreale della serata offerta da Mentana e dalle sue comparse, sono state le generalità dell'unico ospite in studio che, scientemente stoppato dal conduttore, ha provato a fornire una chiave di lettura dei fatti differente, del tutto simile - troppo, evidentemente - a quella scaturita da mesi e mesi di studio dai rompiballe di Ju29ro.com. Basti pensare che Marco Ferrante - il giornalista "ribelle" appunto - si chiama come un ex bomber del Toro ed è "vice" di Antonio Polito, il direttore (interista) de Il Riformista, cioè il quotidiano che nelle ultime settimane ha sputato veleno sulla Juventus proprio come ai bei tempi. Così siamo ridotti, anche se, ben inteso, ce ne fossero di Marco Ferrante in giro per le strade dell'informazione.
Insomma, immaginate che a un tizio appassionato di musica vengano amputate le gambe come punizione per aver disturbato i vicini con la sua chitarra, e che un bel giorno quel qualcuno venga invitato in televisione per mostrare al mondo quanto la tecnologia sia in grado di aiutarlo, con le sue protesi sempre più evolute e funzionali. Non solo. Immaginate adesso che quel qualcuno accetti l'invito e, una volta là, si esibisca pure in salti, capriole e passi di valzer. Che figata 'ste gambe in carbonio. Ne è proprio valsa la pena. E giù sorrisi.

Provereste più pena per il conduttore o per l'ospite?


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venerdì 14 novembre 2008

La serata perfetta.


Pronti via la Juve è passata in vantaggio con un gol di Grygera, che si chiama Zdenek come Zeman, è sdentato come Joe Jordan, ma contro il Genoa segna dei gol che quasi quasi ti verrebbe voglia di far vedere le cassette a Molinaro, che da posizione molto più favorevole ha tirato una squaquerella risparmiata all'impatto col settore ospiti solo grazie al rimpallo contro un difensore.
Già, il Genoa. Giusto l'altro ieri sera, mentre prendevo un caffè, avevo incontrato il tipico esemplare da trasferta grifonata col ghigno già settato in modalità Conquistatore, che alla mia domanda sulla sua presenza o meno l'indomani a Torino mi aveva risposto lapidario: "E certaméinte, sempre preséinte. Belìn... se non vado a vedere un Genoa così, quando devo andare?", con la caratteristica cantilena a metà fra il brasiliano e il villico-busallese propria dei discendenti di Cristoforo Colombo.
Al fischio finale di Juve-Genoa, il mio primo pensiero è andato a lui: "Bravo deficiéinte".
Ma proprio come un tempo, e per la prima volta da allora, il pensiero del mesto rientro a casa di un gruppo di antijuventini, disillusi dalla gragnuola di perette incassate al cospetto dei gobbi, non mi bastava.
Finalmente avevo assistito alla serata perfetta. Una partenza sprint, il vantaggio, un paio di episodi risolti in nostro favore dal guardalinee Griselli (su uno dei quali il centravanti rossoblu Milito aveva pure segnato), il raddoppio con un super gol di Amauri salito a colpire di testa talmente in alto da ritrovarsi con la febbre a 38 e le caccole ghiacciate una volta tornato a terra, la puntuale tacchettata alle caviglie di un avversario da parte di Sissoko passata in cavalleria come normale fallo di gioco, un altro paio di reti nella ripresa, di cui una goffamente realizzata da un avversario dal cognome impronunciabile, e il rigorino-digestivo concesso agli avversari a risultato ampiamente acquisito. Una trama sublime, pluriorgasmica, finalmente in sintonia con la storia.
A rendere il tutto ancora più appetitoso, la consapevolezza - anzi, la certezza - che tutto ciò fosse stato solo il frutto di errori in buona fede, perché vivaddio gli arbitri sono uomini e come tali possono sbagliare. Sennò mica sarebbero uomini. Sennò sarebbero Montezemoli.
Certo fare l'abitudine a vincere così, senza nemmeno una polemica dopo un 4-1 tirato tirato che se l'arbitro bla bla bla, non sarà facile. E non so nemmeno se mi piacerà, ma questo è il nuovo mondo; e se tutti l'hanno tanto desiderato, al punto da riuscire ad ottenerlo, devo credere che sia più bello, che ne sia valsa la pena.
E così, mentre torno a casa per cenare in compagnia delle mie nuove sensazioni, accendo la radio. Giusto in tempo per ascoltare Filippo Grassia che, dalle frequenze della Rai, si accinge a presentare la "moviola alla radio". Lì per lì, il primo pensiero che mi coglie è che fare la moviola alla radio abbia tanto senso come regalare un paio di orecchini a un ippopotamo, ma tant'è.
Poi, tutto d'un tratto, la luce. Grassia comincia la sua analisi: "E' la prima volta che la Juventus si trova in testa alla classifica da dopo Moggiopoli". E giù con la serie degli episodi dubbi a nostro favore.

Non so voi, ma quasi quasi mi sento meglio.


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giovedì 13 novembre 2008

Giovedì gnocchi. Sabato non c'è trippa.


Stasera a Torino si gioca l'anticipo di campionato Juventus-Genoa.
Come mai di giovedì e non di sabato, visto che la Juve deve scendere in campo per la Champions League solo martedì della settimana prossima? Semplice: perché sabato, a Torino, sarà di scena la nazionale di rugby. 'Sti stracazzi.
Per farla breve, dopo un avvio di stagione su un prato decente trasformatosi nel giro di poche settimane in un campo di patate, la società Sempre Allegra aveva provveduto a ripristinare il terreno dell'ex Comunale. Se non ricordo male, tra l'altro, a proprie spese, senza alcun contributo da parte dell'allevamento di bovini con le corna del cowboy Urbano Cairo.
Quando si dice la programmazione degli eventi. Adesso che il pallone aveva ricominciato a rotolare in modo decente (no, Molinaro non ci dava di tibia per colpa del campo, vedrete che continuerà ancora), come se a fare i solchi già non bastassero quelli del Toro coi loro aratri al posto dei piedi, arrivano pure trenta bufali incazzati a completare l'opera rincorrendosi in lungo e in largo da un'area di rigore all'altra per scassarsi di botte.
Perché non fare anche un bel concerto di Vasco Rossi domenica sera e, a seguire, un paio di manche dei campionati italiani di quad 4x4?

Intanto, la settimana prossima, quelli del Toro manco se ne accorgerebbero.


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mercoledì 12 novembre 2008

Psicodramma.




Il pm Luca Palamara ieri ha formulato le richieste di condanna, al termine della requisitoria al processo GEA.
Sei anni al Fuhrer di Monticiano, cinque a suo figlio, e via a scendere. Tre anni e mezzo per Franco Zavaglia, due anni e quattro mesi per Francesco Ceravolo, un anno e quattro mesi per il figlio di Marcello Lippi, Davide, e otto mesi per Pasquale Gallo.
Nel filmato qui sopra, il momento della drammatica reazione degli imputati alle richieste di Palamara.

Per la crudezza delle immagini, se ne consiglia la visione solo ad un pubblico adulto.

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martedì 11 novembre 2008

Io non ho mai provato Urrà!


Che ci crediate o no, quello nella foto è il pm che sta cercando di scoperchiare il pentolone maleodorante di ciliegine marce nel processo GEA, ciliegine che nell'immaginario collettivo dovrebbero servire da guarnizione per la torta del processo dei processi, quello a calciopoli, prossimamente in scena a Napoli.
Detto in parole povere, ci sarebbe da dimostrare che la GEA, anche attraverso il socio occulto Luciano Moggi, operava come una gigantesca Cosa Nostra a suon di minacce e, presumo, di teste di cavallo mozzate lasciate sulle lenzuola dei vari Miccoli (nel suo caso, per non occupare l'intero letto, la testa era quella di un pony) o Grabbi, tanto per citarne due fra i più vessati. Dei Ronaldinho, in pratica, ma un po' più tecnici. E va da sè che per assicurarsi fenomeni del genere, ogni colpo basso fosse lecito.
Oggi tocca alla requisitoria del pm - Luca Palamara, appunto - e se le premesse sono quelle che conosciamo (e lo sono), non oso pensare a quale espressione potrà avere il magistrato e attuale presidente dell' ANM quando la storia sarà finita, soprattutto considerato che quando è allegro-ma-non-troppo la sua faccia base è quella qui sopra.
Come si è letto (poco, ovviamente) nelle cronache delle settimane scorse sulle udienze del procedimento, i testimoni dell'accusa (ripeto: dell'accusa) hanno di fatto scagionato a raffica gli imputati, gettando nello sconforto anche il presidente del Tribunale. Il quale, davanti all'evidente paradosso, ha chiesto all'accusa stessa di interrompere quell'imbarazzante quanto infruttuosa sfilata.
Se poi fosse vero, come ha affermato ieri il Figlio del Diavolo (Alessandro Moggi), che un buon 85-90% dei suoi assistiti pre-2006 gli hanno confermato e continuano a confermargli la titolarità della loro procura sportiva, delle due l'una: o papà Moggi è ancora, a tutti gli effetti, impegnato a orientare il mercato del pallone verso le direzioni che più gli garbano, o tutto 'sto sconquasso negli equilibri del mondo del calcio la famigerata GEA li provocava solo nelle menti un po' così di "tutto il rosa della vita".

Da un rapido sguardo allo status quo, io un'idea ce l'avrei.


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lunedì 10 novembre 2008

N-EURONICS.


Da Corriere.it del 09.11.2008:

Montezemolo ha raccontato che quando ha capito che Massa aveva perso il mondiale ha spaccato il televisore. «Quando una tv si rompe fa un botto tremendo, mia figlia che era nell'altra stanza, ha preso un gran spavento. Per fortuna che avevamo un altro televisore acceso e così ho potuto assistere alla cerimonia del podio e mi ha fatto piacere».

Perché è bello vincere il mondiale costruttori. Arricchisce il Team, arricchisce il marchio e arricchisce Euronics (o MediaWorld, o Trony, o chi vi pare).

E l'economia gira.


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giovedì 6 novembre 2008

Real(ismo).


Al cuor non si comanda, figurarsi alla gobba. Al secondo gol di Del Piero lo stomaco mi si è arrotolato un po' come ai vecchi tempi. Come quando si sale in funivia soffrendo di vertigini, ho fissato il tabellino del punteggio, cercando di non guardare in basso fino alla fine della corsa.
Rimarrà scritto negli almanacchi per sempre che la Juve ha vinto 2-0 a Madrid, con la doppietta di uno dei simboli della sua storia e la standing ovation finale degli ottantamila sostenitori delle meringhe offerta come bomboniera-ricordo di una cerimonia indimenticabile.
Fra vent'anni e oltre si ricorderanno solo questi particolari, di quella notte di novembre al Bernabeu. Ma siccome chi nasce tondo non muore quadrato (e vent'anni non sono ancora passati), io preferirei non fare il primo della fila, nel gruppo dei festanti tifosi bianconeri corsi subito a strusciarsi con la fine della crisi e dei problemi.
Confermando i sospetti dell'andata, gli spagnoli hanno dimostrato di essere un Cesena molto forte, perché di un Real Madrid, ancorché debole, in questo momento hanno poco o nulla.
Hanno creato tre o quattro palle gol nitide, e se al posto del Buitre, Zidane o Di Stefano se le sono trovate da spingere Diarra, Sergio Ramos e Higuain, buon per noi. E per chi (non) li marcava.
Con il fischietto in bocca a Bergonzi, tanto per dirne uno a caso, ci sarebbero stati tre rigori per loro. Con un arbitro normale - visto che oltretutto si giocava a Madrid, particolare non trascurabile nei secoli dei secoli - non meno di due. Con un arbitro accomodante, almeno uno. Con quei farabutti della Triade ancora in pista, nemmeno uno. Come ieri sera, in pratica. Cazzo avete da ridere, voi fautori del codice etico e del comitato sportivo, non lo so.
Se Ranieri sulla panchina della Juventus, al di là dei risultati attuali, fa lo stesso effetto di un paio di espadrillas con lo smoking, Schuster su quella del Real Madrid fa lo stesso effetto di una piadina strutto e polenta prima di una finale olimpica dei 100 farfalla. Pochi al mondo sanno incidere sulla partita come lui, Tinkerman e la nuova Lambretta di via Durini (Special 50, più che Special One). Il vantaggio del cantante romano è quello di non avere a disposizione la stessa scelta di uomini dei suoi colleghi, grazie alla lungimirante e scientifica preparazione altletica di inizio stagione, e quindi, in questo momento, di potere sbagliare di meno. In questo momento.
Non è per fare il bastian contrario. Ieri sera, lo ribadisco, ho sentito certe bollicine nella pancia come non mi succedeva da troppo tempo, e non erano le prugne secche. Ne sono ben lieto, altroché. Una secchiata d'acqua ghiacciata ogni tanto fa un gran piacere, dopo tanto tempo vicino alle fiamme dell'inferno.
Ma è dentro che bruciamo, e per quello non ci sono secchi che tengano. Il male resterà comunque, finché avremo davanti al naso e dietro alla schiena certi personaggi.

Che, quelli sì, fanno l'effetto delle prugne secche.



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martedì 4 novembre 2008

Il TAR del Lazio l'ha scampata bella!

Al peggio non c'è limite, così dopo il proscioglimento da parte del tribunale di Napoli nel pro-cesso a Farsopoli, Franco Carraro si è visto togliere l'ultima, piccola macchiolina di sugo dalla canottiera a costine indossata durante la presidenza della Federcalcio: la multa di 80.000 euro.
La sentenza del Tar del Lazio dice, in sintesi, che l'uso del telefono per parlare con il designatore arbitrale Bergamo fu una scelta logica e opportuna, e non certo censurabile, vista la delicatezza degli argomenti trattati durante le conversazioni.
Ciò che molti non sanno, o magari non ricordano, è che nella telefonata in oggetto Carraro si rivolse a Bergamo (dopo un Lazio-Brescia finito diversamente da come il presidente avrebbe auspicato, nel quale l'arbitro non aveva concesso un rigore ai padroni di casa) con le seguenti considerazioni:

"Eh, Bergamo, allora è inutile che le dica un cazzo... le dirò di fare il contrario così forse riusciremo ad ottenere qualche cosa, non lo so io... Ha parlato ha parlato ma allora vuol dire che anche a lei l'ascoltano al contrario... Sa poi adesso domenica giocano a Milano e va beh, è una partita oggettivamente difficile, poi però bisogna dargli una mano...".

Le altre due intercettazioni con Carraro protagonista (prima di un Inter-Juventus e prima di un Roma-Juventus), dove l'immacolato presidente dice che "nel dubbio NON venga favorita la Juventus", beh... quelle nei processi non ci sono proprio entrate. Meraviglioso.
Comunque non mi va di colpevolizzare più di tanto i giudici del TAR perché, a mente fredda, capisco quanto sia difficile a volte prendere delle decisioni dalle conseguenze imprevedibili.

Guardate nel filmato qui sotto cosa può succedere quando una persona perbene si becca una multa e poi, magari, nessuno gliela toglie.




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lunedì 3 novembre 2008

Glock.


E' stata la versione a quattro ruote del classico derby vinto al novantesimo su un rigore che non c'è.
Storicamente questo tipo di soddisfazioni onanistiche erano sempre state una prerogrativa dei tifosi granata, o dei viola. Robetta insomma.
Invece calciopoli ha avuto la forza di risvegliare gli istinti più bassi anche in chi, come me, aveva sempre e solo goduto delle fortune proprie, non conoscendo il bisogno di guardare in casa d'altri.
Perché nessuno mai nella storia si era preso la briga di ficcare il naso in casa mia, in casa nostra, con tanta arroganza, come ha fatto l'Emetico di Marananello in un giorno di fine estate del 2006. E ha voglia il presidente binario Cobolli più Gigli a dire che non è vero. Hanno voglia, Cobolli & Gigli, a dare pure del bugiardo a Sepp Blatter durante l'assemblea degli azionisti, pur di proteggere il presidentissimo Cordero, salito sul ponte di comando del gruppo Fiat per meriti propri, ci mancherebbe, anche se in spagnolo Cordero vuol dire Agnello, ma mica siamo qui per insinuare.
E allora viva il coito interrotto a due curve dalla fine, con il box emetico a saltare di gioia mentre a 500 metri di distanza Glock (che è il nome di una pistola, ma anche di un pistola) pattinava sull'acqua con le gomme da asciutto consegnando a Hamilton il quinto posto e il titolo mondiale. Nonostante i tavolini.

Per me possiamo anche chiuderla qui. Ma tu, Emetico, impara a farti i cazzi tuoi. E rosica.

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sabato 1 novembre 2008

No rules.


Pagina 39 (paragrafo 1) del "2008 FORMULA ONE SPORTING REGULATIONS":

39) THE RACE
39.1 Team orders which interfere with a race result are prohibited.
(...)

Tuttosport.com del 25 ottobre 2008:

"So che c'è stato qualche commento negativo a proposito del mio sorpasso su Kimi nelle fasi finali della gara a Shanghai ma penso che siano venuti da parte di gente che non capisce esattamente come funzionano le cose in questo sport".
Non usa mezzi termini Felipe Massa per difendere la manovra in Cina, quella che ha lo ha visto superare Kimi Raikkonen negli ultimi giri: il finlandese, fuori dalla corsa al titolo piloti, ha così permesso al brasiliano di andare in Brasile con 'soli' 7 punti da recuperare alla McLaren di Lewis Hamilton.
"La F1 è uno sport di squadra - le dichiarazioni di Massa apparse sul sito della Ferrari - e sia io che Kimi facciamo quello che è meglio per la squadra. Sicuramente ogni pilota vuole sempre finire davanti a tutti, non importa se si sta giocando al computer con gli amici o guidando una F1. Tutti i piloti hanno però un contratto con le loro squadre, non corrono individualmente. Quando si è in lotta per il titolo con un solo pilota, con l'altro ormai fuori gioco, tutti i team si comportano allo stesso modo: cercano di mettere il pilota in lizza nella miglior posizione possibile per arrivare all'obiettivo. Questo fa parte dello sport".

Sei davèro forci, ansi forcissimo, Felipe.
Però quèlo che hai dèto è proibito dao regolamenci, capisci testa gi minchia? Dìccilo anchi a quel'omo emècico chi sta a Maranèlo: i regolamenci sarèbero quacchi cosa da respetàre, visto chi lui è un presidenci tanto bono, e onesto, e perbene, e bèlo, e potenci, e con uno bèlo ciuffo. E visto chi prengi sempre i punti a tavolino perché i nemisci disones-ci rubano y bàrano contra sua squadra. Almeno potevi tenere chiuso i bècco, Felipe.
Comprengi ora como mai il Trilo ti ha ribattesàto "Mòngolo"?
Chisà cosa dirà adèso Max Mosley, quèlo chi ci piaci farsi bastonare i tes-cìcoli con y randèlo dai mignòte in divisa dèla Gestapo (pardòn, non mignòte: accompagnatrìsci).
Secondo me no dirà nienci. Scometiàmo una spuma da venci?

GO, WOKING! GO!!!


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venerdì 31 ottobre 2008

Scusate, che fine ha fatto la Juve?


La prima parte dell'assemblea di martedì 28 ottobre era scivolata dalla mia testa direttamente sulla tastiera del Blackberry del Mago di Ios, attraverso il quale inviavo carne fresca allo splendido barbecue della diretta su Ju29ro.com (QUI).
Poi, dopo l'esilarante intervento di Marco Bava (5 azioni, cioè tante quante è in grado di farne Molinaro sulla fascia sinistra nell'arco di tre campionati) ho iniziato a prendere appunti sulle risposte dei QUATTRO Amigos (QUATTRO, come gli illeciti apparsi in sogno al medium e paragnosta Cesarino Zaccone nel 2006) Cobolli, Gigli, Blanc e Bergero. Giusto per rendere omaggio al tema del QUATTRO, sollevato dal Team di Ju29ro.com durante una delle ultime rancorosissime pizzate, e al Mago stesso, che lo ha illustrato in modo completo ed esaustivo sul suo blog, QUI e QUI.
A dire il vero, l'abitudine a frequentare corsi di aggiornamento professionale mi aveva suggerito di impugnare la penna e posizionarmi sui blocchi di partenza fin dall'inizio dell'assemblea, ma alle prime tronfie considerazioni del presidente binario ("A seguito di importanti accordi commerciali, abbiamo siglato un contratto di sponsorizzazione con la regione Trentino"), mi sono immaginato la campagna pubblicitaria di un simile straordinario evento, con Buffon che spenna Chimenti a poker sdraiato su un letto di renette Melinda, e mi è passata la poesia. Meglio il Blackberry e due Aspirine.
Una volta terminati gli interventi degli azionisti, però, toccava alle risposte dei dirigenti col sorriso, e immaginare che da quel momento in avanti le chicche non sarebbero mancate è stato fin troppo facile.
Carta e penna, allora, e fuoco alle polveri. Le riporto esattamente nell'ordine nel quale le ho scritte, ad imperitura memoria di una giornata surreale.

E' stato lui, uffa!
Del tentativo di coinvolgere Roberto Bettega nella scelta di Tiago e Almiron messo in atto da monsieur Blanc si è già letto sui giornali. Anzi, a dire il vero è stato il tema principe delle cronache assembleari pubblicate quasi dappertutto, perché è logico che una palatina di merda sulla Triade (o di ciò che ne rimane ancora a "piede libero", visto che due su tre sono a giudizio nel processo di Napoli e quindi per la gggente sono già condannati all'inferno) non la si poteva certo evitare.
Peccato che Bettega scuotesse la testa in segno di disapprovazione, e poco importa che non abbia ritenuto di dovere una replica al simpatico esperto di volée e rovescio a due mani. Ma l'espressione del suo volto, per chi come me l'ha potuta vedere dal vivo, valeva più di mille vaffanculo. E tanto basta.
"Non pensavamo che Trezeguet si infortunasse".
Come già avvenne sul sito web della Juventus il giorno dell'annuncio dell'intervento chirurgico al quale si era deciso di sottoporre l'attaccante francese, Blanc ha ribadito che la sua assenza non avrebbe potuto essere preventivata. E allora perché operarlo a entrambe le ginocchia, se la causa dello stop è da imputare solo a un infortunio al ginocchio destro patito durante il match di Champions League contro lo Zenit a settembre? L'hanno forse menato con un randello sulle rotule, quella sera, o magari la notizia del fastidio al ginocchio sinistro con annesso rischio di intervento aleggiava nell'aria già da mesi? Aleggiava, aleggiava...
In un paese normale, la Madre di tutte le notizie.
Sollecitato a fornire spiegazioni sulla mancata smentita alle parole di Blatter (QUI), Cobolli Gigli ha affermato che la decisione di rinunciare al Tar, nel 2006, fu presa dal cda, senza alcun tipo di intromissione da parte di chicchessia. Quindi non serve smentire qualcosa che non è vero.
Qualsiasi giornalista SERIO, il giorno dopo, avrebbe contattato Sepp Blatter per avere chiarimenti, o no? Il fatto che il presidente di una società di calcio (la Juventus, oltretutto, mica il Forlimpopoli) dia pubblicamete del bugiardo al presidente della FIFA, è o non è una notizia bomba? Alla faccia del cazzo se lo è. Servirebbero dei giornalisti, però. E qui da noi, si sa, purtroppo non ce ne sono.
Non ha retto più.
Il direttore finanziario Michele Bergero, ad un certo punto, messo alle strette sulle questioni stadio/Semana/area commerciale/Sportfive/Vinovo, non ha retto più ed ha firmato, probabilmente, la propria condanna a morte, dichiarando che "l'investimento di Vinovo è stata una grande operazione nella storia recente della società": un elogio di Giraudo in piena regola. Forse avrebbe avuto meno problemi se avesse insultato la mamma di Brusca, Provenzano e Riina. Auguri.
Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo.
Forse tramortito dalle eretiche - in quanto positive - considerazioni di Bergero nei confronti della Triade, il presidente binario ha perso la bussola e si è inopinatamente allineato agli elogi di quel tempo che fu. E come, se non con una delle sue proverbiali puttanate? Rispondendo alla domanda sull'etichetta di truffatori affibbiata da Massimo Moratti alla Juventus dell'epoca pre-2006, Cobolli Gigli ha così sbottato: "Mi inorridisce sentire definire truffatori dei giocatori, alcuni dei quali hanno anche vinto la Coppa europea come Campioni dell'anno". Sarebbe il pallone d'oro, ma nessuno si sogni di dirglielo. E' anche per minchiate come questa che vale la pena di passare mezza giornata in compagnia della Compagnia dello Smile. Perché può anche capitare che non ridano loro: ma saranno sempre in grado di fare ridere noi.
Idee poche, ma confuse.
In merito alla questione del capo degli osservatori, Blanc ha rivelato che Sensibile era stato scelto insieme a Secco; ma in realtà cercavano qualcuno con più esperienza. Quindi con Sensibile "abbiamo chiuso il rapporto in maniera molto "fair", e abbiamo scelto Castagnini". Quel Castagnini per la cui partenza, come ha sottolineato Dominiobianconero nel suo intervento, a Piacenza stanno ancora festeggiando. E la relazione con la quale pare abbia dato il nulla osta all'acquisto di Poulsen, in effetti, dà già un'idea della natura fainesca del personaggio.
L'ovetto Kinder.
Tiago, come gli ovetti tanto cari ai bambini, contiene una sorpresa. Il suo contratto infatti prevede quattro bonus aggiuntivi da 500.000 euro ciascuno in favore del Lione, a seconda degli obiettivi raggiunti durante la sua permanenza in bianconero. Blanc ne ha elencati due (qualificazione alla Champions League e vittoria dello scudetto), dopodiché si è voltato verso Bergero in cerca di aiuto, come uno scolaretto disorientato durante un'interrogazione sulla Mesopotamia. Il direttore finanziario della Juventus (e sottolineo: il direttore finanziario della Juventus, non l'addetto alle pulizie) ci ha pensato un po' su, e dopo alcuni istanti di imbarazzo ha risposto: "Quali siano gli altri due, di preciso, non lo ricordo". Che Dio li assista.
Qualcuno chiami un medico, per carità.
La risposta di Bergero non ha potuto a quel punto non sollevare perplessità e brusii fra i presenti, in particolare nel gruppo di rancorosissimi esponenti del Team di Ju29ro.com schierati in quarta fila. Ne è così scaturito un timido accenno di botta e risposta con il tavolo del cda, bruscamente interrotto da un azionista normalizzato sui 300 anni di età il quale, sfrecciando pericolosamente sul filo dell'enfisema e rischiando un attacco di angina pectoris, ha sbraitato: " Non si può fare botta e risposta! Lasciate parlare la Presidenza!". E, presumibilmente, è spirato pisciandosi addosso.
JuventAgos.
Dalla lettura del bilancio era risultata una voce di 500.000 euro di non facile comprensione, della quale veniva chiesto conto. Dopo alcuni interminabili istanti di imbarazzo, con gli sguardi dei quattro Amigos intrecciati gli uni con gli altri in un duello degno di un film di Sergio Leone (il senso delle loro espressioni assomigliava molto a un "Porca troia... l'hanno letto..."), Cobolli Gigli ha spiegato che "nell'ambito del rinnovo del contratto stipulato lo scorso anno, un giocatore ha chiesto un prestito di 500.000 euro, rimborsabili entro agosto 2009 ai tassi di mercato correnti". Condivisibile la scelta di non rivelare il nome del tesserato in questione, per carità. Però io ho voluto provare a scoprirlo lo stesso, perché sono dispettoso e meschino, e l'ho fatto con un rito a metà fra la seduta spiritica e la stregoneria. Così ho deciso di voltare pagina e guardare avanti, mi sono seduto su di una roulette con le palle appoggiate allo zero e ho cominciato a girare intorno a tutta birra per tre ore ridendo a crepapelle come un idiota. Niente da fare. Non mi è venuto in mente nessuno.
Consulenze qualificate.
Sul grottesco episodio del video forum tenutosi presso la redazione del Corriere dello Sport nel dicembre 2007 (QUI), Cobolli ha ribadito che la rinuncia al Tar fu decisa dal cda senza alcuna pressione esterna: né Montezemolo, né tanto meno Vocalelli. Certo, "sentii Vocalelli in quel periodo, come anche Verdelli (ma porc...) e Padovan, perché se sono direttori di grandi giornali sono persone di livello, con le quali ho ritenuto di volermi confrontare". E De Paola cos'è, allora, uno stronzo? Anche un parere postumo potrebbe servire: ci pensi su, presidente.
Bandierine.
Sempre Cobolli: "Buffon, Trezeguet e Camoranesi furono convinti a rimanere. Del Piero no". Considerando il fatto che gli altri "big", a quel punto, se n'erano già andati tutti, la vogliamo dire una cosa una volta per tutte? Diciamola: Del Piero e Nedved dove avrebbero potuto andare, a quell'età e con quello stipendio? Sono due anni e mezzo che lo sostengo: calciopoli ci ha riservato tante, tantissime aste. E se non le vedete, è solo perché ognuno di noi tifosi ne conserva una bene inserita dentro di sè, esattamente sul retro. Ma di bandiere, scusatemi tanto, nemmeno l'ombra.
Massimo risultato: questa è la mia missione.
Jean-Claude Blanc, per avvalorare la tesi di un'estate senza alternative durante l'inferno di calciopoli, è ritornato sulla cessione di Ibrahimovic all'Inter. Lo volevamo tenere fortissimamente, ma "non si può trattenere un giocatore se non lui non vuole saperne". Ma come, e le bandierine qui sopra allora? "Però - ha aggiunto monsieur Roland Garros - il mio dovere di amministratore è quello di fare il meglio per la società che mi paga, ecco il motivo per il quale Ibrahimovic fu ceduto all'Inter: era la società che in quel momento faceva l'offerta migliore". Cedere un fuoriclasse ad una diretta concorrente (già forte), permettendole di fare un sensazionale salto di qualità per gli anni a venire, corrispose davvero a fare il meglio per la società che lo pagava e che tuttora lo paga? Se la Fiat avesse bisogno di liquidità, farebbe un affare a vendere il progetto esclusivo e rivoluzionario del motore a maionese alla Toyota per reperire quattrini? Ci è? Ci fa? Mah..
Tornare grandi.
Secondo il presidente binario il futuro dovrà essere rappresentato da giovani di talento, che proprio in virtù della loro età potranno iniziare la loro esperienza alla Juventus partendo da stipendi più bassi di quelli attualmente in vigore nel mondo del calcio. Tradotto, scordatevi gli Ibrahimovic e gli Zidane. A fare le nostre fortune future saranno fenomeni del calibro di Limido, in pratica, ma un po' più giovani.
E poi, pur accettando le critiche che ci spronano a fare sempre meglio, "riteniamo di essere stati bravi. Abbiamo tenuto Giovinco e concluso l'accordo con Sportfive per i naming rights del nuovo stadio". Ci fa o ci è? Beh...
Il colmo dei colmi.
Mr. 5 azioni, MarcoBava, resterà comunque nella storia dell'assemblea della Juventus per essere riuscito nell'impresa di farsi prendere per il culo da Cobolli Gigli. Un record da Guinness dei primati. Salito sul pulpito per chiudere la serie delle contro-repliche, ha schernito il presidente della Juventus e i colleghi azionisti: "Le contro-repliche dei miei colleghi sono state troppo buoniste, ma come lei ben sa, presidente, tocca sempre a me chiudere le assemblee facendo la parte del cattivo. Io sono un po' il suo "amaro". "Non si preoccupi, Bava - gli ha replicato un Cobolli Gigli quasi divertito - lei non è amaro affatto. Per me lei è, al massimo, un cioccolatino fondente".

Bava e i dirigenti col sorriso. Lui, l'uomo giusto nel posto sbagliato. Loro, gli uomini giusti al posto sbagliato.

P.S. Del momento più intenso di tutta l'assemblea non parlo. Volutamente. Non ringrazierò mai abbastanza il mio amico Attilio per averlo pensato e reso possibile. Perché è stato emozione pura, in un posto e in una situazione che - per un tifoso che ha avuto la fortuna di vivere e respirare certi momenti di un amore ultratrentennale - di emozionante non può avere nulla.

Almeno fino a quando le cose non torneranno al loro posto, come le avevano lasciate loro. (cit.)



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