Il pm Luca Palamara ieri ha formulato le richieste di condanna, al termine della requisitoria al processo GEA.
Sei anni al Fuhrer di Monticiano, cinque a suo figlio, e via a scendere. Tre anni e mezzo per Franco Zavaglia, due anni e quattro mesi per Francesco Ceravolo, un anno e quattro mesi per il figlio di Marcello Lippi, Davide, e otto mesi per Pasquale Gallo.
Nel filmato qui sopra, il momento della drammatica reazione degli imputati alle richieste di Palamara.
Per la crudezza delle immagini, se ne consiglia la visione solo ad un pubblico adulto.
Sei anni al Fuhrer di Monticiano, cinque a suo figlio, e via a scendere. Tre anni e mezzo per Franco Zavaglia, due anni e quattro mesi per Francesco Ceravolo, un anno e quattro mesi per il figlio di Marcello Lippi, Davide, e otto mesi per Pasquale Gallo.
Nel filmato qui sopra, il momento della drammatica reazione degli imputati alle richieste di Palamara.
Per la crudezza delle immagini, se ne consiglia la visione solo ad un pubblico adulto.
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5 commenti:
E' una richiesta assurda, visti i risultati dell'istruttoria, ma è la naturale conseguenza dell'esposizione mediatica di questi processi: se stai sotto i riflettori per troppo tempo, poi è dura ammettere di aver fatto un buco nell'acqua. E'successo con Guariniello, sta succedendo con Palamara, succederà con Narducci & Beatrice.
leggermente ot ma comunque è sempre il loro pensiero malato...non cambieranno mai...
http://www.interfans.org/forum/showthread.php?t=97877
solo sei anni? non c'è che dire sono stati sereni ed equidistanti come sempre.
ad un certo punto temevo la sedia elettrica ad oltranza..
non mi appaiono più i commenti che scrivo.. ma li hai tolti?
ciao
«Stop ai talk in tv quando c'è un processo in corso». La proposta è del presidente nazionale dell’Anm, Luca Palamara, in un’intervista a Klaus Davi per Klauscondicio, la trasmissione condotta su YouTube dal massmediologo. «Bisogna tutelare la libertà di informazione - spiega Palamara - ma il processo mediatico è un evento che rischia di suggestionare profondamente la realtà , creando una sovrapposizione di piani rispetto al processo reale. Il mestiere che svolgiamo è sicuramente difficile e suscita troppo spesso un interesse spasmodico dell’opinione pubblica, una degenerazione dell’audience. Sia ben chiaro: non si può sostituire il processo che si svolge in tribunale al processo che si svolge in uno studio televisivo. Da qui la mia proposta: sarebbe sempre opportuno sospendere i talk e i dibattiti in tv quando ci sono processi in corso». (lastampa.it)
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