venerdì 30 maggio 2008

The Lord.


E' davvero plausibile che un allenatore reduce da tre scudetti consecutivi - perché questo dicono gli almanacchi e il cervello di Massimo Moratti - venga liquidato con un comunicato stitico e freddo come un iceberg, senza nemmeno una parola di riconoscenza, dopo interi decenni trascorsi a tentare di togliersi la sete succhiando le piastrelle, al ritmo di un mister cambiato ogni undici mesi?
Io provo a calarmi nei panni del petroliere Onesto, stavolta, anche se per riuscire appieno nell'impresa mi servirebbero un sacco di soldi sui conti correnti, un fratello impegnato a farli - i soldi - mentre io gioco con le figurine (e che per questo probabilmente mi sopporta, ma altrettanto probabilmente sogna tutti le notti di ricevere una telefonata della questura che gli annuncia la mia scomparsa), una ex di Nosferatu come sorella, un sindaco di Milano in quota a Berlusconi come cognata, un' ambientalista umanitaria seguace di Veltroni come moglie, una dentatura da fare invidia a Furia, e la parlata a strascico da baùscia. Come cavolo farò non lo so, ma ci provo.
Ecco, ci ho provato. Non ce la faccio.
Le cause ufficiali dell'esonero sono da attribuire "alle dichiarazioni rese dal tecnico all'esito dell'incontro Inter-Liverpool dello scorso 11 marzo, di quanto ne e' seguito, sino ai fatti piu' recentemente emersi nelle cronache giornalistiche", secondo quanto riportato testualmente nel comunicato.
Che i tempi e i modi di quell'uscita di Mancini non fossero stati un granché se n'erano accorti tutti, e va bene. Ma considerare quell'episodio, e "quanto ne è seguito", come un fardello insostenibile, con tutto il cinema che si è visto in questi anni nel circo nerazzurro, è come dormire immersi dentro a una vasca di letame e prendersela con il vicino perché quando accende la pipa si sente puzza di tabacco.
Non so perché ma assomiglia tanto alla storia di quel padre di famiglia ridotto sul lastrico che non essendo riuscito a comperare nemmeno un regalo, per giustificarsi con i suoi bambini delusi davanti all'albero di Natale privo di sorprese imbracciò il fucile, uscì fuori dalla porta, esplose un colpo in aria e, una volta rientrato in casa, disse loro: "Babbo Natale si è suicidato".
Quanto poi "ai fatti più recentemente emersi nelle cronache giornalistiche", invece, non ho capito bene a cosa si riferisca il Massimo dell'Onestà.
Non voglio nemmeno pensare a quelle strane intercettazioni telefoniche riguardo alle imbarazzanti frequentazioni emerse fra Mancini e tale Domenico Brescia detto il sarto, perché se così fosse sarebbe giusto essere coerenti fino in fondo e dare il benservito anche a tutti gli altri ragazzi della Cùmpa, allora, a cominciare dal capitano cuore nerassùrro che vince sensa rrruvàre fino al pluritatuato ciabattaro, grazie al quale il campionato è finito senza trasformarsi in incubo solo a mezz'ora dalla fine dell'ultima partita (e grazie, guarda caso, al provvidenziale rientro forzato di Ibrahimovic), anziché con quel rigore strappato di ignoranza dai piedi di Cruz e sparato in faccia al portiere davanti a ottantamila tifosi inferociti.
Insomma, se non fosse che il Massimo è così signore, ci sarebbero tutti gli estremi per pensare che quel comunicato ufficiale altro non sia che un concentrato di balle - anche un po' infantili, per giunta - raffazzonato da un uomo che a forza di dare dei balordi agli altri crogiolandosi negli attestati di signorilità dei leccaculo di mezza Italia, si è ritrovato al centro del ring, non più sfidante (e sfigato) ma campione, ad occupare proprio quel posto che era sempre stato convinto di meritare.
Solo che a quanto pare ci si è trovato impreparato, al centro del ring. Molto impreparato. Perché ci sono mille modi per raggiungere quel posto, il problema è come rimanerci.
Ci si può rimanere perché si è farabutti, perché si è truffatori, o magari più semplicemente perché si è più bravi degli altri.

Di sicuro non ci si può rimanere se si è nati per essere sfidanti. E sfigati.

Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

mercoledì 28 maggio 2008

L'uomo che vinceva sempre.


E così, a quanto pare, l'allenatore più vincente della storia degli esauriti dopo Helenio Herrera (e già questo la dice lunga sul palmares centenario di questa casa di recupero per sistemi nervosi sfasciati che risponde al nome di Internazionale) viene esonerato.
Non è bastato, all'insaziabile presidente petropolitano ("altro che pirla: è che il Moratti è troppo signore", si diceva un tempo, dai bar di periferia fino ai salotti buoni della Tv), arrivare per ben due anni consecutivi nelle prime sedici regine d'Europa, né conquistare tre scudetti consecutivi, fra i quali - perché lui non è mica un pirla, ma è un signore - non ha alcuna esitazione a porre in cima alla lista dei preferiti quello del 2005/2006, strappato alla concorrenza con i denti (!) e gli occhi iniettati di sangue (che per questo erano Rossi).
Pare che il prossimo domatore di cavalli a maneggiare il frustino presso il Centro di smistamento stampelle e scatoloni di Appiano Gentile sarà Josè Mourinho.
Faccia da vero schiaccia-tope modello Rocco Tano, carattere tutt'altro che accomodante - almeno secondo radio mercato -, The Special One, come viene soprannominato dagli esperti dopo la seconda bottiglia di assenzio tracannata al buio, sembra avere tutti i requisiti necessari per consentire ai bookmakers inglesi di quotare alla pari lo scoppio della prima rissa nello spogliatoio nerazzurro già durante il pre-campionato o - al più tardi - durante la prima trasferta in pullmann ai primi di settembre, che coinciderà con la prima, grande e insanabile spaccatura della squadra in due fazioni. I fedelissimi della sosta in Autogrill, prevalentemente comunitari, contro la banda dei sudamericani, inflessibili sostenitori del trancio chili e salsiccia da Spizzico.
Lo stipendio da sei milioni di eurelli belli belli a stagione da versare a Mancini fino al 2012, non sembra turbare più di tanto il petroliere Onesto, che alla proposta di chiudere la partita con una buonuscita secca di circa otto milioni di euro, sempre secondo radio mercato, si sarebbe sentito rispondere di andare affanculo lui, Mourinho, i sudamericani e lo Spizzico. Staremo a vedere.
Se non altro, però, da questa dura presa di posizione da parte del mito vivente di Jesi, sembrerebbero prendere corpo le prime conferme sui motivi del divorzio anticipato e dei dissidi con alcuni giocatori durante la stagione appena terminata.
Evidentemente anche il Mancio preferiva di gran lunga il Capri e il Fattoria ai sapidi triangoloni di pizza ipercalorica, preludio di intere notti passate a dormire (poco e male) su un fianco.
Quale sia il menù preferito da Moratti, invece, nessuno lo sa con certezza. Ma una certezza, sul petroliere, ce l'abbiamo eccome, e mica da oggi.

Deve avere davvero un bello stomaco, quell'uomo.

Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

martedì 27 maggio 2008

Ju29ro su Dagospia.


L'intervista rilasciata da Gigi Moncalvo a Ju29ro.com evidentemente non è passata inosservata.
Su Dagospia, infatti, in occasione della visita di Marcello Lippi al carcere di Rebibbia durante la quale un detenuto gli ha chiesto quanti scudetti avesse rubato la Juventus, viene dato ampio risalto alle riflessioni del noto giornalista e tifoso bianconero, con tanto di link (QUI) al sito dei rancorosi e sobillatori tifosi di serie C (Cobolli dixit).

'Sti cazzi.

Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

Lancolòsi di selie C.


Sul sito ripulito della società che si è ripulita (juventus.com), ho trovato questa foto straordinaria della trasferta appena conclusasi in Cina.
Ad aggiudicarsi la prestigiosa Fiat Cup è stato il Parma, e già si parla di un viaggio di ritorno allucinante da parte della compagine emiliana, costretta a fermarsi ogni trenta chilometri a causa delle magagne della Coppa - marchiata Fiat, ovviamente - ricevuta in premio.
Nella migliore tradizione del marchio torinese, la coppa ha cominciato fin da subito a scricchiolare vicino alla base dalla quale si sono scollate un paio di guarnizioni, mostrando già i primi segni di ruggine perforante prima ancora di essere imbarcata sul volo per l'Italia.
Dopo due ore di viaggio, infine, il trofeo è esploso miseramente inondando la faccia dei passeggeri con olio bruciacchiato e fumo denso, costringendo l'equipaggio ad un atterraggio di fortuna, sempre in territorio cinese, dove il premio è stato affidato alle cure della locale officina autorizzata Fiat dalla strana ragione sociale sull'insegna "A volte lipàltono. Ma non semple".
Fatto questo breve preambolo, invito tutti lettori, rancorosi e non, a osservare con attenzione la foto di gruppo scattata ai tifosi bianconeri dagli occhi a mandorla, perché contiene due particolari davvero interessanti.
Il primo è la frase scritta sullo striscione, orgogliosamente esibito dai simpatici fans, che recita "Un giorno in nero e bianco, e tutta la vita rimane così". Sembra scritta da uno di noi. Lo sanno anche là, mica male.
La seconda invece, "Bianconeri dare il benvenuto a Cina", sembra scritta da Tarzan. O da Jean-Claude Blanc.
I dubbi su chi possa avere pensato quello stendardo (lo striscione, non il pacco da dodici milioni di euro che vorrebbe rifilarci er filosofo Lotito) si sciolgono se osservate leggermente a destra, dove un bello scudettone sovrastato da due stelle e mezza (ce n'è una sbiadita al centro fra le due visibili) riproduce fedelmente quanto è stato sancito dal campo nei 111 anni di storia del campionato da quando la Juventus ha visto la luce: 29. O ventinove. O VENTI9.

Come vi pare, insomma.

Perché quelli sono. Lo sanno anche là.


Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

lunedì 26 maggio 2008

Risponde Gigi Moncalvo - Parte terza


Con la terza e ultima parte, si conclude la lunga intervista concessa in esclusiva da Gigi Moncalvo al Team Ju29ro.
Il POST CALCIOPOLI e LA NUOVA JUVE sono i temi analizzati da Moncalvo per concludere la lista di ventinove domande con le quali, simbolicamente, abbiamo voluto ribadire il concetto che tanti fingono di avere dimenticato.
Ventinove. Perché gli unici che non dimenticheranno mai, siamo noi.

IL POST CALCIOPOLI

18. Ti sembra normale che personaggi che hanno promosso azioni di spionaggio industriale a spese dei propri azionisti e, in un caso, dei propri contribuenti, oggi continuino a guidare delle società per azioni o, peggio, delle società sportive?

”Chi è senza vergogna è capace di fare questo ed altro”.

19. Nello scandalo Telecom è saltata fuori una "pratica Como" nella quale risultano spiate e dossierate la Juve e la FIGC. Noi, a differenza dei media silenti, vorremmo sapere quali informazioni furono raccolte e per conto di chi. Ritieni che esista la possibilità di riuscirci o lo scandalo Telecom resterà uno dei tanti misteri italiani?

”Lancio un appello a tutti: cerchiamo... (Clicca QUI per continuare a leggere su Ju29ro.com)


Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

giovedì 22 maggio 2008

Risponde Moncalvo - Parte seconda


LUNEDI' 26 MAGGIO LA TERZA E ULTIMA PARTE

Continua l'intervista esclusiva di Gigi Moncalvo per Ju29ro.com, che in questa seconda parte affronta due temi: "Calciopoli e la politica" e "Il comportamento della Società".

CALCIOPOLI E LA POLITICA

10. Guido Rossi. Una scelta personale di Petrucci o un'imposizione dalla politica? Perché proprio un ex CDA Inter quando era palese che a trarre vantaggio da Calciopoli sarebbero state Roma ed Inter? Crede che Geronzi, che si dice consigliò ai soci di Abn Amro la nomina di Rossi a legale nel caso Antonveneta, abbia avuto un ruolo?

”La “cupola” del calcio è anche quella che controlla questo paese: veri poteri forti che contano molto di più della politica, della stessa magistratura, e purtroppo anche di tutti noi cittadini messi insieme. Il potere finanziario-bancario ha bisogno del calcio, e degli scandali (creati ad arte) legati ad esso per distrarre l’opinione pubblica, per far parlare di altro, per continuare a fare i suoi giochi senza che nessuno disturbi i manovratori. Guido Rossi è un uomo del sistema, ma non solo. Geronzi non è solo un grande banchiere e il datore di lavoro di Carraro, ma molto di più. Gli intrecci sono tanti e notevoli. Se uno va a vedere qual è stata la parcella di Guido Rossi per curare la vicenda Antonveneta, impallidisce e s’incazza. Ma si domanda anche: a un signore come Rossi, che ti fattura mille dollari ogni minuto... (Clicca qui per leggere il testo completo dell'intervista su ju29ro.com).


Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

mercoledì 21 maggio 2008

Sublimazione del pianginismo.


Solo adesso inizio a capire a cosa si riferisse il lapidario e struggente commento rilasciato da Massimo Moratti al termine della partita scudetto di Parma: "Soli contro tutti".
Sarebbe forse il momento di darci tutti una regolata, dopo anni di prese in giro e sfottò, talvolta al limite della crudeltà, rivolti al petroliere Onesto e al suo esercito di maestranze nerassùrre.
Perché facendoci un sereno e serio esame di coscienza, scopriremmo che la natura cronica della loro pianginite, troppo spesso oggetto dei nostri rimbrotti, non è figlia della loro altrettanto cronica pochezza societaria e strategica. C'è di più. C'è dell'altro.
Quando si parla di Inter, infatti, il concetto di "tutti" non corrisponde a quello classico, dove il nucleo di una società fa quadrato insieme a tutte le sue componenti per rintuzzare gli attacchi di un nemico a mille teste (una volta era quella banda di Truffatori, oggi è l'Italia intera meno quei due là, o forse in aggiunta a quei due, chissà). Per loro, quel "tutti" significa proprio "tutti". A cominciare da sé medesimi.
La conferma arriva da uno degli sponsor tecnici legati ai giocatori (foto), con un messaggio pubblicitario - a metà fra lo spiritoso e l'impertinente - grazie al quale i colonnelli della Nike stanno pianificando in queste ore un attacco nucleare contro la provincia di Treviso, sulla quale verranno sganciate da un F-18 a forma di swoosh alcune bombe atomiche con su scritto Just Do It .
Questa lieve presa per il culo "postuma", perché uscita all'indomani del trionfo degli Onesti in quel di Parma, è sicuramente una primizia assoluta nel campo della pubblicità comparativa.
E considerando la stazza dello sponsor tecnico dell'Inter (che oltre a rivestire i piedoni di Materazzi e di tanti suoi compagni, Ibrahimovic su tutti, veste da capo a piedi la l'intera squadra da circa una decina d'anni), c'è da togliersi tanto di cappello davanti al coraggio e alla sfacciataggine del settore marketing della Lotto.
Interisti brava gente, devono davvero guardarsi le spalle da tutti.
Tranne che da noi. Ieri Moratti ha chiesto indietro anche lo scudetto vinto dalla Juventus nel '66/'67.

Per pietà, qualcuno lo scrolli. A parte Cobolli.

martedì 20 maggio 2008

ESCLUSIVA: lo Ju29ro Team intervista Gigi Moncalvo.


Risponde Gigi Moncalvo - Parte prima

JUVENTINITA'

1. Gigi, in poche parole, cosa significa per te la Juve?
"Fino a qualche tempo fa solo gioia, allegria, passione. Ora la passione è rimasta ma la gioia passeggera di una domenica pomeriggio, in caso di vittoria, viene sempre offuscata da rabbia, desiderio di giustizia, voglia di rivincita verso chi ci ha fatto e ci fa tanto male e ha consentito agli altri di umiliarci e schiacciarci".

2. Ti ricordi perché sei diventato Juventino? Potresti rievocare il tuo primo ricordo bianconero?
"Sono diventato juventino poiché in un bambino quale ero, la fantasia veniva accesa dai dribbling e dalla ribellione di Sivori, dalla forza, dalla generosità, dal coraggio di John Charles, dall'orgoglio di tifare per una squadra che aveva Gianni Agnelli come primo... (continua a leggere su www.Ju29ro.com, qui)

lunedì 19 maggio 2008

Calciopoli permanente.


Ibrahimovic sigla una doppietta e consegna agli esauriti lo scudetto, dopo essere rientrato in fretta e furia dalla "mutua" concessa dall'Asl 13 (più 1 cartone, 1 comodino e 1 sudditanzàto-ma-in-buona-fede, mica come una volta) di Via Durini, per via degli acciacchi che ne avevano sconsigliato l'impiego durante l'ultimo mese e mezzo. E poi dicono che Milan Lab sia stupefacente.
Alex Del Piero sigla una doppietta e per la prima volta nella sua carriera, a quasi 34 anni, vince la classifica dei cannonieri eguagliando il numero di reti (21) messe a segno in quel celeberrimo campionato '97/'98, quello del primo scudetto rubato dai Truffatori ai beniamini di Mimmo Brescia.
Quando il primo giocava nella Juventus, nelle stagioni 2004/2005 e 2005/2006, il secondo finiva molto spesso in panchina; e il fatto che quando succedeva Del Piero non la prendesse bene, non spostava i termini della questione: il primo sarebbe stato il futuro, mentre lui lo era stato dieci anni prima. Alla Juve, allora, si lavorava così.
Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sul ruolo sostanziale che calciopoli ha ricoperto nella stesura del copione della storia del calcio italiano, a partire da quell'anno zero che è stato il 2006, se ne faccia una ragione. Non si sforzi troppo, cioè, di cercare altrove motivazioni, idee o talismani che giustifichino l'improvviso risveglio degli esauriti dallo storico torpore che ne accompagnava i successi al ritmo di uno ogni vent'anni.
Più che agli esauriti stessi, i quali umanamente non hanno alcun interesse a rivangare o approfondire quelle che dal loro punto di vista di tifosi festanti non sono altro che inutili sfumature, mi rivolgo ai tifosi della Juventus, e più precisamente a quelli di serie A, secondo la classificazione recentemente varata dal presidente inutile Giovanni Cobolli Gigli.
Signori miei: calciopoli, in qualche modo, la stiamo ancora vivendo. Non solo nella pochezza di una squadra - la nostra - che mantiene una parvenza di nobiltà conquistando il terzo posto in classifica solo sullo slancio di autentici fenomeni come Del Piero, insieme a pochi altri comunque tutti appartenenti alla stessa combriccola pre-farsa.
Calciopoli la stiamo ancora vivendo, paradossalmente, anche quando assistiamo alle imprese di autentici fenomeni come Ibrahimovic a Parma, che stanno a dimostrare quale fosse la reale provenienza di quei 91 punti conquistati dalla Juve nel 2006 insieme al secondo scudetto consecutivo, conquistato senza gli optional di penalizzazioni, saccheggiamenti di campioni altrui o - peggio - eliminazioni prima del via di avversari diventati insopportabili.

Non è difficile da comprendere. Basta applicarsi un pochino.


domenica 18 maggio 2008

Mediocrità e ignoranza.


Che non abbia sostituito Sissoko ammonito, fin tanto che Sissoko è stato espulso, fa solo parte della sua mediocrità di allenatore inespressivo in tutti i sensi, cioè dalla faccia alla capacità di dare un senso alla squadra o un senso a se stesso su quella panchina che abusivamente occupa, così come in sede qualche altro inetto occupa scrivanie.
Che nel giorno in cui Alessandro Del Piero si dannava come un esordiente per ipotecare la classifica dei cannonieri - avendo già messo a segno una doppietta e lasciato calciare un rigore a Trezuguet, in lotta con lui per lo stesso traguardo - lo abbia sostituito a venti minuti dalla fine, fa parte della sua mediocrità di persona senza un minimo di cognizione di cosa stia facendo alla Juve e, soprattutto, in compagnia di chi lo stia facendo.
Che nel giorno dell'addio di Alessandro Birindelli alla Juventus (comunque la pensiate, undici stagioni in bianconero comportandosi da uomo e da Juventino vero, come ho ricordato qui), gli abbia negato l'ultimo saluto dal campo facendo entrare al suo posto, negli ultimi cinque minuti, uno sbarbatello della Primavera, fa parte della sua ignoranza di uomo sbagliato nel posto sbagliato.
Se proprio deve rimanere a trivellarci i coglioni anche il prossimo anno, o magari i prossimi venti, vista la simpatia che pare suscitare nei simpatici che lo hanno scelto, abbia il buon gusto di studiarsi un po' la storia recente della squadra per la quale sciaguratamente lavora, perché dal numero di figuracce fatte durante questo primo anno - alcune parlando, altre solo pensando - direi che di lavoro da fare gliene rimane ancora una montagna.

Anche se temo che sarebbe come dare i savoiardi ai maiali, come si dice dalle mie parti. Cioè inutile.

sabato 17 maggio 2008

Martedì prossimo, in esclusiva su Ju29ro.com.


La ragione che ha spinto il Team di Ju29ro.com a chiedere e ottenere un'intervista esclusiva a Gigi Moncalvo, è una soltanto: la sua juventinità.

Sebbene il Moncalvo giornalista non abbia bisogno di presentazioni (una sua biografia è disponibile qui), ci pare doveroso spendere alcune parole sui motivi che hanno fatto di lui un punto di riferimento solido e credibile per chi, come noi, ha deciso di approfondire la "materia calciopoli" senza fermarsi alle verità, sbrigative e spesso contraddittorie, diffuse da quasi tutti gli organi di informazione a partire da quella maledetta estate del 2006.
Continua a leggere la prefazione su www.Ju29ro.com... (qui)

venerdì 16 maggio 2008

Prima che (non) accada qualcosa.


Ho scritto l'altro ieri che il nostro motto di juventini veri dediti allo studio di calciopoli è - e rimarrà sempre - "Noi non dimenticheremo mai".
Alla luce delle intercettazioni riguardanti alcuni tesserati dell'Inter, quando ancora non è chiaro se e quanto grave possa essere il loro contenuto, mi preme sottolineare alcune cose.
Io non dimenticherò mai nemmeno, per esempio, il filmato di Fabio Cannavaro attaccato alla flebo prima della finale Uefa disputata con il Parma nel 1999, cioè ben sei anni prima della sua messa in onda su Raidue nel 2005, proprio alla vigilia di un Milan-Juventus decisivo per lo scudetto.
Se questi due anni di inferno vissuti da tifoso mi hanno fatto riflettere sul significato dell'essere o no garantisti, è forse giunto il momento di applicare nei fatti, oltre che nelle parole, quei concetti troppo spesso ignorati da troppi.
Considerando il fatto che, allo stato attuale, non risulterebbe alcun comportamento penalmente rilevante nelle vicende al vaglio delle forze dell'ordine (anche se non sta ai carabinieri che hanno raccolto le intercettazioni telefoniche stabilire questo, ma al magistrato che le riceve per valutarle), trovo doveroso condannare questa ennesima forma di gogna mediatica da parte degli organi di informazione, molto simile a quella che due anni fa precedette la successiva e incontenibile tempesta di fango ai danni della Juventus e dei suoi dirigenti.
L'unico appunto che sento di dover muovere al mondo nerazzurro, dopo anni di proclami e accuse, rivolte a tutti dall'alto di una presunta diversità morale e di una altrettanto presunta onestà congenita, è quello fin troppo facile di invitarli a ritornare velocemente con i piedi per terra, e riporre senza indugi i loro celebri anatemi integralisti, spesso rivolti agli avversari a strisce ma non solo, nel ripostiglio delle cose inutili.
Al di là delle considerazioni di carattere generale, credo che suggerire ad un latitante il modo per sfuggire all'arresto, indicandogli il luogo più adatto dove attendere l'arrivo dell'indulto decretato dal Parlamento (come sembrerebbe aver fatto Mancini dalle intercettazioni apparse sulla stampa), rappresenti qualcosa di piuttosto imbarazzante. Se così fosse, si chiamerebbe favoreggiamento, che non è proprio come rinchiudere un arbitro (senza avercelo mai rinchiuso, per di più) dentro a uno spogliatoio.
Rimane da vedere se in quelle circa duemila intercettazioni inviate al magistrato da parte dei Ros, risiederanno parole solo buone per far folclore, oppure fatti in grado di ridisegnare la mappa dei valori, arbitrariamente costituiti da migliaia di moralisti del calibro di Monica Vanali o Gian Felice Facchetti.
Detto ciò, mantengo la convinzione che non fosse il caso di sollevare un simile vespaio a pochi giorni dalla fine del campionato, anche se nemmeno sotto questo aspetto resistere alla tentazione di godere sguaiatamente, dopo quanto avvenne con l'inaugurazione di calciopoli a pochi giorni dalla penultima giornata del campionato 2005-2006, è un esercizio che richiede un certo sforzo.
Vedremo. Che gli investigatori e i giudici, tutti i giudici, facciano il loro dovere, possibilmente senza intralci o condizionamenti.

E che le vittime di sempre provino a mettere in conto l'ipotesi di dover guardare il mondo con occhi diversi.

giovedì 15 maggio 2008

Sensazioni bonsai.


Dal sito di quelli che si ispirano al Chievo e all'Albinoleffe (juventus.com):

JOHN ELKANN PRESIDENTE IFIL. CONGRATULAZIONI INGEGNERE.
John Elkann è il nuovo presidente dell'Ifil, la società di investimenti della familgia Agnelli. L'Ingegnere, che ricopriva la carica di vice, succede a Gianluigi Gabetti. Al nipote dell'Avvocato Gianni Agnelli, da sempre molto vicino alla Juventus (come tutta la famiglia), vanno le congratulazioni di tutto il mondo bianconero".

Quella precisazione in grassetto fino a qualche anno fa sarebbe stata così ovvia che solo degli autentici principianti della comunicazione potevano trasformarla così pacchianamente, oggi, in un superfluo accessorio inzuppato di ipocrisia.
L'ho ascoltato bene, il rampollo dell'Avvocato, mentre tentava di sbattere le alucce ancora fragili di fronte ad alcuni giornalisti, subito dopo essere uscito dal guscio dell'uovo dentro al quale il suo tutore ultra ottuagenario l'aveva tenuto, ben chiuso al calduccio, sotto al sedere.
Non ci si può certo fidare di così poco, perché sappiamo bene cosa sia successo due anni fa grazie anche all'ininfluenza - voluta o impostagli, non lo sappiamo ancora con certezza - delle sue volontà. O peggio, magari, proprio grazie all'influenza delle sue non-volontà.
Prendendo per buona la prima ipotesi - dato che oggi, mentre andavo al lavoro in bicicletta, un piccione con la dissenteria mi ha mancato di un soffio con la sua bomba chimica al lombrico impoverito, e quindi sono di buon umore -, ho moderatamente apprezzato un paio di sue dichiarazioni sulla Juventus, che pare essere diventata di colpo un banco di prova di prima grandezza per soppesare le sue reali virtù di capo branco in ascesa.
Ha indicato nello scudetto il principale obiettivo della prossima stagione e, se non si ripeteranno le squallide gaffes dei mesi scorsi, quando Claudio Ranieri svelò pubblicamente il doppio gioco delle promesse con il quale Mimì Cobolli e Cocò Blanc si erano presi gioco dei tifosi, voglio pensare che questo suo mettere la faccia davanti ad una dichiarazione così inequivocabile, debba per forza significare qualcosa di più della semplice propaganda che precede ogni nuova avventura a bocce ancora ferme.
Anche dentro al significato di quel suo auspicare un successo della Roma, per la vittoria del campionato che terminerà domenica prossima, non mi va di scavare più dello stretto necessario a prenderne atto. Rispetto alla grottesca immagine di Jean Claude Blanc che, incalzato a dire "qualcosa di gobbo", rivendica i ventinove scudetti della Juve farneticando di terza stella, le parole del Lungo mi sono sembrate sufficientemente schiette, o se volete anche criptiche, e sincere.
Prima che qualcuno si capotti dalla sedia, immaginandomi vestito da Almiron con la bandierina della New Holland in mano e la faccia da protodeficiente ebbro di terzo posto, mi fermo qui.
"Noi non dimenticheremo mai" rimane il nostro motto, e chi ha voluto sforzarsi di capirci e di ascoltarci sa benissimo che non è riferito né all'Inter, né agli anti-juventini, né alla Maga Clara.
Se solo qualche milione di tifosi avesse avuto, per un istante, le lievissime sensazioni che ho avuto io, credo che qualcun altro dovrebbe iniziare a pensare di giocarsi bene le proprie carte, ammesso che ne abbia. E non si sogni neppure di poter usare un altro mazzo truccato. Se non abbiamo ancora dimenticato oggi, ormai non dimentichiamo più.

Oltretutto mi conosco, e so bene come vanno certe cose. Quel piccione, prima o poi, aggiusterà la mira. Me lo sento.

martedì 13 maggio 2008

Lo Stregone.


Tommaso Ghirardi ha 33 anni ed è il re dei cuscinetti a sfera.
Non credo rischi nulla, nonostante gli anni siano quelli di Cristo quando giunse alla passione, anche perché se provate a crocifiggere uno come questo qui, come minimo la croce si spacca alla base e lui si conficca nel terreno fino alle ascelle.
A una sfera ci assomiglia abbastanza e di sicuro, sul giro vita, avrà qualcosa di più che dei semplici cuscinetti.
Se prendere in giro qualcuno per il suo aspetto fisico non è carino, né tanto meno politically correct, una volta tanto vi rispondo che non me ne può fregar di meno. Innanzitutto, come successe già la scorsa estate con Ciccio Bombo Tardelli (qui), perché la mia è una piccola campagna sociale contro la cattiva alimentazione, così gravosa - con i suoi costi sanitari - sul bilancio dello Stato, già sfondato di suo.
In secondo luogo, perché non posso perdonare a questo ragazzo, più simile a un prosciutto di Parma che al presidente del Parma, di avere rotto grossolanamente un incantesimo che sembrava fosse stato ordinato dalla fata Turchina in persona.
L'avevamo timidamente sognato in tanti, ma nessuno aveva osato confidarlo, nemmeno agli amici più intimi: e se all'ultima giornata di campionato l'Inter andasse a Parma con l'obbligo di vincere, trovando sulla panchina degli emiliani proprio quell'Hector Cuper che li guidò dritti contro il muro in quel famoso pomeriggio del 5 maggio 2002?
Roba da matti, ce l'avevamo quasi fatta. E non sottovalutino, i cultori del paranormale o della sfiga modello Maga Clara, il significato sottile, ma perfido e tagliente quanto la lama di un rasoio, del golletto apparentemente inutile e insignificante messo a segno domenica da Del Piero a due minuti dal termine di Juve-Catania.
Non solo è servito a strozzare in gola ad un nerassùrro d.o.c. (l'eroe di Italia '90 Walter Zenga) l'urlo di gioia per la salvezza conquistata aritmeticamente dal suo Catania, ma ha permesso alla ex squadra di Calisto Tanzi e Arrigo Sacchi (a modo loro, due fenomeni) di riaccendere la speranza di rimanere in serie A, in caso di vittoria domenica prossima contro l'Ones-TIM, in concomitanza con l'eventuale successo degli inutili a Catania.
Come tanti spiriti delle leggende native indiane, tutti questi piccoli grandi dettagli stavano dando vita ad un nuovo, tragico capitolo della storia più misteriosa d'Italia dopo le stragi di Stato, il sequestro Moro e il Q.I. della Canalis: ma come cazzo è che l'Inter non vince mai nemmeno se gli altri non si presentano?
Quando tutto sembrava perfetto, il poco palestrato presidente del Parma ha rovinato tutto, e con la grazia di un elefante tra gli scaffali di una cristalleria ha esonerato l'eterno perdente allenatore argentino.
A proposito di leggende native indiane, ce n'è una particolarmente suggestiva che riguarda la creazione dell'uomo:

"Manitù (il Grande Spirito) per creare gli uomini pensò di utilizzare l'argilla; inviò quindi alcuni animali suoi collaboratori, sopratutto uccelli, a raccoglierla nel fondo degli stagni. Con l'argilla modellò una figura con aspetto di uomo e la pose a cuocere in un forno da vasaio. Ma lo spirito del male, da sempre nemico di Manitù, si trasformò in pioggia spegnendo il fuoco prima della fine della cottura. Da quella operazione incompleta nacquero i visi pallidi.
Allora il Grande Spirito ritentò l'impresa, ma mentre osservava che tutto andasse per il verso giusto, lo spirito malvagio si trasformò una bella fanciulla che lo distrasse. La cottura andò ben oltre il tempo previsto e ne uscì una creatura bruciacchiata, e da essa prese origine la razza nera.
Alla fine Manitù riuscì a sconfiggere lo spirito del male e a cuocere a puntino la sua creatura che assunse il colore dell'argilla rossa e che diede origine ai veri uomini, ossia ai pellirosse".

A proposito di leggende un po' più frivole, invece, vi propongo questa, meno mistica e molto più terrena:

"Vaffancù (il Grande Spirito dei tifosi di serie C) per creare gli uomini divertenti pensò di utilizzare il bitume. Inviò quindi alcuni animali suoi collaboratori, sopratutto gufi, civette e corvacci neri, a raccoglierlo nel fondo del centro storico di Onestòpoli. Modellò una figura con aspetto di petroliere e la pose a cuocere sulla poltrona del dentista.
Ma lo spirito dell'Onestà, da sempre nemico di Vaffancù, si trasformò in valori ai quali ispirarsi, spegnendo il fuoco prima della fine della cottura. Da quella operazione incompleta nacquero le facce da pirla
".

Pazza Inter amala. A questo punto, vada come vuole, e se andrà male, noi non ci scoraggeremo di certo. Ha detto il Mimo che faremo un mercato intelligente, e che compreremo solo al giusto prezzo, ispirandoci al Chievo e all'Albinoleffe.

Fateci largo che arriviamo noi.

domenica 11 maggio 2008

A buon rendere.



E' uno di quelli che ho sentito tirare in ballo più spesso quando c'era da fare del sarcasmo sulla qualità della rosa bianconera.
Certo non sarà seduto al fianco di Claudio Gentile, un giorno, nell'Olimpo dei difensori che hanno fatto la storia della Juventus, ma un grazie grande così sento di doverglielo.
La carriera di Alessandro Birindelli alla Juve finirà al termine di questa stagione, e per me il simbolo della sua lunga permanenza a Torino (11 stagioni) rimarrà per sempre racchiuso in quel cross del filmato qui sopra.
Erano i quarti di finale della Champion's League 2002/2003, secondo tempo supplementare di una partita che si stava avviando verso la lotteria dei calci di rigore. La Juve, in inferiorità numerica, stava lottando con le unghie e con i denti (Davids era stato espulso per somma di ammonizioni), e su quel contropiede orchestrato da Nedved e Zalayeta, Birindelli si fiondò come se a lanciarlo sulla fascia laterale del gigantesco terreno di gioco del Camp Nou fosse stato il destino.
A spingere la palla in rete, e la Juve in semifinale, fu la zampata di un altro facchino di poche parole ma sempre pronto a dire la sua dal campo, le rare volte che gliene veniva data l'opportunità. Entrambi simboli del lato oscuro di quella Juve che non c'è più.
Lato oscuro che non era rappresentato da truffatori o stregoni ma, anche, dalla presenza all'interno del gruppo di gente come loro, mai una parola fuori posto, mai una polemica, mai una lamentela.
Il Biri è uno che da ragazzino seguiva la Juve dalla curva, in quel feudo del tifo bianconero che è la Toscana, la sua terra. Il che di certo non guasta, in un'epoca così avara di juventini veri.
Tra parentesi, uno che un mese dopo quella sera, nella maledetta notte di Manchester, fece il suo dovere fino in fondo, andando sul dischetto a calciare il suo rigore. E segnandolo.

Grazie di tutto, Alessandro. E se ogni tanto deciderai di tornare in curva per seguire la tua Juve, spiegaglielo tu, a certi tifosi, perché son sempre ventinove.

sabato 10 maggio 2008

Osservazioni (V)anali.


Nel post dello scorso 23 gennaio (questo qui), avevo elencato le fonti di informazione italiche (praticamente tutte) tradizionalmente inclini a considerare la Juventus una succursale di Cosa Nostra.
Ieri se n'è aggiunta un'altra, che ho scoperto solo grazie alla segnalazione apparsa sul forum del sito GiùlemanidallaJuve.com. Si tratta di Radio Kiss Kiss, dove ogni giorno alle 13.00 va in onda il programma Siamo tutti CT, condotto da un certo Valter De Maggio. E chi cazz'è? Ve lo dico subito.
E' il tizio che prestò la voce alle telecronache delle partite del Cervia nel reality più indegno della già penosa collezione televisivo-biscionata di Cologno Monzese, quel Campioni che chiuse i battenti dopo sole due stagioni di improbabili imprese nei campionati di Eccellenza e serie D.
Tanto per rendere l'idea del livello di questo programma radiofonico, nel quale il giornalista napoletano si è riciclato dopo il mancato approdo alla Champion's League da parte del Vodafone Cervia, vado ad elencarvi i fenomeni paranormali che arricchiscono, con le loro autorevolissime opinioni, gli appuntamenti quotidiani con gli ascoltatori:
Sandro Piccinini, Arrigo Sacchi, Paolo Liguori, Sandro Mazzola, Monica Vanali, Stefano Tacconi, Ciccio Graziani e Sebino Nela.
Praticamente, con la sola aggiunta di Supersex, Il Lando, Zora la Vampira e Nascaz, si sarebbe raggiunto il quorum necessario a rendere inevitabile una retata della polizia per oltraggio al pudore. Evidentemente a Radio Kiss Kiss lo sanno, e così si sono limitati a scritturare solo i primi otto della lista.
Il mitico De Maggio, in un'intervista rilasciata a Nicola Pistoia per il sito telegiornaliste.com e pubblicata nel marzo 2007, aveva impressionato anche i fans di Marilyn Manson con queste due bestemmie travestite da risposte:
Domanda: "Conferma che i giornalisti sportivi siano meno preparati degli altri?".
Risposta 1: "No... anzi! C'è moltissima concorrenza. Per arrivare a certi livelli, c'è bisogno di un'altissima specializzazione".
Domanda: "Chi sono stati i suoi maestri di giornalismo, i suoi modelli?"
Risposta 2: Stimo moltissimo Sandro Piccinini, lo ritengo in assoluto il numero uno tra i giornalisti TV e tra i telecronisti. Mi ha insegnato molto, come anche Giovanni Lucianelli, Antonio Sasso, e Mimmo Malfitano".
Fatta questa breve presentazione del conduttore radiofonico orfano di Moschino, Apicerni e Gullo, veniamo a ieri pomeriggio, quando a Radio Kiss Kiss è stato il turno di Monica Vanali. La quale, rispondendo ad un'ascoltatrice in disaccordo con le sue affermazioni ("questo che si appresta a vincere l'Inter sarà il suo terzo scudetto consecutivo, bisogna essere obiettivi"), ha perso il controllo del proprio pH, crollato improvvisamente vicino ai valori - piuttosto acidi - del cunicolo espanso grazie al quale tante starlette della TV hanno raggiunto il piacere del successo e della notorietà.
"Ma forse i tifosi della Juve hanno dimenticato Calciopoli? Forse Calciopoli è un'invenzione dei giornalisti o dei giudici?". E ancora "Non capisco perché bisogna negare i fatti".
Non mi stupisce più di tanto scoprire, dalle sue osservazioni, che anche la Vanalona non sappia di cosa parla, specialmente se penso che,tra gli opinionisti che ho elencato all'inizio, ci sono certi sonagli da fare impallidire la Vergogna in persona.
Il rammarico più grande che ho, non ci crederete, è un altro, molto più frivolo. E' vedere sgretolarsi il ricordo di quel giorno che, entrando al Delle Alpi, io ed Enrico, il sobillatore gobbo al mio fianco, ce la trovammo davanti in carne e ossa.
Parlammo a lungo, durante il viaggio di ritorno, della sua notevole statura, e delle sue notevoli e lunghe manone dalle notevoli e lunghe unghione ben curate.
Fino a ieri, pensavamo di essere noi due i maiali.

La ringraziamo per avere cancellato quel senso di colpa dalle nostre coscienze.

giovedì 8 maggio 2008

Benedetti, prima del sedicesimo.


CITTA' DEL VATICANO - "Saluto l'Inter ospite presente nel centenario della sua fondazione e sottolineo l'importanza dell'educazione ai valori morali e dello sport, soprattutto nei giovani calciatori".
Sua Santità, Benedetto XVI, prima della benedizione ai fedeli presenti all'udienza pubblica in piazza San Pietro, ha salutato con queste parole la partecipazione di F.C. Internazionale alla cerimonia di questa mattina.
La delegazione della Società, guidata dal presidente Massimo Moratti, accompagnato dalla moglie Milly, era composta da Bedy Moratti, dal vicepresidente Rinaldo Ghelfi, dall'amministratore delegato e direttore generale Ernesto Paolillo e dal vice direttore generale Stefano Filucchi, dal direttore tecnico Marco Branca e dal consulente di mercato Gabriele Oriali e da numerosi dirigenti.
Presenti Roberto Mancini con lo staff e la squadra in trasferta a Roma per la gara di stasera di Tim Cup contro la Lazio. Al termine della cerimonia, a nome di F.C. Internazionale, Ernesto Paolillo e Bedy Moratti hanno consegnato al Sommo Pontefice una maglia del centenario con la scritta in oro Benedetto XVI e un almanacco del centenario rivestito di bianco.
Nel momento della foto, il presidente Massimo Moratti ha consegnato a Benedetto XVI una tessera d'oro con dedica personale, mentre il capitano Javier Zanetti lo ha omaggiato di una maglia nerazzurra personalizzata.


Dopo le parole a sproposito di tanti fini pensatori sul viaggio a Lourdes di Luciano Moggi, attendiamo ora con ansia il pezzo sarcastico del Guru della predicazione chic (al secolo Michele Serra, clicca qui per sapere cosa penso di quelli come lui).
Ieri infatti, come riportato qui sopra nella nota dell'ufficio stampa Onesto degli Onesti, la squadra degli Onesti al gran completo ha fatto visita al Papa in Piazza San Pietro.
Secondo voci non confermate, l'evento avrebbe causato diversi incidenti e contrattempi alquanto spiacevoli, per i quali il Vaticano non ha ancora preso posizione in modo ufficiale ma - secondo le prime indiscrezioni - non dovrebbero tardare ad arrivare reazioni durissime.
Proviamo a riportare una breve cronaca degli eventi, che si sarebbero susseguiti in modo talmente rapido e caotico da non lasciare il tempo agli addetti alla sicurezza di prendere alcuna precauzione.
Subito dopo il saluto all'Inter, facendo il quale il Pontefice ha sottolineato "l'importanza dell'educazione ai valori morali e dello sport soprattutto nei giovani calciatori", SuperMario Balotelli, con una gomitata terrificante, ha spaccato il naso a una suora filippina che cercava timidamente di farsi spazio per vedere meglio Benedetto XVI.
Dalle finestre adiacenti a quelle del Papa, è partito un fitto lancio di pietre verso la delegazione nerazzurra, ma non per reazione alla violenza del giovane attaccante interista. Si trattava di un manipolo di Vescovi, gobbi fino al midollo, che non hanno retto all'idea di sentire accostare l'Inter ai valori morali, e non potendo - per ovvie ragioni di opportunità - contraddire il Papa, si sono scagliati contro Moratti & C.
La folla straripante ha impedito alle forze dell'ordine di gestire al meglio la situazione, anche a causa di uno stranissimo particolare che le aveva tenute impegnate, e distratte dal resto degli eventi, fin dalle prime ore del mattino.
La stranezza consisteva in quelle migliaia di persone quasi tutte di colore o con gli occhi a mandorla ammassate in una calca bestiale in direzione di Gabriele Oriali. "Signòle, ascolta me ti plégo! Mi ha detto mio datòle di lavòlo (in nelo) che tu può fale avéle me passapòlto talòcco. Anche pel tutti miei amici qui. E' vélo?". E Oriali: "No, sei matto? Per chi mi avete preso?".
Senza neppure lasciarlo finire, una massa infinita di extracomunitari incazzati e delusi ha girato i tacchi e se n'è andata fra insulti e minacce (a Oriali), lasciando la piazza praticamente semi-deserta.
Nell'imbarazzo generale, un bambino con indosso la maglia dell'Inter si è avvicinato alla delegazione interista, rivolgendosi ad uno dei suoi idoli: "Scusi, ma Milly Moratti è la sorella del presidente?"
"No, è la moglie".
E il bambino, con aria delusa: "Ah, ho capito. Allora è Letizia Moratti la sorella del presidente?".
"No, lei è la cognata".
Mentre il bambino sempre più confuso si apprestava a battere in ritirata, una voce seccata lo ha apostrofato: "Ehi tu... impiccione che non sei altro. Sono io la sorella del Presidente".
Il bambino allora, con gli occhi sgranati e lo stupore disegnato in volto, ha esclamato: Ma Presidente, che cosa ci fa con la parrucca in testa e gli occhi truccati?.
"Non è una parrucca. Non sono il Presidente, sono Bedy Moratti, la sorella di Massimo. E tu sei un moccioso di merda".
Sentendo che l'aria si stava facendo pesante, Massimo Moratti (quello vero) ha donato al Pontefice una tessera d'oro con dedica personale (come riportato nella nota dell'ufficio stampa degli Onesti). Papa Ratzinger, nel ricevere quello strano dono, ha commentato: "Una tessera? Ah già, mi ricordo... ma... anche le tessere che Facchetti diceva a Pairetto di passare a ritirare nell'intercettazione telefonica del settembre 2004 erano d'oro? ".

Prima che la festa degenerasse del tutto, la delegazione dell'Inter è fuggita sul pullman, che ha lasciato la Piazza sgommando tra lo stupore dei pochi rimasti.

martedì 6 maggio 2008

Mica perdiamo tempo.


Dal sito degli incontentabili (juventus.com):

Secco: «Sto meglio, presto al lavoro»
Alessio Secco sta meglio ma necessita di riposo e tranquillità. Il direttore sportivo, che a causa di un incidente motociclistico ha subito la frattura di una vertebra, è ancora ricoverato al Cto ma presto dovrebbe tornare a casa.
Lo spavento è passato e Alessio può tranquillizzare tutti: «Ora va meglio. Nei prossimi giorni dovrei lasciare l’ospedale e quanto prima riprendere a lavorare. Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che mi hanno chiamato e mandato i loro auguri di pronta guarigione».

Ho subito controllato, per sicurezza, l'elenco dei messaggi inviati negli ultimi tre giorni dal mio cellulare, anche se, nonostante io sia a tutti gli effetti "tecnicamente" un cerebroleso, ero sicuro di non avergliene spediti.
In effetti mi ricordavo bene, quindi è appurato che non faccio parte delle persone ringraziate.
Una volta liberato da quel dubbio amletico, ho continuato a leggere il comunicato dell'ufficio stampa col sorriso (the smiling press office, per i turisti stranieri che dovessero accalcarsi fuori dalla sede di Corso Galfer per fare una foto ai bambini con in braccio il peluche di Cobolli Gigli, come si fa al circo con lo scimpanzè). Vi consiglio di masticare un paio di Travelgum, prima di proseguire.

In attesa che Secco torni ad occuparsi presto delle sue attività, in questo periodo di assenza la responsabilità della Direzione Sportiva è coperta, ad interim, dall’amministratore delegato Jean-Claude Blanc.

Se ci ragionate un momento, questa decisione non è così insensata. La stagione sportiva sta per terminare, e le occasioni per spararle grosse (quelle del tipo "gli scudetti della Juve sono ventinove" oppure "arriveremo secondi, o primi, o vinceremo Wimbledon") termineranno presto.
E Blanc infatti, che non lascia nulla al caso, aveva già cominciato il suo personalissimo ritiro estivo di preparazione delle cazzate a fine Aprile, affermando orgogliosamente che Flamini avrebbe scelto la Juve "perché la Juve il prossimo anno giocherà la Champion's, mentre il Milan non si sa". E ieri Flamini ha firmato un quadriennale con il Milan.
Attenzione: non mettetemi in bocca ciò che non ho detto (come dice la Canalis ogni qualvolta Reginaldo le si avvicina con le frasi dei Baci Perugina scritte con il gessetto sul suo pinolo ipertrofico), non sto dicendo che sia stato Blanc a sabotare i freni della moto di Alessio Secco per spianarsi la strada del successo estivo.
Semplicemente trovo accettabile, almeno dal punto di vista umano, che si sia deciso di affidare a lui la Direzione Sportiva, in maniera tale da non disperdere il patrimonio di fesserie settimanali generate dal suo cervellone a mo' di macchina spara piattelli.

Avanti così, Smile Guys. Hai visto mai che prima o poi non venga voglia di farmela anche a me, quella foto con il peluche.

lunedì 5 maggio 2008

Ei fu. Siccome immobile...


Oggi, 5 maggio, è festa.
Ricorre il sesto anniversario del più grande colpo (gobbo, ovviamente) del secolo, quando quella Banda di Truffatori sfilò dalle tasche di quell'altra Banda - quella degli Onesti - lo scudetto. Con quello, facevano 26.
E' un vero peccato che quelle due Bande abbiano avuto ognuna la propria metamorfosi. Quella dei Truffatori si è involuta, trasformandosi in Banda di sbandati e di bendati, talmente grande è la collezione di stupidaggini dette e fatte dal loro avvento alla guida della nuova Juve tutta sorrisi, fair play e gimme five. All right.
Quella degli Onesti - al contrario - si è evoluta anno dopo anno, passando dalle sconfitte a ciclo continuo alle vittorie più disparate. Come in un percorso di ispirazione darwiniana, i nerrassùrri-che-vincono-sensa-rruvàre hanno inanellato tre scudetti consecutivi-evolutivi.
Il primo in puro cartone dipinto a mano, commissionato dall'avvocato della Ifil Guido Rossi e realizzato - pare - dagli aspiranti luminari del packaging dell'Università di Parma.
Il secondo, noto anche come "comodino", dopo una stagione trionfale nella quale gli Onesti hanno battuto tutti i record possibili e immaginabili, un po' come talvolta capitava alla Juve o al Milan (casualmente quand'erano guidate da Fabio Capello), con la piccola differenza che in quei campionati non si correva da soli ma in compagnia. Giusto per essere precisi, più che pignoli.
Il terzo, infine, dopo una stagione molto simile alla precedente (nonostante gli sforzi disumani di Mancini, Cannavò e De Paola di descrivere il campionato come avvincente e combattuto, contro avversari agguerriti e insidiosi come la peste bubbonica), regolarmente lasciato in bilico, a due giornate dalla fine, dall'altrettanto regolare scapaccione in faccia rimediato nel derby che valeva il match-point contro i cugini rossoneri.
Ma prima di avviarmi a celebrare questo 5 maggio, proprio in quel di Onestòpoli, un paio di considerazioni sulla Juventus, che su questo campionato insignificante ha deciso di lasciare un ultimo (forse), penoso e goffo segno distintivo.
Mi rivolgo per prima cosa a quella parte minoritaria di tifosi i quali non hanno colto, nelle numerose prestazioni insufficienti mostrate dalla squadra durante la stagione che si sta per concludere, motivi a sufficienza per ritenere Claudio Ranieri un tecnico inadeguato per il posto che occupa. Provo a scuoterli facendo breccia nella loro eventuale predisposizione alla scaramanzia.
Quest'anno, ogni volta che qualcuno - dal tecnico casinaro ai dirigenti col sorriso - ha fatto proclami al di sopra della nostra portata, è finita in disgrazia; sabato Mr. Tinkerman aveva dichiarato di credere ancora nel secondo posto e ieri, puntuale come un'espressione beota di Buffon, è arrivata la sconfitta contro il Siena, corredata da una prova indecorosa, che ha consegnato matematicamente alla Roma la certezza della piazza d'onore.
Non fosse altro che per questa ragione molto poco ragionevole, visto che di tutte le altre non volete proprio prendere coscienza, ribadisco che sarebbe il caso di auspicare un pronto ritorno a casa (sua) per quest'uomo che, prestazioni alla mano, non ha aggiunto una virgola né un accento ad una squadra giunta terza in campionato esclusivamente sullo slancio dei campioni rimasti e grazie alla pochezza del torneo 2007/2008. Null'altro che questo.
Infine lui: Alessio Secco. E' ricoverato in ospedale con una vertebra fratturata, in seguito ad una caduta dalla moto con la quale stava dando sfogo alla sua passione, il motocross.
Ecco, pensavo: visto che siamo a maggio e la squadra non mi pare messa benissimo per affrontare una stagione su tre fronti, tra cui il rientro in Champion's League (preliminari permettendo), che ne pensa di lasciare la moto in garage e rimanere attaccato al telefono anche durante il sabato e i festivi?
La foto sotto al titolo non è casuale. Klaas Jan Huntelaar è giovane, sa giocare a pallone e ha una faccia sufficientemente strafottente e odiosa da garantirgli un posto nel cuore dei tifosi (i suoi) e uno nelle maledizioni di tutti gli altri.
L'interesse della Juventus nei suoi confronti ha radici lontane, non so se mi spiego. Già questo dovrebbe bastare per farci qualcosa di più di un pensierino.

Lasci perdere la moto signor Secco, faccia le telefonate giuste, e le faccia in fretta. Anche a costo di essere intercettato.