mercoledì 23 gennaio 2008

L'altra Repubblica delle banane.


Martedì 22 gennaio 2008 (il giorno del nauseabondo editoriale di Lupo De Lupis su Tuttosport), nel breve notiziario delle 12.00 su Radio Capital è andata in onda un'altra puntata della sit-com più seguita della storia, il kolossal a episodi (NON vietato ai minori) dal titolo "Normalizzatevi, bastardi!".
Lo schema è quello super collaudato alla Giorgio Medail o Paolo Del Debbio, tanto per rimanere nel panorama dei comici involontari.
Si piazza un microfono davanti alla bocca dei passanti, per strada, chiedendo un parere sull'argomento di giornata. O sull'argomento di convenienza.
Una volta a casa, da bravi giornalisti con la testa sul collo e l'etica negli slip, si taglia e si cuce a dovere il materiale raccolto, per poi trasmetterlo ai propri ascoltatori con le sembianze che meglio si adattano al proprio progetto di disinformazione di massa.
La domandona di ieri era riferita all'originalissima questione della sudditanza psicologica degli arbitri nei confronti delle squadre più forti, ed è stata rivolta - udite udite - ai tifosi juventini.
Una trentina di secondi per quattro o cinque pareri in tutto, usciti dagli altoparlanti della mia radio come tante unghie strisciate sulla lavagna".
. Il triste misterioso: "Non ho più voglia di vedere le partite".
. Il triste moderato: " Non mi diverto più a vedere le partite".
. L'originale: "L'Inter non ha bisogno di favori".
. Il vero tifoso juventino di tendenza: "Secondo me oggi la Juve paga tutti i favori arbitrali che in passato indubbiamente ha ricevuto.
. Il tifoso non rassegnato (anche in questo caso, quello di tendenza ovviamente): "Secondo me la Juve paga i favori che dicono abbia ricevuto in passato".
Brrr!!! Che verve quest'ultimo intervistato (una ragazza, tra l'altro), che forza, che ardore. Un vero sobillatore, per dirla alla Verdelli, ci mancava il botto della dinamite in sottofondo e si sarebbe potuto tranquillamente parlare di sovversivo in piena regola.
A quanto pare nessuno tra i tifosi bianconeri, secondo la radiolina romana, ha il coraggio di spingersi più in là di un dubbio amletico sul "che cosa sia successo" durante gli scorsi campionati, e men che meno di chiedere o eccepire qualcosa in merito alla mattanza estiva avvenuta poco meno di due anni fa, nel ventre dello stadio Olimpico di Roma, ai danni della Zebra più amata del mondo.
La rete web, questa manna piovuta dal cielo (solo quando serve per propagandare, a parole, un futuro sfavillante e libero), non rientra mai in questo tipo di sondaggi di regime, utili al percorso di normalizzazione selvaggia inaspettatamente in ritardo rispetto ai calcoli di chi la desidera.
Sui forum del tifo juventino, che non sono frequentati solo da irriducibili nostalgici ma, al contrario, radunano persone di ogni età, provenienza, cultura, professione e opinione, la percentuale di consensi che ottiene la Triade, quando si apre un sondaggio sulla vicenda Calciopoli in senso lato (il prima, il durante, il dopo e l'oggi), difficilmente si attesta al di sotto dei 70 punti.
Per quanto pretestuosa possa sembrare questa riflessione, ma non credo, il fatto che la rappresentazione data da Radio Capital (uno dei network più ascoltati in Italia) nei confronti dell'umore del tifoso juventino medio - quello incontrato per strada, appunto - sia priva del benché minimo segno di protesta verso la penosa realtà odierna, mette una certa malinconia.
Il gruppo L'Espresso, va detto, gioca a carte scoperte, e non lo fa certo da oggi.
La famosa intervista che diede vita all'inchiesta (ed al conseguente processo doping) contro la Juventus, fu rilasciata dal fenomeno di Boemia Zdenek Zeman proprio al settimanale L'Espresso.
Anche l'altrettanto famoso "Libro Nero del Calcio", pubblicato in piena tempesta nell'estate 2006, fu opera dello stesso giornale, e comprese allora - come più recentemente ha fatto il quotidiano La Repubblica (appartenente allo stesso gruppo editoriale) - numeri telefonici e indirizzi delle persone intercettate durante l'inchiesta.
C'è da constatare come, oltre a Radio Capital, anche Radio Deejay (il network più ascoltato d'Italia, facente parte anch'essa del gruppo editoriale L'Espresso), pur schierando un tifoso bianconero vip nel ruolo di direttore artistico (Linus, al secolo Pasquale La Molfetta), non si schiodi di un millimetro dalla posizione a novanta gradi e ingresso libero assunta, fin dalla notte dei tempi, in favore dei nemici della Juventus. I commenti sul campionato da parte dei collaboratori fissi Beppe Bergomi e Nicola Savino, con il buon Linus a far da spalla come Sandro Piccinini nei siparietti deprimenti di Controcampo insieme a Giampiero Mughini, sono un'affronto all'intelligenza e alla dignità di tutti noi.
Un mostro dell'informazione bi-radiofonico, dunque, quello che si estende come un biscione grasso sull'asse Milano-Roma.
Se poi aggiungiamo, per far buon peso, che l'altro importante gruppo editoriale italiano (anzi, il più grande di tutti), il gruppo RCS, annovera tra i suoi consiglieri ed azionisti più importanti il gruppo Fiat (Luca eccetera eccetera, John Elkann, Franzo Grande Stevens), la Pirelli (Marco Tronchetti Provera), la Dorint Holding (Diego Della Valle) e Mediobanca (del redivivo Cesare Geronzi), il cerchio si chiude come fece il cappio intorno al collo di Billy the Kid. Anzi, su quest'ultimo, almeno, aleggia ancora oggi il dubbio di una fuga in extremis, prima del fatale colpo allo sgabello da parte del boia.
Ci sarebbero ancora La Stampa (dove Luca e John non sono semplici consiglieri, ma padroni), il Sole24Ore (il giornale di Confindustria, presidente di Confindustria: Luca eccetera eccetera), e le quattro televisioni commerciali: La7 (proprietaria Telecom Italia, vi ricorda qualcosa?), Canale 5, Italia 1 e Rete 4 (proprietario, il presidente del Milan). Sulle televisioni rimanenti, le tre di stato, credo che nulla sia meglio di un pietoso e raccolto silenzio. No comment.
Ripenso a quando Emilio Cambiaghi, durante una puntata di Lunedì di Rigore (la trasmissione condotta da Fabio Ravezzani) su Antenna 3, affermò che la Juventus, oggi come ieri, soffre di una pressoché totale mancanza di copertura mediatica in ogni settore dell'informazione. Più di un ospite presente in studio quel giorno lo derise, per quelle parole, come se avesse detto la peggiore delle bestialità.
Sarebbe bello che quei signori si facessero avanti oggi per spiegarci chi e in che modo, secondo loro, abbia mai giocato un ruolo favorevole alla causa juventina non dico ostacolando, ma anche solo bilanciando i messaggi a senso unico rivolti con astio e disprezzo verso una delle società più gloriose del mondo e, di riflesso, verso tutti i suoi sostenitori.

Ah, che sbadato, è vero: Luciano Moggi telefonava a Baldas e Biscardi per taroccare la supermoviola del Processo di Biscardi. Ecco dove stava il vero il potere, uno degli spicchi della famigerata Cupola.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Quesito:
Se prima eravamo al 40° posto della classifica dei paesi rispetto alla libertà di stampa, ora, con l'avvento del neodirettore di (quasi)tuttosport (o ruttosport), dove saremo?
Ho il terrore di scivolare dietro alla Mongolia, attualmente al 72° posto.
Non è per caso che qui da noi la libertà di stampa venga intesa come libertà di raccontare kazzate?

Enrico Ballostro ha detto...

Io una soluzione l'avrei.........si chiama ......AK47 !

Trillo ha detto...

Dietro alla Mongolia dici? Può essere, in fondo ci sono più mongoli qui da noi, che in Mongolia. Politically scorretto? C'è di peggio.