mercoledì 16 gennaio 2008

Euro-smiles e fine del punto G.


La notizia dello scioglimento del G-14 riempirà di gioia tutti coloro che non ne hanno fatto parte, più tutti coloro che ritengono ancora credibile e sostenibile un calcio con fatturati da multinazionale e regole da tombolone di capodanno.
Come sempre fedele alla nuova linea politica, la versione moderna di Yanez de Gomera senza baffi (foto) ha salutato l'evento con la solita menata della simpatia, affermando che "Si apre una nuova era di cooperazione tra istituzioni e clubs".
Se per istituzioni intendiamo la FIFA e l'UEFA, quindi limitandoci all'ambito sportivo, ci può stare, e ad essere sincero aggiungo pure che sono cavoli vostri, dei quali mi importa tanto quanto della digestione notturna di Gigi D'Alessio.
Io invece, guarda un po' che malizioso che sono, avevo subito pensato alle istituzioni quelle vere, importanti, sulle quali si fondano e progrediscono (o almeno dovrebbero) le civiltà del nostro pianeta: quelle politiche in senso lato.
Con queste, a giudicare da quanto affermava qualche giorno fa il mio ex-idolo (molto ex) Michel Platini, sembrerebbe invece intenzione, anzi graditissimo auspicio, dell' UEFA e della FIFA non doverci avere a che fare mai più. Altro che cooperazione.
Il nudo e crudo proposito del presidente dell'UEFA è infatti quello di trovare nuove regole, sottoscritte da tutti, le quali scongiurino definitivamente il rischio di intromissione impropria, nelle vicende calcistiche, da parte della giustizia ordinaria.
Un modo nemmeno tanto mascherato di ribadire il concetto, già ben chiaro soprattutto a noi juventini veri, secondo il quale le istituzioni di serie B (quelle sportive) devono avere il diritto assoluto di decidere quel cazzo che pare a loro, se pare a loro, quando pare a loro e come pare a loro, in barba a qualsiasi principio costituzionale o giuridico appartenente alle istituzioni di serie A (quelle politiche). Auguri a tutti.
Ma torniamo all'accordo firmato da Yanez: come mai è morto il il G-14? Perché progettava la nascita di una sorta di super Lega europea, nella quale sarebbero confluiti solo i grandi club, obbedendo a una logica cinica finché vogliamo ma coerente - senza ipocrisie - con le necessità economico-finanziarie di soggetti (i grandi club appunto) sempre più simili ad imprese di dimensioni medio-grandi, con un séguito di persone, ed un potenziale di crescita economica, impensabile per la stragrande maggioranza delle altre squadre.
Egoisticamente, rispondevo agli insoddisfatti del G-14 che non è colpa mia se per qualche incidente o masochismo, loro avevano deciso di non fare il tifo per la Juventus. Io l'avevo fatto, e specialmente negli ultimi anni il trasferimento del punto G (senza 14) dalla Signora a noi tifosi (uomini e donne), avveniva con cadenza pressoché settimanale, spesso anche doppia.
Nel 2006, forse per non attirarci le maledizioni perpetue della Samp, dell'Udinese, o del Monaco 1860, tanto per fare il nome di qualcuno che probabilmente non avrebbe mai frequentato certi quartieri del calcio che conta(va), l'abbiamo risolta "alla sorridente", trasformandoci noi stessi in una Samp, o Monaco 1860, fate voi. Ieri, il cerchio si è chiuso.
"Era ora, così il calcio sarebbe morto!", urlano terrorizzati gli sportivi non invitati al Gran Galà. Vediamo quanto sarà vitale così com'è, e soprattutto quanto sarà vitale se diventerà come lo vorrebbero i Platini, i Blanc, le Melandri, i Cobolli e i Gigli.

A meno che...

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