lunedì 25 gennaio 2010

Un Trillo da Corso Agnelli/11.


E' troppo bello, non vedo l'ora che sia domenica prossima.
Ho letto che alcuni sfigati senza orizzonti, dopo aver visto Avatar al cinema e aver preso atto dell'inesistenza di Pandora, sono caduti in depressione. Fidatevi: chi come me, da mesi, si fa due ore al Comunale ogni quindici giorni, a Pandora ci farebbe sì e no un po' di galera. L'estasi è a Torino.
La fede è tutto - come disse un mio amico prima di staccare l'anulare a sua moglie con un trinciapollo e sparire in Thailandia - e io, di fede, ne ho avuta a oltranza. Ma ora ho raggiunto il Nirvana, finalmente sono andato in loop con me stesso, un loop che gira alla velocità della luce nel circuito triangolare che ha per vertici lo stadio della Juve, la sede della Juve e il quartier generale della Casa che vende le ruspe reclamizzate dalle maglie della Juve.
Una volta assimilato tutto questo, ogni cosa di quelle due ore diventa tantrico. Sabato sera, per esempio, non ho nemmeno dovuto attendere di vedere il centro del prato verde illuminato dalle movenze sinuose di Amauri né le corsie esterne solcate dalle lame taglienti come il diamante di Grosso, per entrare in loop.
Mi avvicino al tornello di ingresso con in mano l'abbonamento, la carta d'identità, il portafogli, e i guanti in bocca. Il tipo addetto alle perquisizioni, un ometto di mezza età inequivocabilmente in loop, ma tanto tanto, mi indica col ditino di fermarmi.
Il pensiero che mi attraversa è "cazzo vuole?", ma con i guanti in bocca non riesco a spingermi oltre un "Hò-a-hè?".
Quello mi si avvicina, con un sorrisino da loop che più loop non si può, e mi sussurra - ve lo giuro, potessi morire mentre lo scrivo -: "Sei pulito?".
Non riesco a fare due cose contemporaneamente, è un mio limite, e vi lascio immaginare l'imbarazzo della scelta e il dolore che mi provoca il non sceglierne nessuna, delle risposte che mi vengono in mente in quella frazione di secondo. Ma se gli rispondo, lo so, poi esco dal loop, così lo fisso e basta. Mi sputo i guanti sugli avambracci che oramai sembro una foca del circo, fra abbonamento, carta d'identità, portafogli e a far da tettoia al tutto, appunto, i guanti. Lui fa un dondolino avanti e indietro con il corpo e le manine a mezz'aria, tipo Stenmark al cancelletto di partenza, poi mi palpa la tasca destra del giaccone e fa (ce l'avete presente l'assistente sociale seduto sul letto a casa di Alex, dopo la notte brava dei Drughi in Arancia Meccanica?) : "Sigarette, sì?", e io: "Sigarette, sì.", e lui: "Accendino, no?", e io: "Accendino, no."; lui mi sorride sornione come a dire: "Chi vuoi prendere in giro... e come le accendi le sigarette se non hai l'accendino?"; io gli sorrido sornione come a dire: "Come vuoi che me le accenda le sigarette senza accendino, coglione, con i fuochi fatui della Juventus?". Ma il suo loop è più forte del mio, evidentemente, tant'è che vince lui: "Ok, passa pure". Secondo me è di Chambery.
Poi, una volta dentro, perdiamo di nuovo, ma cosa me ne frega... io sono in loop, e l'appetito vien mangiando. Secondo me, possiamo perderne ancora.

E' troppo bello, non vedo l'ora che sia domenica prossima.

domenica 24 gennaio 2010

24 gennaio.


Ho fin pensato: e se fosse che ogni volta che lui si rivolta nella tomba la Juve perde?

Naaa... ne abbiamo perse troppo poche. Ci dev'essere dell'altro.

venerdì 15 gennaio 2010

Il Negoziatore.


Parma, 14 gennaio 2010.

"Salve"
"Buongiorno... Prego, desidera?"
"Cerchiamo di far presto. C'è nebbia e voglio rientrare prima che faccia buio"
"Cerchiamo di far presto a fare cosa?"
"Il ragazzino: è già pronto?"
"Temo di non capire... Lei chi è, scusi?"
"Piacere, Alessio Secco".
"Ah. E il signore qui chi è?"
"E' il notaio".
"Ah... e cosa deve fare, un rogito?"
"Spiritoso..."
"Compra casa a Parma, signor Secco?"
"Non mi fa ridere, sa? Firmiamo 'sti fogli e facciamola finita. Voglio rientrare prima che faccia buio"
"Quali fogli?"
"Le ho già detto che non mi fa ridere"
"Tu sì però"
"Bella battuta, però adesso basta. Chiudiamo la pratica per Lanzafame e arrivederci"
"Lévati dal cazzo"
"Prego?"
"Ho detto lévati dal cazzo"
"Ah, allora avevo capito bene. Notaio, andiamo"

In auto, di ritorno verso Torino.

"Pronto, Roberto?"
"Eccomi. Tutto a posto?"
"Non hanno voluto darci il ragazzo"
"Cosa?"
"Tranquillo, se ne accorgeranno. Li ho messi sull'attenti che non si sentiva volare una mosca"
"Ma..."
"Scusa ma devo attaccare, c'è una pattuglia. A dopo"

"Non potrebbe almeno comprarsi un auricolare?"
"Ce l'ho l'auricolare, Notaio. Ma l'ho dimenticato in macchina"
"Siamo, in macchina, deficiente"
"Cosa?"
"Deficiente"
"Ah, allora avevo capito bene"
"Ne dubito"
"Lo so benissimo da dove proviene tutto questo livore, glielo leggo negli occhi"
"Guardi la strada, deficiente"
"Era tutto calcolato, sa? Cosa crede? Che sarà mai Lanzafame? Che se lo tengano pure, quei pezzenti"
"Ha saltato l'uscita, deficiente"

lunedì 11 gennaio 2010

Un Trillo da Corso Agnelli/10.


Esonerare Ferrara sarebbe sbagliato per una sola ragione, ovvero perché sancirebbe la vittoriosa conclusione della risibile campagna promossa da Lupo De Lupis Paolo De Paola, l'ex vice direttore della Gazzetta dello Sport ai tempi di Calciopoli e attuale direttore di Tuttosport.
Certo, la scelta di Ferrara è da imputare interamente alla dirigenza incapace di dirigere del duo Jean-Claude Blanc-Alessio Secco e quindi criticabile a prescindere. Ma, proprio per questo, un giornale degno di tale nome dovrebbe avere il coraggio di puntare l'artiglieria pesante contro il bersaglio grosso, anziché lavorare ai fianchi un uomo che, comunque andrà a finire la sua storia, avrà già da fare i conti con una carriera praticamente abortita e bruciata senza mai cominciare.
Il rovescio della medaglia, però, ragionando al di fuori delle edicole, francamente rende impossibile trovare ancora delle giustificazioni e un senso alla permanenza di un allenatore che non è riuscito, nell'arco di sei mesi e di un intero girone di campionato, a dare uno straccio di credibilità alla propria squadra. Oltre al nulla tecnico-tattico, radio cazzi degli altri sostiene che a Vinovo volino spesso e volentieri paroloni e scapaccioni, e questo - più ancora dei pessimi risultati di gioco e classifica - non è uno scenario accettabile.
Vista la mancanza di alternative credibili per l'innesto di una nuova guida a metà gennaio, oltre all'ennesima conferma di essere diventati la nuova Inter che una mossa simile significherebbe, chiedo almeno che la conduzione tecnica della Juventus venga affidata, da qui a maggio, al vice Maddaloni. Liberarmi dai vincoli affettivi che il passato di Ferrara mi impone, infatti, mi darebbe almeno modo di insultare senza freni anche il mister, dato che con Melo e compagnia sono già a buon punto da settimane, davanti a prove indecenti per assistere alle quali ho anche avuto lo stomaco, la scorsa estate, di sborsare quasi quattrocento euro.
In quanto a ieri sera, faccio notare che l'ultima volta che gli Eterni Impuniti (copyright Emilio Cambiaghi) ci avevano rifilato tre pere a zero a Torino, era stato nella primavera del 1991; sulla nostra panchina sedeva Gigi Maifredi, di fronte c'era un Milan che a paragonarlo a questo ci si beccherebbe una denuncia e, nonostante ci sia ancora chi ritiene l'annata 1990/1991 la peggiore della nostra storia recente, allora eravamo - lo ribadisco - a fine stagione. Nel campionato di grazia 2009/2010, al contrario, per aggiornare al ribasso pagine e pagine di record negativi ci sono state sufficienti le prime diciannove partite. Mezzo torneo.
A questo punto viene seriamente da domandarsi a cosa servirà, tra poco più di un anno e mezzo, inaugurare uno degli stadi più chic d'Europa, se a giocarci dentro sarà questa nauseante e patetica creatura che, fino al 2006, portava con un certo orgoglio il nome di Juventus Football Club. Trovare un accordo con il comune di Venaria e Nordiconad per un ampliamento della superficie commerciale, penso, potrebbe essere una buona via d'uscita per evitare di buttare altri cento milioni nel cesso, dopo i circa settantacinque già dati in pasto alla rete fognaria per Amauri, Felipe Melo e Diego.

Insomma, signori dello sfascio, fin che siete in tempo: via quelle tribune, e dentro gli scaffali del detersivo. Per contenere il nulla, uno stadietto piccolo come il Comunale di oggi basta e avanza.