mercoledì 31 ottobre 2007

COME PUO' UNO SCOGLIO ARGINARE IL MARE?


Diceva il sergente istruttore Hartman, rivolto al soldato Palla di Lardo incapace di superare le prove di addestramento:

"Mi sembri un vecchio che cerca di scopare!"

Chi ha deciso di chiudere o far chiudere il forum j1897.com - una comunità da 22.000 utenti - oggi alle 12,30 senza apparenti motivi o preavvisi, fa lo stesso patetico effetto di Palla di Lardo.

Uno scoglio, non potrà mai arginare il mare. E nemmeno mille.


CI AGGIORNIAMO, BROTHERS.

Il lavoro rende liberi. E famosi.


L'inventore del SURVIVALPHONE, scrive sul suo blog (lo ammetto: scemo io che sono andato a vederlo) l'articolo che riporto in corsivo qui di seguito:

ALZATA DI PALLA
di Lapo:
Alcuni mesi fa avevo scritto qui un post molto polemico nei confronti di alcuni sport che avevano perso la dignità, il rispetto delle regole e il sano spirito competitivo. Questo post fece molto discutere dentro il blog di Italia Independent e anche sui giornali sportivi. Dato che a me non piacciono tante chiacchiere, ho provato a trasformare questi miei pensieri in qualcosa di concreto. Passando all’azione.
Ho quindi deciso, insieme a Italia Independent, di “sposare” la causa del volley italiano e in particolare dello Sparkling Milano, la squadra che milita nel massimo campionato maschile italiano.
La pallavolo è uno sport fresco, un vero sport di squadra, non inquinato da giochi di potere, dove la sana e leale competizione sportiva è ancora un valore da difendere.
Inoltre il team della Sparkling è formato da persone positive, piene di entusiasmo e con tanta voglia di crescere.
Per me (che ricoprirò il ruolo di presidente della Sparkling Milano) e per Italia Independent (sponsor della squadra) questo è un investimento di lungo periodo. Il nostro obiettivo è quello di fare un buon lavoro onde dare una spinta in avanti a questo sport. Non dimentichiamoci che il volley è uno sport di base ed è quello più praticato da ragazzi e ragazze nelle scuole.
Per cercare di dare un piccolo segnale, abbiamo redatto un “Contratto Etico” che ha l’obiettivo di sostenere attività in ambito sociale: perciò i giocatori della Sparkling hanno sottoscritto un accordo che li vede direttamente impegnati - due ore al mese - in progetti sociali in favore di disabili, anziani e minori a rischio. Spero che tutti voi ci sosterrete in questa avventura.

A questo punto allento un pochino il freno a mano dell'inibizione, e anche del buon gusto se volete, perché ci sono momenti come questo nei quali anche la vena demenzial-casinara che quasi sempre mi attraversa, si interrompe bruscamente.
In effetti, dopo l'ingresso nel cda della Juventus di un ex allenatore della nazionale di volley e tifoso viola (Gian Paolo Montali), mancava l'anello che completasse questa virtuale catena dello sciacquone.
Entrambi utili alla causa bianconera nella stessa identica misura (cioè zero), almeno uno dei due ha trovato finalmente una ragione esistenziale che vada un po' più in là della frequentazione di transessuali inguardabili e ruscelletti di bamba (formula chimica: C17H21NO4, per i più eruditi).
Come dice tua nonna, caro Lapo, in merito alla querelle scatenata da tua mamma sull'eredità di tuo nonno, la fama non è qualcosa che si eredita.
La fama è, al contrario - sempre secondo tua nonna - qualcosa che ci si guadagna giorno dopo giorno, lavorando. Come fece tuo nonno, aggiunge sempre tua nonna.
Dunque, aggiungo io che di nonni non ne ho più, prenditi il tempo necessario per tatuarti sull'avambraccio lo stemma della Sparkling Volley (possibilmente non fartelo con il saldatore, come a prima vista sembrerebbe fatto quello della Juventus sull'altro avambraccio), poi fatti forza e comincia anche tu a darti da fare per conquistarti un briciolo di diritto alla fama: vai a lavorare.

Hai finalmente sciolto i pochi dubbi rimasti: per quanto riguarda gli interessi di quei famosi 14 milioni di tifosi, non hai più niente da dire. E tantomeno da fare.

martedì 30 ottobre 2007

Le scosse aumentano.


Il figlio del capitano del Grande Torino (foto, quello piccolo) ha vissuto due tragedie.
La prima, ovviamente, è stata perdere il padre quand'era ancora piccolo nel tragico incidente aereo di Superga.
La seconda, ancora più devastante perché vissuta quand'era già grandicello, è stata diventare interista.
Dopo una carriera da giocatore ed una da dirigente (quand'era d.g. degli esauriti, il suo padrone esaurito chiedeva favori di mercato al Babau Moggi senza nemmeno filarselo, in perfetto stile Onesti), oggi vive una sfavillante esperienza da commentatore TV.
Sabato sera, è stato l'unico in Italia a giudicare da rigore l'episodio Buffon-Zalayeta in Napoli-Juve. Nemmeno le scuse di De Laurentiis ai bianconeri per l'esito fasullo della partita, lo avevano convinto che di quell'episodio ci aveva capito tanto quanto il suo ex presidente esaurito capisce di gestione di un gruppo: un cazzo.
Stamattina, la svolta. Il Napoli forse ricorrerà d'urgenza contro la squalifica di Zalayeta per simulazione, in quanto da una ripresa televisiva non visionata finora, si nota chiaramente che in effetti il centravanti napoletano subisce fallo da Legrottaglie. Ergo, non solo la squalifica è ingiusta, ma il rigore c'era tutto e - concludo io - i gobbi stiano muti e rassegnati nel loro ghetto di penitenti ad honorem.
A questo punto tanti indizi fanno ben più di una prova. La frequenza crescente con la quale questi episodi grotteschi si verificano nella nuova Calciolandia, non vanno interpretati solo come spruzzi di veleno verso la Regina in disgrazia. Credo, piuttosto, che siano il segnale allarmante e allarmato di una situazione dentro la quale nessuno si aspettava di potersi trovare, dopo tutto il bailamme fatto dall'informazione (rosa ma non solo) per dipingere scenari paradisiaci.

Io continuo a rimanere qui ad aspettare. A voi la prossima mossa.
Altro che Moggi.

lunedì 29 ottobre 2007

L'Autunno.


COMMESSA: Signore… mi dispiace… sono mortificata ma continua a darmi “carta non valida” sul display… Magari c’è qualche problema di collegamento con la banca…

LAPO: Oooh… sure! Questi POS sono un po’ primitivi, honey… così… come dire… Old style hardware, baby!

COMMESSA: Mah… Veramente è stato installato proprio l’altro ieri… pensi che strano... Funzionava a meraviglia, non so proprio spiegarmi il perché di… mi dispiace…

LAPO: No problem, honey… Prova con questa carta qui… My brand new credit card! E’ la prima volta che la uso… sei fortunata, cucciolotta.. Prego...

COMMESSA: Ok, grazie… proviamo...

LAPO (fissando la commessa con aria da bel tenebroso): (silenzio)…

COMMESSA: Macché… non c’è verso… non capisco proprio… eppure…

LAPO: (silenzio)…

COMMESSA: Oh, ma che sciocca che sono… aspetti che provo a vedere se c’è la linea telefonica…

LAPO (sempre fissandola come un mandrillone): (silenzio)…

COMMESSA: Ecco il perché… ma tu pensa che sbadata… mi deve proprio perdonare, sa?… abbiamo il telefono isolato, ecco perché non funziona il POS… a volte capita ma dura solo pochi minuti… Se ha da fare delle altre commissioni, nel frattempo magari tutto ritorna a posto…

LAPO: Don’t worry, honey… ogni istante di attesa diventa un sogno ad occhi aperti, davanti ad una così bella ragazza…

COMMESSA: Beh… grazie per il complimento… ma… a dire il vero io ho… 66 anni… tre figli e una…

LAPO: Wow…

COMMESSA: E una… e una… una nipote che va già all’Università…

LAPO: Eh eh eh… honey… gli anni sono come i dolori… più passano e meno li senti…

COMMESSA: Prego?

LAPO (diventando per un attimo perplesso): No, aspetta… forse mi sono incasinato… com’è che era quell’indovinello…

COMMESSA: (silenzio)…

LAPO: Va beh… Let’s smile, honey! Mi si è momentaneamente ingarbugliata la memoria... mannaggia… ho avuto un mind shaking…

COMMESSA: (silenzio)…

LAPO (tornando a fissarla con sguardo seducente): (silenzio)…

COMMESSA: Sa che lei è proprio un giovanotto simpatico?

LAPO (quasi coricandosi sul banco-cassa del negozio, con la mano appoggiata alla guancia e lo sguardo da playboy): Beh, che vuoi… baby… My life is very adventurous... Non si può dire che io sia un tipo banale... E poi non sono il classico ragazzo che…

CRAAACK!!!

Il bancone cede di colpo e si sfonda sotto il peso di Lapo che sbatte il mento contro il registratore di cassa e stramazza a terra svenuto.

SBAAAM!!!

COMMESSA: Oh mio Dio! Questo s’è ammazzato!

LAPO: (immobile)…

COMMESSA (provando a scrollarlo delicatamente): Signore?… Signore?… Mamma mia… e ora cosa faccio?… cosa faccio… cosa fac… mamma mia…

La commessa corre verso il telefono per chiamare un’ambulanza.

COMMESSA: Porca miseria… il telefono è sempre isolato…

LAPO: (immobile)…

COMMESSA: Ma tu guarda che razza di disgrazia mi deve andare a… Ma… cos’è ‘sto coso qui per terra?… ma che roba è… sembra un cellulare… gli sarà uscito dalla tasca…

LAPO: (immobile)…

COMMESSA: Che faccio… provo a chiamare un’ambulanza con questo…

LAPO: (immobile)…

COMMESSA: Che diamine saranno tutti ‘sti tasti luminosi… come faccio a usare ‘sta roba… sarà questo qui verde… boh?… provo a ved…

La commessa preme il tasto verde dello strano telefono di Lapo.

COMMESSA: Ti prego… accenditi… ti prego… click…

TA-SBLAAAM!!!

In quel momento, fuori dal negozio, in una Cinquecento color rosa-shocking col tetto a scacchi bianconeri:

YAKI: Cos’è stato quel botto?!…

AUTISTA: Boh?

YAKI: Vai a vedere… muoviti!

AUTISTA: Ok.

YAKI (parlando da solo): Il cretino sono io che mi lascio convincere a fare queste cazzate… e non mi fai mai un piacere di qua… e non dirmi di no anche stavolta di là… papà dice che tu non mi vuoi bene… se ci fosse ancora il nonno gli farebbe un sacco piacere… e bla, e bla, e bla… e poi quell’altro… sì… quell’altro… che ha più anni del presepe e mi rompe i coglioni dal mattino alla sera… quell’altro ancora che mi telefona… il presidente di tutto… devi fare così, devi dire cosà… stai attento perché se sgarri ti faccio di su… se non stai attento ti faccio di giù… quell’altra che… quell’altra… sì… si era già tolta dalle palle e invece.. trac! se ne rispunta fuori pure lei… Ma che cosa devo fare io per non…

LAPO (affacciandosi di colpo al finestrino): Yeeeah, Brother!

YAKI (picchiando una capocciata sul tetto della macchina per lo spavento): Arrgh!… Ma sei scem… Lapo?!… Lapo che cazzo hai fatto?

LAPO (con la faccia nera e i capelli completamente bruciati, tranne un ciuffo sopra alla nuca): Spostati che salgo, man!

YAKI: Guarda che stavolta ti faccio rinchiudere e butto via la chiave brutta testa di c…

LAPO: No panic, brother!

YAKI: Sei completamente carbonizzato... cos’è stato quel botto che si è sentito prima?

LAPO: Lascia stare, brother… quella smandrappata del negozio deve aver toccato il mio prototipo di SURVIVALPHONE…

YAKI: Sei fuori?! Ti avevo detto di farlo sparire quel coso!

LAPO: Quel coso… come lo chiami tu… è piaciuto a tutti quelli che lo hanno visto finora, sai?

YAKI (gesticolando verso l’autista che sta tornando alla macchina): Sbrigati! Andiamo!

LAPO: Sì, sì… cambia discorso che è meglio… Ti rode eh?…

YAKI: Mi cosa?

LAPO: Che io riesca a…

YAKI (rivolto all’autista che è salito in macchina) Metti in moto e parti!… Dicevi, Lapo?

LAPO: Dicevo che ti rode…

YAKI: Che cosa mi rode?

LAPO: Sì… che io riesca a sfornare idee una dietro l’altra… mentre tu devi passare il tuo tempo a sentirti i predicozzi dei soliti no…

AUTISTA: Stavolta sei stato portentoso Lapo!… Ci stai dentro di brutto, fratel…

YAKI: Ti pareva che non dovesse dire la sua anche il cretino al volante! Pensa a guidare e andiamocene lontano di qui alla veloce…

AUTISTA: Cazzo! Lapo… sembravi la torcia umana! Ti ho visto uscire da quel nebbione… Sei una forza della nat…

YAKI: Se non stai zitto tu domani sei ad assemblare le Punto con il cacciavite, brutto coglione… una ad una…

AUTISTA: Oh… beh… ingegnere… se è per questo l’ho già fatto… quella volta che la finanza ci ha smontato la macchina in dogana… Cazzo, Lapo!… te lo ricordi?… mi saranno avanzati un chilo e mezzo tra dadi bulloni e rondelle! Te lo ricordi Lap…

LAPO (dando una gomitata nei reni a Yaki, scoppia a ridere come un pazzo): Uaaah!ah!ah!ah!ah!ah!… Minchia Yaki!… quando te lo dic…Uaaah!ah!ah!ah!ah!ah! Che… che… che ci si piscia addosso dal ridere quando… quando… andiamo in giro con lui… Uaaah!ah!ah!ah!ah!ah!

AUTISTA: Uaaah!ah!ah!ah!ah!ah!

LAPO: Uaaah!ah!ah!ah!ah!ah!

AUTISTA: Uaaah!ah!ah!ah!ah!ah!

YAKI: (silenzio)...

LAPO: Uaaah!ah!ah!ah!ah!ah!

AUTISTA: Uaaah!ah!ah!ah!ah!ah!

YAKI (parlando da solo a bassa voce): Per pietà... fai che nessuno mi veda… Cosa ci faccio io qui con questi due deficienti… cosa ci faccio io qui… con questi due deficienti…

AUTISTA: Oh!… Lapo!… porca vacca… mi stavo quasi dimenticando…

LAPO: Ah!ah!ahi ahi ahi… ahi ahi… mi piscio… dimenticando che cosa?

AUTISTA (infilando una mano nella tasca del giubbotto): Ho dovuto dare una ripulita al negozio… mica potevamo rischiare di svelare il tuo capolavoro di tecnologia…

LAPO: No, no… ti prego basta sennò mi piscio sotto veramente… cosa ti sei fregato al negozio, svalvolato che non sei altro?

AUTISTA: Questa!

L’autista si volta di scatto mostrando una mano di donna tranciata di netto all’altezza del polso, praticamente fusa insieme a ciò che resta del telefono.

YAKI: Aaarrrgh!!!!

LAPO (impietrito con gli occhi sbarrati): (silenzio)…

YAKI (impietrito pure lui, il mento tremolante come un bambino dopo un castigo, e due lacrime a rigargli la faccia, giù fino al collo): (silenzio)…

LAPO: (silenzio)…

AUTISTA: Oh!… prendi ‘sta mano… mica posso guidare con una sola e tenerne due in un’altr… in un’altr… in un’altruaaah!ah!ah!ah!ah!ah!

LAPO: Uaaah!ah!ah!ah!ah!ah!

AUTISTA: Uaaah!ah!ah!ah!ah!ah!

LAPO: Uaaah!ah!ah!ah!ah!ah!

AUTISTA: Ah!ah!ahi ahi ahi… ah… ah… mettila via, ti prego… mi piscio… mi piscio…

LAPO: Sei scannato come un dromedario, brother… porca di una troia mi fai veramente ammazzare… ma dove l’hai presa?!

AUTISTA: Come dove l’ho presa?… L’ho presa al negozio… è della commessa… testa di legno che non sei altro…

LAPO: Nooo!… veramente?!… Come hai fatto a staccargliela?

AUTISTA: Idiota non gliel’ho staccata!… Tu, piuttosto… non le hai mica fatto toccare quel tuo cazzo di cellulare da combattimento?… Ma va che sei proprio pirla, va…

LAPO: No!… Giuro!…

AUTISTA: Ma come no?!… ero in macchina con tuo fratello che ti aspettavo e abbiamo sentito un botto tremendo…

LAPO: Botto?… che botto?

AUTISTA: Come che botto?! Cacchio… guardati nello specchietto retrovisore… sembri un pollo spennato… sono venuto a vedere cos’era successo e ho trovato quella tipa lunga per terra svenuta… in un lago di sangue… un fumo che sembrava di essere dentro una ciminiera…

LAPO: Ma va?

AUTISTA: Mi prendi in giro?

LAPO: No.

AUTISTA: Cazzo, Lapo… mentre stavo arrivando al negozio sei uscito di corsa come un siluro…

LAPO: Nooo… veramente?

AUTISTA: Ti dico che sei sbucato da quel fumo come un proiettile e…

LAPO: No. Io credo di essermi addormentato… so che stavo tacchinando una tipa…

AUTISTA: Ti dico che quella era lì per terra senza una mano… dài non fare lo scemo… le hai fatto toccare il telefono?

LAPO: Ti ho detto di no…

AUTISTA: Ingegnere… glielo dica anche lei… non abbiamo sentito un botto tremendo quando eravamo in macchina che aspettavamo suo fratello?

YAKI: (silenzio)…

AUTISTA: Glielo dica, ingegnere… abbiamo sentito un botto bello forte… mica balle…

YAKI: (silenzio)…

AUTISTA: Ingegnere?… non l’ha sentito il botto?… Ma sì che l’ha sentito… me l’ha detto lei di andare a vedere cos’era stato quel botto…

YAKI: (silenzio)…

AUTISTA: Ingegnere?

YAKI (impietrito): Po… po… portami… a casa… portami a casa…

LAPO: Come a casa? Eh no eh, brother!… oggi non mi puoi bidonare!… avevi promesso…

YAKI: (silenzio)…

LAPO: Eccolo!!!… Wow my brother! Siamo arrivati allo stadio!… Eccoci arrivati nel tempio del piacere a strisce bianconere!… Forza Yaki… datti un bel giro di manovella, man!… Si va alla partita… come piaceva tanto al nonno Gianni!… Juve! Juve!

YAKI: (silenzio)...

AUTISTA: Da che parte passo?

LAPO: Ok, va bene qui… stop the car, Fittipaldi!… Facci scendere qui che va benissimo… Mi raccomando… aspettami fuori al solito posto…

AUTISTA: Che cazzo dici… non ci veniamo mai allo stadio…

LAPO: Quanto sei noioso, man… è un modo di dire… aspettaci fuori dal parcheggio riservato, of course…

AUTISTA: Aspetta!… prima di andartene via… hai delle cartine?

LAPO: Guarda lì nel cassettino della macchina, my friend!… Yaki Sbrigati!… andiamo!

Yaki è lì, come ipnotizzato, quando un pensiero inizia a frullargli per la testa

TRONCHETTI: Prema EL tasto enter che cosa?!… vieni a premermi ‘sta cipp… ti sto dicendo che… pronto?! … pronto?!

(segnale di comunicazione interrotta): tu-tu-tu-tu-tu…

TRONCHETTI: Extracomunitario di merda!!! Adesso faccio un paio di telefonate e questo sottosviluppato lo mando a lavorare in Sud America con i suoi simili…

UOMO IN DIVISA: Cos’è che fai tu?… Tu non telefoni a nessuno, vedi di risolvere il mio problema o ti faccio scappare la voglia di raccontare ball…

TRONCHETTI: Ok, ok… Ecco… (componendo il numero sulla tastiera)… Uno-Otto-Sette…



UOMO IN DIVISA: Allora?

TRONCHETTI: Sì, sì… dà libero…

OPERATORE TELECOM: Telecom Italia buongiorno sono Afef, come posso esserle utile?

TRONCHETTI: Eccone un altro… tutti esotici vi prendono a lavorare… pigmei dell’ostia… Ascolta, essere inferiore… non funziona la connessione adsl… cerca di risolvere il problema altrimenti ti faccio sbattere all’impresa di pulizie del…

OPERATORE TELECOM: Da dove mi sta chiamando, signore?

TRONCHETTI (a bassa voce, cercando di non farsi sentire dall’uomo in divisa): Ti sto chiamando dalla Lomb… dalla provincia di Milano…

UOMO IN DIVISA (rivolgendosi a Tronchetti): Ma che cavolo stai bisbigliando… Dammi ‘sto telefono, perdaballe!

TRONCHETTI: eh?… sì… tenga…

UOMO IN DIVISA: Pronto? Buonasera, mi chiamo Poletti… Agente di Custodia della Casa di reclusione di Milano Opera… Sentaaa… è da oggi pomeriggio che dal mio ufficio non si riesce a navigare in internet… questo pirla di un detenuto che le stava parlando… sì… mi aveva assicurato che se chiamava lui il problema si poteva risolvere in un baleno… sì… ma l’avevo capito subito che era un pirla…

Un urlo improvviso distoglie Yaki da quel pensiero un po’ strambo:

LAPO: Yakiii!!!

YAKI: Eh?!… Sì…

LAPO: Che fai? Ti incanti proprio ora che siamo arrivati?

YAKI: No, no…

LAPO: Forza… scendi che andiamo…

YAKI: Inizia tu ad andare… ti raggiungo subito…

LAPO: Non mi bidonare, eh?

YAKI: No, no… arrivo…

LAPO: Ok, vado!… ricordati di indossare la maglietta di Tiago!

Lapo arriva all’ingresso dello stadio.

LAPO: Hi, Johnny! Fammi entrare che sono bello carico…

CUSTODE: Primo non mi chiamo Johnny… secondo oggi il campionato non si gioca, piciu… c’è la sosta per la nazionale…

LAPO: Oh capperi!… Ma veramente?… Ecco come mai non c’era manco una macchina fin qui…

CUSTODE: (silenzio)…

LAPO: Vabbè… visto che sono qui fammi andare fin dentro un momento…

CUSTODE: E cosa ci vai a fare dentro?

LAPO: Così… voglio sentire il profumo del prato… odore di Juve!… Juve! Juve!

CUSTODE: No, in campo no… sono solo e non posso venire ad aprire…

LAPO: Mmmh… porca miseriaccia…

CUSTODE: Se vuoi passa di qua e vai fin su in tribuna…

LAPO: Grande!… Se arriva mio fratello mandamelo su… E fagli vedere la strada che lui non ci viene mai… magari si perde…

CUSTODE: Sì, sì… vai…

Lapo arriva in cima alla scala che porta alla tribuna e si ferma. In quello stadio vuoto, seduto al centro della tribuna d’onore, un uomo guarda estasiato verso il terreno di gioco. Ha i capelli bianchi e un bastone nella mano destra, proprio appoggiato di fianco a sé.
Su quel terreno deserto, in quello stadio vuoto, prende forma l’azione di gioco più bella che si possa immaginare… Sivori fa un tunnel al difensore avversario, poi un altro e un altro ancora, prima di lasciare la palla a Platini che senza nemmeno guardare chi c’è ad aspettarla, con un calcio secco la lancia sessanta metri più avanti, proprio sui piedi di Zidane… Zizou fa una serie di finte e salta tre avversari a tempo con una ruleta. A quel punto Lapo non ci capisce più un cazzo e cade per terra anche lui, insieme ai tre avversari laggiù in campo.
L’uomo coi capelli bianchi no. Lui è ben saldo sul seggiolino della tribuna, e la sua smorfia di piacere si trasforma nel sorriso di un bambino, quando Zidane scodella il pallone in area e Del Piero lo insacca al volo là, all’incrocio dei pali…

Da Sivori a Platini a Zidane a Del Piero. Perché la storia non la puoi fermare. Perché la storia deve (dovrebbe) continuare.

domenica 28 ottobre 2007

Minorati mentali.


Se dalle intercettazioni di calciopoli emerge in maniera netta quanto fosse necessario difendere il "fortino" (come Moggi definiva la sua Juventus), figurarsi ora che il fortino è diventato una baracca fatiscente e, come guardiani, al posto di tre pit bull ci tocca avere qualche gallina.
Non siamo ancora arrivati a novembre e già il campionato di serie A sembra un ricovero per minorati mentali, per quali e quanti obbrobri abbiamo dovuto ammirare alla voce arbitraggi.
Badi bene, cavallo senza criniera, parlo di minorati mentali per non scendere al livello degli esauriti di Milano che, per anni e anni, hanno inteso i torti subiti dalla loro inconsistente squadretta come il prodotto di complotti e malaffare sottotraccia.
Io sono dell'idea che avere una squadra mediocre (parlo della Juventus) come quella di questa nuova era del sorriso, sia un buon punto di partenza per prestare il fianco a figure come quelle piuttosto modeste fatte fin qui. A questo proposito, tanto di cappello a Del Piero (guai a dimenticarsi la premessa quando si parla di lui), ma il gol sbagliato come un pataccaro da serie D, dopo quello elementare segnato anche grazie alla complicità del portiere partenopeo - due occasioni con le quali un Alex Del Piero normale avrebbe dovuto ghigliottinare il match -, non è stato estraneo alla strada senza sbocco che la serata di Napoli ha infilato poco dopo.
Evito anche il solito refrain del "chissà cosa direbbero se fosse successo l'inverso", perché a forza di ripetere questi concetti, rischiamo di diventare come quei vecchietti malati di alzheimer che parlano come giradischi inceppati. Intanto cosa avrebbero detto, lo abbiamo sentito dopo Roma e Firenze.
Ciò premesso, signor cavallo senza criniera, non mi permetto di darle alcun consiglio, perché non mi interessa, perché certamente non le interessa che io gliene dia e perché comunque non li capirebbe, indaffarato com'è a crogiolarsi nel meritato incarico conferitole nel ristorante del co.co.co. Leonardo Meani.
Semplicemente prenda atto anche lei, come da qualche tempo iniziano inopinatamente a fare anche i più insospettabili cialtroni forcaioli dell'estate 2006, del fatto che la presenza di Tizio o di Caio non era e non sarà mai sufficiente a cambiare le sorti di uno sport dove è la mediocrità di (quasi) tutti i protagonisti a farla da padrona. Tuttalpiù, la presenza di Tizio, di Caio e di una squadra della madonna, erano sufficienti per relegare i mediocri al loro posto, cioè dal secondo in giù. E prenda atto del fatto che, in quanto a penosa mediocrità, neppure lei né i suoi nuovi arbitrucci fate eccezione.

Poveri imbecilli coloro che hanno creduto, anche solo per un istante, che qualcosa sarebbe cambiato.


sabato 27 ottobre 2007

L'attesa.


Una volta erano tutti lì, con la bava alla bocca e la moviola caricata a pallettoni già dieci giorni prima dell'apocalisse.
Tutti tranne noi, che preparavamo la festa in silenzio, anche se definirla festa era diventato un lusso che ci piaceva concedere agli altri più che a noi. Perché stava diventando talmente monotona, da non lasciare più spazio a nessuno dei mille tormenti isterici e complottisti dei festeggiati. Perché i festeggiati, per una ragione o per l'altra, dovevano essere loro, ma poi finiva sempre che la festa gliela facevamo noi. E che festa. Oggi no. Oggi mancano ancora dieci giorni a Juventus-Inter e già il mimo comincia a versare il pepe sulla pietanza. E' dall'altro giorno che farnetica sull'importanza dell'evento, stimolando anche l'impavido John Elkann a far di conto ("Napoli + Empoli valgono 6 punti, l'Inter solo 3"). Certo, e senza nemmeno il resto di due.
Oggi, nel giorno di un Napoli-Juventus da settantamila spettatori - più che meno -, sul sito internet bianconero si invitano i predestinati tifosi Juventus Member (brrr!) a chiamare il numerino magico per scoprire quali libidini sono state loro riservate per il 4 novembre prossimo, grazie al genio marketing-aro di alcune teste di membro. E senza contare che mercoledì prossimo c'è ancora di mezzo un turno infrasettimanale, in casa contro l'Empoli.
Da una parte lo capisco, visto che siamo passati dai tagliolini al tartufo di prima alla minestrina col dado di oggi. Se il frigo è vuoto e la fantasia non ce l'hai, puoi solo abbondare con il pepe e sperare di confondere le idee ai commensali anestetizzando a tutti il palato e la lingua.

Anche perché il culo, a forza di bruciare, non lo sentiamo più già da un pezzo.

giovedì 25 ottobre 2007

Buona assemblea a tutti.


Agli azionisti che domani parteciperanno all'assemblea della Juventus S.p.A.
Avrei avuto tante di quelle cose da suggerirvi che la metà bastava. Il problema è che nessuna di queste si poteva dire in un'assemblea, o almeno non si poteva senza che nel giro di un quarto d'ora arrivassero i carabinieri a portarvi via. Una piccola riflessione, allora, e fatene ciò che volete.
Nella foto in alto, uno non c'entra molto con gli altri tre. Sì, avete capito benissimo, non sono impazzito.
Seduti sulla panchina più dolce del mondo (forse lì sopra si accomoderebbe anche Tiago senza rompere le palle, ma non ne sono sicuro), i due fratelli Gianni e Umberto.
In piedi a sinistra l'avvocato Chiusano, al quale in un folle sogno mi piacerebbe far leggere i verbali del processo a calciopoli, ed in particolare le parti riguardanti la difesa della Juventus. Nella migliore delle ipotesi, credo che dovrei rianimarlo ogni quindici-venti secondi a colpi di defibrillatore.
In piedi a destra c'è lui, l'ambiguo ma non troppo. Non mi riferisco alla dubbia provenienza del soprannome che gli tocca portarsi da una vita (Marisa), ma a qualcosa di più grave e subdolo.
Ognuno la pensi come vuole, ma era dai tempi del doppio ribaltone tra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90 che mi mancava il tassello per chiudere il puzzle. Allora avevo trovato tanto stonato quanto sospetto l'atteggiamento di distacco con livore che aveva avuto nei confronti della Juventus (intesa come entità unica nei secoli), per il solo fatto che qualcuno, sulla panchina nella foto, avesse osato affidarne le redini ad altri e non più a lui.
Poi, dopo le note vicende del 2006 e una dozzina d'anni abbondante, lui che aveva sempre incarnato la juventinità snob, aristocratica e arrogante agli occhi dei tifosi non bianconeri, è riapparso come un raggio di sole allo stadio per celebrare l'accoppiata del secolo: Juve e serie B.
L'aria per lui era cambiata di nuovo (finalmente), e tanto bastava per fargli tornare il sorriso e la voglia di farsi vedere in giro, non importa se a seguito di uno stupro collettivo a danno della Signora. Era di nuovo un punto di riferimento per certi sedicenti juventini della new wave del sorriso. Andatevi a leggere il verbale dell'assemblea degli azionisti della primavera scorsa, se volete capire quanto lui, proprio lui, sia l'esempio di ciò che definiamo "la normalizzazione".
E dire che tra scudetti, coppe e palloni d'oro, le occasioni per celebrare l'amore della vita non erano certo mancate agli juventini veri come lui dovrebbe essere. E di calciopoli, tra l'altro, non si parlava ancora: anzi, tutti i lacchè d'Italia si prodigavano in elogi per la squadra, i successi, i bilanci in ottima salute.
La controprova è nell'esperienza in corso da parte dell'associazione di tifosi Giulemanidallajuve: non esiste uomo che possa rappresentare la passione dei tifosi più dei tifosi stessi. Gli uomini passano, la Juve resta. E' un concetto tanto trito e ritrito quanto vero. Tutti lo dicono, ma nessuno lo pensa davvero.

Tranne noi tifosi innamorati. E quei due lì, seduti sopra alla panchina.

mercoledì 24 ottobre 2007

Vorrebbero ma non possono.


Sul giornalino di famiglia allo sbando (sia il giornalino che la Famiglia), il pennivendolo allo sbando pure lui Max Nerozzi (nella foto, mentre commenta pacatamente il libro di Luciano Moggi) avanza un'ipotesi geniale quanto lapalissiana.
Ci sarebbero i tristemente noti metodi di Moggi dietro all'uscita del fuoriclasse ribelle Tiago Cardoso Mendes De La Vega De Pereira De Coimbra Pintinho Cintinho Y Testa Gi Minchia.
Gliele avrebbero fatte dire (chi, i dirigenti disonesti della Pinerolese?), quelle frasi uscite sulla stampa portoghese secondo le quali a gennaio se ne vorrebbe andare, essendo impiegato troppo poco nella Juventus del nuovo corso. Proprio come succedeva poco tempo fa con Cannavaro e Ibrahimovic, quando in sella al calciomercato galoppavano i metodi puzzoni della Triade.
Non meritano considerazione i falsi pianti dei falsi moralisti dell'ultima ora (che sono poi gli stessi della prima), come se la corsa per accaparrarsi i pezzi migliori del mercato - di qualsiasi mercato - si basasse sulle regole delle Giovani Marmotte e non sulle logiche discutibili ma fino a prova contraria legittime della lotta fra industrie. Tranquilli, su questo avremo le risposte definitive dalle procure di Napoli e Roma, prima o poi.
A rendere grottesco il paragone proposto da La Stampa è, casomai, il valore dei protagonisti dell'intera vicenda. Da una parte, un oggetto misterioso pagato 13 milioni di euro, roba da fare accapponare la pelle a qualsiasi operatore di calciomercato capace di intendere e volere. Dall'altra, coloro i quali quell'acquisto l'hanno consigliato (Claudio Ranieri), preso in considerazione (Alessio Secco) e avallato (monsieur Blanc).
Nel loro subconscio non si rendono conto, gli strateghi della comunicazione di Famiglia, che questo continuo ricorrere al passato per incensare il presente, non fa altro che rafforzare ad oltranza il fatto che il prima e il dopo siano sì divisi in maniera netta e profonda, ma non come sperano e vorrebbero loro.
La differenza è imbarazzante: prima c'erano ruoli diversi, svolti con competenza ai massimi livelli da autentici numeri uno.

Oggi (il dopo) c'è un solo ruolo. Svolto a livelli mediocri da nr. 3 incompetenti.

martedì 23 ottobre 2007

Amici miei.


Non mi piace vedere stadi con il settore ospiti deserto, un solo colore sugli spalti e l'effetto funerale quando segna la squadra ospite.
Non fingo di indignarmi quando una curva augura al campione della mia squadra di morire, magari soffrendo pure qualche interminabile istante prima di tirare le cuoia. Concetto politicamente scorretto e triviale finché si vuole, ma se c'è un posto dove le parole spesso si scollegano dalla realtà oltre che dal cervello, questo è lo stadio. E' il luogo dove, in assoluto, mi sono più stupito di me stesso per le cose che ho lasciato uscire dalla mia bocca (solo parole, intendiamoci, gli sputi sono lussi che spettano ai capitani della Roma).
Non credo all'ipocrisia della squalifica, per la curva esaurita degli esauriti di Milano, dopo gli striscioni offensivi rivolti ai tifosi del Napoli. Tutto questo caos di regole e regolette non fa altro che sommarsi all'unica, triste, mai repressa legge della giungla curvaiolesca: si fa e si disfa a seconda del referente caccia-biglietti a sbafo di turno, cioè le società.
Sul fatto che fossero offensivi, però, credevo non si dovesse discutere. Mi sbagliavo.
Ha detto mister "Vai a sinistra" (foto, mentre cerca di sfottere il fotografo abbagliandolo con il vetro della sua sveglia da polso) che gli striscioni in questione non riportavano offese, ma erano semplici sfottò. Come quelli che subisce il maitre à penser Materazzi ogni domenica.
Ha detto l'altro maitre à penser Luca Pancalli, commissario straordinario succeduto all'irreprensibile Guido Rossi lo scorso anno: "Se fossi stato ancora io al vertice della Federcalcio, avrei espresso il mio parere di condanna, così come lo sto facendo ora, ma non avrei fatto nessuna pressione sul giudice sportivo. Gli organi della giustizia sportiva non devono subire influenze di nessun genere".
Sulla parte in grassetto, stento a credere alle mie orecchie e mi astengo dal commentare.
Voglio però chiudere il discorso con un paio di sfottò pure io, per portare un po' di goliardia e divertimento in questo nuovo mondo post-calciopoli, riprendendoli pari pari dagli striscioni incriminatesauriti. Il nuovo calcio è bello, scompisciamoci dalle risate a colpi di sfottò!

Alla Federazione Italiana Giuoco Calcio: sei la fogna d'Italia.
A Mancini: ciao, coleroso.

sabato 20 ottobre 2007

VERSAMENTO DAY.


Non si perde occasione per ribadire che siamo 14 milioni.
Vediamo di dimostrarlo con i fatti, oltre che con i luoghi comuni. Ficcate le manine nelle tasche, braccini corti: non vi si chiede di rinunciare allo stipendio di un mese, al fatturato di un mese, alla pensione di invalidità (magari falsa) di un mese.
Basta un piccolo contributo, qualsiasi. Se ci riflettete un momento, certi istanti vissuti con il cuore in gola davanti alla nostra Juve (quella vera) valgono ben di più, non c'è ragione per non provarci. Tutti insieme.

Io l'ho fatto e per quanto possa sembrare inutile all'osservatore distratto, invito tutti i malati di gobbite acuta a dedicare cinque minuti del proprio tempo per LEGGERE DI COSA SI TRATTA CLICCANDO QUI.

Un (auto)gol pa-zze-sco.


SENZAVEEER... GO-GNA!!!
UNO a UNO.
Immagino che la voce di Sky (foto) commenterebbe così il gollonzo del giornalino di famiglia allo sbando, che stamattina prova a segnare il gol del pareggio dopo il vantaggio siglato da Luciano Moggi con l'uscita del libro Un calcio nel cuore.
Un trafiletto rende noto che, su richiesta dell'azionista Marco Bava (clicca qui per sapere chi cazz'è?), sarà illustrato alla prossima assemblea degli azionisti del 26 ottobre un particolare del bilancio pre-calciopoli: 143mila euro di orologi regalati ad "ignoti beneficiari". E 'sti cazzi?
Mi piacerebbe che, con lo stesso zelo, il consiglio si adoperasse (con relativa annunciazione divina su La Stampa) per spiegare ai piccoli azionisti (che ne hanno ripetutamente fatto richiesta) i grandi perché della situazione tragicomica nella quale sono stati trascinati insieme a qualche milioncino di tifosi.
Mi dice l'uccellino (non quello di Del Piero, però) che svicolano, o ti guardano come Marco Tronchetti Provera guarderebbe un estratto conto della banca con su scritto "saldo: meno 40 miliardi di euro". Con il volto inespressivo e senza fare una piega.
Sulla riva del fiume, prima o poi qualcosa (qualcuno) di molto divertente passerà di sicuro. E' bellissimo vedere che, nonostante l'assenza di corpi o cose, l'acqua sta cominciando a tingersi di quel color caffè latte che i pescatori come me, generalmente, detestano profondamente.
Può significare tante cose, ma il risultato è che non riesci più a pescare. Può essere che più a monte abbia cominciato a piovere. O che qualche ruspa stia dragando il greto per raccogliere ghiaia. O che qualche pirla abbia parzialmente aperto una diga, perchè ancora più a monte piove da giorni e bisogna abbassare i livelli dell'invaso.

Stavolta non sono qui per pescare. L'acqua che inizia a colorarsi, anziché farmi incazzare inizia a darmi un grande senso di sollievo.


venerdì 19 ottobre 2007

La volpe (ma quando?) e l'uva.


Non dico di aver visto la luce.
Però, siccome conosco molto bene il modo di vedere di chi ha problemi seri agli occhi, posso dire di aver provato l'effetto straordinario che, nella sua semplicità, produce una lente correttiva.
Faccio una premessa fondamentale. Se qualcuno, come dicevo ieri, non trovasse riscontro con la realtà di fronte alle tante figure di merda che il Direttore dispensa nel libro Un calcio nel cuore, ha solo da querelarlo. Mi sa che assisteremo a mesi di calma piatta.
Ci sono novità? Certo, ma non come le intendono i voyeur. Nulla di pruriginoso, almeno per chi ha saputo leggere gli anni passati senza il fardello del sospetto, della dietrologia a tutti i costi e, soprattutto, dell'esaurimento. Ci sono conferme. Tantissime.
Ricordate il famoso fallo sì / fallo no di Iuliano in quel Juve-Inter del 1998? Che bufera scatenò verso Moggi, la Juve, il potere che non cambiava mai a danno degli immacolati ecologisti onesti milanesi?
Bene. Nemmeno un anno dopo, il padrone esaurito e onesto degli esauriti propose a Moggi di andare a lavorare per lui. Se non viene subito, almeno mi dia una mano sul mercato (disse l'onesto). Ci sarebbe da vendere Moriero, che si è un po' "imborghesito " e non rende più come un tempo.
Moggi lo piazza in Inghilterra per una cifra notevolissima, dopodiché chiama Sandro Mazzola per informarlo dell'esito positivo dell'operazione. Volete sapere come finì?
Durante quel breve arco di tempo Moriero, che ha fiutato la situazione, chiede ed ottiene di incontrare direttamente Moratti (saltando a piedi pari il direttore generale Mazzola, come usa nelle squadrette di esauriti con il presidente esaurito). Risultato: rinnovo biennale con l'Inter.
Dice il Direttore che quell'episodio gli confermò il modo di operare degli esauriti, convincendolo ad apprezzare una volta di più la serietà e la professionalità del pianeta Juve.
Dice che la proposta di contratto (quella ricevuta da Moratti per dirigere l'Inter), è custodita gelosamente a casa, nero su bianco. Se Moratti prova a negarlo in maniera esplicita davanti a tutti anziché con mezze frasi non dette (come usano fare gli ometti piccoli piccoli, aggiungo io), glielo sbatte sul muso in televisione.
Che dire? Anche quella volta, l'onesto amico degli onesti ci ha provato (ma come al solito non ci è riuscito). Questa storia non è affatto una novità, come tante altre.
Però ci sono leggende che sono e rimangono tali mentre altre, purtroppo per qualcuno, escono alla luce del sole e diventano realtà.
Se penso al postulato che Moratti sostiene da anni nei confronti di Luciano Moggi, devo dire che l'onesto ecologista mi fa sempre più anguscia*.

Perché io le cose le ho vissute senza inutili fardelli, in questi anni. E senza esaurimento.

*anguscia: termine dialettale delle mie parti (italianizzato per l'occasione). Tipicamente ligure, ma in uso anche nel basso Piemonte.
Cercate su internet. :-)

giovedì 18 ottobre 2007

Si avvicina la maxi-rata.


Una volta si facevano le rate per comprare una casa. Oggi, grazie al benessere a reazione che ci vorrebbero far credere di vivere, si fanno anche per la lavatrice.
Non si salverà da questa logica nemmeno quel grande inganno che è calciopoli. Il capo cupola Luciano Moggi (poco capo e senza cupola), ha presentato il libro Un calcio nel cuore con una conferenza stampa di oltre due ore, rispondendo alle domande dei giornalisti tra i quali si annidavano (scodinzolanti) anche quelli che ne chiedono l'impiccagione da sedici mesi.
Per coloro che si domandano da oltre un anno come mai il Direttore non dica qualcosa di esplosivo, sottintendendo che di esplosivo da dire non abbia nulla, sarà il caso di fare scorta di ansiolitici.
Senza esagerare nei toni, ha tirato in ballo un po' tutti quelli che, per l'opinione pubblica, sono stati solo vittime o contorno di quella fogna a cielo aperto che era (che è) il mondo pallonaro.
Lo ha fatto senza bisogno di grandi scoop o retroscena clamorosi perché, come sosteniamo noi non normalizzati, tutto ciò che serve per leggere e capire la vicenda è nei documenti ufficiali, da sempre consultabili e scaricabili dal web. Basta non essere analfabeti, specialmente sotto il profilo dell'onestà intellettuale.
A questo punto, delle due l'una: o pioveranno querele a ripetizione da parte di coloro che Luciano Moggi tira in ballo, sbattendoli davanti a responsabilità, fatti e contesti arcinoti, oppure l'idea che la resa dei conti si stia avvicinando diventerà molto più di una ragionevole speranza.
La gloria e lo sdegno esibiti da più parti durante l'anno e mezzo di nuovo eldorado del pallone, sono stati acquistati a prezzo stracciatissimo, e pagati con mini rate al limite del ridicolo.
Ho la sensazione che, nonostante quasi tutto e quasi tutti proveranno ad allungare i tempi dei pagamenti, quella gloria e quello sdegno stiano per iniziare a subire uno scrollone che sembrava impossibile, fino a ieri.
Perché è concesso a tutti di circolare in Rolls Royce con 50 euro al mese. E' quando arriva la maxi-rata finale, che ti tocca riportarla dov'era.

E magari, tornartene a casa a piedi.

mercoledì 17 ottobre 2007

Purchè ne valga la pena.


Fine della telenovela.
Del Piero ha rinnovato fino al 2010, accendiamo le miccette, champagne a fiumi e rutto libero. Quest'estate lo avevo esortato a metterci del suo, perché si capiva che la questione del rinnovo non si sarebbe risolta in un paio di giorni, come invece era successo per altri big dopo il ritorno in serie A. Pensavo che davanti al nulla della nuova dirigenza, fosse fondamentale da una parte prenderne atto e sintonizzarsi su lunghezze d'onda molto diverse da quelle della Triade, dall'altra non esagerare con le richieste in virtù di una condizione oggettivamente resa meno importante dal passare degli anni. In entrambi i casi, sarebbero servite la serietà e l'intelligenza che tutti nel mondo del calcio (caso più unico che raro) gli riconoscono da sempre.
Non so, oggi che i giochi sono fatti, se la notizia sia buona o cattiva. Fino al momento in cui sto scrivendo, i mediocri successori non richiesti di Moggi e Giraudo non ne hanno ancora indovinata una (nemmeno il lancio della nuova divisa a strisce bianconere nel pre-campionato), quindi sarò giustificato se penso che il modo migliore per non sbagliarsi sia pensarla all'opposto di come la pensano loro.
Ibrahimovic l'abbiamo donato agli esauriti (a proposito di scelte azzeccate) e Mutu alla Fiorentina (idem). Considerato che sono, oggi, i due talenti più forti dell'intero campionato in quel ruolo, una sola cosa mi auguro. Che tra le mille pieghe del nuovo contratto di Del Piero non si nascondano strane garanzie di stare in campo sempre e comunque, e che la sua permanenza a Torino fino al 2010 non significhi "drenare" l'arrivo immediato di qualsivoglia sostituto per il futuro della maglia numero 10 bianconera.
Alcuni segnali preoccupanti in questo senso, purtroppo, si sono avuti più di una volta, e proprio sulla cessione di Mutu credo che Del Piero non abbia fatto nulla per fermare l'infermo duo Secco - Blanc. Mi auguro che una quindicina di miliardi di lire per venti mesi di lavoro (questo è bene non dimenticarlo mai, nemmeno se si parla di un idolo della curva) possano alleviare il fastidio, nell'improbabile caso in cui dovesse presentarsi il nuovo Re da incoronare.

A dire il vero, non credo che gli smiles guys saranno in grado di andare oltre un Fante. E di picche, pure.

martedì 16 ottobre 2007

Ancora tu?


Non la pianta mica. "La sentenza di squalifica per Dida è stata molto, molto sbilanciata".
Lo ha ribadito Ponzio Pelato (nella foto, mentre tenta di convincere il pallone che entrare nella porta del Milan è da bastardi e quindi non si deve fare).
Insomma, un tifoso è pur sempre entrato in campo ed ha colpito il portiere del Milan. Per questo gesto "non gli è stato fatto nulla". Beh, magari secondo i nostri criteri di italiani pizza, mamma (zoccola solo quando è quella degli altri) e intercettazioni telefoniche (scandalose solo quando scoprono a scaccolarsi gli amici degli altri), può anche darsi. Secondo me, considerato che gli stadi scozzesi non hanno barriere di recinzione, l'episodio non è da prendere a modello di comportamento ma nemmeno da far strappare le vesti per lo sdegno. Teniamo conto che l'incauto sostenitore del Celtic, non potrà mettere piede allo stadio per il resto dei suoi giorni. Decisione presa, confermata e sigillata con la cera lacca esattamente 48 ore dopo il fatto. Non mi pare proprio che un divieto per tutta la vita sia da considerare un nulla.
Rimane il fatto che Nelson Mani di Pongo abbia fatto una superba figura di merda in mondovisione, purtroppo per lui. E ciò, piaccia o no al sempre sportivo e galantuomo Ponzio, non poteva passare inosservato proprio grazie alle novemila telecamere che ci regalano tanti replay e angolazioni diverse, proprio come teorizzano da sempre lo stesso Ponzio ed il suo Capo-Padrone San Silvio da Arcore.
E' l'effetto dolce-amaro del TV Power, grazie al quale si comprano e si vendono i diritti alla sopravvivenza (di tutti), e casomai in B ci finiscono gli altri, che sul campo non vincevano mai.

Tipo la Juventus, sempre assente quando le partite diventavano decisive. Come testimoniato dal video qui sotto.

lunedì 15 ottobre 2007

Qualcosa mi sfugge.


Lungi da me l'idea di attaccare un pezzo, tra i migliori in assoluto, della mia vita di tifoso juventino (foto).
Anzi, ho sperato in un suo ritorno anche la primavera scorsa, dopo l'addio-lampo di Deschamps. Ne ho condiviso in pieno le dimissioni dopo il mondiale vinto, perchè troppa gente dalla memoria corta, ma dalla lingua lunghissima, faceva finta di non sapere cosa si era detto di lui fino ad un mese prima della finale vinta a Berlino. Qui c'è la Coppa, sembrava dire con quel suo gesto, e ora andatevene tutti dove dico io, con tanti saluti a chi lo pregava di continuare a fare il c.t. della nazionale.
Ieri in un'intervista ha detto che, da questo momento in poi, si sente pronto a tornare in pista. "Se si presenta una società seria, con una squadra ed un progetto importanti, ricomincio ad allenare".
Bene - ho pensato - in questo caso noi siamo già tagliati fuori, non avendo nemmeno uno dei tre requisiti desiderati da Lippi. Mi domando però che cosa sia cambiato rispetto al maggio scorso, quando disse senza tanti ripensamenti che la questione del figlio Davide (coinvolto nella vicenda GEA) non gli avrebbe consentito di pensare ad altro per almeno sei mesi, declinando l'invito (goffo) di Jean Claude Blanc. Effettivamente l'autunno è arrivato e Lippi, quindi, è perfettamente in linea con la tabella di marcia. Però, a parte un'udienza del 12 luglio dove il collegio ha deciso che saranno ammessi a testimoniare al processo 400 testimoni (!), non ve ne saranno più sino al prossimo 29 dicembre. Quindi, di questo passo, se tutto va bene la storia finirà nel 2731.
Siccome non credo che Lippi sia assistito da uno Zaccone qualsiasi e che quindi sapesse di questi tempi processuali, mi sorge il dubbio che la storia del figlio in pericolo sia stata più una scusa che una realtà. Probabilmente, proprio perchè è un uomo che ha respirato a lungo l'aria di una certa Juventus, non se l'è sentita di dire la verità all'associazione per deprimere dello smile, preferendo avanzare una motivazione che fosse esente da qualsiasi possibilità di rilancio da parte loro, e nel contempo gli evitasse di dover approfondire concetti dolorosi per tutti noi, che la Juve la amiamo sul serio. Praticamente un modo delicato per dire "con voi deficienti non ho nulla da spartire, quindi grazie ma non mi interessa".

Ora, un altro pezzo di quella macchina perfetta sta probabilmente per rimettersi in moto. A noi, non rimane che continuare a pazientare su questa cavolo di riva di questo cavolo di fiume.




sabato 13 ottobre 2007

Il pianeta delle scimmie.


Siccome qui sul pianeta delle scimmie tutti possono dire la loro senza temere nulla, anche lo sgrammaticato ex procuratore nonché ex presidente del QPR Antonio Caliendo (foto, quello a destra), ha detto la sua sul possibile addio di Alessandro Del Piero alla Juventus.
Fa parte del gioco: il tira e molla sul rinnovo del contratto, sta effettivamente dando spazio a tutte le fantasie dei già poco lucidi pennivendoli nazionali ed esteri. Chi lo vedrebbe al Milan, chi in Inghilterra o chi in una provinciale tipo Brescia o Palermo, come fece il suo predecessore Roby Baggio.
Lui, che circa vent'anni fa regalò proprio al suo assistito Roberto Baggio (per il matrimonio con Andreina) una Mercedes 500 (!) - tanto per chiarire che certe stravaganze del benessere oltre misura non le ha inventate Moggi, anzi - va controcorrente e con l'aria birichina di chi la sa sempre un po' più lunga degli altri, afferma che secondo lui ci sono concrete possibilità che Pinturicchio finisca all'Inter.
Ora, anche spremendo la mia fantasia e le mie perversioni fino ai confini più estremi, posso immaginarmi, nell'ordine: Berlusconi segretario di Rifondazione Comunista. Il Papa che poga ubriaco ad un concerto di Marilyn Manson. Un interista non esaurito. Mi fermo qui.
Alessandro Del Piero all'Inter, francamente, mi sembra troppo anche se a buttare lì il pronostico è un uomo che ha con il congiuntivo lo stesso rapporto che ho io con Moratti: non lo conosco ma lo disprezzo.
Pazienza. Come dicevano i vecchi saggi, impara l'arte e mettila da parte. Perché talvolta non basta nemmeno possedere uno smisurato talento (qualunque esso sia) per mettersi al riparo dalle imboscate della vita.

Ne è la prova vivente quello nella foto. Quello a sinistra, però.

Ho fatto un sogno.


Saranno stati i funghi con la salsiccia di ieri sera, mescolati alla notizia uscita sul sito dell'Ansa nel tardo pomeriggio. Chissà.
Sta di fatto che stanotte ho fatto un sogno. C'era un settimanale equilibrato e non fazioso che intervistava il pluridecorato mister Zdenek Zeman, attualmente impegnato a battere il record di milleduecentoquattro sigarette fumate contemporaneamente.
Il mister senza macchia esordiva così: "Ci sono cose strane che vedo in giro. C'è un giocatore della Roma che sembra un campione di Wrestling per quanto è muscoloso. Non faccio nomi, sono una persona perbene io. Posso solo dire che mi sembra strano che nel giro di un paio d'anni quel signore sia riuscito a fare due figli, trombare Flavia Vento, riprendersi da un grave infortunio a tempo di record per andare ai mondiali, scrivere un libro di barzellette e stirare migliaia di camicie al grido di battaglia Life is now!".
Immediatamente dopo aver letto l'articolo, il giovane procuratore di Roma Remo Raffa Lele (detto Er Guariniello), apriva un fascicolo per doping.
L'inchiesta andava avanti per anni e si concludeva con i rinvii a giudizio di medici e dirigenti della squadra in questione. Dopo un processo di primo grado a dir poco imbarazzante (che io avevo potuto vedere (riassunto) su Raitre, un sabato sera a notte fonda) si giungeva alla condanna di tutti gli imputati.
Venne il giorno dell'Appello, nel frattempo erano passati sette anni di insinuazioni, insulti e diffamazioni per tutti i giocatori della squadra in questione. Al processo d'Appello finì che... mi sono svegliato, cacchio.
Ma cosa ho sognato? Aspetta un po' che guardo cosa dice il giornale di 'sta storia. Ah, ecco:
lo scorso maggio Totti si presentò in ritardo ad un controllo antidoping. Il tizio che doveva effettuare il test si incazzò e lo scrisse nel referto. Il procuratore antidoping del Coni non disse nulla e ieri, dopo cinque mesi, una breve agenzia ci ha informati che fu una piccola irregolarità formale. Non luogo a procedere, nessuna squalifica.

Ne sapevate qualcosa? Life is now!

P.S. Se qualcuno avesse qualcosa da dire al boemo senza macchia, può farlo a questo indirizzo: zdenek@zeman.org. Ha pure un sito internet, il fenomeno.

venerdì 12 ottobre 2007

Il Transalpino.


Leggo sul blog del Mago di Ios che monsieur "Ah, voilà" finirà per pipparsi circa 2 milioni e 400 mila euro di emolumenti, per il ruolo di amministratore delegato della Juventus. Ovviamente stiamo parlando dei dati di bilancio, mica storie. E stiamo parlando dei dati del bilancio annuale, quindi quel compenso non sarà per tutto il secolo (come pensavo io quando l'ho ritenuto un po' eccessivo), ma per un solo anno di lavoro.
Se il buongiorno si vede dal mattino, direi che mai stipendio fu più meritato. Non c'è un piano industriale plausibile, non c'è competenza tecnica negli uomini mercato (uno da solo - Alessio Secco - che, pur con tutta la buona volontà, non si può che considerare un mediocre senza arte nè parte), non c'è un uomo in grado di gestire i capricci di venticinque bambini viziati e straricchi con tanto bastone e pochissima carota, come sapeva fare il vecchio Direttore.
Il presidente mimo non sa dire altro che dobbiamo essere simpatici, che oggi siamo cambiati, che non si deve più essere visti come il male, che di quella banda di sicari non è rimasto nulla: solo i colori e la voglia di vincere. Ma vai a cagare.
Non si è visto o sentito nessuno, dall'inizio del campionato, che abbia provato a tamponare sul nascere i goffi, patetici, imbarazzanti tentativi di scatenare le solite gazzarre post-partita contro i presunti errori arbitrali a nostro favore. Segno che la campagna di primavera verso il Grande Smile ha prodotto effetti solo nelle menti bacate di chi l'ha concepita, quella campagna. Effetti stupefacenti, probabilmente.
In compenso, i compensi di "Ah, voilà" non creano scompensi. Perlomeno tra i consiglieri della nuova Juventus, quelli che hanno spazzato i disonesti per rimpiazzarli con competenza ed onestà. Anche avallando decisioni come questa, presumo.
Leggo che all'assemblea di fine ottobre, molti piccoli azionisti chiederanno conto anche di questo. Dovesse andar male, io un'idea ce l'avrei per il futuro di questo nuovo Antonio Giraudo transalpino (più Pino che trans, i trans sono roba per quell'altro che ride).

Vedi la foto in alto.


giovedì 11 ottobre 2007

That's all folks!



I mini esauriti che ne hanno fatti 40 al Pergocrema, non sono in grado di capire i cartoni animati tradizionali. Tipo quelli della Warner Bros. di quando ero bambino io, o della Pixar se preferite il futurismo dell'animazione digitale. Li guardano e non ridono.
A loro, ma anche ai i loro compagni di tifo esauriti, consiglio di cliccare sul breve filmato sotto al titolo. Non capiranno neanche questo, ma almeno penseranno di assistere alle avventure dei propri beniamini (esauriti pure loro).

Noi normali invece ridiamo eccome. Per non piangere.

mercoledì 10 ottobre 2007

Questa FIGC non la finanzio.

- COMUNICATO STAMPA -



Alle Agenzie Stampa

Ai quotidiani

e p.c. Ministro dello Sport

On. Giovanna Melandri

Presidente FIGC

Dott. Giancarlo ABETE


Il gruppo di tifosi "Ju29ro Team" ( http://www.ju29ro.com/), con l'adesione di altri gruppi e siti web, comunica la messa in atto di un'iniziativa volta a non finanziare in alcun modo la FIGC, quale forma di legittima espressione del civile dissenso sulla gestione attuale dello sport più seguito da milioni di italiani. L'iniziativa è basata sull'invito rivolto a tutti gli appassionati del calcio in generale, ed ai tifosi della Juventus in particolare, di rinunciare a scommettere con Totocalcio e Totogol e ad acquistare i prodotti di quelle aziende che, a vario titolo, sono partner commerciali o sponsor della suddetta Federazione. Tale iniziativa verrà portata all'attenzione delle tifoserie delle altre società calcistiche sottoposte nella scorsa estate a quel processo sommario, influenzato mediaticamente, per la vicenda denominata "Calciopoli" ed ad altre tifoserie penalizzate nel passato dalla giustizia sportiva. Avremmo evitato questa scelta se, negli ultimi tempi e per i recenti avvenimenti, l'operato della Procura Federale e degli organi di Giustizia Sportiva non fosse stato tale da far pensare alla totale inosservanza di quel principio, cardine in un ordinamento democratico, dell'eguaglianza di tutti i soggetti di fronte alla legge. La richiesta di una "Giustizia uguale per tutti" fatta ai vertici della FIGC con petizioni popolari e attraverso azioni e missive di Associazioni di tifosi ed azionisti come "Giulemanidallajuve" sono state eluse. Lo scorso anno, invece, si è celebrato un processo in tempi brevissimi nel quale:- si è compresso il diritto alla difesa;- si sono penalizzate 5 squadre, con altrettante tifoserie, sulla base di atti provenienti da un'indagine penale non ancora terminata. Al contrario, questa estate non si è agito allo stesso modo pur in presenza: -di trasmissione di atti provenienti da un'indagine penale conclusa che ha prodotto delle richieste di di rinvio a giudizio per un reato penalmente rilevante, il cui accertamento comporterebbe gravissime conseguenze sul piano dell'ordinamento sportivo. - di fronte a questi atti, a tutt'oggi, non si è avviato alcun procedimento o, rectius, processo.L'illecito amministrativo è grave, come sostiene il Professor Uckmar, e, nel caso dell'Inter, per come si è appreso dagli organi di stampa, sarebbe identico, sul piano sanzionatorio, all'illecito sportivo per il quale sono state punite la Juventus F.C. e le altre società coinvolte in Calciopoli.Falsificare o alterare i bilanci è illecito penale ed al contempo illecito amministrativo gravissimo nel campo sportivo, soprattutto se tale azione consente di iscriversi ad un campionato senza averne i requisiti, circostanza che è stata ipotizzata dalla Procura di Milano, per come si è avuto modo di apprendere dai mezzi d'informazione. A tutti vale la pena di ricordare che, negli anni passati, sono state fatte sparire dal calcio professionistico ad alti livelli e per irregolarità amministrative diverse società calcistiche di importanti piazze (Palermo, Firenze, Napoli, Cosenza). Da Calciopoli è passato oltre un anno, durante il quale abbiamo visto disattese le promesse di "ripristino della legalità" fatte dal Ministro dello Sport e dai vertici del CONI e della FIGC. Nel frattempo, abbiamo appreso che: 1. far pedinare un arbitro non è "sleale"2. un'autodenuncia su tutte le TV circa un contratto firmato da un giocatore ma non dalla società cedente è "normale" 3. arbitri vengono sospesi perchè "forse" hanno telefonato a dirigentidi società, mentre il Sig. Pierluigi Collina che "sicuramente" si telefonava con un addetto della società Milan viene "promosso" a designatore arbitrale. 4. secondo la stampa, la FIGC e la Juventus sono state "spiate" e con metodi illegali. Se tale notizia fosse vera, come tifosi ma anche e soprattutto come cittadini italiani, vorremmo cortesemente sapere: ma per conto di chi? In conclusione:- questo non ci sembra un "calcio pulito", in quanto sembra che vigano regole diversificate a seconda dei partecipanti. - questa ci sembra una Giustizia Sportiva a 2 velocità, 2 pesi e 2 misure. Per chi condivide il nostro pensiero e vuole partecipare a questa forma di civile manifestazione di dissenso forniamo l'elenco delle aziende che, a vario titolo, sono sponsor o partner commerciali della Federazione Italiana Giuoco Calcio: Puma, Tim, Compass Finanziamenti, Uliveto, Nutella, Birra Peroni, Pasta Antonio Amato, Dolce&Gabbana, Generali Assicurazioni, Ceramica Del Conca, Fiat, Radio Italia (come dal sito ufficiale della FIGC: http://www.figc.it/italiano/area_sponsor/area_sponsor.htm).


Lo staff di Ju29ro Team.

Aderiscono già all'iniziativa i siti:


Giustizia è fatta.


Caro telecronista senza senso,
non ho avuto l'onore di ascoltare i rigurgiti verbali con i quali domenica scorsa ha imbrattato il tappeto di tanti juventini.
Ho ricevuto una e-mail da un caro, carissimo amico: è papà di due bambine, è una persona che di sicuro non lancerebbe uno scooter giù per le gradinate di uno stadio, né si sognerebbe di entrare in campo la sera di un derby de noantri per dire al capitano semianalfabeta della propria squadra del cuore "ahò ahò ahò nun se deve giocà sinnò se spacca tutto succede na guera civile che iè mettemo a fero e foco tutta 'a Capitale che gli sbiri anfàmi hanno ammazzato un regazzì ahò ahò ahò!". Partita immediatamente sospesa, per la cronaca.
E' una persona perbene (come dice l'uomo nel bagagliaio parlando del signor Afef, solo che il mio caro amico lo è sul serio), mi scrive che da tre giorni gli girano le palle per la vergognosa faziosità con la quale quella sottospecie di pennivendolo da teleschermo (cioè lei, nella foto) ha commentato la partita della Juve contro la Fiorentina.
Non entro nel merito della vicenda, gente come lei non lo merita. Però le faccio un regalo, un regalone davvero: si riguardi il filmatino qui sotto. Era Bologna-Juve. Mancava una manciata di secondi alla fine dell'ultimo minuto di recupero, la Juve era sotto 2-1, Camoranesi la stampò in rete e un Bettega IMMENSO prese per il culo l'intera tribuna dello stadio bolognese, dopo due ore di insulti irripetibili ricevuti dal civile popolo del tortellino e di Gazzoni.
Il telecronista era proprio lei, e credo che l'acido che le ristagna ancora nello stomaco sia un residuo di quella volta là.

Se la riguardi. Io non smetterei mai di farlo: godo ancora come un tacchino americano dopo aver scampato il Giorno del Ringraziamento.



martedì 9 ottobre 2007

Padri e Padroni.


Sul sito degli esauriti viene riportata sobriamente la notizia che la squadra dei pulcini (affetti da mini-esaurimento pediatrico) ne ha fatti 40 al Pergocrema di pari categoria.
Certo non è facile spiegare a dei bambini (per di più se sono già esauriti da piccoli) che quando l'avversario è così palesemente inferiore e in difficoltà, sarebbe buona norma non infierire sui suoi resti. Una volta messo il risultato al sicuro (che per un esaurito medio potrebbe essere intorno al... diciamo... 12-13 a 0?) ci si calma, giocando la partita in modo rispettoso ma senza appesantire il groppone in gola a quelli che non hanno la fortuna di giocare nella squadra più forte della storia del calcio (di quello a tavolino, si intende).
A volere essere pignoli, è vero che si tratta di bambini, ma non dimentichiamoci che hanno comunque scollinato i dieci anni di età. Se, come riportano le statistiche, i casi di bullismo scolastico si verificano maggiormente alle elementari, significa che una certa "maturità" per recepire i messaggi sbagliati ce l'hanno già. Quindi dovrebbe essere così anche per quelli giusti e positivi.
Il problema purtroppo, e lo dico da padre impegnato in prima linea con un mini-sovversivo di quasi cinque anni, è avere al tuo fianco qualcuno che sia in grado di trasmetterli, certi messaggi. Non è semplice.
Se provo un momento a volare con la fantasia, credo di vedere nell'aria un padre modello che sarebbe proprio adatto, per infondere a questi bambini senza pietà il giusto spirito sportivo. E' brutto quanto la fame in India. Ha conferito, in poco più di due lustri, circa duemila miliardi di vecchie lire nella versione adulta della stessa squadra. Ha come direttore sportivo un dirigente condannato a sei mesi di carcere per aver falsificato il passaporto di un calciatore. Un altro suo collaboratore fidato (nonché principale sponsor della squadra e finanziatore di tutti i campionati professionistici italiani), è al centro del più grande scandalo del dopoguerra, in quanto pare che la sua compagnia telefonica abbia intercettato illegalmente e per anni tutti i settori politici economici e civili del Paese. Fa parte di una famiglia di petrolieri molto verdi, molto ecologisti, molto impegnati nel sociale, specialmente quando ci si inculano i soldi direttamente dalle bollette della luce per sviluppare l'energia alternativa che non avremo mai.
Un padre padrone così sarebbe in grado di trasmetterli, quei valori di sana sportività. Vorrei che fosse il padre di mio figlio.

Peccato che mio figlio non arriverà mai a giocare nei pulcini dell'Inter. Gli piace il nuoto.

lunedì 8 ottobre 2007

La Normalizzazione.


Un giorno su un forum, un moderatore che non era felice di quanto scrivevo, disse:
"A me 'sto concetto di "normalizzati" inizia parecchio a scassare le palle. Quando inizieremo a capire (ed accettare) che non tutti la pensano allo stesso modo, ma non per questo sono dei pirla o dei lobotomizzati"?
I normalizzati non devono innanzitutto essere considerati pirla o lobotomizzati. Basterebbe riflettere sul significato delle parole o semplicemente conoscerlo, senza farsi prendere troppo dall'emotività, per capire i pensieri del proprio interlocutore.
Normalizzare: rendere normale. E' vero che il concetto di normalità è assai astratto. Converrete con me che però nel caso del calcio, visto che si sta parlando solo ed esclusivamente di questo, la normalità consiste nel tran-tran delle partite, i gol, le polemiche, i titoloni sui giornali, l'ultima di campionato e i caroselli di chi festeggia lo scudetto.
Con calciopoli tutto ciò è venuto a mancare, almeno parzialmente, con i nefasti effetti che ben conosciamo sulle finanze del pallone in senso lato.
E' stato a quel punto che il processo di normalizzazione è scattato in forma massiccia. Rendere la Juventus il più possibile simile a ciò che è sempre stata nel contesto dello spettacolo, era dannatamente indispensabile per ripristinare il funzionamento del giocattolo, a vantaggio di tutti i bambini interessati al gioco. Quindi la Juve è forte, la Juve è bella, la Juve è sempre la Juve. Col cazzo, diciamo noi non normalizzati.
Essere normalizzati, significa evidentemente ritornare alla logica di sempre. La critica alla squadra, l'attesa per la partita, la gioia o la delusione per il risultato, la schedina, i gol alla TV. Come è sempre stato. Come se nulla fosse successo.
Il problema è che la nostra squadra non si trova a dover ripartire dal basso a causa della fine naturale di un ciclo, come periodicamente è capitato in passato. Il nostro attuale status sportivo e societario è stato esclusivamente e repentinamente causato da calciopoli.
Si dà il caso che però calciopoli abbia rappresentato una bestemmia giuridica, e non lo affermo io perché sono tifoso e non mi va giù di dovere accettare la sconfitta. Lo hanno detto a chiare lettere nei mesi scorsi fior di rappresentanti della Corte Costituzionale, della Giustizia ordinaria e di quella sportiva. Sono situazioni concrete, reali ed evidenti, come il fatto che Guido Rossi abbia preso, tra le tante, decisioni che secondo lo statuto federale non gli era neppure consentito di prendere in quanto Commissario Straordinario e non Presidente della Federcalcio in carica a tutti gli effetti.
L'arbitraria decisione di eliminare un grado di giudizio, di nominare una nuova corte giudicante, di non consentire alla difesa degli imputati di produrre come prove a discarico i filmati delle partite, i tabulati telefonici al di fuori di quelli presi in esame dalla Caf, l'avere iniziato il dibattimento con le richieste di condanna da parte del procuratore federale (!) PRIMA che il dibattimento stesso iniziasse, il fatto che l'intero processo sia stato montato sulla base di intercettazioni telefoniche frutto di un'indagine ANCORA IN CORSO presso la procura della repubblica di Napoli - quindi coperte da segreto istruttorio - RAPPRESENTANO UN ABOMINIO GIURIDICO INNEGABILE.
Di fronte a questi elementi, nessuno dotato di un minimo di ragione e di logica può negare che se la Juventus avesse inoltrato, come pareva nelle sue intenzioni fino all'ultimo giorno utile, il ricorso al TAR del Lazio, avrebbe ottenuto ragioni a cascata (anche questa tesi non la sostengo io, ma il professor Antonio Baldassarre, ex Presidente della Corte Costituzionale), facendo verosimilmente crollare il sistema pallonaro. In che modo? E' molto semplice: il Tar del Lazio non avrebbe potuto ribaltare le sentenze, ma di fronte a tali e tanti stupri del diritto, avrebbe annullato le sentenze stesse e i campionati sarebbero rimasti bloccati, nella migliore delle ipotesi, per mesi.
Chi avrebbe potuto sopportare economicamente un danno del genere? Come avrebbe potuto evitare il fallimento la Federazione Italiana Giuoco Calcio di fronte alla richiesta danni di quelle società che avessero avuto ragione, una volta rifatti i processi in maniera seria e giuridicamente corretta?
Non mi interessa entrare nel merito dei perché si sia deciso di evitare tutto questo, accettando di fatto la demolizione sul piano sportivo, economico e dell'immagine. Non è questo il punto, almeno in questa riflessione. Il punto è invece la normalizzazione.
Rientrare nel gioco della normalità, esibendo il diritto di pensarla come si crede, è quantomeno improprio. I fatti che ho citato, seppur sommariamente e magari con qualche imprecisione - ma non troppo, e comunque me ne scuso se così fosse - non sono suscettibili di opinione come il colore preferito o le scelte individuali in materia sessuale o religiosa.
Essersi normalizzati, a questo punto dovrebbe essere chiaro il significato del termine, significa avere accettato di buon grado e sulla propria pelle, di tifosi e appassionati, delle palesi ingiustizie.
Si può averlo fatto per due sole ragioni: consapevolmente, per pigrizia, per quieto vivere, per viltà o presunta lungimiranza (il classico "intanto protestare non serve a nulla, ormai è andata così"). Oppure per ignoranza della materia trattata, limitandosi a prendere per oro colato i vergognosi resoconti della stampa, specialmente durante i mesi più caldi della vicenda calciopoli.
A qualunque di queste situazioni si appartenga, io non considero i normalizzati dei pirla o dei lobotomizzati. Li accosto più semplicemente a quella tipologia di persone che accetta di tutto e di più pensando solo ai cazzi propri, salvo sbraitare se qualcuno o qualcosa gli pesta l'orticello. Si chiama (in)capacità di indignarsi. E' un concetto che la trilogia di calciopoli Oggiano/Cambiaghi/Pasta-Sironi spiega molto bene. Basterebbe leggerli, quei libri. Insieme alle sentenze, alle informative, ai ricorsi mai presentati.

E' tutto lì, non serve altro.

giovedì 4 ottobre 2007

Lo schiaffo del soldato.


Era tutto perfetto. Ancelotti aveva pacatamente dichiarato che:
Uno. Il tifoso del Celtic non doveva invadere il campo di gioco. Vero.
Due. Il tifoso del Celtic non doveva colpire il portiere del Milan. Vero.
Tre. Il Milan non avrebbe fatto ricorso anche se l'entità del colpo ricevuto la potevano conoscere solo Dida e l'aggressore fuori programma. Vero, ma non troppo.
Tutto il mondo aveva assistito alla penosa recita del portiere-saponetta brasiliano, simile a quella che inscenò Rivaldo durante un mondiale di calcio accasciandosi al suolo con il viso tra le mani dopo avere ricevuto una pallonata su un ginocchio (!).
Quindi tutti quanti eravamo lì pronti ad accogliere l'intervento risolutore. Adesso arriva Silvio - abbiamo pensato - e con il suo smisurato talento di comunicatore paraculo chiuderà l'incidente a modo suo: sorriso a centodue denti, un paio di barzellette sui comunisti, le corna mostrate divertito dietro alla testa del giornalista Rai e una bella scorreggia infiammata con l'accendino. Il Milan non presenterà certo ricorso perchè noi siamo sportivi, siamo i campioni d'Europa in carica e poi queste cose non le facciamo (tranne che a Marsiglia, ma nessuno è perfetto). Dopodichè, tutti amici.
Invece no. Sul più bello, compare Ponzio Pelato come al solito e si incazza come una bestia perchè i servi della stampa, anzichè fargli l'applauso per la decisione di non chiedere la vittoria a tavolino, si permettono di chiedere conto del comportamento pateticamente fuori luogo del portiere rossonero. Zio Fester alza i tacchi e se ne va.
Più mi allontano dal suo epicentro per osservare il circo del pallone nel suo nuovo insieme, più mi convinco che quando i due pm eroi dello Stato avranno finito di perdere tempo e torneranno a dedicarsi ai problemi veri (che purtroppo non mancano, specialmente dove lavorano loro), noi "non normalizzati" non saremo gli unici a rimpiangere i Giraudo e i Moggi.

E' già successo per la politica, di rivalutare personaggi un tempo ritenuti demoni. Il bello è che spesso lo si è fatto con ragione.