La ricordo ancora come fosse oggi. In piena bufera calciopoli, una perla di saggezza tagliò il cielo illuminandolo con l'energia di un laser a femtosecondi. A partorirla fu lui, il grande vecchio del giornalismo sportivo italiano (foto), che una felicissima espressione di Luciano Moggi ha recentemente definito "Candido ma non troppo".
Questa simpatica macchietta, verosimilmente sfuggita al controllo della security di un gerontocomio, ebbe la sfacciataggine di affermare che il calcio, a quel punto, doveva avere la forza di ripartire da zero, prendendo esempio dal ciclismo.
Non sono nè appassionato nè esperto delle due ruote senza motore, ma basta fare mente locale all'ultimo anno, partendo dalla positività di Vinokourov riscontrata ieri al Tour de France - con conseguente ritiro dell'intera squadra - per notare come lo sport più amato dal giornale rosa a tre veli, somigli più alla comunità di San Patrignano che ad una disciplina olimpica.
Di fronte ad una così sconcertante realtà, la malafede più profonda diventa l'unica alternativa plausibile alla demenza senile del decano dei cronisti. E, in questo scenario comico e deprimente al tempo stesso, assume connotati ancora più odiosi il titolo retorico della sua rubica "Fatemi capire" (sempre sulla carta rosa, of course), con quell'aria snob di chi le cose può solo spiegarle, avendole già capite tutte. Come se Berlusconi avesse uno spazio sul TG4 di Emilio Fede, intitolato: "Posso dire la mia"?
Candido, facci capire. Cannavò è un giornalista o il passato remoto di cannavare?
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