venerdì 9 novembre 2007

I Tavaroli del Mulino Stanco.


Una volta c'erano le Macine.
Poi Beppe Grillo svelò che sono imbottite di PM10, quindi se le mangino loro, abbiamo pensato.
Ma oggi, per la prima colazione di tutti gli italiani, sono nati i... Tavaroli del Mulino Stanco (foto).
Sono teneri, dolci, si lasciano tuffare nel caffè, nel cappuccino, nel vin santo, nella cioccolta calda.
Non chiedono nulla, ti lisciano il palato con la loro fragranza vellutata, si lasciano azzannare come le cosce di un'antilope davanti a una leonessa, o come quelle di una velina davanti a un terzino con la seconda media.
Li puoi spezzare, li puoi sbriciolare, li puoi rosicchiare, li puoi ciucciare. I Tavaroli del Mulino Stanco sono adatti per qualsiasi colazione, spuntino, merenda, intervallo. Ne puoi avere quanti ne vuoi, non fanno ingrassare (gli altri). Se li offri agli amici, fai un figurone.
Se però, disgraziatamente, provi a intingerli nella merda, succede ciò che non ti aspetti: si ribellano. Perché sono sì inanimati, essendo biscotti, ma non sono stupidi. Ai Tavaroli del Mulino Stanco, piace soddisfare i desideri di chi ne ha comprato un sacchetto al supermercato (o in borsa, o in caserma, o in banca, o in parlamento, o all'allenamento), a patto che il golosone di turno non faccia finta di non conoscerli quando il dottore li scopre nella dispensa.
Così quel gusto inconfondibile di pasta frolla della nonna, diventa rancido come una peperonata lasciata al sole quindici giorni. E viene un male allo stomaco da paura.

Tronchetti, Moratti, Montezemolo: cosa fate piegati in quel modo? Primi sintomi di dissenteria?


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