giovedì 15 novembre 2007

Comunque vada, sarà un successo.


Quando lo scorso 11 luglio scrivevo questo post sulla sconcertante intervista rilasciata da John Elkann al Corriere della Sera, ingenuamente me la prendevo con l'idea che qualcuno si stesse impadronendo delle idee altrui per il semplice motivo che non ne esistevano di migliori (e che comunque il manager di razza Antonio Giraudo aveva avuto con qualche anno di anticipo rispetto al portatore sano di tutors attempati).
Mai mi sarei sognato che dopo soli quattro mesi da quel giorno d'estate, il Cda della Juventus dove si sarebbe dovuto fare chiarezza sul progetto della nuova casa bianconera, finisse per partorire non dico un topolino, ma una larva di mosca carnaria (bigattino o cagnotto, per chi non ha più in cantina l'enciclopedia Conoscere).
Dopo che l'Italia aveva perso gli europei del 2012 contro la candidatura granitica del colosso Polonia/Ucraina, si era capito immediatamente che per il nuovo stadio della Juventus tirava una brutta aria.
Qualcuno aveva detto di non fare i catastrofisti, che una soluzione si sarebbe trovata, ma dopo poche ore uno dei cervelli più fini del novecento (clicca qui per il resoconto completo), con le sue pacate esternazioni aveva fatto svanire ogni speranza.
Ieri, la compagnia dello smile riunitasi in Corso Galileo Ferraris ha stabilito che dopo il Cda del prossimo dicembre probabilmente sarà tutto più chiaro, non prendendo per ora nessuna decisione. A dire il vero, durante l'Assemblea dei Soci dello scorso 26 ottobre, era stato indicato proprio il Cda di ieri come crocevia decisivo per le sorti del nuovo Delle Alpi (o magari Italia Independent Lonely Hearts Club Band & Smiles Stadium, suggerirei a chi so io).
La timida speranza è che questo temporeggiare, anche se offensivo per l'intelligenza dei tifosi come me senza sciarpa sul volto e cintura roteante in mano, significhi qualcosa di concreto per le possibili operazioni di distacco della Juventus dal controllo della famiglia Elkann-Grande Stevens-Gabetti-Montezemolo, peraltro mai negate in Assemblea né dal mimo né da monsieur Ah, voilà.
Se invece questa sciagura dovesse proprio - al contrario - continuare, si potrebbe tagliare la testa al toro, varando un progetto ambizioso ma in linea con la filosofia dell'esageruma nen tanto cara ai torinesi vecchio stampo, come i rampolli e i tutori della famiglia Agnelli.

Vi mostriamo, nella foto in alto, il rendering del progetto definitivo.

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