giovedì 16 aprile 2009

Tenere famiglia/1.


Da qualcuno bisogna pure incominciare. E allora cominciamo.
Lunga vita a entrambi, ci mancherebbe. Me li immagino, tra cinquant'anni: uno, fresco novantaduenne, a combattere la diarrea cronica causata dalle tonnellate di Danette ingurgitate per decenni negli spot dell'omonimo budinazzo multigusto; l'altro, quasi novantasettenne, impegnato a mostrare ai pronipoti il suo gol di testa allo scadere di Atalanta-Cremonese 1-1, anno di grazia 1992. "Maccheccazzo, nonno, sempre con 'sto gol. Non li hai da qualche parte quei vecchi dvd della Juve anni '90, quando facevi da balia al più forte portiere del mondo (quello che rideva poco, non quello che rideva troppo)? La nonna mi ha detto che li avevi. Che glieli facevi vedere, un tempo". E lui subito a scappare in bagno, per glissare sull'argomento, fingendo un attacco di diarrea. Manco fosse Ferrara.
Ecco: provino a immaginare, i due futuri ultranovantenni, che quel giorno sia oggi. E che quei pronipoti un po' rompicoglioni siano qui davanti a loro, in così tanti da meritare una risposta vera, non una finta corsa al cesso. Anzi, in così tanti da meritare, prima ancora della risposta, un po' di considerazione che non sia quella incartata alla carlona nelle posizioni ufficiali di una società che non sa comunicare né tacere. Che si parla addosso e non parla a nessuno, credendo di parlare a tutti.
Che ci fate voi lì? Va tutto bene? E' giusto così? Di che progetto fate parte, ammesso che ne esista uno abbastanza decente da non farvi provare imbarazzo all'idea di esporlo ai vostri pronipoti, cioè a noi? Voi che vi atteggiate come se la Juve fosse sempre stata la vostra casa, arrivando al punto di ostentare una disarmante naturalezza nonostante quella casa si sia trasformata sotto il vostro naso da reggia in catapecchia, davvero non sentite mai di dovere ai vostri pronipoti delle risposte? Siamo sicuri che tutto possa essere lavato via con la spugna dell'essere, in fondo, dei professionisti? Avete mai pensato che se una volta nella vita e nella storia il concetto di bandiera potesse servire a dare, anzi a ridare, anzi a consolidare l'orgoglio e il senso di appartenenza di tanti pronipoti, roba seria, roba grossa, non come spesso accade in modo effimero a paracularseli prima del derby o dopo un addio, beh, in questo caso il gioco di provare a fare la bandiera, se non proprio a esserlo, varrebbe la candela? Anche solo per rispetto e stima di chi magari darebbe chissà cosa per poterlo fare al posto vostro e non può farlo.

Vi chiedete mai, per dirne una, cosa pensa un certo Bettega di voi? E ammesso che ve ne importi qualcosa, o non ve ne importi nulla, che ci fate voi lì? Va tutto bene? E' giusto così?


Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Cosa ci fanno? beh... direi che fanno pena!

faby ha detto...

quando si dice sputare nel piatto in cui si è mangiato (e pure bene)...
che gente triste, pur di mantenere il culo su di una poltrona, cosa non si farebbe...

marco99 ha detto...

è "amaro" vederli sempre allineati co la nuova tragicomica dirigenza.
dovrebbero avere le palle di andarsene sbattendo la porta..
ma forse non si può vivere di solo yougurt

valepiùdiunpicassolamagliasporcadiberce ha detto...

Trillo, riesci ancora a farmi emozionare per intelligenza ed efficacia, soprattutto quando dici "anche solo per rispetto e stima di chi magari darebbe chissà cosa per poterlo fare al posto vostro e non può farlo". Sei grande.
Credo comunque che, pur in un mondo ipocrita e falso come quello del calcio, di cui i nostri attuali dirigenti (?) sono (in)degni rappresentanti e servi, quasi sicuramente Paolo Montero riuscirebbe a distinguersi per diversità di pensieri, parole ed opere.
Un abbraccio.

Trillo ha detto...

In effetti Montero è stato finora il più "controcorrente" di tutti.
Su lui e Bettega investirei di sicuro per la ricostruzione, ma non so perché qualcosa mi dice che non accadrà. :-)