La scritta sul bancone del bar all'angolo era credibile come una dichiarazione di Moratti: "Super Panini a €.2,50". E' tardi, non c'è tempo per rischiare la coda da Untoman per un salsiccione e allora vada per il Super Panino. Morale: un blocco di pongo chiuso nella pellicola Domopak con in mezzo la radiografia di un maiale aromatizzata alla mortadella. Roba che alla terza flebo di soluzione fisiologica torni a renderti conto di avere in bocca la lingua e non, come pensavi, una paglietta per lavare i piatti. Sono sensazioni, ma la serata la vedo già male.
Una volta dentro, intuisco che la scelta di giocare con quella maglia grigia modello Alessandria, contro l'Udinese che si presenta in completo giallo, deve avere a che fare con il super sponsor di famiglia Iveco messo al posto dei trattori New Holland. E le palle mi girano ancora di più.
Diciamo che al netto dei tre punti, anche se di questi tempi dobbiamo farceli bastare e avanzare, le sensazioni non erano state poi così sbagliate. Tra la squadra che gioca da far schifo, le luci delle tribune che si spengono e si accendono manco fossimo a Marsiglia e le curve in agonia, più che a vedere la Juve sembra di stare a una gita aziendale di Fantozzi. Emozioni zero, e il gol partita costruito dall'asse di piedi muti Poulsen-Caceres-Grosso è lì a testimoniarlo, sfizioso come un bugnone sulla fiancata della macchina nuova. Che il dio della pietà conservi la salute a Camoranesi, sperando che quel dio non sia interista.
Fuori dal campo, che i gas di Calciopoli abbiano narcotizzato anche le curve lo si capisce a metà del primo tempo, quando Del Piero e Sissoko si alzano dalla panchina per iniziare a scaldarsi e il Comunale finalmente ribolle per qualche minuto come non era ancora successo dall'inizio del campionato. Curva nord compresa, che malgrado la carestia di emozioni di questi tempi (o magari proprio per quello, chissà) aveva avuto la brillante idea di esporre poco prima, tra un insulto a Balotelli e il solito appello alla "libertà per gli ultrà", uno striscione con su scritto "Anche se non ci ami, bentornato Alex" (è quel lenzuolino bianco in mezzo alla curva nella foto). Con tutte le stronzate che è riuscito a dire su di noi Zeman in una mattina (venerdì scorso al processo di Napoli), l'unica nota polemica scritta sugli spalti era rivolta a lui, Alessandro Del Piero. Grandi.
E grandi, anzi grandissimi, anche i soliti fenomeni della comunicazione sorridente di Corso Galileo Ferraris 32 che verso fine primo tempo, alla serie di cori contro Balotelli, prontamente hanno innescato lo speaker del Bon Ton per ammonire i presenti: "Ricordiamo a tutti i tifosi che la Juventus respinge con forza ogni forma di razzismo". Quella stessa Juventus, ricordo ai lettori, che ancora oggi non ha avuto il buon gusto di prendere una posizione ufficiale contro quei dementi a tinte viola che il 17 ottobre scorso si presentarono a Torino indossando le mitiche magliette rosse del Liverpool e la scritta meno 39. Si vede che, secondo le normative vigenti nella società più simpatica e ridarella del mondo, quei trentanove non erano abbastanza neri da meritarsi la difesa della propria memoria. Moralmente pezzenti, ecco cosa siamo diventati.
Teniamoci i tre punti, allora, visto che di questa serata non ci resterebbe altro nemmeno a cercarlo con i cani da valanga.
Piccola postilla sulla credibilità delle dichiarazioni di Moratti: arrivando a casa dallo stadio ho sentito su Radio Rai 1 che, secondo il presidente più Onesto della società più Onesta del globo terracqueo, il vaffanculo di Maicon al guardalinee di Bologna-Inter è stato "un equivoco che spero non gli impedisca di giocare la sfida contro la Juventus".
Mi permetto di dirgli anch'io "vai tu" con altrettanta umiltà e onestà. E spero che non equivochi.
Una volta dentro, intuisco che la scelta di giocare con quella maglia grigia modello Alessandria, contro l'Udinese che si presenta in completo giallo, deve avere a che fare con il super sponsor di famiglia Iveco messo al posto dei trattori New Holland. E le palle mi girano ancora di più.
Diciamo che al netto dei tre punti, anche se di questi tempi dobbiamo farceli bastare e avanzare, le sensazioni non erano state poi così sbagliate. Tra la squadra che gioca da far schifo, le luci delle tribune che si spengono e si accendono manco fossimo a Marsiglia e le curve in agonia, più che a vedere la Juve sembra di stare a una gita aziendale di Fantozzi. Emozioni zero, e il gol partita costruito dall'asse di piedi muti Poulsen-Caceres-Grosso è lì a testimoniarlo, sfizioso come un bugnone sulla fiancata della macchina nuova. Che il dio della pietà conservi la salute a Camoranesi, sperando che quel dio non sia interista.
Fuori dal campo, che i gas di Calciopoli abbiano narcotizzato anche le curve lo si capisce a metà del primo tempo, quando Del Piero e Sissoko si alzano dalla panchina per iniziare a scaldarsi e il Comunale finalmente ribolle per qualche minuto come non era ancora successo dall'inizio del campionato. Curva nord compresa, che malgrado la carestia di emozioni di questi tempi (o magari proprio per quello, chissà) aveva avuto la brillante idea di esporre poco prima, tra un insulto a Balotelli e il solito appello alla "libertà per gli ultrà", uno striscione con su scritto "Anche se non ci ami, bentornato Alex" (è quel lenzuolino bianco in mezzo alla curva nella foto). Con tutte le stronzate che è riuscito a dire su di noi Zeman in una mattina (venerdì scorso al processo di Napoli), l'unica nota polemica scritta sugli spalti era rivolta a lui, Alessandro Del Piero. Grandi.
E grandi, anzi grandissimi, anche i soliti fenomeni della comunicazione sorridente di Corso Galileo Ferraris 32 che verso fine primo tempo, alla serie di cori contro Balotelli, prontamente hanno innescato lo speaker del Bon Ton per ammonire i presenti: "Ricordiamo a tutti i tifosi che la Juventus respinge con forza ogni forma di razzismo". Quella stessa Juventus, ricordo ai lettori, che ancora oggi non ha avuto il buon gusto di prendere una posizione ufficiale contro quei dementi a tinte viola che il 17 ottobre scorso si presentarono a Torino indossando le mitiche magliette rosse del Liverpool e la scritta meno 39. Si vede che, secondo le normative vigenti nella società più simpatica e ridarella del mondo, quei trentanove non erano abbastanza neri da meritarsi la difesa della propria memoria. Moralmente pezzenti, ecco cosa siamo diventati.
Teniamoci i tre punti, allora, visto che di questa serata non ci resterebbe altro nemmeno a cercarlo con i cani da valanga.
Piccola postilla sulla credibilità delle dichiarazioni di Moratti: arrivando a casa dallo stadio ho sentito su Radio Rai 1 che, secondo il presidente più Onesto della società più Onesta del globo terracqueo, il vaffanculo di Maicon al guardalinee di Bologna-Inter è stato "un equivoco che spero non gli impedisca di giocare la sfida contro la Juventus".
Mi permetto di dirgli anch'io "vai tu" con altrettanta umiltà e onestà. E spero che non equivochi.
2 commenti:
Ciao, al di la delle curve e dei loro "ovvi" motivi che elevano tali tifosi alla beatificazione cobolliana da serie A, il Pinturicchio comincia ad essere ingombrante per questa Juve e per il giovin Ferrara.
Un tifoso di serie C.
Io credo che se ci faranno giocare a porte chiuse per via di qualche coro contro balotelli/gomitelli allora dovremo cominciare a fare come i tifosi delle altre squadre e bloccare, a campione, qualche stazione ferroviaria proprio per il fatto che quegli imbeccili fiorentini del cazzo sono venuti con quella maglia della vergogna.
Ora se un ragazzino nero è più importante di 39 bianchi morti ammazzati allora questo paese mi fa davvero vomitare
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