lunedì 5 ottobre 2009

Sabato José, domenica rosé.


Dopo il pelo e contropelo di Palermo, A.A.A. fischiettanti contestatori cercansi.
Se Gianluca Zambrotta dovrebbe fare un monumento a Marcello Lippi, che lo reinventò terzino sinistro quando, nonostante la fama di nuovo Garrincha, alla Juve si litigava una maglia da titolare nientemeno che con l'aspiratutto Jonathan Bachini, Giorgio Chiellini dovrebbe iniziare a pensare seriamente di farne uno a Didier Deschamps. Perché sono sempre più convinto che, se il francese non l'avesse piazzato al centro della difesa, oggi il ragazzone arrivato alla Juve come il nuovo Cabrini sarebbe a sgomitare, nel ruolo di fluidificante, con qualche scarponazzo della Pistoiese; cosa che gli è risparmiata, in veste di centrale, solo dal suo fisico bestiale e, quando c'è, da uno straripante vigore atletico.
Su Nick "nodo al cazzo" Legrottaglie eviterei di infierire, sempre per restare ai centrali, visto che, da quando si presentò alla Juve vestito come un tronista fino ad arrivare ai giorni nostri, la sua carriera ha avuto alti e bassi obiettivamente in linea con ciò che in fondo è sempre stato e per cui era stato acquistato, ovvero un buon rincalzo per la coppia titolare di allora e nulla più. Sarà un caso, ma l'uscita di scena di Cannavaro, quello vecchio, logoro e - incluso nel prezzo - traditore, ha coinciso con la caduta libera del reparto difensivo e dei risultati della Juventus di questo inizio stagione.
Là davanti, invece, continua la triste opera a puntate "Attenti a quei due", solo che a stare attenti dobbiamo essere noi, non gli avversari. Uno, quello che a Palermo sembrava Shingo Tamai (ed è costato quanto due Zidane più due Kakà), non segna da febbraio, e corre per il campo come una Dune Buggy coi freni rotti centrando tutto il centrabile tranne la porta. L'altro, invece, ogni tanto (ma non troppo) la porta la vede pure, ma senza falso perbenismo credo che sarebbe un'ottima fonte di ispirazione per qualsiasi tribù indiana d'America per dare vita a Iakwuinta, il totem dell'ignoranza più sfrenata applicata al gioco del calcio. Sarà un caso, ma da quando Trezeguet scalda la panchina come mai gli era successo prima da quando è alla Juve (Ranieri a parte, e hai detto niente), le aree di rigore avversarie non sembrano più campi minati, ma caselli autostradali con il Telepass attraverso i quali, qualsiasi cosa transiti, si alza la sbarra e non succede niente.
Ma in mezzo ci manca Momo, dicono i più avveduti. E' vero, sono d'accordo, eccome se ci manca. Ma prima o poi, speriamo, qualcuno ci spiegherà anche come mai, per una microfrattura al quinto metatarso, sia fuori da sette mesi manco si fosse rotto i femori come avviene nelle migliori case di riposo per anziani. E sarà sempre un caso, ma da quando in campo, al suo posto, ci va quello che non rientrava nei programmi della squadra e quindi rimaneva a Torino a suo rischio e pericolo di finire in tribuna e, magari, di rischiare di perdere i mondiali del 2010 in Sud Africa (Ferrara dixit, luglio 2009), oltre a constatare che a centrocampo facciamo acqua da tutte le parti come il Titanic, mi sorge un dubbio assai funesto: che le minacce da violenza privata di Ciruzzo nostro fossero solo un "tutto bluff e niente arrosto" in linea con il nulla dei Blancobollelkanizzàti insediatisi nel 2006?

Ai fischiettanti contestatori (e alla Fiorentina) l'ardua sentenza. La prossima, ma non l'ultima, temo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Gli infortuni e la presunzione di Maddaloni e del suo vice Ferrara hanno portato al disastro di ieri. Diego in quelle condizioni non può giocare ma chi lo sente De Paola se Giovinco avesse giocato al posto di Camoranesi e Marrone al posto di Diego ?
Vuoi vincere ? Renditi conto del gioco del tuo avversario prima di fare una formazione del cazzo fatta con le figurine e i curriculum .
Amauri a cuccia , deve giocare il palodellaluce, almeno se ne ha 2 buone fa un gol
Alberto 72
Alberto 72

valepiùdiunpicassolamagliasporcadiberce ha detto...

Ennesima lezione di calcio impartitaci da Zenga. Ho capito che avremmo perso ben prima dell'inizio, quando ho visto Ciro a colloquio con Zenga in versione allievo di fronte al professore. Ciro è a disagio, forse sta capendo che l'asticella è troppo alta per lui. Lippi e Capello come avrebbero salutato Zenga? Alzando il sopracciglio? Con un buffetto d'incoraggiamento? Mi auguro che Ciro tiri fuori le palle come faceva da giocatore in attività e non continui a presentarsi in questa versione "sotto il vestito niente". Anch'io temo molto la prossima con la Fiorentina...

marco99 ha detto...

ci sono ancora troppi bidoni dell'era cobolli che girano per il campo..
cmq non serve un genio per capire che da tre anni a questa parte la preparazione atletica dei giocatori e degna più della corrida (dilettanti allo sbaraglio) che di una squadra di serie A.