Juventus.com, 7 aprile 2010:
Processo di Napoli: nota della società.
Nel pieno rispetto delle attività riguardanti processi in corso, la Juventus valuterà attentamente con i suoi legali l’eventuale rilevanza di nuove prove introdotte nel procedimento in atto a Napoli al fine di garantire, in ogni sede sportiva e non, e come sempre ha fatto, la più accurata tutela della sua storia e dei suoi tifosi. Juventus confida che le istituzioni e gli organi di giustizia sapranno assicurare parità di trattamento per tutti, come d’altronde la società e i suoi difensori richiesero nel corso del processo sportivo del 2006.
E' chiaro che, dopo la presa di posizione ufficiale della Juventus - la prima in quattro anni - avvenuta ieri attraverso il sito ufficiale, non serva essere deficienti per capire che di sostanza, in quelle parole, ce n'è davvero pochina. Perché lo capirebbe anche un deficientissimo.
E che a preannunciare l'imminente uscita allo scoperto della Juventus fosse stato proprio lo stesso orsetto patteggione della famosa estate calda, ieri l'altro, non lasciava presagire nulla di buono.
Facciamo un passo indietro, 17 luglio 2006. Intervistato da Giorgio Ballario per La Stampa, l'avvocato Cesare Zaccone disse:
"I tifosi possono dire e pensare ciò che vogliono, io rispondo solo ai miei clienti, che sono pienamente soddisfatti del mio lavoro, anche se non del risultato ottenuto davanti alla Caf, è ovvio".
Lo stato d'animo di chi scrive, sia detto senza ironia, è assai simile a quello che per alcune settimane, allo scoppio di Calciopoli, non lasciò spazio a null'altro che allo smarrimento e allo sgomento dinanzi a uno scenario del quale non era possibile capire quasi nulla.
Lui, l'orsetto, si è sempre detto offeso da chi ha interpretato la linea difensiva tenuta nel procedimento sportivo del 2006 come un patteggiamento, che poi significava ammissione di colpa; riuscendo a mantenere anche in questo, cioè nella comunicazione verso i non clienti, in una situazione così delicata e contraddittoria, una posizione netta e indecifrabile allo stesso tempo. Ché alla fine, malgrado i clienti, volere o volare una risposta ai tifosi bisognava pur darla.
Fidarsi di un ritrovato - anzi, trovato e basta, non avendone mai avuto - orgoglio juventino da parte ell'erede pallido, a rigor di logica ispiratore o quantomeno assenziente in questa uscita allo scoperto ufficiale di Corso Galfer sulla vicenda Calciopoli, sarebbe da sciocchi. La noncuranza mostrata in questi quattro anni da Giovanni Filippo Giacobbe verso ogni vicenda bianconera che non fosse imposta da un minimo di decenza nei confronti della tradizione di famiglia basta, per forma, sostanza e reiteratezza, a far da indizio, prova e corpo del reato.
Dall'altra parte del muro, il Milan dei Berlusc-ani Galliani e Meani offre solidarietà ai cugini etici e onesti che non telefonavano mai "piaccia-o-non-piaccia-alle-difese-degli-imputati", ritenendo fuori luogo e improprio tirare in ballo lo scudetto del 2005/2006. Meglio non rovistare nella spazzatura. Sì che loro, i rossoneri, Calciopoli "l'hanno già pagata" (con la Champions League), ma mica vorremo intaccare l'immagine di ani e nani. Da tirare in ballo eccome, invece, e in fretta, quello 2005/2006, azzeccatamente definito "di merda e di cartone" da Giampiero Mughini nella bellissima prefazione del libro "Che fine ha fatto la Juve?". Il nostro libro. Senza falsa modestia, un libro scritto con molto cuore ma con altrettanta analisi da gente che, di quanto emerso in questi giorni su tv e giornali, parla a ragion veduta da quattr'anni.
E se non fosse per il ribrezzo che mi dà il solo pensare a un complimento di Moratti, che tale non vuole essere ovviamente, ci sarebbe di che essere orgogliosi, oggi, per tutti noi "popolo del web", per tutti noi "pinguini da tastiera", nel sentire che secondo lui, secondo loro, gli Onestissimi a prescindere, la Juventus si starebbe muovendo solo perché spinta dalla piazza. Una piazza virtuale, aggiungo, anche se poi tanto virtuale non è, mi pare.
Ad oggi c'è da ritenere che saranno ancora Eredi e Orsetti a orientare il nostro futuro, più delle prescrizioni sportive o delle sentenze ordinarie di Napoli. Tagliamo corto: preferirei affidare la cabina di un biplano a Lapo Elkann e farmici portare in giro per New York legato sulla coda, piuttosto che vedermi ancora in pasto agli equilibrismi dialettici dell'avvocato con la faccia da banconota da mille lire, capaci di rispondere "presente!" sia ai clienti che ai tifosi. Che poi, è ciò che è successo ieri.
I famosi fatti nuovi per ridefinire certe sentenze sportive, come previsto dall'art. 39 del C.G.S., ci sono già. Senza tanti "eventualmente", la rilevanza del materiale emerso in questi giorni, ad esclusione della santità dei protagonisti, c'è eccome. Esercitino la "più accurata tutela della Juventus e dei suoi tifosi", vivaddio, ma non come hanno "sempre fatto". Trovino nuove strade, ovvero quelle di sempre, le uniche, battute per decenni e fino a quattro anni fa da chi li aveva preceduti.
La merda e il cartone sono poca cosa, certo, dinanzi alla miseria nella quale siamo stati ridotti, lo sappiamo benissimo e non molliamo di un millimetro.
Ma da qualche parte bisogna pure cominciare, e cominciare da lì, piaccia o non piaccia alla difesa degli imputati, si può. Anzi, si deve.