Certo Moggi è un evergreen - un po' come certi pezzi degli Equipe 84 - per i tifosi esauriti della seconda squadra di Milano, però anche l'esaurimento va alimentato. Così l'altra sera a San Siro, in occasione della gara di tiro al bersaglio tra Manchester United e Onesti, la parte più illuminata del tifo nerassùrro che bince sensa rrruvàre pare abbia finalmente individuato il nuovo Lucianone: Michel Platini.
La sua colpa, ça va sans dire, è quella di essere stato uno dei più forti e rappresentativi giocatori della Juventus di tutti i tempi. Decodificando, secondo il lessico delle sapienti avanguardie presenti martedì a Milano in tribuna vip, un "gobbo di merda". Adriano scambia una zolla dentro all'area inglese per una birra media e ci si tuffa, gli ottantamila sugli spalti non hanno dubbi: è rigore. Il gobbo di merda sta complottando per sfilarci anche l'Europa.
Se avessimo a che fare con una proprietà e una dirigenza normali, potremmo prendere spunto da questo ennesimo episodio di insofferenza strisciante nei confronti del bianco e del nero per chiedere conto del nostro recente passato. E a lorsignori, se avessero a che fare con una tifoseria normale, laddove volere o no il normale predilige e antepone sempre lo scontro al confronto, più che chiederlo, il conto, lo presenteremmo senza bussare né chiedere permesso. Non sussistendo nessuna delle due condizioni - la prima per disgrazia, la seconda per grazia ricevuta - ci limitiamo ad alcune riflessioni.
Per riuscire meglio nell'impresa, proviamo a leggere un paio di pagine rosa, un paio di marroni e il Bignami delle dichiarazioni di Cobolli&Gigli 2006-2009; rivediamo e riascoltiamo il breve ma intenso filmato di John Elkann sulle cose riprovevoli e la necessità di ripartire dal basso; ci facciamo una partita alla Playstation schierando Buffon-Grygera-Mellberg-Andrade-Molinaro-Poulsen-Tiago-Almiron-Sissoko-Iaquinta-Amauri contro l'Inter di Ibrahimovic (la Juve la comandiamo noi con tutti giocatori al massimo della forma e l'Inter la comanda un bambino di cinque anni monco degli arti superiori con tutti i giocatori al minimo della forma, risultato al termine del primo tempo: 24 a 0 per l'Inter) e, per finire, ci pratichiamo un'auto-lobotomia con un ferro da maglia, in modo da riprodurre su noi stessi, con una certa approssimazione per difetto, la condizione cognitivo comportamentale dello juventino consapevole: quello che, senza alcuna paura, ha deciso di voltare pagina e guardare avanti. La famosa espiazione, per capirci.
Baciati da tanta lucidità, domandiamo: era questo l'obiettivo che la Nuova Juventus Smiles&Stripes aveva sognato di ottenere? Il programma di discesa all'inferno, con annesso scippo di scudetti e svendita di campioni, più l'esilio di Antonio Giraudo, Roberto Bettega, Luciano Moggi, Romy Gai, Franco Ceravolo, vale a dire il cuore pulsante della Juventus professionalmente meglio strutturata dell'era moderna, erano solo una prima tranche del lavoro di simpatizzazione, visto quanto accaduto a Milano? E per estendere il progetto su scala europea cosa faremo adesso, affideremo all'Emetico di Maranello il compito di lavorare sotto traccia per creare una task-force che possa detronizzare Platini dalla presidenza UEFA e lasciare spazio - che so - a Gianfelice Facchetti, Ignazio La Russa o Ligabue?
Anzi, tornando un attimo indietro, non eravamo già nel pieno della purificazione quando un pulmino di innocui tifosi bianconeri veniva preso a bottigliate e cinghiate insieme al suo ripieno animato nel parcheggio di un Autogrill, anche se poi il destino quella volta ha voluto che a rimetterci le penne, investito nel panico della fuga, fosse un amico di quelli con la cintura in mano anziché uno di quelli con la fibbia in faccia?
E di quel padre di un diciassettenne, ridotto in coma a sassate sotto gli occhi del proprio figlio mentre insieme raggiungevano il parcheggio dello stadio, reo, nella civile Bologna dei Gazzoni Frascara vessati da Moggi e Giraudo, di averlo difeso da un gruppo di buontemponi che voleva fottergli la sciarpa della Juve, che ci dite? Di sicuro lui sarà felice di aver toccato con mano la simpatia e l'onore ritrovato dello juventino nuovo stile agli occhi dei tifosi avversari, ma poi com'è finita? Cioè lui, dico, come sta oggi?
Perché è sempre la solita storia: chi non muore non fa notizia. Come quel padre. Ma oltre a non far notizia, spesso, chi non muore si rivede. Come il sentimento popolare.
La sua colpa, ça va sans dire, è quella di essere stato uno dei più forti e rappresentativi giocatori della Juventus di tutti i tempi. Decodificando, secondo il lessico delle sapienti avanguardie presenti martedì a Milano in tribuna vip, un "gobbo di merda". Adriano scambia una zolla dentro all'area inglese per una birra media e ci si tuffa, gli ottantamila sugli spalti non hanno dubbi: è rigore. Il gobbo di merda sta complottando per sfilarci anche l'Europa.
Se avessimo a che fare con una proprietà e una dirigenza normali, potremmo prendere spunto da questo ennesimo episodio di insofferenza strisciante nei confronti del bianco e del nero per chiedere conto del nostro recente passato. E a lorsignori, se avessero a che fare con una tifoseria normale, laddove volere o no il normale predilige e antepone sempre lo scontro al confronto, più che chiederlo, il conto, lo presenteremmo senza bussare né chiedere permesso. Non sussistendo nessuna delle due condizioni - la prima per disgrazia, la seconda per grazia ricevuta - ci limitiamo ad alcune riflessioni.
Per riuscire meglio nell'impresa, proviamo a leggere un paio di pagine rosa, un paio di marroni e il Bignami delle dichiarazioni di Cobolli&Gigli 2006-2009; rivediamo e riascoltiamo il breve ma intenso filmato di John Elkann sulle cose riprovevoli e la necessità di ripartire dal basso; ci facciamo una partita alla Playstation schierando Buffon-Grygera-Mellberg-Andrade-Molinaro-Poulsen-Tiago-Almiron-Sissoko-Iaquinta-Amauri contro l'Inter di Ibrahimovic (la Juve la comandiamo noi con tutti giocatori al massimo della forma e l'Inter la comanda un bambino di cinque anni monco degli arti superiori con tutti i giocatori al minimo della forma, risultato al termine del primo tempo: 24 a 0 per l'Inter) e, per finire, ci pratichiamo un'auto-lobotomia con un ferro da maglia, in modo da riprodurre su noi stessi, con una certa approssimazione per difetto, la condizione cognitivo comportamentale dello juventino consapevole: quello che, senza alcuna paura, ha deciso di voltare pagina e guardare avanti. La famosa espiazione, per capirci.
Baciati da tanta lucidità, domandiamo: era questo l'obiettivo che la Nuova Juventus Smiles&Stripes aveva sognato di ottenere? Il programma di discesa all'inferno, con annesso scippo di scudetti e svendita di campioni, più l'esilio di Antonio Giraudo, Roberto Bettega, Luciano Moggi, Romy Gai, Franco Ceravolo, vale a dire il cuore pulsante della Juventus professionalmente meglio strutturata dell'era moderna, erano solo una prima tranche del lavoro di simpatizzazione, visto quanto accaduto a Milano? E per estendere il progetto su scala europea cosa faremo adesso, affideremo all'Emetico di Maranello il compito di lavorare sotto traccia per creare una task-force che possa detronizzare Platini dalla presidenza UEFA e lasciare spazio - che so - a Gianfelice Facchetti, Ignazio La Russa o Ligabue?
Anzi, tornando un attimo indietro, non eravamo già nel pieno della purificazione quando un pulmino di innocui tifosi bianconeri veniva preso a bottigliate e cinghiate insieme al suo ripieno animato nel parcheggio di un Autogrill, anche se poi il destino quella volta ha voluto che a rimetterci le penne, investito nel panico della fuga, fosse un amico di quelli con la cintura in mano anziché uno di quelli con la fibbia in faccia?
E di quel padre di un diciassettenne, ridotto in coma a sassate sotto gli occhi del proprio figlio mentre insieme raggiungevano il parcheggio dello stadio, reo, nella civile Bologna dei Gazzoni Frascara vessati da Moggi e Giraudo, di averlo difeso da un gruppo di buontemponi che voleva fottergli la sciarpa della Juve, che ci dite? Di sicuro lui sarà felice di aver toccato con mano la simpatia e l'onore ritrovato dello juventino nuovo stile agli occhi dei tifosi avversari, ma poi com'è finita? Cioè lui, dico, come sta oggi?
Perché è sempre la solita storia: chi non muore non fa notizia. Come quel padre. Ma oltre a non far notizia, spesso, chi non muore si rivede. Come il sentimento popolare.
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