lunedì 22 marzo 2010

Giovanni Filippo Giacobbe.


Salve, mi chiamo Giovanni. Come mio nonno. Perché quella di appioppare ai nipotini il nome del nonno è un'usanza assai diffusa. Lo fanno i ricchi, lo fanno i medi, lo fanno i poveri.
Io, per esempio, sono ricco. E sono giovane, il che di sicuro segna ancor più punti a mio favore. Sai che forza essere ricchi sfondati a novant'anni. Io invece sono giovane e sono già ricco, ricchissimo. Ho cominciato presto a usmare la vita. Ho studiato all'estero, ho studiato in Italia, ho studiato ovunque. Ho assorbito la linfa del comando fin da piccolo, perché quello era il mio destino. Come me ne nasce uno ogni cent'anni. Più crescevo e più imparavo, più imparavo e più volevo crescere. Insomma, più crescevo e più crescevo. Come le formichine, raccoglievo e accatastavo. Formica, non cicala.
Poi, un giorno, mio nonno è morto e mi ha lasciato qualche miliardo di euro. Per cui la quale, cicale cicale cicale. Io sono giovane e ricco, ricco sfondato. Perché come me ne nasce uno ogni cent'anni.
Salve, mi chiamo Filippo. Cioè, mi chiamo "anche" Filippo. Perché quella di appioppare ai figli più di un nome è un'usanza assai diffusa. Anche questo lo fanno i ricchi, lo fanno i medi, lo fanno i poveri. Tanto i nomi mica costano. E poi, se anche fosse, a me che volete che importi? Ricco come sono, avrei potuto scegliermene un oceano, di nomi. Certo mi sarebbe anche piaciuto avere un sacco di cognomi. La vera nobiltà la riconosci dai cognomi, mica dai nomi. Tipo la Serbelloni Mazzanti Viendalmare, quelle robe lì. Io di cognome ne ho uno solo, che manco c'entra con quello di mio nonno. Così, per non saper né leggere né scrivere, ne ho sposata una, di quelle robe lì.
Salve, mi chiamo Giacobbe. Sì, sono sempre io. Perché quella di appioppare ai figli più di un nome è sì un'usanza assai diffusa, ma mica i nomi si tirano su a sorte. Se sei povero tuo figlio lo chiami J.R., Sue Ellen o Diego, come Maradona. Se sei medio lo chiami come il nonno paterno e la nonna materna e la bisnonna materna o paterna e la zia del nonno materno che è rimasta schiacciata sotto il trattore quando era piccola. Se sei ricco, invece, tuo figlio lo chiami con il nome del tuo faro esistenziale. La tua stella polare. Il mio nome significa "colui che soppianta", ovvero fotte il posto a qualcun altro senza tanti complimenti. Ma io non ho fottuto niente a nessuno. Io sono un predestinato, come me ne nasce uno ogni cent'anni. Non posso essere io quello che soppianta.
E infatti mi chiamo Giacobbe, è vero, ma non per le ragioni che credono i maligni. Io mi chiamo Giacobbe come Sandro Giacobbe. Uno che ha fatto cose per nulla memorabili, diciamo pure mediocri, trenta e più anni fa. Eppure, se provi a chiedere in giro, c'è ancora chi se lo ricorda. Io prigioniero, Gli occhi di tua madre, quelle robe lì. In pratica, gli eponimi della mia vita.

Love Juventus. Hate Elkann.

4 commenti:

Lego ha detto...

...Ricco come sono, avrei potuto scegliermene un oceano, di nomi....

questa è una chicca. ;)

ciao Trillo.

Trillo ha detto...

Io che sono un misero e dozzinale cazzone, invece, devo dire che preferisco la citazione di Heather Parisi.
De gustibus...

Anonimo ha detto...

Love Juventus, Hate Elkann.
Forever ... o almeno fino a quando questi usurpatori non se ne andranno fuori dalle balle.

blair ha detto...

Il finale, tutta la parte su Giacobbe, è più denso di riferimenti della Divina Commedia, dei Promessi Sposi, di Zoffgentilecabrini.
Davvero: nomen omen.
Bravo!