Non c'è niente di più rivelativo del passaggio di Michael Schumacher alla Mercedes per rendere la vera dimensione del fenomeno Luca Cordero di Montezemolo.
Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Fiat e della Ferrari più altre sette-ottomila cariche, carichine e carichette sparse qua e là, è quel portabandiera dell'imprenditoria italica che ha fondato Italia Futura, nata - cito testualmente dal sito web italiafutura.it - per "concorrere a superare il ritardo che l’Italia sta accumulando ogni giorno nei confronti dei principali paesi europei. Un ritardo che non si misura solo negli indicatori economici, ma soprattutto nella difficoltà della politica a disegnare un futuro per il paese".
Uno dei malcostumi tipicamente italiani che la neonata associazione vorrebbe combattere e debellare, tra gli altri, è lo spregio della meritocrazia, cioè il cancro che colpisce e distrugge le ambizioni di chiunque non sia raccomandato o "figlio di".
Ora, già sentire Montezemolo che vorrebbe combattere i privilegi senza virtù dei "figli di", basterebbe di per sé per farci ghignare e contorcere fino a vomitare le tibie. Ma volendo essere più cinici e spietati, per non dire più realistici, a svelare una volta di più il grande bluff che si annida dietro al nobile ciuffo telescopico dal doppio cognome è, appunto, la decisione del sette volte iridato di Formula 1 Michael Schumacher di rientrare nel grande Circus, non già sotto le insegne del cavallino rampante della Ferrari, bensì in compagnia di un altro ex di Maranello - il neo campione del mondo Ross Brawn - e della sua nuova scuderia marchiata con la stella a tre punte e recentemente acquistata dal colosso di Stoccarda.
Secondo indiscrezioni trapelate nelle ultime ore, infatti, l'accordo tra il pilota tedesco e il manager inglese per il passaggio alla Mercedes risalirebbe allo scorso mese di agosto, ovvero ad alcune settimane prima che andasse in scena la commedia del tentato rientro di Schumi alla guida di una monoposto rossa, lasciata vacante da Felipe Massa dopo l'incontro ravvicinato del terzo tipo con la molla (ma dura) sguinzagliata in pista da Rubens Barrichello durante le prove del Gran Premio d'Ungheria.
In quell'occasione Schumacher tenne tutti, Montezemolo in testa, con il fiato sospeso e le campane pronte a suonare a festa, salvo firmare la resa, gettando milioni di appassionati del cavallino nello sconforto, per il dolore al collo che una caduta dalla moto ancora troppo fresca gli provocava ad ogni curva.
E invece no, a quanto pare: la verità nuda e cruda è che in quei giorni le grandi manovre erano già iniziate e, come avrebbe fatto qualsiasi persona di buon senso (a maggior ragione se ricca sfondata e avendo superato i quarant'anni), Schumi aveva deciso che, se ritorno doveva essere, la scelta avrebbe dovuto cadere su persone e mezzi di assoluta eccellenza.
L'icona, il campione pluri-titolato, l'uomo immagine mostrato al popolo come un fedelissimo elemento della grande famiglia ferrarista nei secoli dei secoli, nel momento in cui si è reso conto di avere tutto da perdere e nulla da guadagnare, ha fatto la sua scelta. All'omino con il ciuffo, che non ha fatto mancare il suo commento risentito alla vicenda, non dev' essere sembrato vero di tornare alla normalità. Quella normalità che per lui, finché l'Avvocato fu in vita, aveva significato quasi sempre mezze figure e fragorosi fallimenti; dalle bordate di Romiti per quella storiaccia che lo portò alla Cinzano (QUI), all'organizzazione dei mondiali di Italia '90 (con costi esorbitanti e sprechi di denaro pubblico per stadi mediocri, alcuni dei quali già obsoleti il giorno dopo averne terminato restyling miliardari), fino alla gestione della Juventus nel 1990-1991, non a caso drammaticamente analoga a quella odierna nel suo mix di incompetenze, risultati sconcertanti e autentici patrimoni buttati alle ortiche.
Sui blog e sui forum di Formula 1 adesso è tutto un insulto al traditore, al mercenario che si è rimangiato la parola data per mettersi con i nemici giurati tedeschi. E tu chiamalo scemo!, mi verrebbe da dire, uno che ha preferito una Mercedes a una Fiat. Ma il punto, ve l'ho detto, non è questo.
Il punto è che chi scrive quelle cose, forse, aveva creduto davvero alle storielle divertenti dove tra un inglese, un tedesco e un italiano la figura dei coglioni la facevano sempre i primi due. Che noi italiani, si dice, a tirarci fuori dai guai con scaltrezza e talento non siamo secondi a nessuno.
Certo, se c'è papà a darci una mano. E nelle barzellette.
Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Fiat e della Ferrari più altre sette-ottomila cariche, carichine e carichette sparse qua e là, è quel portabandiera dell'imprenditoria italica che ha fondato Italia Futura, nata - cito testualmente dal sito web italiafutura.it - per "concorrere a superare il ritardo che l’Italia sta accumulando ogni giorno nei confronti dei principali paesi europei. Un ritardo che non si misura solo negli indicatori economici, ma soprattutto nella difficoltà della politica a disegnare un futuro per il paese".
Uno dei malcostumi tipicamente italiani che la neonata associazione vorrebbe combattere e debellare, tra gli altri, è lo spregio della meritocrazia, cioè il cancro che colpisce e distrugge le ambizioni di chiunque non sia raccomandato o "figlio di".
Ora, già sentire Montezemolo che vorrebbe combattere i privilegi senza virtù dei "figli di", basterebbe di per sé per farci ghignare e contorcere fino a vomitare le tibie. Ma volendo essere più cinici e spietati, per non dire più realistici, a svelare una volta di più il grande bluff che si annida dietro al nobile ciuffo telescopico dal doppio cognome è, appunto, la decisione del sette volte iridato di Formula 1 Michael Schumacher di rientrare nel grande Circus, non già sotto le insegne del cavallino rampante della Ferrari, bensì in compagnia di un altro ex di Maranello - il neo campione del mondo Ross Brawn - e della sua nuova scuderia marchiata con la stella a tre punte e recentemente acquistata dal colosso di Stoccarda.
Secondo indiscrezioni trapelate nelle ultime ore, infatti, l'accordo tra il pilota tedesco e il manager inglese per il passaggio alla Mercedes risalirebbe allo scorso mese di agosto, ovvero ad alcune settimane prima che andasse in scena la commedia del tentato rientro di Schumi alla guida di una monoposto rossa, lasciata vacante da Felipe Massa dopo l'incontro ravvicinato del terzo tipo con la molla (ma dura) sguinzagliata in pista da Rubens Barrichello durante le prove del Gran Premio d'Ungheria.
In quell'occasione Schumacher tenne tutti, Montezemolo in testa, con il fiato sospeso e le campane pronte a suonare a festa, salvo firmare la resa, gettando milioni di appassionati del cavallino nello sconforto, per il dolore al collo che una caduta dalla moto ancora troppo fresca gli provocava ad ogni curva.
E invece no, a quanto pare: la verità nuda e cruda è che in quei giorni le grandi manovre erano già iniziate e, come avrebbe fatto qualsiasi persona di buon senso (a maggior ragione se ricca sfondata e avendo superato i quarant'anni), Schumi aveva deciso che, se ritorno doveva essere, la scelta avrebbe dovuto cadere su persone e mezzi di assoluta eccellenza.
L'icona, il campione pluri-titolato, l'uomo immagine mostrato al popolo come un fedelissimo elemento della grande famiglia ferrarista nei secoli dei secoli, nel momento in cui si è reso conto di avere tutto da perdere e nulla da guadagnare, ha fatto la sua scelta. All'omino con il ciuffo, che non ha fatto mancare il suo commento risentito alla vicenda, non dev' essere sembrato vero di tornare alla normalità. Quella normalità che per lui, finché l'Avvocato fu in vita, aveva significato quasi sempre mezze figure e fragorosi fallimenti; dalle bordate di Romiti per quella storiaccia che lo portò alla Cinzano (QUI), all'organizzazione dei mondiali di Italia '90 (con costi esorbitanti e sprechi di denaro pubblico per stadi mediocri, alcuni dei quali già obsoleti il giorno dopo averne terminato restyling miliardari), fino alla gestione della Juventus nel 1990-1991, non a caso drammaticamente analoga a quella odierna nel suo mix di incompetenze, risultati sconcertanti e autentici patrimoni buttati alle ortiche.
Sui blog e sui forum di Formula 1 adesso è tutto un insulto al traditore, al mercenario che si è rimangiato la parola data per mettersi con i nemici giurati tedeschi. E tu chiamalo scemo!, mi verrebbe da dire, uno che ha preferito una Mercedes a una Fiat. Ma il punto, ve l'ho detto, non è questo.
Il punto è che chi scrive quelle cose, forse, aveva creduto davvero alle storielle divertenti dove tra un inglese, un tedesco e un italiano la figura dei coglioni la facevano sempre i primi due. Che noi italiani, si dice, a tirarci fuori dai guai con scaltrezza e talento non siamo secondi a nessuno.
Certo, se c'è papà a darci una mano. E nelle barzellette.