lunedì 8 settembre 2008

F.C. Internazionale.


Gli altri vanno più forte? Non c'è problema: pianto isterico, lacrimoni, rivoli di moccio giù dal naso, faccia paonazza e il gioco è fatto. Primi a tavolino.
E' storia vecchia quella delle vittorie "comode". Forse avrebbero potuto diventare leggenda ai tempi di Nicolò Carosio, che se anche una rovesciata finiva in curva , lui poteva urlare "Fuori di un soffio!"; ma con la televisione certe cose non dovrebbero più esistere.
Se fai una certa scelta perché ritieni che non pioverà fino al termine del Gran Premio, e quella scelta si rivela azzeccata, nulla da dire. Se però poi invece piove, e chi aveva deciso che sarebbe successo ti riacchiappa, manco foste tu a piedi e lui in bicicletta, c'est la vie.
Da anni e anni non si sente dire altro che la Formula 1 è una palla pazzesca, perché "mai un sorpasso se non ai box", e poi la grama volta che accade di tornare indietro di vent'anni, con due svitati che quasi si prendono a sportellate a 300 all'ora con le gomme da asciutto sull'asfalto bagnato pur di mettere il proprio muso davanti all'altro, chi ti arriva? Loro: l'Inter con le ruote.
Ho acquisito una certezza in questi anni, e cioè che nemmeno un'amicizia intima con Carlo Rambaldi riuscirebbe a farmi ammirare una faccia da cazzo più da cazzo di quella dell'Emetico. Nemmeno con l'aiuto della plastilina e della computer-grafica.
Da ieri, però, la mia certezza traballa: non troppo, ma traballa. C'è quel nuovo esemplare di "gugnino" (che in dialetto basso-piemontese significa piagnone, che non sa perdere), il tipetto occhialuto e vagamente nerd che si occupa di sbrigare le pratiche per vincere-senza-aver-vinto da quando Alvaro Vitali Todt è stato promosso a.d. della Ferrari, a contendergli lo scettro.
D'altronde, se un curriculum senza acuti gli ha comunque permesso di arrivare dove è arrivato, i casi sono due: o gode delle simpatie del Gran Capo, o è stato incredibilmente abile nel sintonizzarsi in fretta sulle frequenze etiche e sportive della Casa Madre. Se poi è riuscito a fare entrambe le cose, sai che pacchia.
Così grazie alla sua onestà, e tirando per i capelli le norme di un regolamento con l'alopecia, i giudici di gara presenti a Spa sono riusciti nel capolavoro di cancellare con un colpo di spugna uno dei pochi attimi di spettacolo vero della Formula 1 recente, ormai più simile alla Playstation che al "tutti contro tutti tra autentici fenomeni" di una ventina d'anni fa, appunto.
Come usa oggi per chiunque ricopra incarichi di responsabilità, specie qui nell'ItaGlietta, non ha avuto neppure il coraggio delle proprie azioni. A chi gli domandava se avesse o no presentato reclamo, ha risposto sibillinamente: "Sono stato convocato dalla giuria e ho detto quello che dovevo dire".
Perché Ferrari è sinonimo di successo italiano nel mondo. E' un'immagine vincente da esportare.

E questo è il loro modo di farlo. Viva l'ItaGlia.


Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

4 commenti:

valepiùdiunpicassolamagliasporcadiberce ha detto...

Quello che si è visto ieri è pazzesco, non ci sono parole, scandaloso è dire poco!
L'Inter con le ruote, Trillo, nessuna definizione poteva essere migliore e più efficace!

marco99 ha detto...

Grandioso!
Finalmente qualcuno che la pensa come me, ho trascorso la domenica pomeriggio litigando con quattro interisti-ferraristi nel sito del corriere che esultavano per il loro tavolino quotidiano.
Inter con le ruote... GENIO

Anonimo ha detto...

3° caso:
Monnezzemolo preferisce il suo al (gran) culo della signora Edwige.
Ad ogni modo spero che ai catorci rossi fumi il motore fino all'ultima gara.
saluti Trillo.

Trillo ha detto...

Questo ominide sta riuscendo nell'impresa di rendere la Ferrari antipatica, in un paese dove chiunque l'ha sempre sostenuta anche senza interessarsi di Formula 1 (a parte Berlusconi e Briatore). :-)