sabato 8 marzo 2008

Pelle, palle e pallottole.


Quando sbagliavano perché qualcuno li obbligava a farlo (magari sequestrandoli o corrompendoli), la colpa era di coloro che li sequestravano o li corrompevano.
Oggi che sbagliano perché sbagliare è umano ("come per un portiere o un attaccante"), la colpa è di chi li critica, brandendo minacciosamente la moviola come fosse il bastone di un alpino davanti a un mulo sfaticato.
Ci sono le prove che nessuno li sequestrasse, ma sai com'è. Non ci sono prove che qualcuno li corrompesse, ma capirai, potendo contare sulla miseria di centomila intercettazioni telefoniche e solo qualche anno di controllo sistematico delle telefonate in entrata e in uscita dai telefoni dei corruttori e dei corrotti, non si poteva certo pretendere di ottenere qualcosa di concreto. Troppo poco il materiale a disposizione, troppo poco tempo. Ma corrotti lo erano di sicuro. Lo dice anche Radio Ladri (FM 29 meno 2 più B, la lunghezza d'onda del sentire popolare). Alla consolle, DJ Ruperto.
Prima c'erano due designatori, perché così avevano voluto quelli che volevano sentirsi più tutelati. Ma c'era chi li chiamava troppo spesso. Il regolamento non lo vietava (oggi invece sì, ma il mercato nero delle intercettazioni telefoniche a buon mercato per i soliti noti della carta stampata è improvvisamente fallito: crollo della domanda, fine dell'offerta).
I designatori li chiamavano tutti. Se lo dice un designatore, è un bugiardo. Se lo dicono due designatori, sono due bugiardi. I corruttori li chiamavano per truccare le designazioni. Le designazioni avvenivano per sorteggio. Il tribunale di Roma ha sentenziato che i sorteggi non erano truccati. Ma che importa, Radio Ladri non può sbagliarsi.
Il tribunale di Napoli tarda a farsi ingravidare dalle certezze dei suoi due pm allo sbando, ed è un vero peccato, perché sono convinto che assistere al parto di un dibattimento dove i presunti bugiardi potranno portare argomentazioni e prove senza che un Guido Rossi qualunque glielo possa impedire, sarebbe un sacco divertente. Ma si sa: la giustizia, qui da noi, è così lenta. Vedremo (forse).
Oggi c'è un solo designatore, e nessuno lo chiama. Io, che ho capito nel 2006 cosa significhi il "sentire popolare", mi permetto di obiettare: non ci credo. Almeno finché non vedrò i tabulati del suo traffico telefonico in entrata e in uscita da due anni a questa parte, e anche quelli da domani in poi. Dei tabulati di prima, invece, non ce n'è bisogno: li abbiamo letti, e sappiamo con chi chiedeva di incontrarsi, dove e quando. Per fare cosa? Per discutere di cosa? Calciopoli me l'ha insegnato: mai fidarsi. Mi piacerebbe saperlo, e non credo di essere il solo. Il sentire popolare, invece, in questo caso ha consigliato di promuoverlo. Amen.
Quando gli errori sfiguravano i campionati per volontà dei corruttori, se ne sbraitava da Biscardi, se ne sbraitava a Controcampo, se ne sbraitava alla Domenica Sportiva, se ne sbraitava su tutti i giornali. E loro (gli arbitri e i designatori) continuavano a sfigurare i campionati, portandosi appresso, al massimo, il fardello delle critiche di quella metà d' Italia non affezionata ai corruttori.
Oggi che gli errori sono il frutto del diritto di sbagliare ("come un portiere o un attaccante"), se ne sbraita tuttalpiù invocando la moviola, ma di corruttori nemmeno l'ombra. Eppure il fardello per loro (gli arbitri e il designatore, non più corrotti) ha preso una brutta forma: da mugugno si è tramutato in vita sotto scorta, bossoli nella corrispondenza, minacce alle famiglie, linciaggi per la strada.
Il presidente dell'AIA Cesare Gussoni ammonisce tutti: fermate questo inferno, prima che sia troppo tardi. Rivendica il diritto di sbagliare, un diritto che il demonio della moviola sbraitata starebbe trasformando in pericolo grave, e per giunta sulla loro pelle .
Allora mi chiedo: chi minaccia gli arbitri? Chi spedisce le pallottole? Chi minaccia le loro famiglie?
Per me calciopoli si può chiudere anche adesso, mentre ne sto scrivendo. Prendo la mia canna e vado per trote, ci sono tanti modi per riempire quelle due ore della domenica. Anzi, per riempire il vuoto lasciato da Molinaro, Grygera, Palladino, Cobolli e Blanc, di trote ne bastano pure poche. Non c'è problema. Se qualcuno ritiene che il gioco si sia fatto troppo duro, così sia.
Questi appelli strazianti a tutti e a nessuno, però, questo dire basta per fermare non si sa chi, ricordano un po' troppo l'atteggiamento del giocatore di poker quando, un attimo prima di perdere anche i pantaloni, mette sul tavolo tutto ciò che gli è rimasto, sperando di forzare i suoi avversari a desistere.
Agire in buona fede - ed io posso dire di averlo fatto sempre, si condividano o meno le mie idee - porta con sè un effetto collaterale straordinario: il voler capire. E siccome cerco di capire, i conti non tornano, c'è poco da fare.
Delle minacce, delle pallottole, della vita sotto scorta, si è parlato mille volte. Ciò che non si è ancora detto è: chi. Ciò che non si è ancora detto è: perché ora, proprio ora che quel mondo è stato ripulito dal Male. Ciò che non si è ancora detto è: perché non prima, semmai, quando quel mondo era così infestato dal Male.
Preferisco di gran lunga la ragione e la logica al sentire popolare. Mi rivolgo a chi ci racconta di un calcio pulito, a chi ci racconta che tutto è cambiato, a chi ci racconta che prima era diverso. Se il risultato di tanta virtuosa pulizia devono essere le pallottole, allora vi prego signori miei, fatela finita. Prima era così, oggi è cosà, domani chissà: non sta in piedi, come accade per tutte le palle.

Palle prima, palle oggi, palle, palle. E sempre sulla nostra pelle.

1 commento:

marco99 ha detto...

ora che hanno fatto a pezzi la juve e moggi nessuno parlerà più di tabulati telefonici.. ci scommetto