"Non sono un santo. Se ho peccato, l’ho fatto esclusivamente per difendere la mia società (la Juventus, n.d.T.)".
Uno legge questa frase, si dà un'occhiata intorno, e pensa al preambolo dell'ennesima patetica difesa del mafioso Luciano Moggi (gli anti-juventini).
Oppure, ben che vada, pensa all'incipit dell'ennesima sviolinata in favore del losco Luciano Moggi (gli juventini BlanCobollElkanizzati).
Il tifoso di serie C, invece, rancoroso, sobillatore e squadrista quanto basta - com'è chi vi scrive - sobbalza sulla sedia e si stropiccia gli occhi.
Quattro. E' il numero che ha segnato la vita di un uomo e la fine di un rapporto. Di un rapporto assai profondo, perlomeno con una larga parte di coloro che per decenni lo avevano adorato, come calciatore prima e come dirigente poi.
Quella frase l'ha pronunciata Giampiero Boniperti, nell'intervista, rilasciata a Roberto Beccantini per La Stampa, che ne celebra l'ottantesimo compleanno (oggi, 4 luglio). Il "quattro" che ha segnato la sua vita.
I sintomi di uno strappo con la Juve - diventato squarcio coi tifosi poco più di un anno fa - si erano avvertiti fin dall'inizio degli anni '90, quando l'avvento di Lucky Luke Montezemolo, per un solo anno di mandato ma abbondantemente carico di nulla e disgrazie, lo sradicò senza tanti complimenti dal giardino nel quale aveva trascorso quasi una vita intera.
Il giorno che lasciò la presidenza - raccontava il suo successore Vittorio Chiusano - "era molto stanco. Fu lui stesso a chiedermi di prendere il suo posto".
Una piccola bugia a fin di bene, crediamo noi, un gesto rivolto da un gentiluomo a un pezzo di storia bianconera. Ma la realtà era che qualcosa si era rotto, e quella frattura sarebbe diventata insanabile con il successivo avvento della Triade voluta dal dottor Umberto Agnelli, per la verità mai troppo prodiga di effusioni o carezze per quel simbolo della storia juventina.
Per uno abituato a lasciare la tribuna alla fine del primo tempo - per scongiurare l'infarto, diceva - dodici anni lontano dallo stadio non passano inosservati agli occhi della gente e dei tifosi. Di certi tifosi, almeno.
Poi, improvvisamente, la gogna di calciopoli, la serie B, i trofei saccheggiati, l'onore inzuppato nel fango. Una pena "congrua", secondo alcuni. E lui, Boniperti, riappare. Quattro.
Il "quattro" che ha segnato la fine di un rapporto. Fu durante l'assemblea dell'aprile 2007, alla quale Boniperti partecipò su invito della nuova dirigenza pur non avendone il diritto, che si raggiunse il punto di non ritorno tra colui che si professa il più juventino di tutti e coloro i quali, più modestamente, ritengono la Juventus un patrimonio di tutti gli juventini veri.
Riferendosi all'avvocato con la faccia da banconota da mille lire (il quale aveva affermato di fronte agli azionisti che "le carte ci condannavano alla serie C: c'erano almeno quattro illeciti!", sventolando con la mano il numero "quattro" come un broker della new economy in delirio davanti ai monitor di Wall Street), disse: " L'avvocato Zaccone si è comportato benissimo".
Fingeva di non sapere, Boniperti, che sono lontani i tempi in cui i calciatori si accontentavano di una vacca gravida come premio partita. Ci vuole altro, oggi, per convincere la gente ad accettare qualcosa che non torna con i propri interessi ma, soprattutto, con le proprie passioni straziate.
Della Juve di oggi, dice: "Ho letto della rissa con il Toro per ’sto Knezevic del Livorno. Una riserva, fra l’altro. Mah. Forse è un segno dei tempi".
Eccome se lo è.
E allora buon compleanno, ex presidente: cento di questi ultimi due anni. Se li goda, lei che è il più juventino di tutti, magari insieme a chi "si è comportato benissimo".
Per noi, invece, juventini normali, il mio augurio è di altri 109 di "quegli" anni. Magari insieme a chi si è comportato malissimo. Sempre se le va.
Uno legge questa frase, si dà un'occhiata intorno, e pensa al preambolo dell'ennesima patetica difesa del mafioso Luciano Moggi (gli anti-juventini).
Oppure, ben che vada, pensa all'incipit dell'ennesima sviolinata in favore del losco Luciano Moggi (gli juventini BlanCobollElkanizzati).
Il tifoso di serie C, invece, rancoroso, sobillatore e squadrista quanto basta - com'è chi vi scrive - sobbalza sulla sedia e si stropiccia gli occhi.
Quattro. E' il numero che ha segnato la vita di un uomo e la fine di un rapporto. Di un rapporto assai profondo, perlomeno con una larga parte di coloro che per decenni lo avevano adorato, come calciatore prima e come dirigente poi.
Quella frase l'ha pronunciata Giampiero Boniperti, nell'intervista, rilasciata a Roberto Beccantini per La Stampa, che ne celebra l'ottantesimo compleanno (oggi, 4 luglio). Il "quattro" che ha segnato la sua vita.
I sintomi di uno strappo con la Juve - diventato squarcio coi tifosi poco più di un anno fa - si erano avvertiti fin dall'inizio degli anni '90, quando l'avvento di Lucky Luke Montezemolo, per un solo anno di mandato ma abbondantemente carico di nulla e disgrazie, lo sradicò senza tanti complimenti dal giardino nel quale aveva trascorso quasi una vita intera.
Il giorno che lasciò la presidenza - raccontava il suo successore Vittorio Chiusano - "era molto stanco. Fu lui stesso a chiedermi di prendere il suo posto".
Una piccola bugia a fin di bene, crediamo noi, un gesto rivolto da un gentiluomo a un pezzo di storia bianconera. Ma la realtà era che qualcosa si era rotto, e quella frattura sarebbe diventata insanabile con il successivo avvento della Triade voluta dal dottor Umberto Agnelli, per la verità mai troppo prodiga di effusioni o carezze per quel simbolo della storia juventina.
Per uno abituato a lasciare la tribuna alla fine del primo tempo - per scongiurare l'infarto, diceva - dodici anni lontano dallo stadio non passano inosservati agli occhi della gente e dei tifosi. Di certi tifosi, almeno.
Poi, improvvisamente, la gogna di calciopoli, la serie B, i trofei saccheggiati, l'onore inzuppato nel fango. Una pena "congrua", secondo alcuni. E lui, Boniperti, riappare. Quattro.
Il "quattro" che ha segnato la fine di un rapporto. Fu durante l'assemblea dell'aprile 2007, alla quale Boniperti partecipò su invito della nuova dirigenza pur non avendone il diritto, che si raggiunse il punto di non ritorno tra colui che si professa il più juventino di tutti e coloro i quali, più modestamente, ritengono la Juventus un patrimonio di tutti gli juventini veri.
Riferendosi all'avvocato con la faccia da banconota da mille lire (il quale aveva affermato di fronte agli azionisti che "le carte ci condannavano alla serie C: c'erano almeno quattro illeciti!", sventolando con la mano il numero "quattro" come un broker della new economy in delirio davanti ai monitor di Wall Street), disse: " L'avvocato Zaccone si è comportato benissimo".
Fingeva di non sapere, Boniperti, che sono lontani i tempi in cui i calciatori si accontentavano di una vacca gravida come premio partita. Ci vuole altro, oggi, per convincere la gente ad accettare qualcosa che non torna con i propri interessi ma, soprattutto, con le proprie passioni straziate.
Della Juve di oggi, dice: "Ho letto della rissa con il Toro per ’sto Knezevic del Livorno. Una riserva, fra l’altro. Mah. Forse è un segno dei tempi".
Eccome se lo è.
E allora buon compleanno, ex presidente: cento di questi ultimi due anni. Se li goda, lei che è il più juventino di tutti, magari insieme a chi "si è comportato benissimo".
Per noi, invece, juventini normali, il mio augurio è di altri 109 di "quegli" anni. Magari insieme a chi si è comportato malissimo. Sempre se le va.
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5 commenti:
Chi non difende la Juve nel momento del bisogno, non merita gli auguri. Credevo amasse i colori, e alla sua età poteva permettersi di osare, come altri rinnegati non hanno avuto voglia e coraggio di fare. Prima di farsopoli era un altro discorso, adesso, solo vergogna. (80 anni di vergogna.) Mai come ora avrebbe dovuto gridare GIULEMANIDALLAJUVE! Anche tu farai parte della nostra eterna 'ferita'.
Oh che bello l'isolano! :-)
Benvenuto a bordo, carissimo.
Eppure qualcuno dice che saremmo pochi nostalgici paranoici.
Che si sia arrivati a provare profonda delusione per "carenza di juventinità" da parte di BONIPERTI (che sarebbe stata una contraddizione in termini, fino a poco tempo fa), la dice lunga su tutto.
Non perderti l'intervista esclusiva a Piero Ostellino che sarà su ju29ro.com a partire da martedì prossimo.
MOLTO INTERESSANTE.
A 80 anni non farebbe meglio a guardare, braccia dietro la schiena, i lavori in corso come fanno tutti i nonnacci in pensione?
mi avanza un vaffanculo e -seppur a malincuore- lo regalo a Marisa.
ciao Trillo
Boniperti chi? Quello col sorriso a salvadanaio? Et tu Ioannis Petrus?
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