
Voglio dare retta ai tanti Maestri che la politica e le istituzioni ci propongono quotidianamente come modelli di ispirazione. Pertanto mi unisco al coro, così chic, di quelli della "premessa d'ordinanza": ho fiducia nella giustizia. Ho fiducia nel lavoro della magistratura. E ragiono di conseguenza.
Siccome quella magistratura nella quale ogni cittadino perbene deve avere fiducia merita - appunto - fiducia, il proscioglimento di Franco Carraro da tutte le accuse che lo riguardavano nel processo di Napoli (cioè il processo alla Cupola di Calciopoli) può allora avere una sola spiegazione: Franco Carraro dovrebbe essere un inetto, un incompetente, un incapace. Forse anche un po' pirla.
Non si tratta di volere apostrofare impunemente l'ex presidente della FIGC, bensì della più logica e coerente conclusione alla quale possa giungere chiunque abbia seguito dall'inizio i fatti, ovvero da quando il collegio sportivo giudicante convocato dal commissario etnico Guido Rossi diede il via ai processi sportivi.
Su quale binario morto si sarebbe sistemato Carraro nel via vai della vicenda era apparso chiaro già verso metà estate 2006, allorché la squalifica di quattro anni e mezzo, inflittagli in primo grado, si era trasformata in 80.000 euro di multa nel giro di un secondo (grado), con un colpo di bacchetta magica degno di Mago Merlino.
Considerando il casino ciclopico che secondo i magistati era ruotato attorno alla FIGC per anni - tanto da arrivare a rinviare a giudizio, ieri, dopo due anni e mezzo, 25 persone: Marcello Ambrosino, Paolo Bergamo, Paolo Bertini, Enrico Ceniccola, Antonio Dattilo, Massimo De Santis, Andrea Della Valle, Diego Della Valle, Mariano Fabiani, Maria Grazia Fazi, Pasquale Foti, Marco Gabriele, Silvio Gemignani, Claudio Lotito, Gennaro Mazzei, Innocenzo Mazzini, Leonardo Meani, Sandro Mencucci, Luciano Moggi, Pierluigi Pairetto, Claudio Puglisi, Salvatore Racalbuto, Pasquale Rodomonti, Ignazio Scardina e Stefano Titomanlio -, definire incapace chi la presiedeva è la più mite delle conclusioni che si possano trarre.
In pratica, tutti i suoi più stretti collaboratori si associavano per delinquere insieme ai più importanti dirigenti delle più importanti società italiane e lui non solo non si sporcava e non riceveva neppure uno schizzo di fango, ma addirittura, come un pivello, non si accorgeva di nulla, rimediando una poco più che misera multa in sede sportiva (chissà poi perché, verrebbe da chiedersi a questo punto) e il proscioglimento in sede penale. Cieco, sordo, muto. Ma multato.
Fin qui i conti non tornano, non possono tornare. Se però facciamo un raffronto tra le trame telefoniche del mafiosissimo capo cupola Luciano Moggi e le poche (ma buone) indicazioni date da Carraro, per esempio, a un designatore, qualche dubbio allora sorge.
Certo è rancore il mio, lo sanno tutti. Però, quando Carraro chiamò Paolo Bergamo, dopo un Roma-Juventus 1-2 nel quale era stato assegnato un rigore dubbio ai bianconeri, per rivolgergli le seguenti frasi: "Le dico mi raccomando... Se c'è un dubbio, per carità, che, che, che, che il dubbio non sia a favore della Juventus dopo di che succede... Gli dà quel rigore lì!?", cosa avrà voluto dire, secondo voi?
E cosa avrà voluto dire Bergamo nel rispondergli: "Ehh, questo uhhehh Racalbuto era preparato a non... A fare il contrario sul campo"?
Morale: Bergamo rinviato a giudizio, Carraro prosciolto. Rien ne va plus.
Ieri mattina, su un forum, qualcuno ha descritto questa Italia con un'istantanea per nulla impietosa: "Una magistratura senza dignità per un paese in putrefazione".
Devo aggiungere altro? No, non devo.
Siccome quella magistratura nella quale ogni cittadino perbene deve avere fiducia merita - appunto - fiducia, il proscioglimento di Franco Carraro da tutte le accuse che lo riguardavano nel processo di Napoli (cioè il processo alla Cupola di Calciopoli) può allora avere una sola spiegazione: Franco Carraro dovrebbe essere un inetto, un incompetente, un incapace. Forse anche un po' pirla.
Non si tratta di volere apostrofare impunemente l'ex presidente della FIGC, bensì della più logica e coerente conclusione alla quale possa giungere chiunque abbia seguito dall'inizio i fatti, ovvero da quando il collegio sportivo giudicante convocato dal commissario etnico Guido Rossi diede il via ai processi sportivi.
Su quale binario morto si sarebbe sistemato Carraro nel via vai della vicenda era apparso chiaro già verso metà estate 2006, allorché la squalifica di quattro anni e mezzo, inflittagli in primo grado, si era trasformata in 80.000 euro di multa nel giro di un secondo (grado), con un colpo di bacchetta magica degno di Mago Merlino.
Considerando il casino ciclopico che secondo i magistati era ruotato attorno alla FIGC per anni - tanto da arrivare a rinviare a giudizio, ieri, dopo due anni e mezzo, 25 persone: Marcello Ambrosino, Paolo Bergamo, Paolo Bertini, Enrico Ceniccola, Antonio Dattilo, Massimo De Santis, Andrea Della Valle, Diego Della Valle, Mariano Fabiani, Maria Grazia Fazi, Pasquale Foti, Marco Gabriele, Silvio Gemignani, Claudio Lotito, Gennaro Mazzei, Innocenzo Mazzini, Leonardo Meani, Sandro Mencucci, Luciano Moggi, Pierluigi Pairetto, Claudio Puglisi, Salvatore Racalbuto, Pasquale Rodomonti, Ignazio Scardina e Stefano Titomanlio -, definire incapace chi la presiedeva è la più mite delle conclusioni che si possano trarre.
In pratica, tutti i suoi più stretti collaboratori si associavano per delinquere insieme ai più importanti dirigenti delle più importanti società italiane e lui non solo non si sporcava e non riceveva neppure uno schizzo di fango, ma addirittura, come un pivello, non si accorgeva di nulla, rimediando una poco più che misera multa in sede sportiva (chissà poi perché, verrebbe da chiedersi a questo punto) e il proscioglimento in sede penale. Cieco, sordo, muto. Ma multato.
Fin qui i conti non tornano, non possono tornare. Se però facciamo un raffronto tra le trame telefoniche del mafiosissimo capo cupola Luciano Moggi e le poche (ma buone) indicazioni date da Carraro, per esempio, a un designatore, qualche dubbio allora sorge.
Certo è rancore il mio, lo sanno tutti. Però, quando Carraro chiamò Paolo Bergamo, dopo un Roma-Juventus 1-2 nel quale era stato assegnato un rigore dubbio ai bianconeri, per rivolgergli le seguenti frasi: "Le dico mi raccomando... Se c'è un dubbio, per carità, che, che, che, che il dubbio non sia a favore della Juventus dopo di che succede... Gli dà quel rigore lì!?", cosa avrà voluto dire, secondo voi?
E cosa avrà voluto dire Bergamo nel rispondergli: "Ehh, questo uhhehh Racalbuto era preparato a non... A fare il contrario sul campo"?
Morale: Bergamo rinviato a giudizio, Carraro prosciolto. Rien ne va plus.
Ieri mattina, su un forum, qualcuno ha descritto questa Italia con un'istantanea per nulla impietosa: "Una magistratura senza dignità per un paese in putrefazione".
Devo aggiungere altro? No, non devo.
Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo
