martedì 15 luglio 2008

Ju29ro.com intervista Davide Giacalone.


Dottor Giacalone, lei figura fra i "dossierati" del caso Pirelli/Telecom . Ci può raccontare perchè e quali erano le verità scomode su cui lei indagava e che non dovevano emergere?
Stavo scrivendo un libro, “Razza Corsara”, nel quale racconto le vicende di Telecom Italia in Brasile. La strana storia di una società per acquistare la quale Telecom vuole per forza pagare di più, o di un portale nel quale s’investono centinaia di milioni e che non è mai esistito. Racconto di un loro consulente piuttosto strano, per giunta pagato in contanti, al punto che è poi stato arrestato, ma in relazione agli affari fatti con l’avversario di Telecom. Sono stati gli stessi spioni a dichiarare che quella era la ragione del loro interesse, quello il motivo per cui sono entrati nel mio computer, hanno rubato un sacco di roba ed hanno distrutto il lavoro fin lì fatto.
Poi hanno provveduto a creare un dossier che mi riguarda, inserendoci anche informazioni del tutto prive di fondamento, del tipo che sono parente di un mafioso e per suo conto riciclo denaro in un parco marino. Il bello, si fa per dire, è che queste balle (le parentele non sono un'opinione!) sono finite dritte sui giornali, provenienti dalle solite soffiate mirate.

Ai fini della sua attività lavorativa, ha mai conosciuto qualcuno della security di Telecom Italia, magari lo stesso Giuliano Tavaroli?
Tavaroli volle conoscermi, e l’ho incontrato tre volte. Mi propose di collaborare, ma fu abbastanza ambiguo sul come ed a cosa. Lasciai cadere, pensando che la cosa finisse lì. Invece me lo sono ritrovato... (continua a leggere su JU29RO.COM)


Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

domenica 13 luglio 2008

IKEAmaleontici, ma solidi.


Due accademici danesi, dopo un lungo e approfondito studio del catalogo IKEA, hanno fatto una scoperta molto amara. Non sto scherzando.
I capoccioni del marketing del mega-mobilificio gialloblu (dei Luca De Meo, ma meno alti, biondi e fichi, se mi consentite), sarebbero politicamente molto scorretti. Secondo i due studiosi, infatti, per i mobili e gli arredamenti in genere vengono scelti nomi di origine svedese oppure, al limite, norvegese; per accessori come ad esempio gli zerbini, invece, la scelta ricade su nomi di origine danese. Apriti cielo.
Forse non sanno, gli amici di Copenhagen, quali straordinarie nuove frontiere stanno per aprirsi, grazie all'imminente uscita del catalogo 2009 del mitico mobilificio vichingo.
Complici forse i campionati europei terminati da poco, i De Meo svedesi hanno deciso di ispirarsi, per i nuovi prodotti, ad uno dei simboli del calcio continentale: la (nuova) Juventus.
Come sempre attento alle novità e alle tendenze, VENTI9 è in grado di anticipare alcune delle chicche grazie alle quali, siamo certi, IKEA sarà in grado di conquistare una fetta di mercato ancora maggiore di quella attuale, specialmente fra i simpatizzanti della società di calcio più ridarella che ci sia.

Cameretta EKDAL.
Un nome svedese, ovviamente, per la nuova camera da letto in pino svedese (non stagionato) indirizzata ai più giovani. Le sue linee anticonformiste e l'aria decisamente sbarazzina, faranno di EKDAL uno degli articoli più ambìti dalle teen agers di mezzo mondo. Con l'arrivo in catalogo di EKDAL, i letti a castello modello PALLA & DINO usciranno ufficialmente di produzione. Le inguaribili romantiche che volessero comunque continuare ad ammirarli, magari avidamente avvolte nelle loro inseparabili palline cinesi, potranno rivolgersi al reparto grandi occasioni del Mercatone Uno di Genova Bolzaneto, padiglione rossoblu.

Cucina OLOF.
Un altro nome svedese per l'elegantissima cucina, anch'essa in pino svedese (ma stagionato, minchia se è stagionato) ispirata, con le sue linee pulite e rassicuranti, al neo acquisto bianconero Mellberg (un frigorifero a due porte, ma un po' più lento, se mi consentite). Per il lancio promozionale verrà venduta già completa di elettrodomestici e schizzi di sugo sul top in marmo.

Tappetone multiuso POULSEN.
Ecco la prova di quanto sostengono in Danimarca. Per le ronfate del vostro alano arlecchino, infatti, un morbido e coloratissimo tappetone con trattamento anti-pulci. Peccato che, come al solito, per questo tipo di articoli il nome sia di origine inequivocabilmente danese. Di sicuro effetto scenico la grande ciotola in acciaio incorporata, utile per consentire al vostro amico a quattro zampe di dissetarsi anche quando non siete in casa. Utilizzabile, dai capitani romanisti, anche come sputacchiera.

Gancio appendi-bicicletta SEKKO.
Se eravate convinti di poter fare il culo a Ricky Carmichael nel Supercross, ma vi siete resi finalmente conto che, di moto, ne capite tanto quanto della gestione sportiva di una (ex) gloriosa società di calcio, non disperate. Il versatile gancio SEKKO, rivestito in elegante pelle di faina con inserti in volpe, vi consentirà di risparmiare spazio in garage, dove potrete appendere la vostra "Graziella" da corsa, completa di cestino porta-fotocopie e kit ripara-cazzate, fino a due metri di altezza.

Scopino da cesso KOBOLL.
Simpatico e sbarazzino, nei colori pastello del manico in policarbonato, diventa un vero capolavoro di oggettistica etnica dopo l'utilizzo in tazza grande (del water), quando le setole in criniera di cavallo bianco assumono quelle tonalità, vagamente ocra, alle quali si sono liberamente ispirati i designer Nike per la seconda maglia della compagine bianconeridarellòna.

Dolcetti EMETICAKE.
Per ogni visitatore, anche il celebre reparto alimentari rappresenta la tappa obbligata di ogni visita ai magazzini IKEA. Per il 2009, i maestri pasticceri svedesi hanno ideato gli EMETICAKE, morbide praline ripiene di merda ricoperte da un doppio strato di pane raffermo. Irresistibili in abbinamento al vino svedese CJRROSII, ricavato dalla macerazione in alcool del cavallino rampante, preventivamente azzoppato a legnate con tavole di rovere antico.

E per i vostri acquisti in tutta serenità, gli esperti del credito al consumo IKEA hanno escogitato il rivoluzionario sistema di pagamento EKUITY SWUAPPJ.
Altro che tasso zero! Con EKUITY SWAPPJ, basterà tramortire la cassiera con un ben assestato colpo di Ju-Jitsu sulla tempia e raggiungere speditamente il parcheggio esterno. La vostra spesa sarà totalmente gratuita! Un attimo prima era roba loro, adesso è roba vostra.
Mobili IKEA: costano poco, li porti a casa subito e te li monti come meglio credi. Da solo o in compagnia.

In pratica, come certe ex di Bobo Vieri, ma molto più economici, se mi consentite.


Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

giovedì 10 luglio 2008

Ju29ro.com intervista Piero Ostellino


SECONDA PARTE

19. Luca Cordero di Montezemolo nei giorni caldi di calciopoli rispondeva infastidito "Non mi occupo della Juventus". Perché poi se ne sarebbe occupato, stando a quanto dichiarato dal Presidente della Fifa Blatter, che ha pubblicamente ringraziato Montezemolo per aver convinto la Juventus a ritirare il ricorso al TAR nell'agosto del 2006?

Montezemolo è un uomo di straordinarie capacità relazionali, un grande uomo di comunicazione, uno straordinario uomo di comunicazione. Però, essendo uno straordinario uomo di comunicazione, tende a privilegiare più l'apparenza che la sostanza ... e quindi ho l'impressione che nella circostanza si sia comportato esattamente allo stesso modo. Poi, se dovessi fare il maligno, e me ne scuso (non voglio certo accreditare questa tesi, ma faccio un'ipotesi dell'assurdo), ho l'impressione che ci fossero anche degli interessi della Fiat, magari interessi a tenersi buono il governo, e di conseguenza la federazione, che in qualche modo è espressione del governo, e quindi che siano stati sacrificati gli interessi della Juventus a favore degli interessi della Fiat.

20. Lei avrebbe affidato la difesa ad un penalista, pur quotato, come Zaccone, e non ad un avvocato specializzato in diritto sportivo? E quella difesa con richiesta di serie B, quel patteggiamento con Ruperto, la considerò un'astuzia processuale?
Innanzitutto dipende dal mandato che si dà all'avvocato. L'avvocato della Juventus è sicuramente un grande avvocato: gli si è dato il mandato di consentire di mandare la Juventus in serie B, perché evidentemente c'erano degli interessi, anche dal punto di vista societario, che questo avvenisse. Per lo meno, questa è l'ipotesi diffusa, e l'avvocato si è comportato di conseguenza: io non darei la colpa all'avvocato, lui fa quello che gli dice il cliente. Se il cliente gli dice "Non ti opporre al fatto che la Juventus vada in serie B, anzi, dì addirittura che è ancora una punizione minore, perché forse meriterebbe ancora di più" ..., beh, l'avvocato lo dice.
D'altra parte questa è una cosa che succedeva solo nella Cina Popolare, dove l'avvocato difensore, se il pubblico ministero chiedeva trent'anni, chiedeva la pena di morte ... ma era la Cina di Mao Tse-Tung: che sia successo in Italia, da parte di un avvocato torinese, è abbastanza paradossale.

21. All'assemblea degli azionisti di aprile 2007, Zaccone disse "Le carte erano da serie C, c'erano almeno quattro illeciti".
Recentemente, il presidente Cobolli Gigli ha dichiarato "C'è il rischio che tutto si risolva in una bolla di sapone, siamo stati puniti per una serie di peccati veniali". Cosa è cambiato secondo lei?
Cobolli è un galantuomo, ed è un funzionario Fiat, come mentalità, e quindi un soldato dell'esercito.
C'è stato qualche generale che ha detto all'avvocato di comportarsi in qualche modo, in “quel certo” modo, e oggi c'è probabilmente qualche generale che... (continua su Ju29ro.com)

Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

mercoledì 9 luglio 2008

Gazzoni Frascara l'oceanografo.


(ANSA) - BOLOGNA, 8 LUG
La 'separazione' fra Giraudo e Moggi nel processo napoletano su Calciopoli e', secondo Gazzoni Frascara, una ''separazione contro natura''. Giraudo, infatti, ha deciso di adottare un'altra strategia processuale rispetto a quella di Moggi, chiedendo il rito abbreviato. ''E' come se il paguro bernardo e l'attinia si separassero, o se il pesce pilota decidesse di abbandonare lo squalo. Ma Natura non facit saltus. E nemmeno Calciopoli'', ha detto l'ex proprietario del Bologna.

Dopo aver letto questo breve saggio ittico degno del miglior Jacques-Yves Cousteau, non ho perso nemmeno un istante.
Con la torcia in una mano e la barretta energetica nell'altra, mi sono precipitato su, nella soffitta dei ricordi. Fra una partita a Subbuteo con i compagni di scuola e la Tipo 16V con i vetri appannati e la leva del cambio saldamente bloccata in terza marcia (per scongiurare il temibile "clistere da pomello Sparco", una vera sciagura sempre dietro l'angolo, per ogni apprendista latin lover sprovvisto di pied a terre), ho scovato anche qualche avanzo di una lettura di qualche mese fa.
Si tratta del volumetto edito da Libero "La Rete", scritto a quattrmon (questa è dedicata ai pugliesi) da Giuseppe Gazzoni Frascara e Ivan Zazzaroni.
Su quest'ultimo non credo sia il caso di sprecare troppe parole, perché bastano le sue per inquadrarlo a sufficienza (QUI). Diciamo solo che, se tanto mi dà tanto, dopo aver letto ciò che scrive non mi stupirei di trovarlo mentre sta provando il barbecue nuovo di zecca chiuso dentro all'ascensore. Una lince, insomma.
Anche avventurarsi a cercare di capire le ragioni di uno - l'altra metà delle quattrmon - che come biglietto da visita sfoggia un doppio cognome (Gazzoni Frascara), non è certo il più consigliabile degli esercizi. Il nostro punto di riferimento in materia è un certo Cobolli Gigli, il presidente binario. Non so se mi spiego.
E' però troppo radicata, in quest'uomo, l'ossessione per Antonio Giraudo - più ancora che per Luciano Moggi - per non destare qualche sospetto, oltre che tante perplessità. Ho tentato di capire i motivi di tanto astio, a costo di rileggermi alcuni passi del suo libro-verità.
A pagina 12, si legge: "Mi ritrovai col 60 per cento in mano, il 25 l'aveva Bandiera, il 10 Martini e il resto Goldoni. Attraverso Tito Corsi, che era direttore sportivo del Prato, contattai Lele Oriali, campione del mondo in Spagna, un uomo onesto".
Siamo nella stagione '94/'95. Ancora lontani, quindi, dalla motorizzazione di Latina e dai suoi foglietti rosa rubati (le patenti, non le Gazzette), ma il fatto è che questo titolo nobiliare di Onesto, così in voga nel post-calciopoli nei pressi della Pinetina e dintorni, Gazzoni glielo conferisce oggi, patenti e sentenze penali alla mano.
Cito in ordine sparso:
Mondo Juve è nata da una mia idea (Mondo Bologna). Certo, e Grillo fa milioni di contatti col suo blog copiando il mio (Trillo).
Con Mondo Juve Giraudo inventò le plusvalenze con l'elastico. Certo, è notorio che la piaga delle plusvalenze e dei bilanci all'amatriciana del calcio italiano le abbia inventate e perpetrate la Juventus di Antonio Giraudo.
La mutualità verso la serie B è una rovina. Certo, quando la tua squadra è in serie A.
I diritti TV non devono essere negoziati dalle singole società. Certo, quando la tua squadra fa gli stessi ascolti dei mondiali di lancio della pentola a pressione.
Come ombrello sulla mia gestione del calcio avevo - grazie al cielo e per antichi rapporti fra le nostre famiglie - Gianni Agnelli, sul quale Moggi, Bettega e Giraudo non esercitavano alcun potere. Certo, in compenso si è visto quanto ne esercitavano su tutti gli altri non appena Gianni Agnelli è passato a miglior vita.
Il doping amministrativo falsa i campionati. Certo, ma lo diceva Giraudo e da Roma e Milano rispondevano: "Rigore! Fuorigioco! Ladri!". E vai di spalmadebiti.
Volevo prendere Zeman, ma Giraudo mi chiese se fosse proprio necessario. Allora mi rivolsi a Lapo Elkann il quale disse di fare ciò che ritenevo fosse meglio per me. Certo, un'operazione Smile ante litteram.
La Reggina e le altre si salvarono al posto del mio Bologna perché erano squadre altamente "geate" (ricche di giocatori targati Gea). Certo, sono solo a pagina 53 ma penso possa bastare.
Prima di archiviare il volumetto, butto l'occhio sulla seconda di copertina. Fra le tante cariche ricoperte in 72 anni da Giuseppe Gazzoni Frascara, vittima sacrificale dei poteri forti del calcio ma, soprattutto, di Antonio Giraudo, figurano ad esempio:

Presidente di:
Nomisma S.p.A.
Officine Ortopediche Rizzoli
Pirelli Renewable Energy
Consigliere di:
Assicurazioni Generali S.p.A.
Falck S.p.A.
Banco di Roma S.p.A.
Camfin S.p.A.
Pirelli S.p.A.

Tutto era iniziato nel 1963 con l'ingresso nell'azienda di famiglia: Idrolitina e Pasticca del Re Sole. In pratica, il paradiso della digestione.

E infatti, in nemmeno metà libro, di ruttini e sòle se ne sono sentiti parecchi.

Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

martedì 8 luglio 2008

Piero Ostellino in esclusiva su Ju29ro.com


Ju29ro.com mette a segno un altro colpo (gobbo, naturalmente), intervistando IN ESCLUSIVA Piero Ostellino, ex direttore ed attuale editorialista del Corriere della Sera, giornale con il quale collabora da 41 anni.
Tifoso juventino di serie C, almeno secondo la classificazione emanata da Giovanni Cobolli Gigli, non mancherà di stupire i lettori con le sue considerazioni sottili e mai banali.
Senza falsa modestia, per noi che l'abbiamo intervistato lo stupore non c'è stato. Parlerei piuttosto di grande soddisfazione, di ulteriore conferma.

Tanto più piacevole proprio per la sua autorevolezza.

PRIMA PARTE

1. Cosa significa per lei la Juve?
Diciamo che è il primo amore, perché sono diventato Juventino quando avevo sei o sette anni, quando nella Juventus giocavano ancora Vycpalek, Depetrini, Rava, Korostolev, il primo Boniperti, Parola, insomma, diciamo così, la vecchia Juventus.
Quindi, è stato per me il primo amore, prima ancora di avere, come dire, un amore di natura affettiva e sentimentale.

2. Ricorda perché è diventato Juventino e può rievocare il primo ricordo bianconero?
Io credo che Juventini si nasca, credo che lo dicano persino San Tommaso o Sant'Agostino, dicendo che l'uomo è toccato dalla grazia divina: ha la fede se è toccato dalla grazia divina. Io sono Juventino, perché sono stato toccato dalla grazia divina.

3. Qual è la gioia più grande che le ha regalato la Juve e quale la maggiore tristezza?
La gioia più grande: tutti gli scudetti, uno dopo l'altro.
La più grande tristezza è l'ingiustizia perpetrata da una giuria creata ad hoc, che ha emesso una sentenza che interpretava un diffuso sentimento popolare, cioè una sentenza fatta al bar sport invece che in un tribunale. Una cosa che può succedere solo in questo paese.

4. Lei che ha conosciuto da vicino l'Avvocato e suo fratello, cosa ci può raccontare della loro passione per la Juventus? Era veramente così profonda ed esclusiva come appariva a noi tifosi?
Era una passione vera, profonda, forte, esattamente come la mia, con la sola differenza... (CONTINUA A LEGGERE SU ju29ro.com)

GIOVEDI' PROSSIMO LA SECONDA PARTE



Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

lunedì 7 luglio 2008

07.07.07



A Zigo Zago c'era un mago con la faccia blu
sul grande lago navigava con la sua tribù

il sette di luglio
, la sveglia sul collo segnava le ventitré

ha fatto un intruglio con un osso di pollo

nel macinino da caffè

e mi ha rivelata la parola fatata

che ora vi dirò:

Oba ba luu ba... Oba ba luu ba...


Il 7 luglio 2007 mi fossi fatto i cazzi miei.
La sera prima, un venerdì, avevo scoperto che, senza troppa scienza e nemmeno un soldo, si poteva dare vita a un blog, quella parolaccia che da tanto tempo sentivo ripetere un po' dappertutto, ma senza capire mai fino in fondo di cosa si trattasse.
Facendo colazione, quella mattina, sfogliai rapidamente Tuttosport alla ricerca di qualcosa che non so nemmeno io cosa potesse essere, ma il livello di incazzatura era ormai tale che la trovai. Nacque così VENTI9.

Buon compleanno, blog. E tanti auguri a chi ha avuto la sventura di incontrarlo.

Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

venerdì 4 luglio 2008

80 voglia di domandarti perché...


"Non sono un santo. Se ho peccato, l’ho fatto esclusivamente per difendere la mia società (la Juventus, n.d.T.)".

Uno legge questa frase, si dà un'occhiata intorno, e pensa al preambolo dell'ennesima patetica difesa del mafioso Luciano Moggi (gli anti-juventini).
Oppure, ben che vada, pensa all'incipit dell'ennesima sviolinata in favore del losco Luciano Moggi (gli juventini BlanCobollElkanizzati).
Il tifoso di serie C, invece, rancoroso, sobillatore e squadrista quanto basta - com'è chi vi scrive - sobbalza sulla sedia e si stropiccia gli occhi.
Quattro. E' il numero che ha segnato la vita di un uomo e la fine di un rapporto. Di un rapporto assai profondo, perlomeno con una larga parte di coloro che per decenni lo avevano adorato, come calciatore prima e come dirigente poi.
Quella frase l'ha pronunciata Giampiero Boniperti, nell'intervista, rilasciata a Roberto Beccantini per La Stampa, che ne celebra l'ottantesimo compleanno (oggi, 4 luglio). Il "quattro" che ha segnato la sua vita.
I sintomi di uno strappo con la Juve - diventato squarcio coi tifosi poco più di un anno fa - si erano avvertiti fin dall'inizio degli anni '90, quando l'avvento di Lucky Luke Montezemolo, per un solo anno di mandato ma abbondantemente carico di nulla e disgrazie, lo sradicò senza tanti complimenti dal giardino nel quale aveva trascorso quasi una vita intera.
Il giorno che lasciò la presidenza - raccontava il suo successore Vittorio Chiusano - "era molto stanco. Fu lui stesso a chiedermi di prendere il suo posto".
Una piccola bugia a fin di bene, crediamo noi, un gesto rivolto da un gentiluomo a un pezzo di storia bianconera. Ma la realtà era che qualcosa si era rotto, e quella frattura sarebbe diventata insanabile con il successivo avvento della Triade voluta dal dottor Umberto Agnelli, per la verità mai troppo prodiga di effusioni o carezze per quel simbolo della storia juventina.
Per uno abituato a lasciare la tribuna alla fine del primo tempo - per scongiurare l'infarto, diceva - dodici anni lontano dallo stadio non passano inosservati agli occhi della gente e dei tifosi. Di certi tifosi, almeno.
Poi, improvvisamente, la gogna di calciopoli, la serie B, i trofei saccheggiati, l'onore inzuppato nel fango. Una pena "congrua", secondo alcuni. E lui, Boniperti, riappare. Quattro.
Il "quattro" che ha segnato la fine di un rapporto. Fu durante l'assemblea dell'aprile 2007, alla quale Boniperti partecipò su invito della nuova dirigenza pur non avendone il diritto, che si raggiunse il punto di non ritorno tra colui che si professa il più juventino di tutti e coloro i quali, più modestamente, ritengono la Juventus un patrimonio di tutti gli juventini veri.
Riferendosi all'avvocato con la faccia da banconota da mille lire (il quale aveva affermato di fronte agli azionisti che "le carte ci condannavano alla serie C: c'erano almeno quattro illeciti!", sventolando con la mano il numero "quattro" come un broker della new economy in delirio davanti ai monitor di Wall Street), disse: " L'avvocato Zaccone si è comportato benissimo".
Fingeva di non sapere, Boniperti, che sono lontani i tempi in cui i calciatori si accontentavano di una vacca gravida come premio partita. Ci vuole altro, oggi, per convincere la gente ad accettare qualcosa che non torna con i propri interessi ma, soprattutto, con le proprie passioni straziate.
Della Juve di oggi, dice: "Ho letto della rissa con il Toro per ’sto Knezevic del Livorno. Una riserva, fra l’altro. Mah. Forse è un segno dei tempi".
Eccome se lo è.
E allora buon compleanno, ex presidente: cento di questi ultimi due anni. Se li goda, lei che è il più juventino di tutti, magari insieme a chi "si è comportato benissimo".

Per noi, invece, juventini normali, il mio augurio è di altri 109 di "quegli" anni. Magari insieme a chi si è comportato malissimo. Sempre se le va.


Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

giovedì 3 luglio 2008

Scarica le tue EmEticons!


Sono belle! Sono smiley! Sono etiche! Sono terapeutiche! Non paghi il ticket: te le regalo io!!!
Hai mangiato le cotiche con la peperonata e non c'è verso di liberare l'intestino?
Hai bevuto un boiler di sambuca alla liquirizia e non sai come fare per vomitare e riprenderti dalla sbornia?
Prendi la vita con uno Smile! Ai tuoi problemi di scarico ci pensa il Trillo!
Clicca sull'immagine in alto, salvala e inizia la tua collezione di EmEticons.
Le puoi installare su msn, le puoi stampare, inviare agli amici, puoi tappezzarci i cessi degli Autogrill. Puoi trasformarle in simpaticissime coccarde da appendere alla giacca, o salvarle su un cd e portarle al negozio di autoricambi per farti stampare delle meravigliose tendine parasole per la tua auto.
Altro che i Puffi, le Tartarughe Ninja o i gadgets di Hello Kitty. Con le EmEticons di Lucky Luke entrerai a far parte del mondo del lusso e dell'eleganza, ma senza rinunciare alla tua meritata dose di ridarella.
Per i primi dodici milioni di fortunati che riusciranno a scaricare le EmEticons, in omaggio i mitici trucchi per diventare un virtuoso del rigetto a comando. Eccovene alcuni:

A denti stretti: scarica l'EmEticon di Lucky Luke che non vuole il ricorso al Tar, e con un doppio click potrai rimettere "a spruzzo", ma trattenendo abilmente tra i denti tanti pezzettoni di frittata e cavolfiore, da portare sulla tomba del gatto nero asfaltato da Figo alla Pinetina.
A tutto gas: scarica l'EmEticon di Lucky Luke che esulta per la vittoria delle Prinz rosse di Maranello al Gran Premio di Francia, e con un doppio click potrai rimettere "a idrante", magari rincorrendo i tuoi amici fra gli ombrelloni dei bagni Miramare per inondarli con il tuo esilarante gavettone di agnolotti al brasato e Grignolino d'Asti.
A mo' di ugello per irrigazione (con angolo a 45°): scarica l'EmEticon di Lucky Luke alla sua festa di compleanno in compagnia di Della Valle, Tronchetti e Afef, e con un doppio click potrai rimettere "a impianto automatico di irrigazione": puntando con decisione il tuo dito indice sulla bocca, otterrai uno spettacolare effetto bi-spruzzo, col quale potrai irrigare il prato inglese dei vicini con una miracolosa miscela fertilizzante a base di trenette con il pesto e le patate e torta alle nocciole.

Faccio schifo? Ma se ve le regalo, le EmEticons. Che volete di più?

Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

mercoledì 2 luglio 2008

E' NOSTRO!


A seguito dei rumors sul probabile addio al Piacenza del ds Renzo Castagnini, lo scorso 18 marzo sul forum del sito web www.piacenzacalcio.com (QUI) avevano iniziato a prendere corpo i primi commenti dei tifosi emiliani, carichi di sgomento e disperata rassegnazione.

La notizia era questa:

Calcio, Castagnini alla Juve?
2008-03-18 20:05:03 - L’attuale diesse del Piacenza Calcio Renzo Castagnini potrebbe assumere dal prossimo primo luglio l’incarico di capo osservatori della Juventus. La notizia, che fino ad ora non ha trovato la conferma né del club bianconero né del diretto interessato, si è fatta sempre più insistente nelle ultime ore.

I commenti furono questi:

. Dio esiste!!!
. Speriamo che sia vero, d'altronde ad un incapace come Alessio Secco giustamente viene affidato un altrettanto incapace come Castagnini...
. A giugno grande festa, lo accompagnamo in stazione e gli diamo il calcione per salire sul treno.
. DIO C'E' ALESSIO SECCO SANTO SUBITO!!!!!!!!
. Secco è un cretino...castagnini non può andarsene al fidenza all'inter o alla cremonese?!?!!?!?
. La juve merita Castagnini. Quasi quasi inizio a tifare per i bianconeri che ci liberano dallo stolto tiranno oppressore.
. Speriamo abbia già firmato.

Puntuale come una Croma sul carro attrezzi al primo freddo, ieri sul sito ridarello www.juventus.com (foto) è apparso l'annuncio dell'ingaggio di Renzo Castagnini come nuovo capo degli osservatori, anche se non si capisce che cazzo ci sia da osservare quando, già solo con Alessio Secco e Jean-Claude Blanco (un Raul, ma un po' più sveglio, se mi consentite), non c'è talento nell'intero panorama mondiale che sfugga alle grinfie dell'astronave da combattimento bianconera.
Il neo-addetto al telescopio, comunque, ha subito messo in chiaro le cose, dichiarando amore alla sua nuova società: "Sono orgoglioso di poter lavorare per una realtà internazionale come la Juventus".

Nessun lapsus Freudiano: è che sono proprio così. E li prendono tutti così.

Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

martedì 1 luglio 2008

Usato sicuro.


Saranno le contaminazioni sempre più frequenti con la galassia madre, quella dell'automobile preferibilmente inaffidabile e sempre sull'orlo del precipizio.
Sarà che forse i tifosi come noi, ancora sintonizzati sulle frequenze dei precedenti due lustri e mezzo, infarciti di trionfi e vittorie a ripetizione, non hanno colto fino in fondo il significato delle affermazioni di Franzo Grande Stevens - di una nuova Juve nata nel 2006 - per quello che in realtà significano: la verità nuda e cruda.
Sta di fatto che dopo tante chiacchiere, com'è consuetudine da quando il fulcro delle strategie della squadra - il calciomercato - è gestito dalle ombre cinesi della Compagnia dello Smile, è ufficialmente approdato in bianconero un difensore croato in forza al Livorno (neo-retrocesso) e reduce da un infortunio al ginocchio sinistro che ne rimanda il possibile impiego, pronti-via, al prossimo agosto, ovviamente "salvo complicazioni", come afferma il dottor Agricola.
Sembrerebbe la continuazione perfetta del piano calcisticautomobilistico varato la scorsa estate, sublimazione della simbiosi tra uomini e Azienda di riferimento incarnate dai vari Andrade, Tiago, Almiron, Molinaro, Grygera, eccetera. "Prodotti" mediocri, di scarsissima affidabilità, spesso inguardabili dal punto di vista stilistico e dal valore penosamente ridotto quand'è il momento di rimetterli sul mercato. Delle Fiat in braghette corte, insomma.
Che anche Luciano Moggi stesse da tempo esagerando con le sue discutibili uscite è diventata una certezza alcuni mesi fa, quando, chiamato a dire la sua sul nuovo corso juventino, affermò che Alessio Secco non meritava critiche, perché giovane e potenzialmente in grado di diventare un grande ds.
Chiederei allora oggi, al chiaroveggente ex dg della Juventus, se se la sente di sottoscrivere le parole pronunciate da Secco durante la presentazione del difensore Dario Knezevic (Dario come Bonetti, un nome una garanzia, per i più superstiziosi): "Il nostro mercato? Sapete bene che stiamo cercando un centrocampista e poi il mercato sarà terminato".
Perché se queste devono essere le premesse, dopo due anni di esperienza trascorsi "anche" ricevendo consigli dal suo predecessore, delle due l'una: o Secco farà bene a puntare su una carriera da funambolo dell'MX, o Moggi farà bene a prendere un po' più seriamente il processo di Napoli e un po' meno a cuore la necessità di tirare la volata agli avanzi della vecchia Juventus. Se sono avanzati, un motivo ci sarà. E qui nessuno è fesso, checché ne dica Moggi.
Capitolo Toro. L'aspetto paradossalmente più ridicolo di tutta la vicenda Knezevic è che, a margine di un'operazione già di per sè modesta come questa, ci sia anche da registrare l'improvviso dissotterramento dell'ascia di guerra da parte del club granata, il quale sarebbe in procinto di depositare in Lega Calcio un contratto stipulato con lo stesso difensore croato.
Una volta, quando i destini di Juventus e Torino si incrociavano sul terreno del calciomercato, accadeva generalmente per operazioni come l'acquisto di giocatori del calibro di Gianluca Pessotto o, ancora prima, per talenti di prima grandezza come Gianluigi Lentini, sfumato solo grazie alle sirene (e all'elicottero) dell'untore della Grande Peste del calcio italiano Silvio Berlusconi, giunti a prelevarlo un attimo prima della firma con la Vecchia Signora per catapultarlo dentro al Luna Park di Milanello.
Certo anche meteore come Luca Fusi e Robert Jarni indossarono il bianconero semplicemente saltando le rive del Po, ma la sostanza è che se proprio si dovevano avere rapporti di mercato con i cugini, lo si faceva sempre nel ruolo di conquistatori, mai di conquistati.
Ma l'opzione di doversi litigare una preda nella riserva di caccia di qualcun altro... beh, quella non era proprio contemplata. Troppo diversi gli obiettivi, troppo diverse le rispettive stazze, troppo diversi i rispettivi ranghi.

Un segno dei tempi anche questo. Forse il peggiore.

Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

venerdì 27 giugno 2008

Nella storia.


Secondo la squadra di arguti vitellini di mamma Fassone (il direttore commerciale del quale vi avevo parlato QUI), ai tifosi della nuova Juventus, citata da Franzo Grande Stevens in occasione del patteggiamento per beneficienza della settimana scorsa, resterebbero ancora tre giorni per entrare a far parte della storia del club.
In che modo? E' semplicissimo: basta sborsare un po' di euro e diventare Member della comunità virtuale col sorriso, cioè Juventus.com.
Pensate: verranno installati due display - uno nella Sala Coppe, l'altro sul pullman della squadra - sul quale scorreranno giorno e notte i nomi di tutti i tifosi che avranno aderito all'iniziativa. Ma affrettatevi perché - lo ribadisco - solo facendolo entro il 30 giugno sarà possibile entrare a far parte della storia del club.
Io vorrei tanto poter cogliere al volo questa irripetibile occasione, ma purtroppo non è il momento di caricare il bilancio familiare con scadenze extra, pertanto dovrò sparire nel cosmo dell'anonimato agli occhi di coloro che, aspettando con trepidazione l'arrivo di Mellberg e Molinaro nell'antistadio, non vedranno scorrere il mio nome sulla fiancata del torpedone dell'allegria. Quella stessa fiancata sulla quale luccicano 27 (ventisette) scudetti.
Però io sono tifoso da sempre, e non saranno certo i conti in rosso ad impedirmi di celebrare la mia juventinità. La necessità aguzza l'ingegno.
Con una banalissima scusa ho fatto sparire il lettore dvd portatile di mio figlio ("non piangere cucciolo, te l'ho detto: è venuto un signore dell'Intendenza di Finanza - era interista e guidava una Fiat, ricordatelo bene - e mi ha detto che, se non pagavo il canone Rai, si portava via la mamma o il lettore dvd: la mamma non era in casa, che dovevo fare?").
Poi, con una passata di vernice spray l'ho reso irriconoscibile, e ci ho caricato un cd con tutte le foto a colori dei condottieri della nuova Juventus 2006 FC S.p.A. (copyright Mago di Ios), più tutte quelle dei fenomenali successori - giovani e vecchi, parenti e presunti - di Gianni e Umberto Agnelli.
Con un lavoro da mastro artigiano l'ho fissato alla parete, senza incrinare nemmeno una piastrella; anziché entrare io a far parte della loro storia, ho fatto entrare direttamente loro nella mia. Purtroppo non ho una Sala Coppe, così l'ho appeso nel cesso.

Da allora non ci sono prugne cotte che tengano. Niente coppe. Ma denari, primiera e settebello, sempre. Anche due volte al giorno.

Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

lunedì 23 giugno 2008

The power to be different.


Un cesso come la Thesis, ma un po' meno ingombrante, se mi consentite.
La parcheggi ovunque, meglio se con le chiavi inserite nel cruscotto in modo che qualche amico di Moratti e della Pinetina (che so, un Domenico Brescia magari un po' più tecnico) se la possa ciulare per andare a rapinare le poste di Garbagnate Milanese e levartela dai coglioni prima che scada la maxi-rata finale. Cioè prima che tu, guardando l'importo da pagare e il cassonetto che hai comprato, decida di farla finita saltando da un viadotto.
Doppio vantaggio, tra l'altro: oltre ad aver salva la vita, in quel modo ti troverai con il garage libero, dove potrai stoccare la raccolta dei dvd con i successi della nuova Juventus targata Montezemolo-Grande Stevens-Cobolli-De Meo.
Ovviamente il cesso tipo Thesis non è quello nella foto, per carità. Il mito nella foto appartiene al periodo di Vittorio Ghidella, quello che quando c'era lui "si rideva poco ma si facevano utili", disse un giorno qualcun altro.
Secondo Wikipedia Ghidella sarebbe un tipo che "schivo, di carattere introverso, passava parte della sua giornata al lavoro in mezzo ai meccanici e ai lavoratori, e il suo ufficio era quasi sempre vuoto; sosteneva che le auto si guidano con il "culo" non con la lingua.

Parole sante, ingegnere. Pensi che le squadre di calcio, invece, nel ventunesimo secolo, si possono guidare con entrambe le cose.

Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

sabato 21 giugno 2008

Non fare il babbeo, ascolta De Meo!


(ANSA) - MILANO, 17 GIU - ''Il tema 'low cost' non coincide con il marchio Fiat, il cui posizionamento e' medio-alto''. Cosi' il responsabile marketing di Fiat, Luca De Meo, al convegno 'World Marketing & Sales Forum'.
''Fiat ha oggi un posizionamento che non ha mai avuto nella sua storia e perderlo sarebbe un peccato dopo il lavoro degli ultimi anni'', ha spiegato De Meo.
Rispondendo alla domanda se Lapo Elkann sia stato un fattore importante per la ritrovata simpatia del marchio Fiat, DeMeo ha detto ''si', ha aiutato, assieme alle sconfitte della Juventus''.

Il medio-alto è quanto spero di potergli mostrare se mai avrò l'onore di incontrarlo, questo genio della comunicazione e del marketing. Il dito medio, ovviamente.
Il nome di battesimo in comune e la capacità di erogare puttanate galattiche con la naturalezza di un neonato nel farsela addosso, fanno di questo cervellone rubato alla ricerca aerospaziale il degno compagno di quell'altro Luca: il mitico Luciani, marchiato TIM e innamorato di Napoleone.
Col suo ragionamento tutt'altro che inverosimile - ma, soprattutto, per l'ennesima volta candidamente svelato al mondo intero, e sbattuto in faccia a noi juventini, a mezzo stampa - ci svela quale sia il fattore in grado di consentire, al gruppo di dirigenti più scalcagnato e tragicamente comico della storia, il controllo dell' (ex) Impero che appartenne ai fratelli Gianni e Umberto Agnelli. A voi il compito di scoprire questo arcano.
Io ricordo solo che un giorno, in un'intervista, l'Avvocato disse: "la migliore Azienda Automobilistica del mondo è la Toyota".

Sarà per questo che le squadre di club giapponesi non vincono mai un cazzo?

A tutti i lettori di questo blog: sta per partire la campagna
AMO LA MIA SQUADRA,
NON COMPRO MACCHINE DI MERDA.

Aderite numerosi!

Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

mercoledì 18 giugno 2008

Due buone notizie.


Forse un modo per sopravvivere allo schifo che i banditi di Torino continuano a servire sulla tavola della nostra passione, dopo avere fatto irruzione nel ristorante di lusso dove eravamo cresciuti e averlo trasformato in mangiatoia per i maiali, è quello di provare a guardare il mondo alla rovescia.
Allora proviamoci, e facciamo un bell'applauso alle due buone notizie di ieri, riguardanti una il comando generale dell'esercito bianconero e l'altra le sue truppe future.
La prima notizia è la seguente:

(ANSA) - TORINO, 18 GIU - La Juventus ha patteggiato una pena pecuniaria, uscendo cosi' da Calciopoli 2. Lo ha confermato il legale del club Franzo Grande Stevens. La societa' versera' nelle casse del settore giovanile e scolastico della Figc 300.000 euro, suddivisi in tre rate annuali. ''Non si tratta di un'ammissione di colpa - ha detto l'avvocato - ma di un atto di generosita'''. Calciopoli 2 e' il secondo filone dello scandalo del 2006 legato alle schede telefoniche svizzere trovate dopo la prima sentenza.

Le due parti evidenziate in grassetto, sono la prova di come l'uso del linguaggio, l'ignoranza e la malafede siano ormai da considerare a pieno titolo pilastri inamovibili sui quali reggere il passato, il presente e il futuro di ogni singola persona designata a trascorrere un po' di tempo in questo cesso di paese; e il destino, spesso, come designatore sa essere più bastardo di Bergamo e Pairetto, checché ne dicano Palazzi e la sua claque.
Che la Juventus sia stata deferita nuovamente nell'ambito di una porcata per la quale aveva già allargato le gambe e pagato tutto ciò che ben sappiamo, non merita alcun commento da parte di chiunque si senta di appartenere ad un sistema civile.
E dico semplice sistema civile, perché pretendere lo status di Stato di Diritto (scusate il bisticcio) per il cesso - non mi scuso e lo ribadisco - nel quale abbiamo la sventura di (soprav)vivere, sarebbe addirittura qualcosa al limite della follia.
Non solo i distruttori designati non hanno battuto ciglio davanti a quel deferimento e a quell'ennesima umiliazione, ma l'hanno avallata com'era già avvenuto con tutte le precedenti, arrivando a concluderla col paradosso del patteggiamento.
Inoltre, come ha detto l'ultimo presidente della Juventus targata Triade (!) Franzo Grande Stevens, l'avere patteggiato non corrisponde affatto a un' ammissione di colpa.
Ecco come l'uso del linguaggio diventa l'arma letale perfetta per ingannare e stravolgere la realtà. Il passepartout in grado di aprire qualsiasi porta, tranne l'unica che meriterebbe l'onore di annusare da vicino il profumo di certi personaggi: quella della galera.
A fortificare gli altri due pilastri - l'ignoranza e/o la malafede - hanno pensato invece, guarda un po' che novità, gli addetti all'informazione. Eh sì, perché forse non tutti sanno che di schede svizzere si parlava eccome già nella prima sentenza di calciopoli, altro che "schede telefoniche svizzere trovate dopo la prima sentenza". Ignoranza, malafede o tutte e due? Non crediate che la domanda sia retorica.
Ci sono persone che hanno avuto la presunzione di scrivere libri su calciopoli senza neppure sapere cosa ci sia scritto, in quella sentenza; ci sono persone che hanno avuto la presunzione di scrivere libri su calciopoli senza neppure sapere in ragione di che cosa, questa o quella squadra siano state penalizzate.
Di ignoranti, si sa, è pieno il mondo. Ma sono certo delle mie affermazioni, ecco perché la mia domanda non è da considerarsi retorica affatto. Meditate.
Detto questo, non mi rimane granché voglia per la seconda buona notizia, perché guardare il mondo alla rovescia richiede impegno e sacrificio, almeno le prime volte. Per cui sarò breve.
Ieri sera ho potuto ammirare il difensore Olof Mellberg, il neo acquisto della neo Juventus per il grande ritorno in Champion's League. Se mi consentite, un Andrade un po' meno marcio nel fisico (per ora).
Non mi piace fare pronostici a stagione in corso, pertanto lo dico adesso e poi non ne parlo più. E' un vero bidone, ha 31 anni quasi suonati, trascorsi esclusivamente in squadrette inutili, non ha mai giocato in Champion's League e, per darci il buongiorno, se ne torna a casa dall'europeo dopo aver rimediato una figura imbarazzante insieme ai suoi compagni della nazionale IKEA, compreso il nostro rimpianto ex fenomeno Zlatan Ibrahimovic, come sempre non pervenuto quando ci si gioca il dentro o fuori nelle competizioni internazionali.

Già, Zlatan: uno Zidane, se mi consentite, un po' più decisivo nelle partite che contano.

P.S. Sappiate che in questo periodo non è aria: chi non avesse capito la battuta su Zidane, eviti di dimostrarlo scrivendo e-mail o commenti molesti all'autore di questo blog, e si mandi direttamente affanculo da solo, saltando così un passaggio.
Grazie a tutti i lettori per la comprensione.

Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

Olé olé olé.


Prosegue imperterrito il rancoroso programma di "sfiga della suora" (rigorosamente in abito grigio: le più letali, secondo il mio amico Davide), indirizzata a vagonate contro la Rappresentativa Federale ideata da Guido Rossi con la partecipazione straordinaria di Giancarlo Abete, attuale presidente della FIGC che prima di calciopoli faceva il vice di Carraro e quindi non sapeva un cazzo di niente (nella foto, in versione fratello di Maurizio Merli anni '70 durante un casting per il film poliziesco-erotico dal titolo Milano chiama, Roma capisce al volo, Napoli risponde e a Torino lo prendono dritto in culo). Non tutti però, a Torino. Detto tra parentesi.
Se con farsopoli la categoria dei giornalisti nostrani ha toccato - e continua a toccare - abissi non rilevabili nemmeno dallo scandaglio Echo Ranger, ieri sera la coppia di impiegati Rai Carlo Nesti/Beppe Dossena ha iniziato a scavare quei fondali con la velocità di quindicimila talpe alimentate a crack e cocaina.
Impiegati, Carlo e Beppe, ma non impiegati qualunque, bensì copie taroccate di quelli rappresentati in modo malinconicamente geniale da Paolo Villaggio nei film di Fantozzi, perché non si può descrivere il livello di pena che sono stati capaci di raggiungere nel commentare la sfida tra Olanda e Romania.
Pur non avendola seguita per intero, dovendo calibrare sapientemente lo zapping di un solo televisore con quell'altro evento in contemporanea, ancora più importante, cioè il lungometraggio animato Heidi (in onda su Italia1 alle 21.00 in prima visione assoluta), mi sono bastati pochi minuti di telecronaca per convincermi del fatto che quei due dovevano essere stati incappucciati, fin dal mattino, con una busta di plastica ripiena di colla a testa.
Un rock and roll dialettico allucinante e allucinato, il loro, tra uno sdegnato "altolà" ai difensori orange, inverosimilmente inefficaci nel contrastare gli avversari, e un risentito "fermo o sparo!" rivolto agli attaccanti della stessa Olanda, inaccettabilmente sterili - oltre ogni ragionevole attenuante - quando c'era da realizzare il gol salva-azzurri.
Il tutto sempre rigorosamente seguito dalle precisazioni di rito, del tipo "noi non vogliamo mica insinuare che... sia chiaro... ci mancherebbe...", malgrado anche mio figlio (5 anni e mezzo fra una settimana) a un certo punto mi abbia guardato allibito e mi abbia detto: "Papà, ma perché se 'sti due possono lavorare in televisione e noi dobbiamo pagare il canone per ascoltarli, io non posso fare il corso da pilota elicotterista militare?". Non ho saputo dargli una risposta accettabile.
Allo scoccare del novantesimo minuto, manco a dirlo, immediata retromarcia a fari spenti dei due impiegati e, come per incanto, tutti amici e innamorati. Perché lo sapevamo che gli olandesi sono gente perbene; e poi era logico che i panchinari dovessero dimostrare a Van Basten che meritano un posto in squadra. Quindi hanno vinto perché hanno le palle, altro che torta e biscotti e altre amenità del genere.
E la Romania? Perbacco, che peccato che non abbia cercato di cambiare ritmo una volta andata sotto di un gol; sì ma probabilmente se Mutu fosse stato schierato al centro dell'attacco fin dal primo minuto avrebbero avuto più possibilità.
Vabbè pazienza, sarà per un'altra volta. Onore ai vincitori e onore agli sconfitti.

Viva l'Italia. Viva lo sport. Linea allo studio.


Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

lunedì 16 giugno 2008

L'Annunciazione.


Non so se questo post sarà perfettamente leggibile poiché, quando ieri ho ascoltato la splendida Annunciazione a mezzo TIM fatta da Mauro Sandreani a Franco Zavaglia, mi si è riproposta immediatamente la farinata che avevo gustato con tanto piacere poche ore prima.
Quando poi ho realizzato che quella Annunciazione avvenne - udite udite - fra il novembre e il dicembre del 2004 (!), il conato è stato irrefrenabile. Farinata dappertutto, tastiera compresa.
Certo, magari era solo Baldini a millantare cazzate per fare un po' di sano spariglio, come ipotizza Franco Zavaglia nella conversazione (disponibile sul sito web de La Repubblica). O per vedere di nascosto l'effetto che fa, per dirla alla Jannacci.
Si dà il caso che però anche il Re dei millantatori, in quanto tale, molto spesso millantava. Ma nel suo caso, telefonate alla mano e approfondimenti-in-merito non pervenuti, è finita come sappiamo.
Bene, cari lettori juventini poco sorridenti di questo blog. Preparatevi ad un nuovo viaggio emetico di quelli da raccontare agli amici, come alla fine di un giro sulla nuova attrazione stagionale di Mirabilandia, Gardaland o Corso Galileo Ferraris 32. Forza e coraggio.
In fondo ci sono tanti modi per vivere emozioni forti; che so, tenere un poster di Bedy Moratti davanti al letto. O peggio, per i veri temerari dell'orrido, tenere un poster di Montezemolo in sala da pranzo e Bedy Moratti dentro al letto. Ma quella vera, Bedy, mica il poster.

Messa così, forse la "meno peggio" rimane ancora cliccare QUI e ascoltare.

Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

sabato 14 giugno 2008

C salvi chi può.


La sensazione che provo osservando la foto qui sopra è che se questi due si trovassero chiusi in ascensore a causa di un black-out e, disgraziatamente, dovessero dare vita a un ping pong di riflessioni profonde, anche l'ascensore - pur di non ascoltare l'intero scambio di deliranti cazzate - si suiciderebbe sganciandosi dalle funi di sicurezza per schiantarsi al piano terra.
Delle opinioni instabili del Mimo abbiamo avuto ampia testimonianza a partire da due estati fa, e la regolarità con la quale ci aggiorna a settimane alterne ha fatto di lui, senza dubbio alcuno, un autentico fuoriclasse.
Il portierone buontempone, invece, dopo averci abituati a quella sorta di sorriso perpetuo per via del quale in certi momenti abbiamo anche temuto potesse trattarsi dell'anticamera dell'ictus, probabilmente è ancora alle prime armi. Si faccia coraggio, comunque, perché visti la simpatia e il feeling che lo legano al presidentissimo della nuova Juventus, il percorso verso il successo nel suo nuovo ruolo di grande pensatore sarà per forza rapido e travolgente.
"Quando con una decisione dubbia si rischia di mandare a casa una squadra, un paese, ci si deve mettere la mano sulla coscienza e usare un po' di buon senso", ha dichiarato ai giornalisti prima di salire sul pullman della squadra per intonare un karaoke, sulla base musicale della hit di Gianni Morandi "Tornare a casa".
Non so se anche io mi debba sentire in odore di nomina a pensatore del secolo, ma ascoltando quella frase ho avuto un improvviso abbassamento della pressione e anche Thuram, che fino a quel momento era sembrato un orsetto del Luna Park disperso dentro al mio televisore, irriso e preso a fucilate dai bambini arancioni di Marco Van Basten (sette perette in due partite alle finaliste - solo nel colore delle divise - del mondiale 2006), per un attimo è tornato a far breccia nel mio cuore, stimolando ulteriormente la mia voglia di riflessioni rancorose.
Quando delle decisioni eufemisticamente dubbie - mi son detto - polverizzano una squadra e un numero di tifosi pari al doppio degli abitanti della Danimarca, oltre e depredarla di titoli, campioni e dignità, non ci si dovrebbe mettere una mano sulla coscienza, o magari tutte e due?
Ma soprattutto: coloro i quali sono stati eletti a furor di popolo (oltre che a furor di presidenti binari tipo quello della foto) simboli e bandiere di quella squadra, non avrebbero dovuto dedicare, una volta ogni tanto, lo stesso tipo di osservazioni profonde e sentite nei confronti di quelle decisioni eufemisticamente - e sottolineo: eufemisticamente - dubbie?
Lo so, sono monotono. Infatti ci metto pure l'asso di briscola, giusto per chiudere questa mia prima apertura dello sciacquone nei confronti del portiere ridarello.
Pensavo: c'era una volta un bravo calciatore, che a un certo punto della sua carriera tutti davano per morto. Era ancora giovane, ma si diceva fosse ormai più adatto a occupare bordelli e comunità di recupero per tossicodipendenti, che non un posto da titolare nel calcio che conta.
Nella squadra polverizzata, in favore della quale Gigi Buffon e i suoi compagni non sentono di dover spendere alcuna parola, quel giocatore sedeva quasi sempre in panchina. Ieri sera, al contrario, quel giocatore era titolare, col numero dieci sulle spalle, e nonostante un rigore sbagliato tenga attaccata al respiratore artificiale la nazionale di Abete e Guido Rossi, a ridurla in fin di vita è comunque stato un suo gol, propiziato dall'errore in perfetto stile campionato amatori di un altro fenomeno dalla memoria corta: Gianluca Zambrotta.

Per dirla alla Bruno Pizzul: tutto molto bello...

Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

martedì 10 giugno 2008

Mira mira che bell'esordio.


Uno è per la Ballerina di Malindi, che da buona italiana distratta salì sorridente sul carro dei vincitori un attimo dopo averne ordinato la disinfestazione, buoi compresi.
Uno è per l'avvocato ipermetrope, che da buon italiano e basta buttò il bambino insieme all'acqua sporca fingendo di non sapere che chi lavava i bambini doveva farlo dentro a una fogna.
Uno è per gli italiani perbene, che da buoni italiani perbene tirarono un sospiro di sollievo dopo avere assistito allo spettacolo della sfilata della Ballerina sul carro e al lancio del feto fetido, incarnazione moderna in chiave calcistica del purgatorio, e quindi preludio al paradiso.
Se qualcuno aveva creduto che spremere i mattoni - e magari riuscire a ricavarne succo - fosse prerogativa di chiunque, eccolo servito. Marcello Lippi ci riuscì, Marcello Lippi non dimenticò. A bocce ancora ferme, quando le onde e la tempesta nascondevano non solo l'orizzonte, ma anche la prua della nave, disse: "Finisco il mondiale e tolgo il disturbo".
Finito il mondiale avrebbe potuto chiedere la luna e qualcosa di più. Invece salutò tutti e se ne andò, senza fingere di non ricordare, e lo fece lasciando sul tavolo della nuova FIGC pulita dei Rossi e degli Albertini la Coppa del Mondo.
Io non sono contro la nazionale. Io sono contro "questa" nazionale; perché esprime e rappresenta, a tutti i livelli, la continuazione di quella somma di aborti che fu l'estate 2006.
Aborti giuridici (calciopoli, c'è solo l'imbarazzo della scelta), aborti di civiltà (avallo dell'etica di certi giornali e di certi giornalisti), aborti di logica e di serietà (l'esonero, da parte di Guido Rossi, del ct della nazionale Under 21 Claudio Gentile, senza alcuna ragione e fuori tempo massimo per consentirgli di trovare un posto altrove, dopo settimane di rassicurazioni - ricevute a più riprese - sulla sua permanenza in azzurro).
E' storia vecchia, quella dell'amore per la propria nazionale. Come se la nazionale fosse una cosa al di sopra di tutto, al di sopra degli uomini e dei loro comportamenti. Come se fosse questione di orgoglio. Orgoglio di che?
Io non sono orgoglioso di essere italiano. Io sono orgoglioso di ciò che faccio e di ciò che non faccio; in Italia ci sono nato e non avrei potuto fare altrimenti. Mi piace stare qui per tante ragioni. Non mi piace starci per tante altre. L'orgoglio, francamente, non vedo cosa c'entri in tutto questo.
Sono sempre stato stato orgoglioso di essere juventino, perché per una serie di ragioni me lo sono scelto. Ho amato la nazionale quando è successo che a formarla fossero i pilastri della mia Juve, il che - sarà un caso - spesso ha coinciso con le vittorie più memorabili. Il mio orgoglio, in quei casi, cresceva, ma era sempre il mio orgoglio di juventino, non altro.
Poi sono arrivati certi ceffi e da quel momento, per la prima volta, anche il mio orgoglio, quello che mi ero scelto io senza che nessuno mi obbligasse a farlo, ogni tanto traballa un po'.

Ma nemmeno io fingerò mai di dimenticare.

Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

giovedì 5 giugno 2008

Ma va?


Quella nella foto è la celebre mucca Fassone, di origine rigorosamente piemontese.
Ciò che si otterrebbe dall'incrocio fra Giuliano Ferrara e Piero Fassino probabilmente sarebbe anche quello un Fassone, ma decisamente meno adatto alla macellazione, almeno credo.
Colui che ha parlato ieri, invece, dopo un paio d'anni di letargo più simile al coma irreversibile, è Marco Fassone, cioè niente meno che il direttore commerciale della Juventus. Di quella col sorriso, naturalmente.
In poche parole, è colui che ha preso il posto di Romy Gai, che in pochi si ricordano di citare quando si parla di quella Banda di Truffatori che guidò la Juve dal 1994 al 2006.
Gai, ad onor del vero, non entrò manco di striscio nelle mitiche intercettazioni telefoniche che diedero vita all'illecito strutturato tristemente famoso, demenziale più di un doppio passo di Palladino a cinque metri dall'avversario ma "concettualmente ammissibile" (l'illecito; il doppio passo no).
Tanto per dare una rinfrescata alle menti più intorpidite, Romy Gai fu il motore di quell'area societaria grazie alla quale venne siglato, tra gli altri, l'accordo di partnership da 190 milioni di euro (in dodici anni) con la Nike. Durante un incontro organizzato dall'Università Cà Foscari di Venezia nel gennaio 2007, al quale partecipava come relatore, Romy Gai fu definito "il padre del marketing sportivo nel mondo del calcio".
Lavorava a stretto contatto con Antonio Giraudo, insieme al quale avrebbe dato il via al progetto stadio nel mese di maggio 2006; stadio che - verosimilmente - avrebbe preso il nome dallo sponsor di allora (Tamoil), un altro partner che, grazie a quei due, garantiva qualcosa di più che qualche spicciolo.
Oggi, grazie alla "campagna del sorriso" che tanti risultati ha prodotto col suo avvento nel giugno 2006, il direttore marketing Fassone si accorge, bontà sua, che la legge Melandri-Gentiloni sulla ripartizione dei diritti Tv costerà alla Juventus 10-15 milioni di euro di introiti in meno, a partire dalla sua entrata in vigore nel 2010/2011.
E sentite un po' cosa avrebbe escogitato la sua mente genial-diabolica per arginare la falla, perbacco:

"Sarà indispensabile aumentare i ricavi dallo stadio: attualmente sono 20 milioni per noi, 100, ad esempio, per l'Arsenal. La vendita centralizzata potrebbe portare, se gestita bene, qualche soldo in più: i grandi club ci rimetteranno, mentre a guadagnarci saranno le più piccole. Per le squadre di media entità cambierà poco".

Ma guarda un po'. E come sarà mai potuto accadere un pastrocchio del genere?
Dov'erano nascoste queste lamentele mentre lo stesso governo che qualche anno prima aveva concesso alle società di calcio lo scopo di lucro e la contrattazione soggettiva dei diritti Tv, qualche anno dopo riscriveva al contrario quella norma, surfando indisturbato sull' onda di calciopoli e togliendosi pure lo sfizio di gridare allo scandalo per le sperequazioni vigenti?
Dov'erano nascoste tutte queste lamentele quando quel posticino nel consiglio di Lega, teoricamente lasciato libero per accogliere a braccia aperte la nuova Juventus ripulita e sorridente, veniva preso dallo Stregone Ghirardi (QUI un suo ritratto) con tanti saluti (e qualche divertito sganassone) sulla faccia e sull'immagine di quella che era sempre stata una delle maggiori potenze calcistiche mondiali?
Dov'erano nascoste tutte queste lamentele quando la delegazione italiana, guidata dalla Ballerina di Malindi, rimediava una figura barbina facendosi sfilare l'assegnazione di Euro 2012 nientemeno che da Polonia e Ucraina, mandando così in vacca la possibilità di dare vita a quel progetto-stadio così cruciale per il futuro economico del club di Corso Galfer?
Nessuno le ha sentite, allora, tutte queste lamentele. E lo sa perché, Fassone? Perché avevate altro da fare. Eravate troppo impegnati a ripulirvi. Eravate troppo impegnati ed espiare.

A giudicare da questi crucci, però... chissà se ce l'avete fatta.

Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo

martedì 3 giugno 2008

Confuso e felice.


Dopo avere foderato il computer con un profilattico gigante, mi sono collegato al sito web della carta tissue rosa, dove ho trovato una gigantesca marchetta gusto miele e peli (si vede che Mourinho era arrivato ad Appiano Gentile seduto in cima a una catasta di favi) sulla presentazione dello Special One, firmata Riccardo Pratesi.
Tanto per essere originale, il neo allenatore interista ha esordito dicendo di essere arrivato in una squadra spezsiale, della quale da questo momento lui sarà il più grande tifoso, riuscendo così a dire, pronti-via, due stronzate assolute e - nel contempo - ad aggiornare la lista degli slang Onesti; avete presente, no? I nerassùrri che vincono sensa rrruvàre riempiendo così di sciòia e feliscità i cuori di Materàssi, Sanètti e Valotèli...

"Il signor presidente (The Lord, n.d.T.) mi ha regalato uno splendido libro sulla storia dell’Inter. Ma ora voglio cominciare a scriverne un altro: voglio iniziare un nuovo ciclo. La prima regola sarà dimenticare quello che è stato vinto: è il passato, è storia".

Se per ciclo intende quello mestruale, che da circa quindici anni coglie il signor presidente (QUI troverete una breve analisi dell'ultimo ciclo avuto, in ordine di tempo) con cadenza semestrale, non vi è dubbio che il prossimo non tarderà ad arrivare, magari già prima del prossimo Natale.
Dimenticare quello che è stato vinto, invece, sarà ancora più semplice. Se considera i successi al netto degli ultimi scudetti, arraffati a mani basse con l'aiuto di Guido Rossi (il cartonato), DJ Ruperto e la sua Disco-Band (il comodino) e dei ragazzi del cavallo di razza senza criniera (il sudditanzàto), per trovare immagini di Piazza Duomo addobbata di nerazzurro con una certa frequenza dovrà rivolgersi all'Istituto Luce, e ravanare fra i cinegiornali in bianco e nero sul boom economico degli anni '60.

"Quando ho avuto i primi contatti con Moratti? Il giorno dopo la seconda sfida dell'Inter col Liverpool."

Per la serie "Il Lord, nel Mancio, ci credeva eccome". Non era certo necessaria questa confessione, tra l'ingenuo e il sadico, per capire come fossero andate veramente le cose. Ma è sempre meglio non lasciare zone d'ombra. Altro che sarti e stampelle: che classe, signor presidente.
E che inquietante somiglianza assume, tra l'altro, questa prima gaffe spezsiale, con la parabola di Mr. Tinkerman, il quale alcuni mesi fa svelò che la richiesta degli Smile Guys per il campionato 2007/2008 era stata il piazzamento Uefa, e non il tanto decantato ritorno in Champion's League.
Ma insomma - direte voi - è mai possibile che un rancoroso tifoso juventino non trovi di meglio da fare che spulciare in lungo e in largo le dispute di casa Inter?
Che cosa dovrei fare, di grazia? E' di ieri la notizia di un interessamento del Barcellona per David Trezeguet, per ottenere il quale - secondo i giornali - servirebbero 25 milioni di euro.
Venticinque milioni di euro. Tanti quanti ne incassò la Juventus dalla cessione di Ibrahimovic all'Inter. Tanti quanti ne ha incassati il Palermo dalla cessione di Amauri alla stessa Juventus. Praticamente, la società dell'attaccante a prezzo fisso, come il cinema al lunedì.
Ah, dimenticavo: sempre secondo i giornali, se parte Trezeguet, arriva Quagliarella.

Fidatevi. Se vogliamo provare a non impazzire, non ci rimane che l'Inter.

Clicca sul pulsante qui a lato per votare questo articolo