venerdì 1 febbraio 2008

Preferiscono fare da soli (l'avevamo capito).


Ci hanno dato dei ladri, dei farabutti, dei mafiosi.
Il presidente della FIFA Joseph Blatter, invece, dev' essersi iniettato inavvertitamente una flebo di pentothal, vista la frequenza imbarazzante con la quale ultimamente sta vuotando il sacco della vergogna (sua e dei suoi sgherri sparsi per le varie federazioni, da Platini in giù).
Non so se sia il senso di impunità o la demenza incipiente (ha quasi 72 anni), ma dopo avere confessato candidamente che fu l'emetico di Maranello a chiedere e ottenere il ritiro del ricorso al TAR da parte della Juventus nel 2006, ha fatto outing un'altra volta, dichiarando che la scomparsa del G14 lo soddisfa assai.
Il motivo di questa sua soddisfazione, è tutto nelle parole pronunciate ieri a Zurigo: "Il G-14 non è stato mai parte della famiglia del calcio, anzi ci ricattava minacciando di ricorrere ai tribunali".
Toh, chi si rivede. Lo spauracchio dei tribunali dev'essere un'ossessione per i grandi capi del calcio, più delle profezie della Maga Clara per Moratti. L'unica vera grande preoccupazione, per queste associazioni senza ritegno, è che qualcuno possa mettere in discussione il principio secondo il quale multinazionali del pallone come il Manchester United, il Real Madrid, il Barcellona o la Juventus (quella di ieri) debbano investire e gestire patrimoni miliardari affidando le proprie sorti ai capricci pazzoidi del Guido Rossi di turno, che avvengano dentro o fuori dai confini del paese di appartenenza.
Un messaggio, quello di Blatter, che abbinato alle esternazioni di Michel Platini di qualche giorno fa, rappresentano il classico esempio di come uno più uno faccia sempre due, non solo per la matematica pura.
Con queste due premesse, se aggiungiamo l'assordante silenzio sulla data di presa in esame del ricorso di Giùlemanidallajuve presso la Corte Europea per il diritto alla concorrenza, appare ancora più evidente che due più uno fa tre. Roba da mettere in imbarazzo Archimede Pitagorico.
Personalmente, e lo dico oggi che mancano ancora quattro mesi al giorno del giudizio, ho le stesse speranze di assistere ad un successo dinanzi al TAR del Lazio il maggio prossimo (ricorso di Giùlemani, anche qui) come di ascoltare Cobolli, Blanc, Montali o Secco dire qualcosa di intelligente: nulle.
Resterà da vedere se - anche in àmbito europeo - le logiche di attuazione delle procedure giuridiche saranno le stesse alle quali ci ha tristemente abituati il bananeto italico nel quale bivacchiamo, privati ormai di qualsiasi fiducia e speranza.
Della giustizia sportiva direi che non ha senso parlare, dopo che per l'ennesima volta il procuratore dal look anni '70 Stefano Palazzi ha dimostrato - con il suo immobilismo assoluto nei confronti delle grane contabili di Inter e Milan, non giudicabili dalla giustizia ordinaria grazie alla geniale trovata Silviesca della depenalizzazione del reato di falso in bilancio - quanto si possa essere decisivi, nel bene o nel male, semplicemente restando immobili anziché dimenandosi tra le carte processuali a mò di anguilla come fece due anni fa.
Ebbene sarebbe proprio quest'ultima, nei sogni di Blatter e delle sue truppe da sbarco, l'unica giustizia da interpellare e rispettare senza condizioni. Un modo semplice e diretto per fare il vuoto intorno alle società, che sono poi le protagoniste dello spettacolo. Un modo per poter vestire i panni del croupier che, come si sa, a fine serata si ritrova sempre vincitore.
Un modo per far parte della "famiglia del calcio", secondo il classico modello di famiglia diventato celebre nella saga de Il Padrino.

Che era poi una storia di ladri, di farabutti, di mafiosi.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Trillo sono perplesso su un passaggio del tuo pezzo, in merito alla presunta “decisività” dell’immobilismo di Palazzi.
Le due società milanesi e i loro amministratori sono stati prosciolti in quanto il falso in bilancio è stato depenalizzato in assenza di dolo (grazie a Berlusconi). Questo vale solo per la giustizia ordinaria.
Non mi risulta che Berlusconi abbia fatto cambiare anche l’art. 7 del codice di giustizia sportiva, che al comma 3 recita: “La società che, mediante falsificazione dei propri documenti contabili o amministrativi, tenta di ottenere od ottenga l'iscrizione ad un campionato a cui non avrebbe potuto essere ammessa sulla base delle disposizioni federali vigenti al momento del fatto, è punita con una delle sanzioni previste dall’art. 13, lettere f), g), h) e i)”.

Avendo poteri infiniti, magari non ci ha pensato, ma ad oggi Palazzi può stare fermo quanto vuole, in tal caso dimostra solo di non fare il suo dovere come richiesto. L’inchiesta federale dovrebbe essere comunque condotta per valutare se ci sia stata falsificazione dei documenti contabili (e qui il dolo non mi pare richiesto).

Repubblica delle Banane, lì 1 febbraio 2008

Trillo ha detto...

Certo che per la giustizia sportiva il fatto non è archiviabile come per quella orinaria, ma è prescrivibile, basta avere un po' di pazienza.
Chi li sollecita ad intervenire? Io o tu? Lo abbiamo fatto svariate volte, da giulemani a noi singoli cittadini: manco ti degnano di una risposta.
Lo ribadisco: storie di ladri, farabutti e mafiosi.

Anonimo ha detto...

Azz...alla prescrizione non ci ero arrivato, che ingenuo! :-(

Anonimo ha detto...

Se la caveranno con una bella multina che il Benza, grazie al CIP6 (rimbalzato nei nostri deretani da anni...), pagherà ghignando.
Ho assoluta necessità di espatriare.
Saluti.

Anonimo ha detto...

se l'amico tifoso dei cartolai legge ancora, gli lascio questo regalino..

Milan e Inter, il falso c'è. Ma non è più un reato...

Niente rinvio a giudizio per le plusvalenze fittizie tra il 2003 e il 2004.



zoom - galleria Il Milan, il suo amministratore delegato Adriano Galliani, l’Inter e i suoi dirigenti Rinaldo Ghelfi e Mauro Gambaro, non saranno rinviati a giudizio per le presunte plusvalenze fittizie contenute nei bilanci 2003 e 2004. Lo ha deciso il gup di Milano, Paolo Di Lorenzo.

Con motivazioni differenti. Ma il senso è: il falso in bilancio non più un reato. Spieghiamo. Il gup si è dovuto attenere alla legge 231, che ha stabilito limiti ben più ferrei del passato, affinché il falso in bilancio sia reato. Tanto che sia le società, sia i tre amministratori, si sono salvati per questo. E per l’intervento della prescrizione: «In relazione alle imputazioni concernenti il bilancio al 30 giugno 2003, l’azione penale non poteva essere esercitata per essere reato presupposto anteriormente prescritto. Per quelle successive, per quelle concernenti i bilanci al 31/1/2003 e al 31/12/2004, perchè il fatto non costituisce reato».

L’avvocato Mario Stagliano, ex vice capo dell’Ufficio Indagini della Figc, spiega come stanno davvero le cose: «A parte che ho sempre sostenuto un difetto di procedibilità nel giudizio, perché nel caso delle "Spa" non quotate devono essere gli azionisti a proporre querela, da qua a dire che i bilanci di Milan e Inter fossero in regola, ce ne passa...». In che senso? «Prima che qualcuno intervenisse, il falso in bilancio era reato sempre e comunque. Perché si fornisce agli altri una rappresentazione dei fatti non rispondente al vero».

Anonimo ha detto...

caro trillo

non sono informato come voi ma quella sensazione... purtroppo è anche mia...

Anonimo ha detto...

allora.

mi sembra di aver già detto cosa penso delle plusvalenze di chi scambia un cane da un miliardo con un gatto da 999 milioni: tutto il male possibile.

ma, ribadisco, fino a quando non vi sarà una sorta di tabella ufficiale per la valorizzazione di un calciatore, sarebbe comunque impossibile perseguire quel tipo di reato. a prescindere dalla legge salvanano della quale, pare, ci siamo avvalsi in questo caso.

poniamo il caso che Inter e Juve decidano di scambiarsi Giovinco e Balotelli, valutandoli 5 o 10 milioni di euro ciascuno. entrambe metterebbero a bilancio una succosa plusvalenza, trattandosi di due giocatori provenienti dal vivaio e quindi iscritti a bilancio a costo prossimo allo zero.

sarebbe un reato?

grazie.

Trillo ha detto...

No che non lo sarebbe. Prego.
E' però un dato di fatto che operazioni come Inter Brand s.r.l. abbiano permesso alla tua squadra di iscriversi al campionato gabbando i regolamenti, con il benestare di Guido Rossi (basta fare una ricerca su quella magnifica estate 2006 e vedrai che non mi invento nulla).
Non siete stati gli unici a beneficiare di quel trucchetto (la Juve dei truffatori invece no, mai), ma nessuno tranne voi si fregia del titolo di Onesti che vincono senza rubare.
Questo è il punto che mi (ci)disturba, reso "verità incontestabile" dall'informazione sottosviluppata che ci meritiamo, essendo un paese di sottosviluppati.