Sul suo sito ufficiale la biografia si conclude al maggio 2003, quando Arrigo comunicò di volersi riposare un po' "nella sua Fusignano in famiglia".
Birichino di un Arrigo, si vede che troppo riposo lo ha caricato a molla. E così, proprio in quel fatidico 2003, probabilmente durante una lezione su pressing e intensità tenuta non proprio in famiglia, ha dimenticato di mettere la sicura e gli è partito un colpo. Centro.
Per chi non l'avesse capito, la canna - ahimè - non era quella della doppietta per il tiro alla quaglia.
E sarete in parecchi, a non averlo capito. Perché io per primo - che uno sguardo alle notizie cerco di darlo tutti i giorni - l'ho scoperto solo grazie alla soffiata di un vecchio rancoroso come me, al quale domenica sera stavo raccontando dell'ennesimo siparietto messo in scena dal profeta di Fusignano insieme all'altro opinionista di rango Nicola Berti, sul palcoscenico viscido e melmoso di Controcampo.
La notizia è passata come una cometa sui giornali di inizio aprile, ma nessuno ha ritenuto di doverla riprendere sui telegiornali, nelle trasmissioni sportive, o magari nelle comiche dei "Turbolenti" a Guida al Campionato.
Secondo quanto riportato qui e qui, i semi sparsi per il mondo dal moralizzatore a corto di morale non sarebbero solo quelli del movimento senza palla e delle ripartenze. E' un vero peccato che certe sentenze dei tribunali (nel caso specifico, una sentenza del Tribunale dei minori di Bologna passata in giudicato addirittura nel luglio 2007) non suscitino lo stesso interesse dei flirt, veri o presunti, dei calciatori con le veline o le troniste di Maria.
Per quanto mi riguarda, le (dis)avventure dell'omino senza para-spruzzi non spostano di una virgola il giudizio sul Sacchi-pensiero, che avevo già abbondantemente spiegato in questo post dello scorso 4 gennaio.
Mi fa solo sorridere il vedere come la squadra Mediaset, e non solo quella, riesca ad essere efficiente nel ruolo di silenziatore quando a mettere le mani nella marmellata è uno dei suoi figli prediletti.
E mi fa abbastanza sorridere ripensare a quando, durante Usa '94, l'Arrigo guardava di traverso quegli azzurri che non si aggregavano alla scolaresca per assistere alla Santa Messa celebrata dal cappellano della nazionale.
Se fossi in lui, la prossima lezione di moralità contro il calcio dei truffatori, la darei direttamente dal pulpito del Family Day.
Di sicuro, sarebbe in ottima compagnia.
Birichino di un Arrigo, si vede che troppo riposo lo ha caricato a molla. E così, proprio in quel fatidico 2003, probabilmente durante una lezione su pressing e intensità tenuta non proprio in famiglia, ha dimenticato di mettere la sicura e gli è partito un colpo. Centro.
Per chi non l'avesse capito, la canna - ahimè - non era quella della doppietta per il tiro alla quaglia.
E sarete in parecchi, a non averlo capito. Perché io per primo - che uno sguardo alle notizie cerco di darlo tutti i giorni - l'ho scoperto solo grazie alla soffiata di un vecchio rancoroso come me, al quale domenica sera stavo raccontando dell'ennesimo siparietto messo in scena dal profeta di Fusignano insieme all'altro opinionista di rango Nicola Berti, sul palcoscenico viscido e melmoso di Controcampo.
La notizia è passata come una cometa sui giornali di inizio aprile, ma nessuno ha ritenuto di doverla riprendere sui telegiornali, nelle trasmissioni sportive, o magari nelle comiche dei "Turbolenti" a Guida al Campionato.
Secondo quanto riportato qui e qui, i semi sparsi per il mondo dal moralizzatore a corto di morale non sarebbero solo quelli del movimento senza palla e delle ripartenze. E' un vero peccato che certe sentenze dei tribunali (nel caso specifico, una sentenza del Tribunale dei minori di Bologna passata in giudicato addirittura nel luglio 2007) non suscitino lo stesso interesse dei flirt, veri o presunti, dei calciatori con le veline o le troniste di Maria.
Per quanto mi riguarda, le (dis)avventure dell'omino senza para-spruzzi non spostano di una virgola il giudizio sul Sacchi-pensiero, che avevo già abbondantemente spiegato in questo post dello scorso 4 gennaio.
Mi fa solo sorridere il vedere come la squadra Mediaset, e non solo quella, riesca ad essere efficiente nel ruolo di silenziatore quando a mettere le mani nella marmellata è uno dei suoi figli prediletti.
E mi fa abbastanza sorridere ripensare a quando, durante Usa '94, l'Arrigo guardava di traverso quegli azzurri che non si aggregavano alla scolaresca per assistere alla Santa Messa celebrata dal cappellano della nazionale.
Se fossi in lui, la prossima lezione di moralità contro il calcio dei truffatori, la darei direttamente dal pulpito del Family Day.
Di sicuro, sarebbe in ottima compagnia.