mercoledì 1 agosto 2007

La leggerezza.


La chiusura delle indagini sull'incidente di Vinovo, riapre una ferita che per i genitori di Alessio e Riccardo sarà sempre una faglia nel cuore e nell'anima. Avere un figlio che gioca nelle giovanili della Juventus, dovrebbe riempire qualcosa di più dell'orgoglio, umanamente comprensibile, di un genitore. Dovrebbe essere, prima di tutto, il lusso di vivere momenti di libertà al riparo da tentazioni e pericoli.
Quando calci un pallone in mezzo alla strada, come succede a tanti, la fortuna deve avere sempre un occhio di riguardo per te. Se lo fai in un centro sportivo nuovo di zecca, appena inaugurato sotto le insegne della Juventus F.C., l'occhio di riguardo dovrebbe essere compreso nel prezzo.
Quando Ferramosca e Neri morirono, pensai che la sfiga di quel tragicomico 2006 (tragico per Pessotto, comico per calciopoli) avesse voluto chiudere col botto. E che botto, dannazione. Scusate il cinismo, ma in questi casi la retorica della fatalità ha un sapore talmente acido da risultare indigesto anche al più affamato degli spettatori. Se è vero che negli spogliatoi del centro sportivo un cartello invitava chi calciava un pallone nel laghetto ad andarlo a recuperare, di fatale non c'è stata che la leggerezza di chi l'ha ideato, quel cartello.
Se dovessi, come padre, pensare ad una maledizione insopportabile con la quale dover convivere, non saprei quale scegliere.

Avere perso un figlio così, senza senso. O avere perso il controllo del figlio di qualcun altro, quando spettava a me evitare che accadesse.

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