giovedì 20 dicembre 2007

Lucky Moratti.



Può darsi che un minimo di condizionamento io possa averlo subìto negli anni scorsi, allorché vedendolo apparire sul teleschermo qualsiasi donna presente in quel momento (moglie, mamma, amiche, cugine o nonne) esclamavano, tra il fiero e il disgustato, che non lo avrebbero mai toccato nemmeno con una canna da pesca.
Ma ragionandoci un attimo, quel condizionamento non esiste più di tanto, se penso che l'impunito più sfrontato d'Italia ha già provveduto a salire sul cargo-pattumiera delle nuove esilaranti informative redatte dai carabinieri della Capitale.
Non soddisfatto appieno, forse, dal malloppo di cartone (foto) avuto in dote dal suo amichetto Guido Rossi un anno e mezzo fa, ha avuto il becco di dire che a questo punto capisce il perché "anche" di quella sconfitta nel campionato 2001-2002, quello del famoso 5 maggio all'Olimpico di Roma. Sconfitta che, ricordiamolo, rappresenta una delle pagine più esilaranti nella storia di una società che - malgrado l'impunito finga di non ricordarlo - ha varcato i confini del Bel Paese per conquistare qualcosa l'ultima volta quando io ancora facevo a botte con i miei colleghi spermatozoi per non uscire dai testicoli di mio padre, nel 1965: quarantadue anni e mezzo fa.
Anziché occuparsi di problemi più personali, come l'Inter Brand s.r.l. finanziata con i soldi presi in prestito da una banca della quale lui stesso è consigliere d'amministrazione, o magari, per rimanere più nel comico, riflettere su quanti mazzi da ramino si potrebbero mettere insieme con le facce degli allenatori e dei terzini sinistri arricchiti senza pudore nei quasi tredici anni della sua irresistibile gestione, prova a cogliere l'attimo fuggente (il secondo e probabilmente non l'ultimo) per sbolognare i suoi fallimenti a catena nell'inconsistente farsa consumata sabato mattina, davanti al gup del processo di Napoli, dai pm in preda al panico Beatrice e Narducci.
Ovviamente, a sostegno della sua campagna elettorale tragicomica per un posto da premier nel regno degli onesti, intervengono le solite carovane di giornalisti dalla lingua telescopica che fino all'altro ieri (ma forse anche oggi, e magari anche domani), di fronte al diavolo in persona Luciano Moggi, sapevano opporre ragioni a non finire, precedute ossequiosamente da viscidissimi e compiaciuti Signorsì.

Uno spettacolo davvero edificante, insomma, del quale sembrano non accorgersi ormai solo nei dintorni di via Durini e della curva nord dello stadio di S. Siro, l'unica in Italia abilitata al traffico degli scooter.

P.S. Quella lotta tra spermatozoi, riuscii a spuntarla in mio favore solo il 18 agosto 1968, e quell'anno l'Inter si classificò terza in campionato: sai che novità.

Nessun commento: