Pochi giorni fa, me la sono presa con Massimo Gramellini per avere scritto nella sua rubrica Buongiorno una balla in piena regola, riferita non troppo velatamente a Luciano Moggi ("Compravo le partite per difendermi dagli altri").
Sabato mattina lo stesso Gramellini, commentando la morte dell'ex calciatore Adriano Lombardi, ha ipotizzato un parallelismo tra il calcio di ieri quello di oggi, perlomeno in fatto di cattive abitudini.
"Ci si drogava anche allora", ha scritto, e - bontà sua - "si condizionavano gli arbitri anche allora". Un concetto molto più evanescente (e comunque da provare), ma non pretendiamo troppo da lui: rimane pur sempre un tifoso del Torino.
Diverse settimane fa, invece, me la presi un po' più animosamente con Roberto Beccantini, che parlando di Pierluigi Collina nella nuova veste di designatore arbitrale, lo aveva definito "la bussola di cui avevamo bisogno", dopo il terremoto calciopolesco.
Bene, sempre sabato mattina Roberto Beccantini ha infilato, tra un giudizio tecnico su Milan-Juve e qualche timida considerazione critichina su Galliani e la sua non punizione, un fugace commento sul cavallo di razza senza criniera (Collina, appunto). Lo ha definito testualmente "colui che chiedeva di nascosto a Meani di fissargli un appuntamento con il capo", e a questo punto una domanda mi sorge spontanea: come poteva, uno che evidentemente ha frequentato il buffet infetto di calciopoli, essere considerato l'uomo giusto al posto giusto così poco tempo fa? Cos'è cambiato per giustificare una virata così sostanziale nel giudizio verso di lui? Se non c'è una relazione tra la malafede e le decine di abominii arbitrali visti in questo primo scorcio di stagione (e mi pare che su questo nessuno abbia ancora avanzato il minimo sospetto), a cosa dobbiamo questa revisione della storia, seppure tardiva ed in versione molto soft?
Mi piace cullare l'illusione che qualcuno degli interessati, direttamente o meno, abbia perso qualche istante del proprio tempo per sbirciare furtivamente le migliaia di pagine che tante persone appassionate e perbene (come dice Luca eccettera eccettera quando parla dei suoi compagni di merende) hanno scritto e messo a disposizione di tutti su internet.
Proprio su quel web che, allo scoppio della farsa, era sembrato una fonte inesauribile di prove schiaccianti della colpevolezza di Hannibal Lecter Moggi e Andrej Cikatilo Giraudo. Prove, quelle, messe a disposizione di tutti da persone un po' meno perbene, che nella foga del momento ne "dimenticarono" stranamente qualcuna, tipo la telefonata pubblicata mercoledi 21 novembre 2007 dal sito Ju29ro.com, e magari non solo quella. Si vedrà.
Certo, tornando alla lieve sterzata nei giudizi verso la farsa da parte dei giornalisti de La Stampa, la sensazione che provo io dopo mesi di parole scritte e tonnellate di parole lette, è comunque amara. Vedere la febbre di un paziente scendere da 41° a 40,5° dopo avergli messo messo a disposizione tutte le cure possibili e immaginabili, lascia perplessi.
Probabilmente non avevano mai fatto prevenzione (e prevenire - si sa - è meglio che curare), e la cura l'hanno iniziata tardi.
Fate voi. Ne va della vostra salute, dell'unica salute che conta per un giornalista: la sua credibilità.
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