giovedì 27 dicembre 2007

Privacy di chi?


In cuor mio spero che siano il frutto della passione gobba di qualche impiegato squadrista e sobillatore come me, disgraziatamente finito a lavorare in quell'Olimpo del paradosso che risponde al nome di Garante per la protezione dei dati personali.
Se così invece non fosse, mi permetto di fare una breve riflessione su quale significato abbia, nell'anno 2007 (quasi 2008), l'esistenza di un simile Istituto.
Di quale privacy stiamo parlando se con un programmino (o software, per gli eventuali lettori addetti alle intercettazioni illegali per conto delle multinazionali telefoniche), gratutito ma infallibile, io posso sapere, minuto per minuto, che dalla rete aziendale del Garante stesso, qualche occhio indiscreto veglia quotidianamente su questo blog, manco contenesse le istruzioni a colori su come fabbricare una bomba atomica miscelando il C4 e la dinamite con alcuni cucchiai di peperonata di mia suocera pre-riscaldata a 58°C nel microonde?
Non dovrebbe essere, la rete web, una risorsa meravigliosa dalla quale poter attingere informazioni di ogni tipo, potendo mantenere però il diritto all'anonimato, così come avviene per chiunque voglia recarsi in edicola ad acquistare un quotidiano o la dispensa del Corso di italiano base per compilatori di informative part-time?
Non pretendo di avere in tasca la verità, ci mancherebbe, ma trovo che questa gigantesca entità onnipresente, definita con un po' troppa presunzione "diritto alla privacy", sia piuttosto disordinata dal punto di vista concettuale, a partire dalle sue radici.
In buona sostanza accade che io, che sono un comune cittadino, posso sapere cosa controlla (a che ora e di quale giorno) il personale dell'ufficio creato per evitare che - proprio io, sempre io - mi faccia i cazzi degli altri. Un loop infinito del diritto e del suo contrario: roba da settimana enigmistica.
Chissà se la mattina di mercoledì 19 dicembre 2007, qualcuno da quegli uffici avrà fatto visita anche al sito internet del quotidiano La Repubblica.

Mi auguro di sì, perché ne avrebbe scoperte delle belle.

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