sabato 29 dicembre 2007

Auguri, mio Capitano.


Antonio Conte riparte dalla panchina del Bari, lasciata libera dalle dimissioni di Giuseppe Materazzi: 20 punti in 19 partite, per quest'ultimo. Non se ne faccia un cruccio, c'è di peggio nella vita. Pensi se le fosse capitato di avere un figlio scarso a giocare a pallone, violento e volgare in campo, pieno di tatuaggi come un guappo da quattro soldi e, magari, pure antipatico come la merda. No?
Ma lasciamo perdere i perdenti, non è di loro che mi interessa parlare. Volevo approfittare della notizia del rientro di Antonio Conte per dire una parola su una delle tante figure ignobili fatte registrare dalla compagnia dello smile in questo anno e mezzo di gestione oculata e lungimirante, per la quale sarebbe davvero difficile assegnare l'Oscar della genialata, tra una Member Card e una copia omaggio della carta da culo rosa fatta trovare sul seggiolino ai già eroici e provati spettatori paganti dello stadio Olimpico di Torino.
Il Capitano di mille battaglie in bianconero, nella scorsa stagione era l'allenatore dell'Arezzo, in serie B. All'ultima giornata di campionato, una vittoria della Juventus in casa contro lo Spezia, avrebbe concesso alla squadra di Capitan Conte di giocarsi il tutto per tutto ai play out, dopo un finale di stagione straordinario, scandito da 7 vittorie e 1 pareggio nelle ultime nove giornate.
La Task Force di neo-dirigenti dal codice etico in oro zecchino, riuscì a motivare i giocatori della Juve come non mai, a far loro capire che, sebbene si fosse arrivati ormai a giugno e con la tanto agognata promozione aritmeticamente raggiunta, un ultimo sforzo andava fatto, perché c'era un pezzo di storia bianconera che aveva bisogno del loro aiuto, dell'aiuto di quegli ex-compagni di tanti trionfi, ottenuti insieme, da uomini veri.
Furono abili motivatori come sempre, gli smile boys: finì 3-2 per lo Spezia. L'Arezzo di Capitan Conte finì giù dritto in serie C, come un ferro da stiro lanciato dal balcone.
Io ebbi due conferme in una, quel giorno: la prima, fu che non basta sventolare qualche ex giocatore grasso o allenatore di pallavolo con simpatie viola per invertire quella tendenza (fetente) delle ultime di campionato, dove il Fanfulla di turno regolarmente batte in trasferta il Real Madrid, salvandosi miracolosamente e mettendolo impunemente in quel posto a qualcun altro.
La seconda, tremenda e odiosa conferma, fu che questi burattini senza arte né parte non conoscono il significato di quelle paroline magiche grazie alle quali la maggior parte di loro ha potuto vivere una vita da protagonista al posto di una da squallida comparsa.

Quelle paroline magiche sono riconoscenza e gratitudine, e per capirne il significato è necessario avere abbastanza coraggio da saperne provarne un po'.

P.S. L'altro ieri ha compiuto 57 anni Roberto Bettega: ogni riferimento al post di oggi, non è affatto casuale. E comunque, a scanso di equivoci, questo post è dedicato anche a quei giocatori sempre così attaccati alla maglia, salvo "guardarsi intorno" al primo soffio di disaccordo sul rinnovo contrattuale: nemmeno per loro, fu una bella domenica.

2 commenti:

Enrico Ballostro ha detto...

AUGURI CAPITANO NOI TI RICORDIAMO COSI' !

http://www.youtube.com/watch?v=2JH7olcLDzU

Anonimo ha detto...

Noi tifosi non dimentichiamo.
Per sempre, grazie Antonio.