Un bel respiro, e sono partito con il programma.
Davanti a me, una foto di Ricky Moon (Riccardo Luna, per chi alle medie ha fatto francese), perché non avendo mai fatto uso di sostanze stupefacenti, mi sarebbe servito troppo tempo per raggiungere la soglia di assuefazione necessaria, quindi mi sono sparato direttamente un'overdose.
Negli auricolari del Walkman (quale lettore mp3? ho una certa età, io) i predicozzi di Maurizio Costanzo e Paolo Liguori, in modo da assimilare in fretta tutte le tecniche di stupro e sodomizzazione possibili nei confronti del congiuntivo.
Ho aperto la finestra della cucina, ho richiamato l'attenzione del mio vicino di casa con garbo e delicatezza ("a fijo de 'na mignottaaa"), e non appena si è affacciato per vedere chi stava strillando in quel modo, l'ho minacciato: "Oggi nun se va a lavorà, perché gli sbiri hanno ammazzato un regazzì e se te vedo uscì pe' nnà a lavorà, qui scoppia 'na guèra".
A quel punto ero pronto, ero un romanista a tutti gli effetti. Era la condizione necessaria per affrontare articoli e commenti sulla partita Inter-Parma di ieri sera, dove gli onestoni hanno ribaltato un risultato sfavorevole a pochi minuti dalla fine prendendo la rincorsa dalla rampa di lancio di un rigore che non c'era, con annessa espulsione del difensore avversario.
La Roma, infatti, è l'unica avversaria teoricamente (molto teoricamente) in grado di sperare in un confronto per lo scudetto che possa durare ancora qualche settimana. Ovvio che se la squadra di Onestopoli non perde nemmeno quando ci starebbe di perdere, perché l'arbitro scarso (ma in buona fede) le raddrizza la rotta, che si continua a fare? Ma qui si è rotto l'incantesimo.
E' un ritorno al punto di partenza, anzi di arrivo, di quel maggio 2006. Una squadra di due spanne superiore alle altre vince, e tutte le altre si incazzano. Però...
Però oggi, tolta la stampa romana che per le ragioni che spiegavo all'inizio è molto critica verso i nuovi padroni del campionato, il silenzio avvolge l'epilogo della 19a giornata manco fossimo in una nursery.
Non parlo di silenzio sulla sostanza, quello non c'è mai stato ma non ha nemmeno mai rappresentato un problema. A lasciare allibiti è il silenzio della forma, cioè il raccontare ogni nefandezza arbitrale (non solo in campo, ma anche in federazione, vedi il doping amministrativo) come un fatto fisiologico, avvenuto punto e stop, senza strilli, senza isterismi, senza complottismi, senza indignazione, senza sete di giustizia, senza sete di vendetta. E senza tabulati telefonici che possano dare anche solo un'idea di quale sia il clima oggi dietro le quinte dal lunedì al sabato, oltre che alla domenica.
L'hanno detto (quasi) tutti: non è cambiato nulla. Non sono d'accordo: secondo me non è cambiato quasi nulla. Una cosa è cambiata, eccome se è cambiata.
Il pianeta del pallone è lo stesso puzzolente acquitrino di prima, dove chi è più forte sul campo vince. Mancano solo, rispetto a prima, i migliori dirigenti di tutti alla guida della più forte squadra di tutte, in una società che non era la più "forte" di tutte, ma senza ombra di dubbio era la migliore di tutte per organizzazione e prospettive a medio-lungo termine. Forse irraggiungibile.
Rispetto a ieri, oggi siamo, o meglio avrebbero voluto essere, più simpatici. Sbagliato: facciamo ridere, che è diverso, parecchio diverso.
Hanno finto di non sapere, gli indegni di Torino e Maranello, che non basta essere simpatici, ma serve essere simpatici alle persone giuste.
Lo dimostra la storia di quegli altri indegni come loro: quelli di Milano.
Davanti a me, una foto di Ricky Moon (Riccardo Luna, per chi alle medie ha fatto francese), perché non avendo mai fatto uso di sostanze stupefacenti, mi sarebbe servito troppo tempo per raggiungere la soglia di assuefazione necessaria, quindi mi sono sparato direttamente un'overdose.
Negli auricolari del Walkman (quale lettore mp3? ho una certa età, io) i predicozzi di Maurizio Costanzo e Paolo Liguori, in modo da assimilare in fretta tutte le tecniche di stupro e sodomizzazione possibili nei confronti del congiuntivo.
Ho aperto la finestra della cucina, ho richiamato l'attenzione del mio vicino di casa con garbo e delicatezza ("a fijo de 'na mignottaaa"), e non appena si è affacciato per vedere chi stava strillando in quel modo, l'ho minacciato: "Oggi nun se va a lavorà, perché gli sbiri hanno ammazzato un regazzì e se te vedo uscì pe' nnà a lavorà, qui scoppia 'na guèra".
A quel punto ero pronto, ero un romanista a tutti gli effetti. Era la condizione necessaria per affrontare articoli e commenti sulla partita Inter-Parma di ieri sera, dove gli onestoni hanno ribaltato un risultato sfavorevole a pochi minuti dalla fine prendendo la rincorsa dalla rampa di lancio di un rigore che non c'era, con annessa espulsione del difensore avversario.
La Roma, infatti, è l'unica avversaria teoricamente (molto teoricamente) in grado di sperare in un confronto per lo scudetto che possa durare ancora qualche settimana. Ovvio che se la squadra di Onestopoli non perde nemmeno quando ci starebbe di perdere, perché l'arbitro scarso (ma in buona fede) le raddrizza la rotta, che si continua a fare? Ma qui si è rotto l'incantesimo.
E' un ritorno al punto di partenza, anzi di arrivo, di quel maggio 2006. Una squadra di due spanne superiore alle altre vince, e tutte le altre si incazzano. Però...
Però oggi, tolta la stampa romana che per le ragioni che spiegavo all'inizio è molto critica verso i nuovi padroni del campionato, il silenzio avvolge l'epilogo della 19a giornata manco fossimo in una nursery.
Non parlo di silenzio sulla sostanza, quello non c'è mai stato ma non ha nemmeno mai rappresentato un problema. A lasciare allibiti è il silenzio della forma, cioè il raccontare ogni nefandezza arbitrale (non solo in campo, ma anche in federazione, vedi il doping amministrativo) come un fatto fisiologico, avvenuto punto e stop, senza strilli, senza isterismi, senza complottismi, senza indignazione, senza sete di giustizia, senza sete di vendetta. E senza tabulati telefonici che possano dare anche solo un'idea di quale sia il clima oggi dietro le quinte dal lunedì al sabato, oltre che alla domenica.
L'hanno detto (quasi) tutti: non è cambiato nulla. Non sono d'accordo: secondo me non è cambiato quasi nulla. Una cosa è cambiata, eccome se è cambiata.
Il pianeta del pallone è lo stesso puzzolente acquitrino di prima, dove chi è più forte sul campo vince. Mancano solo, rispetto a prima, i migliori dirigenti di tutti alla guida della più forte squadra di tutte, in una società che non era la più "forte" di tutte, ma senza ombra di dubbio era la migliore di tutte per organizzazione e prospettive a medio-lungo termine. Forse irraggiungibile.
Rispetto a ieri, oggi siamo, o meglio avrebbero voluto essere, più simpatici. Sbagliato: facciamo ridere, che è diverso, parecchio diverso.
Hanno finto di non sapere, gli indegni di Torino e Maranello, che non basta essere simpatici, ma serve essere simpatici alle persone giuste.
Lo dimostra la storia di quegli altri indegni come loro: quelli di Milano.
6 commenti:
due anni fa dopo una partita del genere come minimo era già partite un paio di interpellanze parlamentari e uno speciale di matrix... adesso invece dopo calciopoli... a questi arbitri giovani e inesperti bisogna dare tempo di farsi le ossa...
l'unico problema che sbagliano solo pro esauriti ma questo sarà solo un caso....
Ah Tri'...sei er mejo fico der bigonzoooooooo...
Grandissimo.
Caro Gian, ci conosciamo da così tanto tempo ormai...
Lo dico quindi agli altri frequentatori di questo blog: sembra tranquillo e sarcastico (il Gian), ma la carogna gli sta montando sempre di più, e si sta incazzando parecchio. Tra non molto, potrebbe sbottare... ;-)))
Da ieri ho addosso un veleno che mi stanno lontani persino i miei cani.
ps
Trillo ho preso l'abitudine di inviare in ditta ai colleghi esauriti il tuo pensiero quotidiano via mail.
Ormai mi schivano.
Grazie, grazie mille! ;O)))
Sarò un illuso o un sognatore, ma mi piace pensare che prima o poi questi (dis)onesti dovranno restituire la refurtiva indossata, e se continuano così, mi sa che devono aggiungerci anche lo scudetto in corso.
"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero"
(proverbio)
"..è una ruota che gira, nell'arco di un campionato favori e sfavori si bilanciano.."
oppure
"è perchè entriamo spesso in area e allora è più facile che ci sia un errore a nostro favore..."
oppure
"sono episodi che nel calcio ci stanno, gli arbitri possono sbagliare...."
non vi ricorda proprio nulla?
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