lunedì 14 gennaio 2008

Il momento giusto.


Non più tardi di giovedì scorso avevo concesso alla dirideficienza della Juventus le attenuanti generiche, per la colpa di essere finiti a rappresentare i non progetti di qualcun altro che si guarda bene dal metterci la faccia, non possedendone una - perlomeno presentabile - da mostrare.
Però la sensazione di essere preso per il culo sta cominciando a salire a livelli preoccupanti, e quel che è peggio è che la penosa partita di sabato sera a Catania non aggiunge granché a questo stato d'animo.
Anche la famosa serata di Reggio Calabria 2004 dimostrò come, pur possedendo una squadra da paura, con una prestazione sottotono e due guardalinee con un debole per i presidenti di Lega senza capelli, si possa addirittura perdere. Figurarsi con questa qui, di squadra, che ai resti di quella di Reggio Calabria ha aggiunto un campionario di pacchi senza logica al prezzo di dieci Zidane (sul listino MoggiPrice, naturalmente).
Il Mimo ha detto che non si compra, e se lo dice c'è da credergli. Dello stadio, non si parla da mesi, e non dimentichiamoci mai una cosa: per la Juventus (ma non solo) lo stadio rappresenta il passaggio obbligato verso un futuro svincolato dai soli introiti TV, o dalle sistematiche donazioni riparatrici dell'azionista di maggioranza (vere o finte, ma questa è ancora un'altra storia).
Il Mimo ha detto di avere piena fiducia in Blanc e Secco, e dopo le recenti intercettazioni rivelatrici di un Alessio Secco timidamente alla ricerca di qualche consiglio utile (a proposito: visti i risultati, o Moggi non dice granché, o Secco non capisce nemmeno le figure), ci vuole un bel coraggio a spararle così grosse.
Il Mimo ha detto infine che "sognare acquisti importanti è lecito, ma bisogna aspettare il momento giusto perché certi sogni si avverino".
Io di acquisti importanti non me ne aspetto proprio, e manco ce ne faccio una malattia, visto il livello imbarazzante di mediocrità che la compagnia dello smile ha dimostrato finora.
Ripongo invece tante, tantissime aspettative su quel "momento giusto perché certi sogni si avverino". Il momento giusto sarà qualsiasi momento da oggi in avanti. Ovviamente, prima avverrà, e meglio sarà per tutti.
Quei "certi sogni" io ce li ho già sulla rampa di lancio, e non sono il solo a pensarla così. Elencarli ora non sarebbe carino, talmente vasti e ambiziosi e spesso poco politically correct riescono ad essere.
Per una volta tengo chiuso il tappo, sintetizzando quei sogni con una frase che Luciano Moggi ha scritto nel suo libro "Un calcio nel cuore". La faccio mia, dedicandola a tutti i tifosi stanchi di assistere allo scempio della Signora (e non Signorina, termine dal retrogusto vagamente puttanoide - mi auguro non voluto - coniato da Mr. Beccanteeny de La Stampa per descrivere la Juve del dopo-farsa).
Scrive il Direttore: "Non spero più, un giorno, di tornare. Spero solo che qualcuno rimetta le cose al loro posto, come le abbiamo lasciate noi".

Appunto.

3 commenti:

Enrico Ballostro ha detto...

SANTE PAROLE !

francocausio ha detto...

Perchè non siamo nati bilanisti?A quest'ora saremmo tutti a goderci le prodezze di Pato piuttosto che stare a patire per dei clowns che a tanti mettono tanta tristezza ed a me aggiungono tanta rabbia..Ormai al puzzle che hai sull'head del post manca solo la tessera della nostra disperazione ed impotenza di fronte a cotanta scientifica strafottenza. ''Adda passà a' nuttata''diceva Eduardo.

Trillo ha detto...

Purché non sia a' nuttata polare, Gennaro...